La pace di Francesco è quella di Cristo

Un recente convegno organizzato dall'Istituto teologico di Assisi ha fatto il punto sul grande evento del 1986

Nel Salone papale del Sacro Convento di Assisi, in cima a quello che è chiamato il Colle del paradiso, in due intense giornate il 26 e 27 ottobre si è svolto un convegno di studio sul famoso evento del 27 ottobre 1986, quando, su invito di Giovanni Paolo II, i capi delle confessioni cristiane e delle religioni mondiali non esitarono a riunirsi insieme fraternamente in Assisi. Il tema del Convegno: ‘Le religioni e la pace’, portava come sottotitolo ‘Lo ‘spirito di Assisi’ nel XX anniversario della Giornata mondiale di preghiera per la pace’.Il significato e l’ispirazione di questo incontro è stato l’oggetto della relazione introduttiva del card. Paul Poupard, che ha qualificato come ‘storica’ e ‘profetica’ quella giornata, riprendendo i termini usati da Benedetto XVI nella lettera inviata al vescovo di Assisi Domenico Sorrentino proprio in vista delle diverse manifestazioni di ricordo che sarebbero state celebrate in questo periodo. Nella lettera l’attuale Pontefice, ricollegandosi al suo predecessore, riformula il senso di quel famoso incontro che attirò l’attenzione del mondo: ‘Il suo invito ai leaders delle religioni mondiali per una corale testimonianza di pace servì a chiarire senza possibilità di equivoci che la religione non può che essere foriera di pace’. Il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, ha svolto un commento ampio e dettagliato della lettera di Benedetto XVI a lui rivolta, che, come frutto del convegno di Assisi, rimarrà una pietra miliare per la prosecuzione del cammino di dialogo interreligioso. Ha commentato anche con puntualità il rischio di una deriva relativista e sincretista che Papa Ratzinger, nella seconda parte della lettera, ha creduto opportuno ricordare, riprendendo le stesse parole di Giovanni Paolo II, quando affermò: ‘Il fatto che siamo venuti qui non implica alcuna intenzione di ricercare un consenso religioso tra noi o di negoziare le nostre convinzioni di fede’. A venti anni di distanza, pur essendo cambiata la situazione del mondo, e cambiata in peggio, la preghiera per la pace diventa pertanto – nella parola di Benedetto XVI e nell’autorevole lettura che ne ha fatto ad Assisi il vescovo Sorrentino – un cammino che avrà un futuro ‘alla scuola e in compagnia di Francesco d’Assisi’, l’uomo di pace che otto secoli fa (1206) ascoltò la voce del Crocifisso di San Damiano che gli affidò la missione: ‘Va’, ripara la mia casa che è tutta in rovina’.Alla scuola di Francesco. Ma di quale Francesco? Nel convegno è stata presentata da parte di Sandra Migliore (Università di Torino) un’analisi storica in cui si delineano e definiscono i vari volti che a Francesco sono stati attribuiti dagli storici a seconda dello spirito e delle mode del tempo. Anche oggi la sua figura è adattata a visioni del mondo che potrebbero distorcere il senso della sua santità e il fascino della sua avventura spirituale. Francesco d’Assisi non è la bandiera per tutte le battaglie. È, sì, uomo di pace, di quella pace che il Vangelo ha annunciato ‘agli uomini che Dio ama’, ed è anche amante della natura, in quanto tutte le cose sono creature del Dio ‘Altissimo onnipotente bon Signore’. ‘Cristo è la nostra pace’: al convegno si è ampiamente ricordato questo per allontanare ogni ombra su Fancesco, l’uomo delle beatitudini. Non poteva mancare, nell’ambito di un convegno organizzato da un Istituto teologico aggregato alla Università del Laterano e rivolto prevalentemente a docenti e studenti di teologia, una relazione storica, che prendesse in esame il cammino di questi venti anni dalla dichiarazione Nostra aetate ad oggi. Alberto Melloni (Università di Modena e Reggio Emilia) lo ha fatto descrivendo sei ‘cornici’ nei quali ha inquadrato l’evento dell’86 ed è giunto alla conclusione che quella Giornata non fu soltanto uno dei tanti ‘primati’ di Giovanni Paolo II, ma un’intuizione per un verso anticipatrice dei tempi, trovando impreparata gran parte dell’opinione pubblica, favorevolmente sorpresa. Ed è anche, per un altro verso, il frutto di un rapprochement, un riavvicinamento delle religioni tra di loro iniziato in sordina molti decenni prima, proprio per evitare il paventato ‘scontro di civiltà’, di cui – ha notato Melloni – si è parlato per la prima volta nella Settimana sociale dei cattolici francesi (Maritain, Giuitton) quando Huntinghton (il famoso autore del libro che porta lo stesso titolo) aveva solo 4 anni. L’iniziativa di Giovanni Paolo II , inoltre, è il punto di arrivo di quella linea pastorale del dialogo instaurata da Paolo VI, il quale, appena nove giorni dopo l’elezione, iniziò a scrivere l’ Ecclesiam suam, l’enciclica del dialogo. Melloni ha messo in evidenza le molteplici valenze di un evento che ha posto la Chiesa cattolica al centro dell’attenzione mondiale come non mai. Se si può dire una parola conclusiva, si deve constatare che il Convegno ha dato molteplici e interessanti spunti di riflessione che potranno costituire stimoli per ulteriori ricerche.

AUTORE: Elio Bromuri