“Lettera agli amici”. L’editoriale del numero dedicato a mons. Bromuri

Uno speciale editoriale per il numero dedicato a don Elio Bromuri

don Elio Assisi2013“Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo”
(Salmo 115,12-14)

Le parole del Salmo possono racchiudere i pensieri e i sentimenti di questo momento in cui mi si presentano davanti cinquant’anni di ministero presbiterale (29 giugno 1953 – 29 giugno 2003). Tutto, infatti, è dono e mistero, accolti – e da accogliere fino alla fine – nello stupore e con gratitudine. Il pane ricevuto, offerto, consacrato e distribuito per la comunione e il calice innalzato mille volte nella cattedrale di San Lorenzo, nella chiesa di San Francesco a Deruta, a Sant’Ercolano, nella chiesa dell’Annunziata dell’Università e in molti altri luoghi sacri, sono i segni più nobili e alti cui la fragile umanità di una persona, invano ammantata, se non sopraffatta, da rituali paramenti, è deputata.

E le parole, quante parole! Sempre le stesse e sempre nuove, evangelo vivo e vitale che scaturisce dall’inesauribile Sorgente dove Lettera e Spirito sono indissolubilmente sposati. La Parola, discesa nell’assenso della fede e nel silenzio della contemplazione, prende corpo in passione e intelligenza, conforto e ammonimento per chi la pronuncia, prima, e per coloro che l’accolgono. Spesso sono proprio gli uditori della Parola a renderla attuale e percepirla in tutta la cogente pregnanza storica ed esistenziale.
Mi hanno sempre intimamente toccato gli occhi fissi di chi ascolta, giovani pieni di vita e persone che contemplavano da vicino l’ultimo traguardo. Esperienze avvolte nel silenzio come si conviene a quell’ampio livello di vita che trascende il linguaggio. È immenso lo spazio che Gesù, il Verbo incarnato, ha dedicato al silenzio pieno di misericordia. Abbiamo cercato insieme di essere suoi discepoli proponendoci una via semplice, un cristianesimo dal volto umano, lontano dall’arroganza dei fondamentalismi ed evitando la separatezza dei settari, aperti al dialogo “globale” nell’atmosfera terrestre delle piazze e delle strade, in riva al mare e sui monti, quelli del Tabor e delle Beatitudini o, anche, dell’invalicabile monte degli Olivi. Non c’è scena evangelica più bella di quella di Gesù che predica dalla barca in riva al lago.

Desidero rivolgere anche una parola commossa piena di gratitudine alle tante persone amiche che mi hanno donato affetto, stima e collaborazione. Porto tutti, sempre, nel cuore e sull’altare. Nomino soltanto i miei genitori. Sono essi gli artefici primi e i collaboratori di Dio non solo per i cinquant’anni di sacerdozio presbiterale, ma per l’origine della mia stessa vita.

A tutti gli altri dico: non contiamo ciò che abbiamo dato e ciò che abbiamo avuto, perché siamo tutti dentro il circolo vitale della grazia trinitaria che tutti ci avvolge con infinito amore.

Grazie! Amen!

Perugia, 29 giugno 2003

 

(Questo è il testo della lettera che don Elio Bromuri ha scritto per gli amici che con lui hanno festeggiato i 50 anni di ordinazione presbiterale. Lo abbiamo scelto come editoriale per aprire il numero 31 de La Voce, edizione speciale a lui dedicata)

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AUTORE: Elio Bromuri