La Veglia di preghiera per la pace come appello alla comunità internazionale
“Solo riuscendo a disarmare i nostri cuori, a non odiare, possiamo proporre ad altri percorsi di riconciliazione». Soprattutto, «bisogna disarmare la mente, i pensieri e questo è un lavoro anche culturale, di educazione alla pace e al disarmo”.
A dirlo il francescano padre Francesco Patton, già Custode di Terra Santa, alle centinaia di persone che hanno partecipato alla Veglia di preghiera interconfessionale per la pace alla vigilia della Marcia PerugiAssisi di domenica 12 ottobre, nella cattedrale di San Lorenzo a Perugia.
Non poteva mancare la preghiera per la pace
Le sue parole si sono unite a quelle “d’ordine” – pace, giustizia, diritti umani e dialogo – accanto alle quali non poteva mancare la preghiera, per le migliaia di partecipanti a Perugia nei quattro giorni, dal 9 al 12 ottobre, che sono confluite nella Marcia della Pace e della Fraternità, organizzata dall’Assemblea ONU dei Popoli.
Non solo uno sventolare di bandiere
Se quindi la pace, come già espresso dal presidente Flavio Lotti della Fondazione PerugiAssisi, è una scelta concreta e non solo uno sventolare di bandiere, l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve Ivan Maffeis ribadisce che “di questo stesso cammino è parte essenziale la preghiera poiché, mentre impedisce di arrendersi alla disumanità, si fa invocazione al Signore e appello alla comunità internazionale”.
Imagine all the people
Ecco allora la Veglia per la Pace in duomo e che nel rispetto dello slogan “imagine all the people” ha potuto vantare la presenza di comunità italiane e straniere all’insegna del dialogo interconfessionale: padre Petru Heisu per Chiesa Ortodossa Romena, pastore Marco Casci per la Chiesa Valdese, vescova Teodora Tosatti per la Chiesa Cristiana vetero-cattolica, padre Vasyl Hushuvatyy per Chiesa Cattolica Ucraina di rito Greco.
La fiaccolata silenziosa per le vittime di tutte le guerre
Presieduta dall’arcivescovo Maffeis, la veglia si è aperta con una fiaccolata silenziosa nel chiostro di San Lorenzo in memoria delle vittime di tutte le guerre, per poi raggiungere la cattedrale, accolta dal canto dona nobis pacem del coro pastorale universitario.
Fiaccolata aperta con i saluti istituzionali di Elena Ranfa, presidente del Consiglio comunale di Perugia, e conclusa con l’intervento del sindaco di Betlemme, Maher Nicola Canawati che non ha mancato di ringraziare i francescani per il costante supporto al popolo palestinese in loco, invitando gli italiani a venire in Terra Santa.
“La vostra presenza in Palestina – ha detto il primo cittadino di Betlemme – è molto importante, aiuta e salva la Palestina. I palestinesi sono le pietre vive della Terra Santa e vi aspettano”.
Il Signore vi dia pace
Preziosa la meditazione-testimonianza di padre Francesco Patton, ricca di esempi storici concreti e di moniti propositivi. Sulle orme di quei “beati che diffondo la pace”, come da lettura del Vangelo, al pari di Gesù Cristo che ha creato un popolo nuovo abbattendo il muro tra ebrei e pagani, noi oggi tutti uniti dallo Spirito Santo vogliamo presentarci a lui.
E vogliamo farlo col saluto caro a san Francesco “il Signore vi dia la pace”, lo shalom ebreo e il salām ʿalaykum arabo, che si trova oggi, ahinoi, troppo sulle labbra e troppo poco nel cuore.
Ognuno di noi è chiamato alla domanda concreta: cosa posso fare io? L’invito è quindi di pensare al simbolo della pace per antonomasia: la piantina d’ulivo i cui frutti, una volta seminata, non raccoglieremo direttamente noi ma i nostri posteri.
Sia pace ovunque
Preghiera, dal latino “prex” nel significato di supplica e richiesta, porta infatti nella propria etimologia il significato del chiedere, in tal caso con il cuore a Nostro Signore, a conferma dell’invito del vescovo Maffeis di partecipare attivamente: “Non vogliamo restare indifferenti a ciò che accade”.
Don Marco Briziarelli, direttore Caritas: “Un momento significativo di preghiera, quello che abbiamo vissuto stasera, sicuramente alleggeriti dalla pace firmata in Terra Santa, per un rinnovato entusiasmo a continuare a pregare anche per gli altri 55 conflitti ancora aperti nel mondo, perché sia pace ovunque, pace duratura e una pace per sempre”.
Costanza Bondi




