La speranza è nella democrazia

Agde Coretin del Ciad e Abramo Abessum Sambu della Guinea Bissau parlano della loro esperienza a Terni e dei problemi dei loro Paesi

p aling=”justify”L’anno scorso era uno dei sacerdoti del primo corso di italiano a Terni, organizzato da Propaganda Fide. Quest’anno è tornato come responsabile di una delle strutture diocesane che ospitano gli studenti del secondo corso. Agde Coretin viene dal Ciad, ha 37 anni ed è sacerdote da sette. Studia diritto canonico all’Urbaniana a Roma. “L’anno scorso era tutto molto più complicato – spiega – perché le strutture di residenza e di studio erano diverse, quindi dovevamo spostarci ogni giorno per la città. Quest’anno è tutto molto più semplice perché tutto si svolge nello stesso luogo”. Il Ciad è uno dei paesi più poveri dell’Africa, martoriato da una guerra durata trent’anni, fino al 1990. Uno dei problemi più urgenti oggi, ci spiega, è quello dei profughi. La guerra nel vicino Sudan ha infatti portato nel paese più di 100.000 persone. La Chiesa è ancora giovane – le prime missioni sono arrivate nel 1929 – ma molto attiva. I rapporti con gli islamici, spiega Coretin, non sono cattivi, anche se i politici cercano di strumentalizzarli. “Quando vogliono fare la guerra dicono sempre che è tra musulmani e cristiani, ma non è vero. In realtà cerchiamo di collaborare, anche se non è sempre facile: l’Arabia saudita finanzia la costruzione di moschee anche nelle zone dove i musulmani sono pochissimi, mentre le regioni nel nord, a maggioranza musulmana, sono assolutamente interdette al proselitismo cristiano”. Per quanto riguarda la situazione economica, al Sud c’è molto petrolio, eppure la gente muore di fame. “Il petrolio è in mano ad americani e francesi, venduto dal governo in cambio di armi”. Per aiutare davvero il Ciad, allora, i paesi occidentali dovrebbero imporre accordi che costringano il governo ad investire su scuole, “garantire almeno l’istruzione primaria a tutti. E poi sostenere il cammino della democrazia”. Abramo Abessum Sambu, invece, è al suo primo soggiorno in Italia: viene dalla Guinea Bissau, ha quarantuno anni ed è sacerdote da dieci; dell’esperienza ternana è assolutamente entusiasta. “Immaginavo l’Italia come un paese con pochi alberi. Invece è c’è tanto verde, e le persone sono stupende. Davvero un popolo accogliente e gente disponibile”. Anche il rapporto con gli altri studenti, spiega, è buono, “anche se io non parlo in inglese e quindi non posso comunicare con tutti”. Parlando del suo paese dice:”è uno stato laico, indipendente dal Portogallo dal 1973. Da allora si sono succeduti presidenti, colpi di stato, guerre, dittature. La povertà è un male che riguarda anche il Guinea, anche se le risorse non mancherebbero: pesce, legno, olio di palma, arachidi, riso, frutta piogge abbondanti. Dopo l’indipendenza abbiamo ricevuto molti aiuti dall’esterno, ma sono stati sempre male usati. Ora la speranza è che la stabilità della democrazia aiuti ad utilizzare bene le proprie risorse”. Per quanto riguarda la Chiesa, in Guinea è giovanissima: la prima diocesi è stata eretta nel 1977, la seconda nel 2001. La maggioranza della popolazione appartiene a religioni tradizionali; i musulmani sono il 35% e i rapporti con i cristiani sono molto buoni “anche perché – spiega Abramo – al tempo della colonizzazione le scuole erano ostacolate dai portoghesi e le uniche presenti erano quelle delle missioni cristiane: qui hanno studiato anche molti musulmani, ed è nata così una solida amicizia”.

AUTORE: Arnaldo Casali