L’altra faccia degli adolescenti

Cinema. Il film 'Juno' conteso tra abortisti e anti-abortisti

Si può fare di un film carino, divertente, ma senza alcuna pretesa ‘alta’, un manifesto pro o contro l’aborto? Non è un’operazione pretestuosa fare riferimento ad una pellicola che, seppur sopra la media di altre pellicole e nonostante uno sguardo ottimista e pieno di speranza, non si pone dichiaratamente un obiettivo ideologico a favore o contro una questione così delicata come la scelta dell’interruzione di una gravidanza? Tutto questo sta accadendo attorno al film americano Juno, pellicola indipendente diretta dal giovane Jason Reitman, vincitrice dell’ultima edizione della Festa del cinema di Roma. L’opera racconta, infatti, la storia di un’adolescente americana che rimane incinta e, dopo un primo momento di dubbio, decide di non abortire ma di far nascere il suo bambino, per affidarlo però subito dopo ad una coppia, moglie e marito, che non riesce ad avere figli. La storia è stata, dunque, vista ora come un’affermazione del diritto alla vita e una precisa accusa contro l’aborto; ora, invece, come un racconto che esalta il diritto e la libertà delle donne di gestire le proprie gravidanze, rivendicandone l’assoluta e unica ‘paternità’. Entrambe le prese di posizione, essendo estremistiche, ci sembrano sbagliate e pretestuose. Infatti, attraverso le vicende di questa sedicenne più matura della sua età (ottimamente interpretata da Ellen Page), che decide di portare a termine la gravidanza non preventivata, ci sembra che la pellicola voglia solo raccontarci, con humor e profondità, il ritratto di un’adolescente finalmente non stereotipata, anticonvenzionale, ottimista nonostante tutto. Il suo sguardo disincantato sul mondo è in realtà una maschera che nasconde tutte le fragilità di un’età inquieta, troppo spesso non capita, che avrebbe invece bisogno di essere analizzata con più attenzione. Certo è vero che il film, in controtendenza rispetto al cinema mainstream americano, finalmente ci propone una visione ottimista, positiva, propositiva, in cui si sceglie la vita. Ma questa scelta è dettata dall’età, più che dalla consapevolezza. La giovinezza è e deve essere l’età del futuro, l’età che si proietta in avanti, che sa vedere oltre e che, forte della sua spinta, va incontro alla vita con coraggio e fiducia. E questo è quello che fa Juno, la protagonista del film, che fa fronte a tutte le situazione che le capitano: oltre la gravidanza, anche il fatto di vivere in una sperduta cittadina nella profonda provincia americana, il fatto di avere genitori separati, di non essere ‘popolare’ nella sua scuola, di frequentare nerd come lei, relegati ai margini di una società come quella americana in cui spesso si premia il conformismo, la bellezza, la ricchezza, ciò che è tutto uguale, mentre la differenza fa orrore. Lo fa senza paura, con una buona dose d’ironia, che non diventa però mai cinismo, e con una certa leggerezza che le permette di non pensare troppo alle conseguenze delle sue azioni. La parte migliore del film è proprio la sceneggiatura, scritta da una giovane scrittrice americana dal passato ‘burrascoso’, piena di ritmo, battute, dialoghi sempre pungenti e soprattutto capaci di sfidare le convenzioni. Il ritratto che fanno i film americani delle adolescenti è quello stile American Pie? E allora qui si propone una ragazza agli antipodi di quello stereotipo. Spesso le storie di adolescenti ci disegnano il ritratto di una generazione inquieta che sfoga la sua ansia nella violenza. Qui la protagonista è una ragazza felice nonostante tutto, che sceglie la vita, l’ottimismo, la speranza. E si potrebbe continuare per ore, perché lo script è concepito proprio per contravvenire all’immaginario comune, che spesso non risponde affatto alla realtà. Di contro, bisogna anche dire che la pellicola ha tutti ‘crismi’, stereotipati, dell’opera indipendente: piccolo budget, spirito forzatamente anarchico, riferimenti alla cultura underground e al fumetto. Nel complesso, però, il film si lascia guardare con piacere e coinvolgimento, intrattenendo senza annoiare, trattando argomenti complessi (aborto, mondo adolescenziale, famiglie allargate, genitori assenti), ma senza per questo diventare il manifesto di chissà quale ideologia.

AUTORE: Paola Dalla Torre