L’espressionismo di Congdon in Umbria

Le opere che descrivono il cammino spirituale del geniale artista in mostra a Spello fino al 23 agosto

‘William Congdon, 1912 – 1998. Analogia dell’icona. Un cammino nell’Espressio-nismo astratto’. Questo il tema della mostra promossa dalla Fondazione Sant’Ambrogio – Museo Diocesano di Milano, da The William G. Congdon Foundation (Milano) e da Banca Intesa con il patronato e il sostegno della Regione Lombardia ed ora ospitata, con alcune significative varianti, a Villa Fidelia – Spello, fino al 23 agosto 2005. Curata da Rodolfo Balzarotti, Giuseppe Barbieri e Paolo Biscottini per il Museo Diocesano di Milano (dove è stata fruibile al pubblico nei mesi di marzo – maggio scorso), la mostra proseguirà poi il suo cammino alla volta di Palazzo Leoni Montanari, a Vicenza (dal 3 settembre sino al 13 novembre 2005). Le numerose opere, ad olio, provengono sia dalla collezione di The William G. Congdon Foundation, sia da collezioni pubbliche e private italiane, europee e americane. Obiettivo della raccolta è anche quello di testimoniare il singolare cammino spirituale del maestro della Scuola di New York convertitosi al cristianesimo sino a ricevere nel 1959, in Assisi, il battesimo, secondo il rito cattolico. Alla conversione, si accompagnò un progressivo isolamento rispetto al mondo dell’arte; nell’intimo dell’autore la figura del Crocifisso si impose con forza tale da condizionarne a lungo l’arte; impressionante è il numero e l’originalità di esiti che da questo tema emergono. La sua pittura, in cui prevalgono vedute e paesaggi, diviene evento salvifico e redentivo, specchio di un animo e di una mente la cui ricerca è come mai saziata dal mistero di un Corpo sfigurato, sulla croce o nei sobborghi delle metropoli, ai bordi delle strade di un’India che presenta non più corpi ma larve. Questi miseri bozzoli d’uomo perdono però, talvolta, la loro tragicità per lasciar appena percepire, a uno sguardo pieno di fede, il Mistero di ciò che sarà. Le sperimentazioni pittoriche di William Congdon lasciano ammirati; tanto più quanto sono le parole dello stesso artista ad offrirne, attraverso le 7 sezioni della mostra, una chiave di lettura: 1. Cancellare l’origine: il momento del rifiuto e della rivolta nei confronti dell’ambiente familiare e delle tragedia della guerra, origine della sua scelta di diventare artista; 2. Rappresentare la memoria: la necessità che la propria intuizione artistica trovi un punto d’appoggio nei segni e nei simboli ‘ per quanto precari e minacciati ‘ della civiltà; è la grande stagione dei viaggi e della pittura dei monumenta (Venezia, Roma, Assisi, Bisanzio, India ecc.); 3. Esaurire l’immagine: sono le opere che hanno come tema la caduta, la morte, o meglio l’intreccio indistricabile di vita e morte, la scoperta della propria precarietà esistenziale, il venir meno della ‘grazia’ dell’ispirazione artistica; 4. Arrendersi a Dio: è il momento in cui emerge prepotente la figura del Cristo, del Cristo Crocefisso che si consegna alla morte e in cui l’artista riconosce il proprio ‘autoritratto’; 5. Riprendere il viaggio: il tormentato percorso dell’artista post-conversione, quando, superata la fase del rifiuto dei vecchi temi, ritorna alle vedute e ai paesaggi ma evidenziando l’aspetto di oscurità e tenebra; 6. Dipingere nella carne la via della vita: Congdon attua un processo di consumazione dell’immagine stessa del Cristo, evidente soprattutto nei crocefissi degli anni ’70; 7. Raffigurare ciò che vedo: attraverso il processo di consumazione si manifesta, prima gradualmente poi, negli anni ’80, decisamente, un nuovo approccio al tema religioso: in questa fase l’immagine del Cristo Crocefisso, non più isolata tragicamente, è inseparabile dal paesaggio, dall’orizzonte. Non separa ma unisce cielo e terra.

AUTORE: Elena Lovascio