La ricetta delle Acli contro la crisi

Intervista al presidente regionale Vincenzo Menna

Vincenzo Menna presiede, quasi da un anno, le Associazioni cristiane lavoratori (Acli) dell’Umbria. Componente del direttivo nazionale Acli, esperto in relazioni pubbliche e comunicazione, è entusiasta del Fondo di solidarietà promosso dai Vescovi umbri per aiutare le famiglie che non arrivano a fine mese. Con lui abbiamo parlato della crisi che investe l’economia locale e di alcuni ‘suggerimenti’ per uscirne. Menna è fortemente preoccupato per il numero dei cassaintegrati. ‘Il fatto che le casse integrazioni – dichiara – da dicembre ad oggi, siano più che raddoppiate (si stanno per sfiorare le 15 mila con quelle in deroga, ndr) è un dato che spaventa. Cosa rilevo? Che poco e male si è investito in formazione lavoro e nella ricerca, sfavorendo soprattutto i giovani’. Come uscire dalla fase critica? ‘Le difficoltà – esorta Menna – impongono un cambiamento degli stili di vita e di consumo. Ad esempio: siamo perfettamente consapevoli di sperperare l’energia. Ma ce ne serve davvero così tanta?’. Acquisti solidaliMenna vuole aiutare le famiglie a risparmiare sulla spesa domestica: ormai anche diversi supermercati stanno diventando troppo cari e gli hard discount offrono una qualità di cibo e bevande a volte discutibile. ‘L’Acli regionale sta sviluppando una sua ‘filiera corta’ per far sì che i generi di prima necessità, come gli alimenti, passino direttamente dalle mani di chi li produce in quelle dei consumatori. Lavoriamo per aprire un nostro primo Gruppo di acquisto solidale (Gas) in provincia di Perugia, per far giungere sulle tavole di molti alimenti a basso costo e garantiti quanto a genuinità’. Problema casa: l’Umbria dagli affitti non calmieratiE poi c’è il problema casa. ‘In Umbria – spiega Menna – si è costruito moltissimo nella fase post-terremoto e ancora si continua a farlo, pur in misura ridotta. Però, nonostante tante case realizzate, non esiste una politica di affitti a prezzi calmierati che favorisca le giovani coppie e le famiglie. Anzi, non essendo ancora stata varata dal Governo la ‘cedolare secca’ (gli affitti vengono tassati separatamente rispetto al reddito principale del proprietario e sottoposti a un prelievo fisso ipotizzato attorno al 20 per cento, ndr) si continuano a favorire gli affitti in nero, e dunque l’evasione fiscale’. Il Piano casa dell’Esecutivo servirà a rilanciare l’economia del mattone? ‘Forse qualche beneficio ci sarà’, afferma Menna, anche se per lui sarebbe meglio puntare su reali programmi di housing sociale, finalizzati non solo all’affitto ma anche alla vendita delle abitazioni, per tutte quelle famiglie che non possono permettersi una casa ai prezzi del libero mercato. Il pericolo? Perdere l’impresa socialeIn Umbria c’è una valida impresa sociale, che dà lavoro a circa 5 mila addetti. ‘La nostra qualità di welfare – dice Menna – è ancora buona. Oggi, in tempo di crisi, si tratta di difendere strenuamente tale sistema economico che protegge le fasce deboli, dando all’impresa sociale nuove speranze e nuovo slancio. Ma i tagli del Governo centrale hanno imposto alla Regione e ai Comuni una maggiore esposizione economica, non sempre garantita. Ecco, il problema potrebbe essere proprio questo: se la cooperazione e l’impresa sociale umbra verranno meno, ci saranno meno servizi per le persone in difficoltà, dagli anziani ai malati, dai lavoratori alle donne, ai giovani a rischio’.

AUTORE: Paolo Giovannelli