Le palestre dello spirito

L’editoriale

Mi capita spesso, partecipando alla vita della Chiesa, e ascoltando molti cattolici quando parlano a ruota libera, di sentire dichiarazioni diverse e contrastanti sui fatti del giorno. Lo si può sperimentare, ad esempio, andando dal barbiere o al mercato dove succede di dover ascoltare la storiella del gatto che non mangia carne di maiale, ma solo fettine di vitello, perché, a detta del padrone, si è convertito all’Islam. O il fervente cattolico che plaude alla frase, divenuta subito storica nella formulazione dialettale o tradotta in buon italiano sia pure addomesticato, del ministro Bossi sugli immigrati sbarcati a Lampedusa. In senso opposto vi sono degli esagerati filantropi che sottovalutano la realtà e la gravità di certe situazioni e non perdono occasione per fare prediche sulla sacralità dello straniero anche quando diventa massa ingovernabile lasciata a marcire nelle periferie delle città dando loro libertà di spaccio come unico mezzo di sopravvivenza. Le contrapposizioni su questo e altri argomenti – centrali nucleari, problemi della giustizia e della bioetica – è causa di divisione e generale malcontento. Sia ben chiaro: nessuno, in una società pluralistica e democratica, può pretendere che vi sia un pensiero unico ed uniforme. È, tuttavia, segno nobile di democrazia e di maturità, soprattutto di una comunità di sedicenti cristiani cercare, nel dialogo e nello sforzo di ognuno di capire le ragioni e le esigenze dell’altro, la verità o almeno l’opinione che sia la più corrispondente alla realtà concreta dei fatti, ricercando le cause dei fenomeni e le soluzioni più adeguate alle circostanze e alle risorse, tenendo sempre conto che le persone sono il bene primario e il fine di ogni azione. Su questo terreno si muove l’insegnamento della Chiesa, che non è frutto di opinioni qualsiasi spuntate per caso nella mente di pastori e professori cattolici, ma il risultato di studi, ricerche, confronti e dibattiti ed ha avuto la verifica di tutta una storia secolare. Questo insegnamento, affermatosi con fatica nelle strettoie costituite dal socialismo da una parte e dal liberalismo dall’altra, è risultato vincente ed attuale. La Chiesa per questo ha la “pretesa” di essere “esperta in umanità” (Paolo VI). Anche in questi giorni ha offerto una lezione di vita concreta e un orientamento lucido sui grandi temi in discussione che angustiano la nostra attuale condizione italiana ed europea (vedi articolo a pag. 8). Per non rimanere in una zona riservata e astratta la parola della Chiesa si diffonde come in una rete e penetra nel vivo del corpo ecclesiale diffuso nel territorio. Punti nodali sono le parrocchie, luoghi di ascolto e scuole di vita, vere e proprie “palestre dello Spirito”, come sono state felicemente definite le parrocchie dal card. Bagnasco. In esse “non si gestiscono burocraticamente incontri ed impegni, ma avvengono miracoli, perché si cerca il Signore, ci si sente raccolti nella sua mano e se ne ricava una vita trasformata, non più sottomessa al conformismo o sofferente per il giudizio altrui” (Bagnasco). C’è solo da aggiungere che nelle palestre ci si deve andare con ritmi regolari, disposti ad esercitare mente e cuore per divenire più forti e resistere alla tentazione delle vuote parole.

AUTORE: Elio Bromuri