La dirigenza Tk non cede. A rischio i posti di lavoro

AST. Ennesima fumata nera nell'incontro tra Tk, sindacati e istituzioni

Le forze messe in campo per la difesa dell’Acciai speciali Terni contro la chiusura del reparto del magnetico non sono riuscite a far desistere la proprietà tedesca dalla decisione. La manifestazione a Roma dei lavoratori dell’Ast, alla quale hanno aderito circa 3.000 persone; le otto ore di sciopero di ogni turno; i tavoli delle trattative a palazzo Chigi più volte aperti e rinviati per le posizioni che si sono rilevate troppo distanti tra le parti, hanno prodotto solo fumate nere. Sindacati, istituzioni locali si appellano al Governo perché ristabilisca i ruoli che servono per portare avanti una trattativa vera, tenendo presente i termini dell’accordo del febbraio dello scorso anno. ‘Una trattativa nella quale il nostro Governo ‘ sostiene Gianfranco Fattorini segretario provinciale della Fiom-Cgil,- si è inspiegabilmente schierato con Tk, invece di perseguire gli interessi non solo dei lavoratori delle Acciaierie, ma anche e soprattutto dell’intero, nostro paese. Ormai non sono a rischio solo i 350 addetti del magnetico, ma fino a 600 dipendenti con i contratti cosiddetti ‘atipici”. È certo che la vertenza, finora, non sembra aver trovato il giusto canale per un accordo soddisfacente per tutti: ferma sulle proprie posizioni la dirigenza Tk che nell’ultimo piano, illustrato dal presidente del Comitato esecutivo, Michael Rademacher, prevede non solo la chiusura dello stabilimento del magnetico, coi suoi 350 posti di lavoro, ma anche l’uscita di 155 lavoratori, del magnetico e dell’inox, che andranno in pensione o in mobilità. E prevede pure il ricorso alla cassa integrazione. Una situazione che non prospetterebbe niente di buono nemmeno per il medio periodo. Sul fronte degli investimenti infatti la Thyssen Krupp ha confermato la cifra di 30 milioni di euro l’anno per cinque anni (in tutto 150 milioni) più una parte degli utili che verranno prodotti. Di queste risorse, 30 milioni andranno per realizzare un nuovo stabilimento per la produzione del laminato a freddo. Per il resto, l’azienda punta tutto sull’inossidabile per rafforzare la sua leadership in Europa. ‘Gli spazi sono stretti e destinati a restringersi ancor di più, se la multinazionale mantiene un atteggiamento che rende certa la chiusura del magnetico ‘ sostiene il sindaco Paolo Raffaelli – mentre sul versante dei piani industriali e delle prospettive di sviluppo non dice nulla o propone misure che non vanno oltre l’ordinaria amministrazione. Lo scontro in questo momento non è tra Governo e comunità umbra, ma tra l’interesse nazionale del paese e un atteggiamento chiuso e arrogante della multinazionale tedesca, che rende ardua perfino l’apertura della trattativa’ ribadisce Raffaelli.

AUTORE: Elisabetta Lomoro