L’intellettuale cattolico esempio di fede e di ‘laicità’

Cento anni fa la conversione al cattolicesimo di Raissa e Jacques Maritain

Il 2006 sta finendo e non si può dimenticare che in questo anno corre il centenario della conversione al Cattolicesimo di Jacques Maritain e di sua moglie Raissa, nonché il quarantesimo dalla pubblicazione de Il Contadino della Garonna ,che il grande filosofo cristiano (1882 – 1973 ) scrisse alla fine del Concilio Vaticano II.Il ‘vecchio laico’, come egli si definiva, era stato invitato all’Assise conciliare e da Paolo VI aveva ricevuto il Messaggio agli Intellettuali. Dopo la conclusione di essa, l’8 Dicembre 1965, usciva all’inizio del 1966 un testo da alcuni giudicato contro corrente: Il contadino della Garonna. Molti si aggiravano – e anche parecchi miei coetanei ventenni di allora – nelle nebbie di presunte ‘certezze’ postconciliari scambiando la sociologia per cammino di fede. Il merito di quell’opera fu invece di tracciare una strada maestra fra le interpretazioni sbrigative e gli schematismi politicizzanti. Maritain impostò i corretti interrogativi etici e logici derivanti dal Concilio e sulla testimonianza dei laici, ma particolarmente su una Fede ‘che salva ‘ e che non è ‘da salvare’ con fervore da neo crociati o da zelanti crocerossine. Gli alleati di un tempo storsero la bocca e gli avversari si sentirono ringalluzziti. Stessa sorte del resto toccò ad altri intellettuali cattolici della sua generazione come Gilson, de Lubac o Guitton , i ‘vecchi brontoloni’, che misero in guardia contro troppo facili derive, sfocianti in un attivismo che squilibrava il rapporto fra la fede e la ragione. Essi indicavano la via più solida di un ‘aggiornamento’ nella fedeltà al magistero della Chiesa. Ne Il Contadino della Garonna il filosofo come ‘un bambino’ guarda ‘la realtà ad occhi spalancati, senza intellettualismi o teorie precostituite’, e da ‘contadino’ concreto esamina le contraddizioni del mondo contestando polemicamente scorciatoie illusorie o innesti nel tronco cattolico di illuminazioni ‘messianiche’ in odor di autoritarismo o di raggiro delle coscienze. L’opera si conclude con una bella professione di fede scritta dalla moglie Raissa, che sottolinea la distinzione fra ‘la causa di Dio e la causa della legge’. La legge, naturale e umana, deve essere accettata e applicata ‘con amore’. Il volto della legge è ciò che passa e subisce le regole del mondo, del dolore e della morte. Esso va accettato, anche se non è il volto di Dio: solo il volto di Dio è Amore. Questo epilogo, intriso di misticismo, è un ennesimo segno dello straordinario sodalizio familiare e spirituale e riconduce, appunto, alla conversione al Cattolicesimo dei due coniugi nel 1906. In una Francia positivista e con forti accenti anticlericali e antisemiti , il rigoroso Jacques, protestante , e la sua giovane moglie, ebrea di origine russa, fusero le loro culture e la loro speranza di fede nel Cattolicesimo. Già ultramoderni e attualissimi, anche se non alla moda, vissero in una ‘interazione’spirituale, che non era sopraffazione, né cancellazione delle origini, ma sintesi. Insieme compiranno il percorso da intellettuali anarchici a testimoni di fede. Insieme pubblicheranno Liturgia e contemplazione, insieme nel ritiro di Meudon, vicino a Parigi, approfondiranno i problemi estetici e di una ‘conoscenza’ che può trovare principio anche nella intuizione creativa dell’artista. Raissa, del resto, fu poetessa e in costante rapporto con grandi artisti del tempo: Strawinsky, Rouaul… ed ebbe in questo aspetto profonda influenza su Jacques. Nel tormentato periodo fra le due Guerre mondiali, nel fecondo rapporto dialettico con Mounier fra la stesura de L’Umanesimo integrale e la definizione del personalismo comunitario, dall’esilio negli Stati Uniti al soggiorno italiano nell’Ambasciata francese presso la Santa Sede, fino agli ultimi anni di vita in comune e al sepolcro nella pace alsaziana di Kolbsheim, il loro fu un esempio di adesione al travaglio di un’epoca e di condivisione intellettuale e spirituale. Maritain non volle mai prestare il proprio pensiero a una utilizzazione politica di partito, eppure la sua influenza è riconoscibile nella Dichiarazione universale dei Diritti dell’Uomo e nella stessa Costituzione della Repubblica italiana. Egli è stato filosofo cristiano della democrazia, non della democrazia cristiana e gli è fortemente presente il ‘modo’ in cui il volto ‘di amore ‘può trasparire nel testo legislativo per affermare una dignità del cittadino oltre l’universalismo astratto e l’unilateralismo della lotta di classe. Parrebbe utile ripercorrere la ricchezza del pensiero e l’esempio della concreta esperienza di vita dei due coniugi. Essi non sono racchiusi nel loro tempo, tutt’altro! Si può andare oggi, con i Maritain, oltre i Maritain.

AUTORE: Alfredo De Poi