L’impegno della Chiesa per la pace

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Papa Francesco con altri rappresentanti delle religioni ad Assisi nella piazza della basilica Inferiore di san Francesco
Papa Francesco alì'incontro "Sete di pace" ad Assisi dal 18 al 20 settembre 2016, in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace

Da più di un secolo la Chiesa non fa mancare i suoi accorati appelli per la tutela della Pace, quindi per la stessa salvaguardia del Creato. Dall’“Inutile strage” di Benedetto XV, nel condannare lo scoppio della prima guerra mondiale, all’opera silenziosa in difesa della vita umana dando rifugio, protezione a quanti erano perseguitati per motivi religiosi, etnici e politici durante il secondo conflitto mondiale, all’enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris scritta a seguito della crisi missilistica a Cuba, tra Usa e Urss, quando nel mondo diviso in due blocchi sembrava essere imminente una guerra nucleare.

Il conflitto tra Russia e Ucraina e la situazione a Gaza

Una situazione assai simile a quella odierna, caratterizzata dal conflitto in Europa, tra Russia e Ucraina, dalla crisi mediorientale, che sta culminando con l’occupazione distruttiva di Gaza da parte dell’esercito israeliano, ai numerosi conflitti nel mondo per i quali la Chiesa ha sempre fatto sentire la sua voce, a partire dalla testimonianza dei tanti missionari sacerdoti, religiosi, religiose e laici spesso martiri.

Senza giustizia non ci può essere pace sulla terra e le vittime principali di questi conflitti sono da sempre le popolazioni civili che per sottrarsi alla violenza, alla morte sono costrette a fuggire, ingrossando quel flusso migratorio inarrestabile che arriva e bussa alle porte della nostra Europa per chiedere aiuto per vivere in pace e avere un futuro più certo e dignitoso.

Gli appelli per la pace di papa Leone XIV

Facendo proprie queste istanze dell’umanità indifesa i Papi sono sempre intervenuti con appelli pressanti e con documenti del loro magistero. Leone XIV sin dal suo primo discorso dopo l’elezione ha parlato di pace, “La pace sia con tutti voi”, e continua a ribadirlo man mano si acuiscono i conflitti nel mondo ed è sempre più compromesso il Creato. Papa Leone lo ha fatto molto chiaramente all’Angelus di domenica 21 settembre, offrendo il suo pensiero alla folla dei fedeli in piazza San Pietro.

Le sue parole sono inequivocabili: “Un giorno saremmo chiamati a rendere conto di come abbiamo amministrato noi stessi, i nostri beni e le risorse della terra, sia davanti a Dio sia davanti agli uomini, alla società e soprattutto a chi verrà dopo di noi… Non c’è futuro basato sulla violenza, sull’esilio forzato e sulla vendetta. I popoli hanno bisogno di pace”. Soffermandosi su quanto accade a Gaza, papa Leone ha nuovamente incoraggiato e ringraziato le associazioni di espressione cattolica impegnate con “aiuti solidali” a sostenere concretamente la popolazione della Striscia di Gaza e quelle messe a dura prova in tutta la Terra Santa.

La prospettiva dei due popoli e due stati è la via per un futuro possibile

La Chiesa italiana con la sua nota “Sia pace in Terra Santa!”, approvata al termine della sessione autunnale del Consiglio permanente della Cei (Gorizia, 22-24 settembre), ha inteso ribadire che “la prospettiva di ‘due popoli, due Stati’ resta la via per un futuro possibile. Per questo, sollecitiamo il Governo italiano e le Istituzioni europee a fare tutto il possibile perché terminino le ostilità in corso e ci uniamo agli appelli della società civile. In questa denuncia ci muovono le parole di san Paolo: ‘Cristo è la nostra pace’ (Ef 2,14). Per i cristiani significa, anzitutto, pregare per la pace. Accogliamo, quindi, l’invito di papa Leone a ‘pregare, ogni giorno del prossimo mese, il rosario per la pace, personalmente, in famiglia e in comunità’”.

I Vescovi raccolgono l’invito del Papa di pregare ogni giorno per la pace

Lo faremo – annunciano i vescovi nella loro nota – in particolare, l’11 ottobre, alle ore 18, con quanti si recheranno in piazza San Pietro, per la Veglia del Giubileo della Spiritualità mariana, ricordando anche l’anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II… Ci impegniamo a dare sostegno concreto a quanti pagano pesantemente le conseguenze di questa “inutile strage’. Così come fatto, in più di 30 anni, con i 145 progetti finanziati dalla Chiesa italiana e con il piano di aiuti per far fronte all’emergenza in corso. Proponiamo gesti eloquenti di prossimità con chi soffre e di riconciliazione tra le parti”.

La mediazione di Chiesa e Patriarcato latino con la “Flotilla”

La stessa Chiesa italiana, insieme al Patriarcato Latino di Gerusalemme, nei giorni scorsi, si è prodigata per una “mediazione” con la Sumund Flotilla impegnata nel Mediterraneo a portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza, in modo da non compromettere l’esito di questa missione, evitando di forzare il blocco navale israeliano.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha invitato gli attivisti della Flotilla ad accogliere la disponibilità del Patriarcato Latino di Gerusalemme a farsi carico della consegna degli aiuti ai palestinesi della Striscia. Appello caduto nel vuoto. Speriamo che non cada mai quello per la pace nel mondo che vede i cristiani tra i suoi principali costruttori come insegna il Vangelo.

Sono 61 i conflitti nel mondo

“Cinquantadue Stati del mondo vivono situazioni di conflitto armato. Erano 55 nel 2022”. Sono i numeri contenuti nell’ottavo Rapporto Caritas sui conflitti dimenticati (“Il ritorno delle armi. Guerre del nostro tempo”) presentato poco meno di un anno fa, il 9 dicembre 2024. Ma in questo ultimo anno abbiamo assistito ad un drammatico aumento di crisi armate che hanno determinato uno spiccato aumento del bisogno umanitario. Il 22 settembre scorso, presentando il suo Bilancio sociale, l’Uppsala Conflict Data Program (UCDP) ha aggiornato il dato: sono “61 conflitti attivi con la partecipazione di almeno uno Stato, il dato più elevato dal 1946.

Si stima che nel solo 2024 siano state uccise almeno 233.000 persone in episodi di violenza armata (mediamente, 638 vittime al giorno, una ogni due minuti) e che ci siano stati più di 123 milioni di sfollati a causa di persecuzioni, conflitti armati, violenze, violazioni dei diritti umani e altri eventi che minacciano gravemente la sicurezza pubblica”. In questo scenario cresce il numero degli italiani (80%) che considera le guerre “come avvenimenti evitabili e non legati in modo indissolubile alla natura profonda dell’uomo (erano il 75% nel 2021 – dati dell’VIII Rapporto Caritas)”.

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