La “guerra” contro il clima

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Non c’è giornale o notiziario che in questa settimana non abbia dedicato almeno un trafiletto o un servizio all’afa record registrata e all’anticiclone africano minacciosamente denominato Pluto, come il guardiano infernale cantato da Dante.

Eppure il tema del cambiamento climatico che è qualcosa di molto più grave di una semplice rilevazione metereologica, non è quasi mai all’ordine del giorno della politica. Molto più frequente è invece leggere delle misure che i comuni stanno adottando per salvaguardare soprattutto gli anziani. Alcuni comuni o zone sociali hanno approntato una task force di professionisti pronti ad intervenire nelle emergenze causate dalle alte temperature. Altri stanno provvedendo alla consegna a domicilio di spesa e medicinali, ma la misura che lascia più seriamente pensierosi sono i “rifugi climatici”.

Si tratta di strutture liberamente accessibili agli over 65 dove trovare refrigerio come biblioteche, sale climatizzate, spazi aperti. Li chiamano proprio così: “rifugi climatici” con la stessa denominazione di quelli in caso di guerra, ovvero bombardamenti o attacchi armati. Sembrano sottolineare – anche dal punto di vista lessicale – che si tratta di una sorta di guerra che abbiamo ingaggiato nei confronti dell’ambiente e per la quale siamo disposti a censire i rifugi ma, secondo un’ipocrisia colossale, non ad avviare seri negoziati ovvero a mettere in campo le misure più idonee ad attenuare o risolvere la minaccia.

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