La liturgia, strada del ritorno al Padre

Si è celebrata in questi giorni a Barletta la 60a Settimana liturgica nazionale, incentrata sul tema della misericordia di Dio

Si è aperta il 24 agosto a Barletta la 60a Settimana liturgica nazionale sul tema: ‘Celebrare la Misericordia. Lasciatevi riconciliare con Dio’. L’evento, promosso dal Centro di azione liturgica (Cal), si conclude il 28 agosto; si sarebbe dovuto svolgere a L’Aquila, ma per il terremoto è stato deciso di trasferirlo al ‘Paladisfida Borgia’ della città pugliese. La 60a Settimana liturgica nazionale dovrà contribuire ‘a favorire una ripresa e un rinnovamento nella celebrazione della misericordia e nell’esperienza significativa del Perdono divino’: è l’auspicio espresso da Benedetto XVI attraverso un messaggio inviato dal segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, a mons. Felice Di Molfetta, presidente del Cal. ‘Accanto a un’adeguata formazione della coscienza morale e a un modo maturo di vivere e celebrare il Sacramento ‘ ha aggiunto il card. Bertone ‘ è necessario favorire nei fedeli l’esperienza dell’accompagnamento spirituale’. Gli obiettivi’L’obiettivo della 60a Settimana liturgica nazionale è celebrare e non amministrare la misericordia’, ha detto, aprendo i lavori mons. Felice Di Molfetta. ‘Il futuro della fede, a partire dall’azione liturgica, si gioca tutto sull’educazione e la formazione dei piccoli come dei giovani, delle famiglie e di quanti costituiscono la plebs sancta Dei, perché la liturgia è e rimane sempre il luogo educativo e rivelativo della vita cristiana’. È toccato poi a mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, chiedersi: ‘Perdono e riconciliazione: quale attualità e importanza hanno questi temi alla luce degli scenari del tempo in cui ci troviamo e degli scenari del cuore? Fra le vie possibili per rispondere a questa domanda, scelgo di ricorrere alla parabola evangelica del figliuol prodigo, leggendola come metafora tanto del nostro cuore inquieto davanti a Dio, quanto dei processi storici della modernità da cui veniamo e della cosiddetta post-modernità in cui ci troviamo’. Il Padre della parabola, ha affermato mons. Forte, è ‘un Dio differente, di cui nessuna ideologia può ritenersi vincitrice o padrona’. Il ritorno di questo Dio ‘è più che mai urgente in un’ora come l’attuale, in cui nello scenario del mondo la religione è spesso accostata alla violenza fondamentalista. Ciò che appare quanto mai necessario è comprendere come il Dio che è misericordia non potrà mai giustificare la violenza dell’uomo sull’uomo’. La parabola dell’OccidenteIl destino del figlio prodigo è, per mons. Forte, ‘anche metafora della vicenda moderna di cui tutti siamo figli’. Attualizzando la parabola, mons. Forte ha osservato che come per il giovane ‘anche per l’Occidente è un’ora di disagio e di crisi: le carrube della violenza e della crisi economica planetaria disturbano la società opulenta come mai prima d’ora a livello globale’. In questa condizione, è più che mai importante ricordarsi ‘che c’è una patria dell’amore, che c’è un Padre-Madre di tutti, a cui poter volgere lo sguardo in cerca di senso e di speranza’. Il ‘ritorno di Dio’ o ‘del sacro’ è in realtà anzitutto ‘il bisogno di riscoprire Dio come misericordia, sorgente di giustizia e di impegno per un’autentica pace’. Questo, tuttavia, ‘non potrà avvenire senza un serio esame di coscienza delle responsabilità che l’Occidente opulento ha nei confronti dei mali del mondo, e soprattutto dell’ingiustizia patita da intere masse umane’. Sono necessari, a giudizio dell’Arcivescovo, ‘una purificazione della memoria recente e remota circa le responsabilità e le colpe dell’Occidente’ e ‘una decisa rinuncia all’uso della legge della forza, per affidarsi unicamente alla forza della legge e al dialogo della riconciliazione’. Il terzo personaggio della parabola del figliuol prodigo è il figlio maggiore. ‘Come per il figlio maggiore ‘ ha sostenuto mons. Forte ‘ così per la cristianità occidentale è tempo di una presa di coscienza nuova da vivere davanti al mistero dell’amore del Padre, per avviare un cammino di ritorno a casa, che sia conversione alle esigenze di una pace, fondata sulla giustizia per tutti. Così, la parabola che finisce in realtà non finisce’. Secondo il vescovo-teologo, la parabola termina qui, perché ‘deve continuare nella vita di ognuno di noi e nella vita dell’intero Occidente’. In altre parole, dobbiamo essere noi ‘il seguito del Vangelo’ qui ed ora ‘in questo scenario dell’epoca post-moderna segnata dagli eventi accaduti a partire dall’11 settembre del 2001’. ‘Quale sarà il futuro dell’Occidente che accettasse di passare attraverso un tale ritorno al Dio dell’Evangelo, per la via del perdono e della riconciliazione?’. E quale ‘se invece nella sua maggioranza non facesse passi in tal senso? È quanto ciascuno dovrebbe cercare di comprendere per la propria vita e per la vita di tutti. La posta in gioco siamo noi, tutti e ciascuno di noi e il mondo che consegneremo a chi verrà dopo di noi’, ha concluso mons. Forte.