La mia missione in Bolivia

Don Leonardo Giannelli ritorna in Bolivia dopo due mesi di permanenza a Gubbio. Ora la sfida si chiama Santiago de Huata, in una parrocchia immensa, sulle sponde del lago Titicaca

Dopo due mesi di pausa, con il rientro nella sua diocesi, don Leonardo Giannelli è tornato in America Latina, dove ha vissuto gli ultimi tre anni. Il sacerdote umbertidese, parroco dal 1992 della comunità eugubina di Madonna del Prato, nel 2001 aveva lasciato Gubbio per dedicarsi all’attività missionaria in Bolivia. “Sono stati tre anni molto intensi”, ci ha detto don Leo prima di ripartire. Nei due mesi di permanenza in Italia ha raccontato decine di volte la storia del suo impegno missionario, sia in diocesi, sia in altre città d’Italia dove ha incontrato giovani e gruppi di fedeli. In particolare i volontari dell’Operazione Mato Grosso. Già, perché don Leo dal 2001 ha coordinato le attività del centro Omg di Escoma, non lontano dalla capitale boliviana La Paz. In quella zona l’associazione di padre Ugo De Censi opera da trent’anni, con l’unico ospedale di un ampio territorio grande come la regione Umbria e poi con un centro di formazione professionale e di produzione dei mobili in legno. Per non parlare di tutto il lavoro pastorale, di accoglienza e di aiuto alle popolazioni della zona, a cominciare dai bambini. “Oltre che fare il prete – scherza don Leonardo – ho dovuto vestire anche i panni del manager, visto che coordinare una realtà come quella del centro Omg di Escoma significa gestire un budget economico che nel 2003 è stato di 430 mila dollari, oltre 800 milioni delle vecchie lire, per tutta una serie di attività che in Italia costerebbe dieci volte tanto, considerando la differenza del costo della vita”. Come ha fatto negli incontri degli ultimi due mesi, don Leo ci spiega che nei luoghi di periferia dove ha esercitato la sua missione sacerdotale un insegnante guadagna circa 100 dollari al mese, che nell’economia cittadina equivalgono a circa 200 dollari spesi in Italia. Una cifra del tutto insufficiente per tirare avanti. Per non parlare poi dei contadini. Un “campesino”, se va bene, guadagna 20 dollari al mese. E basta pensare che un pacco di pasta costa tre dollari e una mela l’equivalente di circa 25 centesimi di euro. “Il problema – spiega don Leo – è che nella cultura e nella civiltà boliviana manca completamente la capacità progettuale e gestionale. Non è che non vogliono fare le cose. È che non sanno come farle! Per questo nel ‘tailleur’, nel centro di formazione di Escoma, oltre che un mestiere come la lavorazione del legno si cerca di insegnare ai ragazzi anche a progettare e gestire il lavoro”. Ora a Escoma è arrivata una coppia di giovani sposi legati all’Omg, che ha preso le redini del centro, e quindi don Leonardo si è spostato in una parrocchia nella zona del lago Titicaca, sempre in diocesi di El Alto. “Un luogo stupendo”, dice il sacerdote, a circa un’ora e mezza dalla capitale La Paz. Il paese si chiama Santiago de Huata, ha circa 15 mila abitanti ed è a quasi 4000 metri di altitudine, proprio di fronte all’imponente catena montuosa della Cordillera Real. Oltre alla pastorale parrocchiale, don Leo si troverà a coordinare le attività di due piccoli dispensari medici e un asilo. E sarà un “fidei donum”, un dono della Chiesa di Gubbio alla diocesi di Huaraz almeno fino al settembre 2006.

AUTORE: Daniele Morini