Le Pen e gli altri: la democrazia e il limite del consenso

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La democrazia, lo sanno tutti, si basa sul principio di maggioranza. Ma non basta per fare una democrazia. Per andare legittimamente al governo può bastare una maggioranza del cinquantuno per cento, anzi anche del quaranta, o anche meno, se gli altri sono sparpagliati. Ma se hai avuto il quaranta, o il cinquanta, o anche il sessanta per cento, non puoi governare come se avessi avuto il cento per cento. E anche se avessi ottenuto il cento per cento non potrai starci in eterno.

E in ogni caso devi sapere che ci sono regole che non potrai infrangere neppure con la più forte delle maggioranze: come i diritti fondamentali delle persone, o la legge penale comune. Questi sono i cardini dello Stato moderno, che è – deve essere – uno “Stato di diritto” dove vige fra l’altro la separazione dei poteri, ovvero la divisione del potere: il potere non può essere tutto nelle mani di una sola persona, per quanto sia largo il consenso che ha. Questi concetti li abbiamo ricordati qui più volte.

Tornano a proposito ora, che un tribunale francese ha condannato la notissima leader della destra politica in quel Paese; e quelli che, in Italia e altrove, sono vicini alla sua linea politica, si indignano per quella condanna perché, secondo loro, quando uno (o una) ha la maggioranza politica, magari anche solo relativa, può fare quello che vuole, anche contro le leggi che sarebbero uguali per tutti.

Certo, reazioni del genere c’erano già state anche per le sentenze di condanna contro Craxi e contro Berlusconi. Anche allora i magistrati che applicavano la legge perché c’erano dei reati (c’erano, eccome) venivano accusati di “fare politica”. Meno male che in Francia c’è stato un precedente: nel 2017, quando mancavano pochi mesi alle elezioni presidenziali, il candidato che appariva favorito, François Fillon, fu messo sotto indagine per un reato molto simile a quelli per cui ora è stata condannata Marine Le Pen. Non ci fu allora tempo per il processo, ma bastò che il fatto fosse stato scoperto perché Fillon, ai risultati elettorali, scivolasse al terzo posto dal primo che era stato suo ai sondaggi fatti prima che lo scandalo scoppiasse. La caduta di Fillon giovava alla candidata sua avversaria, che era Marine le Pen, ma alla fine vinse lo sconosciuto Macron. La Francia era democratica allora e lo è oggi; chi dice che la condanna di Marine Le Pen è antidemocratica è fuori strada.

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