La grazia e la gloria

Cafè teologico. Dedicato ai “novissimi” l’ultimo incontro
Don Crescimanno nel corso dell’incontro al Cafè teologico
Don Crescimanno nel corso dell’incontro al Cafè teologico

Lunedì scorso presso il teatro “Giuseppe Sarto” della parrocchia di San Pio X, in occasione dell’ultimo appuntamento della stagione con il Cafè teologico, don Claudio Crescimanno ha affrontato il tema dell’aldilà parlando di paradiso, purgatorio e inferno.

“Si può affrontare l’argomento – ha detto – solo partendo dalla considerazione della morte nelle sue dimensioni antropologica, esistenziale e teologica. Per questo terzo aspetto, dopo la morte si è sottoposti a un giudizio particolare, in base al quale si rende conto a Dio delle azioni compiute durante la vita, siano esse azioni di bene o di male. Questo giudizio apre le porte della dimensione oltre la morte, nelle due direzioni della dannazione eterna o della felicità eterna”.

“L’inferno – ha proseguito – non è in contraddizione con il Sommo Bene, non è l’alternativa alla bontà infinita di Dio, ma è la garanzia della condizione di libertà che Dio riconosce all’uomo lasciandolo libero nelle sue scelte. Dio non obbliga l’uomo a seguirlo; la dannazione eterna è la conseguenza della scelta libera dell’uomo”.

Crescimanno ha quindi descritto l’inferno come condizione dell’anima “totalmente chiusa in se stessa; una solitudine totale e definitiva in cui l’uomo – che è nato per la relazione, per la comunione – si trova senza possibilità di sollievo, nella consapevolezza di odiare Dio e quindi se stesso”.

“Il mondo oggi – ha detto ancora – ci vuol far chiamare bene il male e male il bene, perché è un mondo contro Dio, e ci vuol far dimenticare che esiste l’aldilà, allontanandoci da Dio. Se pensassimo alla possibilità della dannazione eterna, non peccheremmo”.

Il paradiso, ovvero la salvezza eterna, è la trasformazione della grazia dei sacramenti, che abbiamo ricevuto e che ci hanno inseriti in Cristo e nella Trinità, in gloria. In vita l’uomo vive un anticipo della gloria, l’amicizia con Dio che dopo la morte esplode in tutta la sua bellezza inserendolo in una eternità di amore: “Un amore tale che non basterà l’eternità per rendersene conto. Una felicità resa ancora più grande perché vissuta nella pienezza, senza il timore che qualcuno ce ne possa privare in eterno”.

Don Claudio accenna anche al purgatorio, che non è una vita intermedia per gli incerti, ma un passaggio – gioioso e doloroso al tempo stesso – dal quale non si può che andare in paradiso: bisogna solo aspettare di essere pronti. Conclude poi con il Giudizio universale, nel quale l’anima vedrà gli atti compiuti in vita nelle ripercussioni di bene o di male che hanno avuto nella storia.

 

AUTORE: Sabina Ronconi