Le ragioni per andare a votare

Brutte notizie, o meglio banali e confuse dal fronte delle elezioni, dai candidati, dai supporter, dai big dei partiti. Non sono bastati i nomi dei candidati presidenti, né i massimi leader Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, a diradare la nebbia diffusa tra quelli che vedono la democrazia con occhi semplici e chiari, senza secondi fini né retro-pensieri, pregiudizi o ideologie. I programmi presentati dalle varie liste e affastellati nei due schieramenti che si contendono il primato, la Marini e Ricci. Attorno a loro due vi sono liste di supporto che alla fine snaturano quella che si presentava come la sfida cruciale: da una parte la conservazione, Marini, e dall’altra il rinnovamento dell’Umbria, per troppi anni governata dalla sinistra.

Ma la conservazione non accontenta nessuno, e in più vi sono i sedimenti negativi di un passato che tarda a morire, più tenace di ogni volontà di cambiamento, anche se proposto con buone intenzioni e buona fede. Dall’altra parte, il rinnovamento, che dovrebbe assomigliare al vento pulito del Subasio e all’acqua limpida del Chiascio, nella cornice unica del mondo di Assisi con il suo san Francesco amante di Dio, degli uomini e di tutte le creature, sacrificato invece e sopraffatto da linguaggi, orientamenti e programmi che non appartengono alla nostra tradizione umbra.

Da che parte voltarsi? Viene spontaneo dire: “Resto a casa, non vado da nessuna parte, non mi sentirei con la coscienza a posto né di qua né di là. Basta con questa politica sporca, equivoca e dannosa! Cosa potrebbero fare questi partiti per la nostra regione, per la quale si candidano?”. Vi sono anche espressioni più colorite, espresse in maniera diffusa, come uno sfogo e una confidenza. È quanto ho sentito con le mie orecchie. Un caro amico, Francesco, da poco in pensione, che si è adoperato da una vita a sostenere le ragioni della democrazia e della partecipazione, ben inserito nel tessuto sociale con impegno. Mi ha meravigliato per il tono acceso con cui si esprimeva, non richiesto, ma solo per un occasionale colloquio. Un discorso indignato e amaro. Deluso dalla politica, dalla quale si sente tradito. Forse ha avuto esperienze personali di cui non parla esplicitamente. Un fatto individuale, si dirà ma, se uno ascolta la cosiddetta “gente”, scopre che questa sensazione è diffusa. Si prevede, infatti, un forte calo del numero dei votanti.

Ora, cosa si può dire? Il distacco dall’esercizio della democrazia con l’abbandono della partecipazione, non porta da nessuna parte. La società nel suo essere e nel suo progresso, con tutti i suoi problemi sta tutta davanti alla responsabilità dei cittadini. Niente cade dall’alto. Niente è puramente dovuto. Tutto è nelle mani delle persone oneste e responsabili. Nessuno può permettersi di voltarsi per non vedere.

Caro Francesco, ci si deve fermare, frenare lo sdegno, stringere i denti, inforcare gli occhiali da prèsbite e guardare ai nomi dei candidati, fare qualche conto e tirare le somme. Se non si riesce a sommare 100, accontentiamoci del 50, come nella storia dei talenti: chi ne ha ricevuto anche uno solo lo deve valorizzare per produrne almeno due. Tra i candidati ci sono persone rispettabili, alcuni preparati, altri motivati da ideali, altri bravi professionisti che possono dare efficienza tecnica all’amministrazione. Vi sono anche criteri di tipo etico, insieme alla onorabilità personale, e la considerazione del peso che in concreto il mio voto possa avere nel calcolo dei risultati.

Ogni elettore dovrebbe domandarsi: chi di questi partiti e di questa coalizione e di questi candidati può dare di più e di meglio all’Umbria, considerando anche, come si mormora, che queste potrebbero essere le ultime elezioni di una regione, l’Umbria annessa ad una macro-regione che non si sa cosa e quale sarà. Un pensiero va rivolto anche sull’effetto che i risultati del voto regionale possa produrre a livello nazionale. Ci si dovrà chiedere se si intende dare un consenso al Governo e alla sua politica, oppure un segnale contro, per metterlo in crisi. Caro Francesco, coraggio, andiamo tutti a votare, nella libertà illuminata dal discernimento e con senso di responsabilità. Ce lo suggerisce con solidi argomenti anche l’arcivescovo Sorrentino.

 

AUTORE: Elio Bromuri