‘La Chiesa vuole mantenere vivo il dialogo con la gente. E vuole farlo al meglio, aiutando le persone a distinguere il Vero nella Babele dell’informazione. ‘Se la Chiesa non comunica, non realizza la sua missione’ afferma mons. Elio Bromuri, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Ceu. È lui, all’indomani del convegno regionale ‘Cercare la verità per condividerla’, a commentare gli spunti di riflessione emersi nel corso dei lavori che, alla presenza delle autorità ecclesiastiche e dei giovani delle diocesi, hanno visto giornalisti, docenti e operatori della comunicazione confrontarsi sul tema dell’informazione. Punto di partenza per la formazione dei futuri ‘animatori della comunicazione e della cultura’, il convegno (promosso dalla Conferenza episcopale umbra e dall’Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei), ha evidenziato una significativa convergenza delle otto diocesi umbre, intenzionate ad indagare esigenze e limiti della propria comunicazione. ‘Ci siamo chiesti – spiega mons. Bromuri – come e se i nostri messaggi arrivino ai fedeli’. La risposta è arrivata dalla ricerca curata da Paolo Mancini, professore ordinario di Sociologia delle comunicazioni. ‘L’inchiesta – prosegue don Elio – ha evidenziato la forte presenza nei media locali di un’informazione di servizio, che insiste sulla cronaca dei fatti ma manca di approfondimento’. E a quanto pare, l’esposizione continua al flusso di notizie non giova allo spirito critico degli utenti. ‘Le informazioni ricevute – secondo mons. Bromuri – non vengono metabolizzate’. ‘Il rischio – afferma – è che si prenda per vera l’immagine della Chiesa veicolata dai mass media laici. Giornali e tv – porta come esempio – hanno preso a pretesto il caso di Eluana Englaro per dipingere una Chiesa arrogante, che vuole imporre le sue idee nella società ed invadere il campo della libertà altrui. Al contrario, la Chiesa è la madre della misericordia, del perdono, della carità’. Come colmare, allora, il gap fra quello che la Chiesa è e il modo in cui appare sui giornali? ‘Le notizie apprese – risponde mons. Bromuri – andrebbero approfondite utilizzando i mass media di cui la Chiesa dispone. Il nostro settimanale La Voce, Umbria Radio e il sito web www.chie- sainumbria.it, sono solo alcuni dei mezzi attraverso i quali la Chiesa Umbra si racconta. Non bisogna mai perdere la visione d’insieme – sottolinea. – L’informazione ecclesiale deve guardare innanzitutto alla dimensione universale della Chiesa, poi a quella regionale, diocesana e, infine, parrocchiale’. Altrimenti c’è il pericolo che il messaggio si perda nel ‘rumore di fondo’ di un’informazione frammentaria e caotica. Evitare che accada sarà compito dei futuri animatori della comunicazione e della cultura che, dopo aver ricevuto un’opportuna formazione, dovranno arricchire con nuovi stimoli la vita delle parrocchie. ‘In una società che fa poca carità spirituale – conclude mons. Bromuri – la Chiesa deve utilizzare i mass media per dialogare con gli uomini e assolvere così la missione che Cristo le ha affidato quando ha detto: ‘Andate per tutto il mondo; predicate il Vangelo ad ogni creatura’ (Mc 16,15)’. ‘L’impegno nei mass media – si legge nella Redemptoris missio di Papa Giovanni Paolo II – non ha solo lo scopo di moltiplicare l’annuncio: si tratta di un fatto più profondo, perché l’evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in gran parte dal loro influsso’.
La tentazione della superficialità
Intervista a mons. Bromuri su come la Chiesa appaia nei mass media laici. Si può fare di meglio
AUTORE:
Silvana Leoni