Le porte sante delle nazioni in guerra

Come è stato aperto il Giubileo in alcune aree del pianeta in cui sono in corso dei conflitti

porteSanteMappa_CMYK“L’Anno santo della Misericordia viene in anticipo in questa terra. Una terra che soffre da diversi anni la guerra e l’odio, l’incomprensione, la mancanza di pace. Ma in questa terra sofferente ci sono anche tutti i Paesi che stanno passando attraverso la croce della guerra. Tutti noi chiediamo pace, misericordia, riconciliazione, perdono, amore. Per Bangui, per tutta la Repubblica Centrafricana, per tutto il mondo, per i Paesi che soffrono la guerra chiediamo la pace!”. Con queste parole, il 29 novembre, Papa Francesco ha aperto la porta santa della cattedrale di Bangui, inaugurando l’Anno santo della Misericordia. In tanti altri luoghi di guerra evocati dal Pontefice vengono aperte “piccole porte” che attestano la presenza e la vita di altrettanto piccole comunità cristiane, spesso perseguitate, in luoghi dove la pace e la convivenza solo un miraggio.

 

Gaza. Il 20 dicembre, nella piccola parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, il Patriarca latino di Gerusalemme aprirà il Giubileo della Misericordia. A varcare la porta santa saranno circa 200 fedeli, guidati dal parroco, padre Mario da Silva. Un anno da vivere in mezzo a “un odio crescente” causato dalle guerre, ben tre negli ultimi nove anni, e da una ricostruzione che procede con lentezza.

 

Aleppo (Siria). Dal 2012 Aleppo è al centro di aspri combattimenti tra l’esercito regolare del presidente Assad, i ribelli e i miliziani dello Stato islamico (Isis). Per questo è stata definita la “Sarajevo del XXI secolo”. Non è un caso che la porta santa di Aleppo si trovi proprio nella parrocchia di San Francesco, nel quartiere di Aziziyeh, colpita alla fine di ottobre da una granata, ma altre due porte saranno spalancate a Damasco e a Latakia. “Questa porta sarà per noi la difesa dal male che vuole sopraffarci e segno della Provvidenza divina che ci assiste”.

 

Erbil (Iraq). Una tenda aperta come porta santa da varcare pregando per le proprie vite, per quelle dei propri cari e per l’Iraq. Con questo spirito le decine di migliaia di sfollati cristiani che vivono a Erbil si apprestano a vivere il Giubileo della Misericordia. L’arcivescovo caldeo Bashar Matti Warda ha aperto la porta santa nella cattedrale di San Giuseppe, nel sobborgo cristiano di Ankawa, ma si lavora anche per aprire una “tenda santa” nelle tendopoli degli sfollati. A Baghdad la porta santa sarà aperta dal patriarca Mar Sako il 19 dicembre nella prima cattedrale del Paese, intitolata alla Madonna Addolorata. Una piccola porta santa aperta anche nel villaggio di Enishke, nelle montagne fra Zakho e Dohuk, estremo nord del Kurdistan iracheno.

 

Tunisi. In una Tunisi dove ancora vige il coprifuoco e sottoposta a controlli e perquisizioni, la porta santa della Misericordia è stata aperta nella cattedrale di San Vincenzo de’ Paoli. Per la piccola comunità cattolica tunisina “si tratta di aprire più il cuore che una porta” spiega l’arcivescovo Ilario Antoniazzi: “È facile in una situazione come quella tunisina essere spinti verso l’odio e maledire gli autori degli attentati. Ma noi dobbiamo aprire il cuore a tutti, cercare di perdonare anche i nemici, come è scritto nel Vangelo”.

 

Tripoli (Libia). Nella cattedrale di San Francesco a Tripoli la porta santa è stata aperta venerdì 11 dicembre dal vicario coadiutore, padre George Bugeja. La sera dello stesso giorno c’è stata una preghiera ecumenica per la pace e la riconciliazione. La situazione di violenza e tensione nel Paese ha costretto tanti lavoratori stranieri, come i filippini che compongono la comunità cristiana locale, ad abbandonare il Paese. La scelta di celebrare il venerdì – giorno di riposo per i Paesi islamici – è stata voluta proprio per permettere ai lavoratori rimasti di essere presenti.

 

Sarajevo. Nella capitale bosniaca, che porta ancora visibili i segni della guerra degli anni ’90, il card. Vinko Puljic ha aperto la porta santa della cattedrale del Sacro Cuore, a due passi dal quartiere musulmano, dalla cattedrale ortodossa e dalla sinagoga.

 

Crimea. È la regione ucraina che dal marzo 2014, in seguito a un contestato referendum, fa parte della Russia. La porta del Giubileo della Misericordia è stata aperta nella cattedrale di Odessa, nella concattedrale di Simferopoli dal vescovo Pyl e nelle chiese di Bilgorod-Dniestrovski, Balta, Kirovograd, Nikolaiv, Kherson. “Pace, pace, pace e giustizia! Questa – dicono i sacerdoti di Odessa – sarà la preghiera che dalla Crimea salirà al Giubileo”.

 

Kharkiv (Donbass, Ucraina). Secondo le stime delle Nazioni Unite, nel 2014 il conflitto nell’Ucraina orientale ha provocato la morte di 1.129 civili e il ferimento di almeno 3.442 persone. In 700 mila hanno lasciato la regione del Donbass. Tra le ferite di una guerra non ancora cessata, la porta santa del Giubileo si è aperta nella cattedrale di Kharkiv e nella con-cattedrale di Zaporizhya. Le porte del Giubileo invece resteranno chiuse nelle chiese delle autoproclamatesi Repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk.

 

AUTORE: Maria Chiara Biagioni Daniele Rocchi