La furia del tifone Haiyan devasta le isole Filippine. La reazione delle Chiese

DAL MONDO. Il tifone Haiyan devasta le isole Filippine. I primi soccorsi
Gente in strada e macerie dopo il passaggio del tifone Hayan nelle Filippine
Gente in strada e macerie dopo il passaggio del tifone Hayan nelle Filippine

Cresce l’emergenza nelle aree delle Filippine devastate dal tifone Haiyan. Elevato il rischio di epidemie nelle zone colpite, mentre la macchina degli aiuti internazionali cerca di accelerare i tempi di intervento.

Da parte sua, il presidente Benigno Aquino ha ridimensionato la stima delle vittime, all’inizio fissata a 10 mila morti. Mercoledì – riporta Radio vaticana – le autorità hanno diffuso i dati ufficiali di 1.833 morti e 2.623 feriti. Comunque le cifre sono ancora tutte da accertare; si parla di 600 mila sfollati, 23 mila abitazioni distrutte, e con un numero di persone tra i 2 e i 9,5 milioni che hanno bisogno di aiuto.

Intanto esplode la violenza accesa dalle necessità. L’aeroporto di Tacloban è rimasto assediato da migliaia di disperati per imbarcarsi su qualche volo, mentre continuano i saccheggi.

Quella delle isole filippine Visaya è tragedia che sempre più richiede interventi esterni. L’Onu ha chiesto oltre 300 milioni di dollari per affrontare l’emergenza. Già le organizzazioni locali, come la Caritas, si sono messe in moto per portare acqua, cibo, medicinali e generi di prima necessità ai sopravvissuti. Tra i primi a rispondere alle esigenze delle popolazioni colpite è stato Papa Francesco che, attraverso il Pontificio consiglio “Cor Unum”, ha destinato 150 mila euro.

La Cei ha stanziato 3 milioni di euro. La Caritas italiana ha aperto una colletta e già donato 100 mila euro. In collaborazione con il Catholic Relief Service – la Caritas statunitense – è stato messo a punto un piano di interventi a favore di 100 mila famiglie, che prevede alloggi (di emergenza e permanenti), distribuzioe di acqua e generi non alimentari di prima necessità.

Il Sir ha intervistato per telefono padre Graziano Battistella, missionario scalabriniano. Come ha reagito la popolazione? “Ciò che ora preoccupa moltissimo è il mantenimento dell’ordine pubblico. La città di Tacloban è completamente distrutta, la gente non ha cibo, acqua potabile. È iniziato lo sciacallaggio. Finché si tratta di cibo, si può comprendere, ma vedere le persone uscire dai negozi con dei televisori… Il Governo ha inviato i militari, e piano piano le cose stanno tornando a una parvenza di normalità”.

La Chiesa filippina si è già mobilitata con “collette in tutte le chiese. Il problema è che un evento così grande ha bisogno di una direzione chiara da parte del Governo. Ma qui non c’è una Protezione civile addestrata. C’è da rifare da zero un’intera città. Oltre agli aiuti umanitari, bisogna pensare a come ricostruire a lungo termine”.

AREE COLPITE

Dopo il suo formarsi nel Pacifico, il tifone Haiyan ha colpito varie aree, anche se nessun’altra con una violenza come nelle Filippine. Il 3 novembre è stato emesso un avviso di tempesta tropicale per le isole Chuuk e per gli atolli Losap, Polowat, Faraulep, Satawal e Woleai negli Stati federati di Micronesia. Il 9 novembre il tifone si dirige verso il Vietnam; il computo è di 14 morti, 4 dispersi e 81 feriti. In Cina il 12 novembre 7 persone sono rimaste uccise. Pechino riporta 900 case senza tetto, 8.500 lesionate. (Da Wikipedia)