La via del ‘rinascimento africano’

Nairobi (Kenya). Primo congresso Pan Africano dell'Apostolato sociale

Padre Francesco Pierli è nostro conterraneo, di Città di Castello, uomo tenace e dalle forti convinzioni, missionario e professore, gestore di un progetto di sviluppo e teorizzatore di un “rinascimento africano”. Ha fondato dieci anni fa, presso l’università cattolica di Nairobi (Kenia), una scuola per lo sviluppo sociale dell’Africa, denominata Istituto dell’Apostolato sociale. Quando abbiamo letto la sua corrispondenza da Nairobi ci è sembrato di sognare. Vi si parla di “rinascimento africano”mentre noi siamo abituati a pensare l’Africa in termini di disfatta, di lotte tribali fratricide, e di tutti i mali di questo mondo riuniti insieme. Qui, in queste situazioni, si vede l’uomo di fede, colui che spera oltre ogni speranza. Di questi uomini c’è bisogno per poter continuare a credere e a sperare. Abbiamo poi letto che si tratta di un progetto, di uno sforzo, di una volontà di rinascimento, che ha certamente bisogno di sostegno e di aiuto anche esterno all’Africa. Il Kenia, con il 73 per cento di cristiani, merita un’attenziona particolare perché possa diventare un elemento di traino per lo sviluppo di tutto il continente. E’ significativo in questo senso che le Acli si siano fatte presenti con il loro presidente Luigi Bobba e a questo punto, La Voce, di cui p. Francesco è lettore assiduo e anche collaboratore da lontano, non può tirarsi indietro. Ci mettiamo a disposizione dei lettori: chi vorrà potrà inviare contributi sul nostro conto corrente postale specificando nella causale: “Per l’Apostolato sociale di P.Francesco Pierli” Il I’Congresso Internazionale dell’Apostolato sociale si è tenuto a Nairobi dal 23 al 27 febbraio 2004 per celebrare il decennio di fondazione dell’Istituto dell’Apostolato sociale del quale sono fondatore e attuale direttore presso l’Università cattolica di Nairobi. Il congresso ha portato assieme la gente degli slum e delle zone rurali coinvolti in progetti di sviluppo umano, alcuni vescovi della Chiesa cattolica e il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace in Roma. Lo Stato del Kenya si è reso presente attraverso il contributo del Vice-presidente della Repubblica, Moody Awori, il quale è coinvolto personalmente in problemi sociali di una certa gravità, come la riforma carceraria e il riconoscimento giuridico dei disabili, finora ai margini della società. La società civile era presente attraverso un buon numero di Ngos (organizzazioni sociali non governative), soprattutto di ispirazione cristiana e di associazioni popolari che riuniscono una buona sezione della popolazione in strutture simili alle cooperative. La gente di Nairobi è stata coinvolta attraverso l’offerta dell’alloggio gratis ai partecipanti; anche diverse comunità religiose hanno messo a disposizione posti di alloggi e mezzi di trasporto. Senza dubbio una grande esperienza di solidarietà e di ospitalità tipicamente africana. Le sessioni del congresso si sono svolte sotto una grande tenda, che è anche uno dei simboli chiave dell’Apostolato sociale, perché indica la volontà di presenza di Dio in mezzo al suo popolo, e la prima caratteristica di un agente dell’Apostolato sociale è proprio quella di essere lì dove la gente vive, nasce, soffre, sogna e muore. Nel congresso si sono riverberate le vicende che hanno scosso la vita del Kenya in queste ultime settimane, cioè la rimozione forzata di migliaia di gente da varie baraccopoli. I congressisti, assieme al cardinale Martino e al nunzio mons. Giovanni Tonucci, come pure dell’arcivescovo di Nairobi, Raphael Ndingi Mwana a Nzeki, si sono fatti voce del sentimento popolare in una udienza col presidente della repubblica, Mwai Kibaki. L’ultimo giorno del congresso è arrivato l’ordine ufficiale del Governo che le rimozioni forzate e la distruzione delle case erano state sospese per permettere un dialogo fra il Governo e le Chiese, che sono la presenza più credibile nelle baraccopoli. Uno dei momenti più toccanti del congresso è stata la presentazione di dodici aree di lavoro dove la maggioranza degli agenti della pastorale sociale sono direttamente coinvolti. Per esempio, l’apostolato carcerario, l’apostolato tra i disabili, il micro-credito nelle baraccopoli, la presenza tra gli ammalati di Aids e le loro famiglie, il recupero dei bambini soldato traumatizzati da esperienze devastanti, la pastorale operaia nelle baraccopoli, lo sviluppo agricolo nelle zone aride, l’educazione popolare degli adulti e la riconciliazione in zone di scontri etnici. I vari gruppi si sono succeduti sul palco condividendo le loro esperienze, sottolineando la grande voglia del popolo di scrivere capitoli nuovi di storia, bella e coinvolgente, delle loro potenzialità come protagonisti primi del loro destino. Non c’è dubbio che stiamo vivendo un momento magico che elettrizza la gente quando si tratta di iniziare qualcosa di nuovo. Le difficoltà lamentate sono di due specie: una di carattere finanziario, a causa della grande scarsità di mezzi economici, e l’altro a livello di collaborazione per la notevole difficoltà di sinergia sia con i vescovi e i sacerdoti, sia anche con le strutture governative. Infatti, c’è ancora una tradizione di un soffocante controllo ereditato dal regime autocratico del passato presidente Moi che aveva influenzato in senso negativo anche le chiese. Un momento magico è stato quando il presidente delle Acli, Luigi Bobba, ha preso la parola per portare i saluti dei lavoratori italiani e per assicurare che le Acli stavano per aprire un capitolo nuovo della loro storia in Africa. La loro azione si concentrerà soprattutto nella grande baraccopoli di Kibera, il grande dormitorio della zona industriale di Nairobi. La visita del presidente Bobba, accompagnato dalla responsabile della ngo delle Acli, Paola Villa, e da due giornalisti, ha come obiettivo di finalizzare le modalità della presenza Acli in Kenya, portando quindi a conclusione positiva un dialogo aperto tra me e lo stesso Bobba, iniziato un anno e mezzo fa a Roma. I lavori del congresso si sono chiusi con la dichiarazione di san Daniele Comboni quale protettore del Rinascimento Africano.

AUTORE: Padre Francesco Pierli