La missione riguarda tutti

Ritiro diocesano del clero guidato da mons. Nikola Eterovic, segretario del Sinodo dei vescovi

Si è svolto il 29 marzo a Spagliagrano (Todi) il ritiro spirituale del clero della diocesi, guidato dall’arcivescovo croato mons. Nikola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei vescovi, che ha parlato sul tema “L’impegno della diocesi e della parrocchia di fronte alla nuova evangelizzazione”. Dopo una riflessione dell’arcivescovo Marra, mons. Eterovic ha introdotto il tema ed ha messo subito in evidenza come, nell’ampio contesto dell’evangelizzazione, un’attenzione particolare sia riservata all’annuncio della Buona Notizia alle persone e ai popoli che tuttora non conoscono il Vangelo. Ad essi è rivolta la missio ad gentes. Essa ha caratterizzato l’attività costante della Chiesa, anche se ha avuto momenti privilegiati in alcuni periodi storici. Con il decreto Ad gentes, il Concilio Vaticano II ha sottolineato la natura missionaria di tutta la Chiesa. Secondo il mandato del suo fondatore Gesù Cristo, i cristiani non solamente devono sostenere i missionari con la preghiera e il supporto materiale, ma sono chiamati essi stessi a contribuire alla diffusione del regno di Dio nel mondo, secondo i modi e la vocazione propri. “Tale incarico – ha proseguito – diventa particolarmente urgente nell’attuale fase di globalizzazione nella quale, per varie ragioni, non poche persone che non conoscono Gesù Cristo immigrano nei Paesi di antica tradizione cristiana e, dunque, vengono in contatto con i cristiani… Negli ultimi decenni si è parlato anche dell’urgenza della nuova evangelizzazione. Tenendo conto dell’evangelizzazione come orizzonte ordinario dell’attività della Chiesa, come pure dell’azione di annuncio del Vangelo ad gentes, che richiede la formazione di comunità locali nei Paesi di prima evangelizzazione, la nuova evangelizzazione è piuttosto indirizzata a quanti si sono allontanati dalla Chiesa nei Paesi di antica cristianità”. “Tale fenomeno, purtroppo, esiste in varia misura, anche nei Paesi ove la Buona Notizia è stata annunciata nei secoli recenti, ma tuttora non è stata sufficientemente accolta. Lo hanno messo in risalto pure le assemblee speciali del Sinodo dei vescovi, a carattere continentale, celebrate in preparazione dell’Anno giubilare del 2000. Si tratta di una grande sfida per la Chiesa universale. Per tale ragione Benedetto XVI, dopo aver sentito il parere dei confratelli nell’episcopato, ha deciso di convocare la XIII assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema ‘La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana’, che avrà luogo dal 7 al 28 ottobre”. La nuova evangelizzazione riguarda tutta la Chiesa perché ha per scopo la trasmissione della fede alle nuove generazioni. Riferendosi poi al prossimo Sinodo dei vescovi, citando i Lineamenta, mons. Eterovic ha detto che si tratta di un documento che rispecchia il pensiero di tutti gli episcopati e le risposte ricevute disegnano sette scenari di problemi che riguardano tutta la Chiesa e la urgenza di ripensare una nuova evangelizzazione, perché compito prioritario della Chiesa è quello di annunciare e di trasmettere la fede in Cristo morto e risorto.Il presule ha poi passato in rassegna i sette scenari a partire dal fenomeno complesso e articolato della secolarizzazione al fenomeno migratorio, dallo sviluppo della comunicazione digitale all’economia globalizzata, dalla ricerca scientifica e tecnologica al campo della politica, a quello religioso che impone relazioni diverse con le altre religioni. Mons. Eterovic, riferendosi poi ai mezzi dell’iniziazione cristiana, catechesi, catecumenato, sacramenti, vita liturgica, ha esaltato il ruolo educativo della famiglia, della comunità ecclesiale e della scuola e ha sottolineato il valore dell’eucaristia fonte e culmine della vita cristiana. “La nuova evangelizzazione – ha detto – non discende dalla crisi che la Chiesa vive nel mondo, ma è una esigenza propria della Chiesa di annunciare il Vangelo… Dobbiamo risentirci figli del Figlio, membra vive della Chiesa che cerca con gioia la propria conversione. Le diocesi, in comunione con il Papa, ne devono condividere le preoccupazioni e devono impegnarsi in questo cammino di rinnovamento per trasmettere oggi la fede. I parroci e i sacerdoti in unione con il Vescovo, segno di unità, rinnovati dalla Parola e i sacramenti, ispirati dallo Spirito, devono spendersi perché tutto ciò che c’è di buono venga animato con nuovo ardore per annunciare Gesù Cristo nostro contemporaneo”. Antonio ColasantoDall’intervento di mons. Eterovic una serie di spunti che ci potranno guidare nell’Anno della fedeL’incontro con mons. Eterovic ha posto degli interrogativi sulla fede. Si racconta che padre Pio, prendendo contatto con un valente medico per il suo nuovo ospedale, si sentì rispondere: “Padre, io non credo in Dio”. Il santo francescano rispose candidamente: “L’importante è che Lui creda in te”. Dio crede in noi ed è fedele; anche noi crediamo in Lui ma qualche volta ci sembra troppo inefficiente. Le difficoltà della pastorale sono tante, ed è il momento di fare affidamento su di Lui. Ben venga l’Anno della fede indetto da Benedetto XVI, che avrà inizio nel mese di ottobre. Sarà l’occasione per rinsaldare la fede e presentare agli uomini del nostro tempo il messaggio essenziale del Vangelo. La pastorale è figlia della fede; come ricorda la Bibbia: “Invano ci alziamo di buon mattino e tardi andiamo a riposare… ”. Irrobustire la nostra fede e trasmetterla, soprattutto alle nuove generazioni. I giovani e i ragazzi non vivono più in un ambiente sacrale ma ugualmente ci è data una grande opportunità. Nell’uomo contemporaneo non si è spento il desiderio di Dio, anzi riemerge con più forza. Occorre saperlo intercettare e aprirlo alla fede nel Dio di Gesù Cristo. Anche nei confronti degli immigrati, che ormai sono molti, bisogna osare e annunciare Cristo Salvatore, naturalmente nel rispetto della libertà personale. L’Anno della fede ci deve spingere a essere, oltre che pastori, anche pescatori. Il Signore ha ordinato di pascere il gregge ma anche di pescare: “Ti farò pescatore di uomini”. Deponiamo le tante “beghe” ecclesiali, dedicandoci con un nuovo ardore e con nuovi mezzi a coltivare la nostra fede e ad annunziarla al mondo.

AUTORE: (M. C.)