Le politiche sull’immigrazione acutizzano la crisi del lavoro

Nell’ambito della manifestazione “This Integrazione” un intervento congiunto di esponenti Caritas e Acli

“Crisi di lavoro, crisi d’integrazione” era il tema dell’incontro svoltosi nell’ambito di “This Integrazione”, manifestazione promossa da Caritas diocesana, Comune di Gubbio e cooperativa sociale “Il sicomoro”, al quale hanno portato significativi contributi Oliviero Forti, responsabile dell’ufficio Immigrazione della Caritas italiana, e Leonello Tosi, vicepresidente delle Acli della Provincia di Perugia. L’intento era quello di cogliere le implicazioni tra le due “crisi”. Oliviero Forti ha sottolineato le carenze di una politica per l’integrazione ferma da molti anni, come testimoniano le risorse esigue (non più di 6 milioni di euro) che il Governo attuale ha destinato a questo settore… ma neanche gli altri Governi avevano brillato. L’80 per cento tra l’altro viene utilizzato per i Cie (Centri di identificazione e espulsione), ma trattare l’immigrazione come un problema di ordine pubblico vuol dire rinunciare in partenza a qualsiasi seria politica di integrazione. Ha respinto la catalogazione di “buonista” riferita alla posizione della Caritas. Fra gli immigrati si annidano sicuramente dei poco di buono, ma ciò non deve essere il motivo per non garantire diritti fondamentali (la salute, l’istruzione…) che nessuno fino a dieci anni fa si sognava di mettere in discussione. Un altro dato su cui riflettere: circa due terzi degli immigrati regolari (ormai oltre 4 milioni e mezzo) sono diventati tali grazie alle sanatorie. Sottodimensionando le quote di ingresso rispetto alle richieste degli imprenditori, si è favorita l’immigrazione clandestina ed il lavoro nero, quindi l’illegalità. La cruda realtà è che una seria e realistica politica per l’integrazione viene ritenuta – a destra e a sinistra – elettoralmente non conveniente. Forti ha richiamato due delle proposte inascoltate della Caritas: il permesso temporaneo per i cercalavoro (ora per avere il permesso bisogna arrivare in Italia già con il contratto) e l’allungamento dei sei mesi concessi per ritrovare l’occupazione perduta, trascorsi i quali scatta l’espulsione. Una sottolineatura Foti l’ha riservata anche al mondo dell’informazione, che non di rado tratta l’immigrazione in modo superficiale e poco corretto, nonostante dal 2008 esista un importante documento come la “Carta di Roma” che prevede impegni ben precisi. Leonello Tosi ha posto la sua attenzione sulla crisi attuale, che non è congiunturale, ma riguarda il sistema economico. In particolare si è dimostrato fallimentare quel capitalismo che si fonda sul profitto elevato, veloce e di tipo speculativo, che considera il lavoro e i lavoratori delle variabili trascurabili. Ha evidenziato come il tessuto imprenditoriale umbro, da questo punto di vista, sia in genere sano, come dimostrano anche le relazioni sindacali. Le Acli condividono i timori, soprattutto in questa fase di grande difficoltà lavorativa, per una battuta d’arresto dei processi di integrazione della popolazione immigrata, che sono comunque lenti e complessi; non di rado anche a causa di una certa chiusura delle comunità immigrate, che spesso tendono a vivere come realtà separate e ripiegate su se stesse. Tosi ha auspicato una maggiore collaborazione tra associazioni e istituzioni per quanto riguarda le iniziative di sostegno agli immigrati, chiedendosi se abbia senso che nello stesso territorio ci siano più Sportelli che offrono gli stessi servizi. Luca Uccellani, direttore della Caritas diocesana ha raccolto la provocazione di Tosi, sottolineando la volontà di proseguire la positiva esperienza di collaborazione con le Acli sperimentata nella gestione del Fondo di solidarietà delle Chiese umbre, che ha permesso di sostenere una trentina di famiglie in un momento particolarmente critico.

AUTORE: L. U.