La ricetta errata di Salvini

di Pier Giorgio Lignani

Martedì 23 gennaio Matteo Salvini rilascia un’intervista a commento del discorso del cardinale Bassetti alla Cei; un discorso che vari giornali hanno presentato come un attacco al partito di Salvini, la Lega.

Naturalmente Bassetti non ha attaccato nessun partito, ha solo parlato contro il razzismo. Salvini, comunque, non fa una piega; dice che lui è d’accordo con Bassetti e che Bassetti sarebbe d’accordo con lui se potesse spiegargli la sua posizione. Che, dice ancora Salvini, è questa: massima apertura per gli immigrati “regolari”, cioè quelli con un contratto di lavoro, e respingimento degli “irregolari”. Questa l’ho già sentita. Nel 1997. Era la linea-guida dettata dalla ministra Livia Turco, una della vecchia scuola del Pci, che allora era nel primo governo Prodi (1996-1998) e aveva fra l’altro il compito di preparare una nuova legge sull’immigrazione. Io facevo parte della commissione di esperti (o presunti tali) per la redazione del progetto.

Livia Turco era molto decisa: potremo permetterci di essere molto ospitali con gli stranieri perbene solo se saremo capaci di mandare via i clandestini e i delinquenti. E in effetti fu questa la filosofia di quella legge: che è in sostanza la stessa che abbiamo ora, pur con molte modifiche introdotte via via. Salvini uguale Turco, quindi?

Parrebbe; ma c’è un problema. In questi venti anni alcune cose sono cambiate nel mondo. Nel 1997 – “tempi beati” – ancora non si era manifestata l’ondata dei profughi e della massa di quelli che tecnicamente non sono “profughi” (secondo la definizione delle convenzioni internazionali) ma sono comunque disperati che fuggono da una situazione di povertà e di stenti che noi neanche immaginiamo. Scappano da una vita rispetto alla quale è già un progresso abitare sotto i ponti di una città europea e nutrirsi di scarti recuperati nei bidoni.

Questa è la realtà alla quale dobbiamo fare fronte oggi, e non possiamo farlo con gli strumenti ideati venti anni fa in una condizione diversa.

Ecco perché la ricetta di Salvini oggi è inadeguata.