La Regola è sempre valida

'Francesco è unico e irripetibile. Non bisogna mitizzare i primordi: il carisma va riletto all'interno della realtà culturale odierna, sempre però in tutta la sua carica profetica'

Si sono salutati augurandosi – poteva essere altrimenti? – ‘pace e bene’, i 2.000 francescani convenuti a Santa Maria degli Angeli per partecipare al nuovo ‘Capitolo delle Stuoie’. L’evento, ricalcato sul primo grande meeting dell’Ordine avvenuto proprio qui 800 anni fa, si è tenuto dal 15 al 18 aprile scorsi; ne abbiamo parlato con uno dei presenti, il ministro provinciale dei Conventuali dell’Umbria, fra’ Bernardo Commodi. È stata una manifestazione davvero suggestiva. Qual era la sua finalità? ‘Partecipare a un evento che qualcuno – con felice espressione – ha definito ‘la grazia delle origini’, è stata un’esperienza meravigliosa. Non solo per i contenuti delle riflessioni e per gli intensi momenti liturgici, ma soprattutto per quel clima di forte comunione e di gioiosa fraternità vissuto dai frati provenienti da tutte le parti del mondo. È stato raggiunto l’obiettivo: fare memoria delle nostre radici, riscoprire l’originalità, il fascino e la forza dirompente del carisma di Francesco, rendere grazie a Dio che ci ha reso partecipi di tanto dono e rilanciare il desiderio e il sogno di viverlo oggi con la stessa passione e radicalità del Poverello’. Ma lo spirito e la lettera della Regola sono ancora quelli di Francesco? ‘Oggi si distingue il carisma del Fondatore dal carisma dell’Ordine. Il carisma di Francesco è unico e irripetibile, ma lo spirito deve essere lo stesso anche nei suoi frati; mentre la lettera può e deve cambiare, come insegna il Concilio. Non bisogna mitizzare i primordi, né tanto meno farne una lettura ‘fondamentalista’. Il carisma di Francesco va riletto all’interno della realtà culturale odierna, ma certamente va riproposto anche oggi in tutta la sua genuinità evangelica e carica profetica’. Di quel Regola avete fatto memoria? Di quella di Innocenzo III? ‘San Francesco ha scritto tre Regole: la prima è del 1209, è chiamata forma vitae, ed è stata approvata oralmente da Innocenzo III. La seconda, del 1221, è chiamata ‘Regola non bollata’. La terza risale al 1223, approvata da Onorio III, ed è quella che tutti i frati professano. Il centenario dunque è quello della prima Regola, il cui testo è sconosciuto, ma le cui tracce sono ben visibili nelle altre due Regole, soprattutto in quella non bollata. Il nucleo centrale della primitiva forma vitae esprimeva le esigenze fondamentali della sequela di Cristo, vissuta sull’esempio degli apostoli inviati nella povertà a predicare il Regno, la conversione e la pace’. Il Capitolo era un’iniziativa in vista dell’unificazione o di una migliore integrazione? ‘Parlare di unificazione è prematuro, anche se personalmente non la escluderei, anzi l’auspicherei. Tutti i frati del primo Ordine (Cappuccini, Conventuali e Minori) professano la stessa Regola; cambiano invece le Costituzioni, che sono norme attuative. Di fatto, oggi tutte e tre le Famiglie vivono in modo molto similare la fraternità, la minorità, la povertà, l’apostolato. La differenza mi sembra piuttosto superficiale: riguarda l’abito e alcune particolari tradizioni che potrebbero convivere anche se si formasse una sola Famiglia francescana. Tuttavia il peso della storia costituisce un freno, per cui è più realistico pensare in questo momento ad una migliore collaborazione a tutti i livelli’. Quale significato ha assunto l’incontro con Benedetto XVI a Castelgandolfo? ‘È stato un grande momento di festa, di comunione e di gratitudine. Di festa, perché ai frati si sono unite anche le altre componenti del variegato mondo francescano: le Clarisse, l’Ordine francescano secolare e tutti gli istituti maschili e femminili che si rifanno alla spiritualità francescana. Poi è stato un momento di gratitudine: se Innocenzo III non avesse riconosciuto il carisma di Francesco (cosa possibile, visto il pullulare delle eresie in quel tempo), noi non ci saremmo. Infine è stato un momento di comunione con il Papa e con tutta la Chiesa. Le parole di Benedetto XVI sono state un incoraggiamento a ritornare alle fonti sorgive della nostra vocazione, a viverla con passione nel presente e ad avanzare con fiducia verso il futuro, che è il futuro di Dio’.

AUTORE: Maria Rita Valli