La domanda del centurione

Editoriale

“Restarono solo le donne, in ginocchio, ai piedi della croce. Mi parve che una mano potente premesse sulla mia nuca, obbligandomi a chinare il capo e far rientrare la testa nelle spalle. Sentivo tutto il corpo tremare per la paura. Il terremoto scuoteva la terra, spaccava le rocce, apriva le voragini. Mi sorpresi a dire: E se quest’uomo fosse davvero il figlio di Dio?”. Questo, di ritorno dal Golgota, il racconto del centurione Flavio nel libro Jesus. L’homme qui était Dieu di Max Gallo (tradotto in italiano con il titolo Era Dio, San Paolo, 2012). L’immaginario soldato romano ha camminato senza sosta nel tempo e oggi, per la Settimana santa 2012, ripropone quella scena ed ancor più quella domanda. Anche l’uomo di oggi si mostra sicuro e si sente protetto da un’“armatura”. Assai diversa da quella del centurione, ma non meno coriacea. Lo stesso paesaggio descritto dal legionario richiama quelli del nostro tempo, sconvolti non solo dall’ira della natura ma dal male, dalle ingiustizie e dalle oppressioni che lacerano l’umanità. È soprattutto il cuore dell’uomo che viene scosso. E poi le donne che restarono fino all’ultimo accanto alla sofferenza e alla morte dell’innocente. Donne che oggi hanno la forza del pianto nei luoghi domestici e il grido nelle piazze dove la violenza e il sopruso calpestano e insanguinano dignità e diritti. Le donne non fanno a pugni, la loro risorsa è dentro, nella profondità del loro essere. Gridano stringendo i denti come il giorno in cui mettono alla luce una vita, una speranza, una libertà. Avevano intuito, sotto quella croce, che la vita avrebbe vinto. Avevano la risposta alla domanda del centurione: “E se quest’uomo fosse davvero il figlio di Dio?”. Molti secoli sono trascorsi da quel giorno sul Golgota, l’inquietudine provocata nel cuore del centurione li ha attraversati tutti e oggi soffia come una brezza sul mondo. Un vento leggero che in questi giorni accompagna un Papa pellegrino in terre dove la pace e la giustizia sono messe a dura prova dalla sofferenza, dalla violenza e dalla povertà. Terre di croci e di crocifissi, come molte altre. “E se quest’uomo fosse davvero il figlio di Dio?”. La domanda del centurione Flavio, la domanda di un non-cristiano, è ancora viva oppure si è spenta nel vociare on line e off line del nostro tempo? L’interrogativo che ha scosso il legionario romano al punto di fargli abbandonare le armi e mettersi sulla strada di Emmaus rischia di spegnersi. Come risuscitarlo oggi? La Settimana santa è la straordinaria occasione per scuotere se stessi prima che gli altri. I riti, così carichi di memoria, di ascolto, di tenerezza e di gioia, sono un’onda sismica di fede che non può contenersi in una chiesa. Il terremoto che parte dalla croce sconvolge tutto. “Croce di tenebre – scrive Raissa Maritain nelle sue poesie – patibolo di Dio. Luce dei Misteri. Chiave della certezza”. La Settimana santa, madre di tutte le settimane, è attorno al Crocifisso, lassù sul Golgota e quaggiù nelle case, sulle strade, nelle piazze… È un tempo straordinario in cui i cristiani sono chiamati, con la loro fede vissuta e pensata, ad accendere nel cuore dell’uomo di oggi la domanda del centurione Flavio: “E se quest’uomo fosse davvero il figlio di Dio?”. Non è poco. Da qui inizia la ricerca della verità, il ritrovamento di se stessi e degli altri. Da qui nasce il desiderio di incontrare quell’Uomo.

AUTORE: Paolo Bustaffa