Abbiamo ospitato nel numero scorso un documento della Consulta della Conferenza episcopale dell’Umbria per le questioni sociali il lavoro la giustizia e la pace nel quale sono riportate alcune osservazioni critiche nei confronti di alcuni articoli dello Statuto regionale e si chiedono modifiche in vista della prossima definitiva approvazione da parte del Consiglio regionale. Su quella linea e in continuità con il tipo di osservazioni ivi contenute si è svolta una specie di partecipazione diretta, da parte di alcuni gruppi ecclesiali, che hanno sottoscritto una lettera aperta chiedendo una rilettura di alcuni articoli e modifiche. Il fatto già per se stesso racchiude, ci sembra, notevole importanza perché rappresenta l’interesse che il mondo cattolico riserva allo Statuto regionale nel suo insieme. È un interesse rivolto alla politica nei suoi aspetti generali e fondanti che riguardano l’idea e la prospettiva secondo cui guidare le scelte concrete. Così affronta i temi del patrimonio storico culturale artistico religioso e, nello specifico, la peculiarità umbra dei movimenti benedettino e francescano, la identificazione della famiglia senza aggiunte ed equivoci, la commisurazione del peso fianaziario del funzionamento delle istituzioni rispetto all’esiguità del numero degli abitanti, l’equilibrio dei poteri decisionali e di controllo e così via. Da un punto di vista interno alla comunità cattolica il documento-lettera rappresenta anche il segno di una capacità di compattazione su temi di comune interesse culturale e sociale tra persone appartenenti a differenti organizzazioni. La lettera è presentata in un tono e uno stile costruttivo e rispettoso nei confronti di coloro che hanno avuto il compito e il peso della stesura degli ottanta articoli.