La più antica campana è quella della chiesa di S. Francesco a Cascia

Negli atti notarili anche storie di campane

Il patrimonio artistico creato attraverso i secoli sia nella città sia nelle piccole ville e castelli sparsi per tutto il territorio del contado, quando se ne parla, riguarda una grande varietà di argomenti: le strutture architettoniche, le opere d/arte figurativa, i documenti scritti, le tradizioni, e altro ancora. Quasi mai ci si sofferma a considerare quanto siano preziose le campane, creazioni dell/ingegno e della maestria di bravi artigiani. Questi meravigliosi strumenti, che invitano i fedeli ad assistere ai sacri riti, e per questo denominati #$voce di Dio#$, non destano la stessa ammirazione suscitata da altre espressioni del genio umano. La loro assidua presenza, che, oltre al compito istituzionale, ha scandito per moltissimo tempo i ritmi delle giornate, ha indotto una certa abitudine. Eppure anche esse, oltre alla loro perfezione, hanno delle storie interessanti che evocano l/intensa applicazione dei mastri campanari, tutti dediti alla delicata impresa della fusione, le discussioni e le delibere delle #$università#$ (le antiche comunanze), che si accollavano l/onere di erigere la chiesa parrocchiale e il campanile e di issarvi i bronzi squillanti. Nel comune di Cascia il primato della longevità spetta ad una campana della chiesa di S. Francesco, che risale al sec. XIII, opera di Giovanni Pisano: solo di recente la #$Pisana#$, dopo quasi mezzo secolo di silenzio, è tornata a farsi sentire, destando gioia in molti casciani. Di altre si conoscono i nomi dei committenti, quelli dei mastri campanari e naturalmente l/anno del contratto, perché, come tanti altri atti importanti, anche questi venivano stipulati davanti ad un notaio. Chissà se tutte quelle di cui ci riferiscono i documenti hanno superato indenni i secoli e sono tuttora attive nel loro ufficio. Gli atti notarili ci fanno sapere che fu mastro Pietro da Urbino nel 1471 a #$recolare#$ una campana di mille libbre su commissione della università di Poggiodomo. Anche a Cascia, nel 1482, era attivo un mastro campanaro locale, Pietro Nucci, di cui però si conoscono poche opere. Per la chiesa di S. Francesco di Cascia, dopo che ne fu perfezionata la struttura agli inizi del Quattrocento, i frati dovettero impegnarsi per erigere il campanile; per aumentare il numero delle campane, verso la fine del secolo, ricorsero alla vendita di terreni, e alcuni devoti, fra i quali Pietro di Giacomo da Paterno e Gentilesca Cesi da Cascia, offrirono dei contributi sostanziosi. Nel 1575 ci fu un intervento per un difetto nei legamenti della campana grande del comune di Cascia, probabilmente quella che vi fu collocata quando il governatore Girolamo Alteri, da Roma, decise di erigere il campanile nel 1547. Dopo la demolizione (1547) della chiesa di S. Pancrazio, in posizione centrale rispetto a tutto l/abitato di Cascia, la sua campana venne collocata sul campanile di S. Maria della Pieve. Dai documenti notarili si sa quando altre campane furono colate: per la chiesa di S. Maria di Ocosce, nel 1623, e per la chiesa parrocchiale di Colforcella nel 1696; inoltre nel 1698 la campana della chiesa di S. Giuseppe di Roccatervi, ormai non più agibile, fu consegnata al superiore del convento di S. Maria di Costantinopoli di Cerreto. Nel 1733 per una campana per la chiesa parrocchiale di S. Sisto di Onelli fu dato incarico a Giovan Battista Donati della città dell/Aquila. Sarebbe interessante rintracciare qualche indizio o elementi definitivi che consentano di riscontrare le attestazioni dei notai.

AUTORE: Maria Laura Di Lodovico