Lo “Spirito di Assisi”: a 15 anni dalla Giornata mondiale di preghiera per la pace

Gli uni accanto agli altri e non gli uni contro gli altri

Si parla tanto di spirito di Assisi, ma cosa vuol dire questo? Cosa è stato Assisi 1986? In quel giorno – ha ricordato Riccardi – ci fu una giornata di preghiera e di digiuno, gli uni accanto agli altri senza confusione. Da quel giorno del 1986 (tempo che sembra così tanto lontano a noi: allora caratterizzato dalla guerra fredda, oggi dalla globalizzazione) Assisi ha voluto dire casa di tutti.Riccardi ha ricordato che la giornata di Assisi veniva da lontano: era frutto del ‘900, secolo gravido dei 180 milioni di morti per la guerra, e anche della sicurezza razionalistica che il futuro non sarebbe stato delle religioni perché la modernità le avrebbe spazzate via. Ad Assisi fu chiaro che tutte le religioni rifiutavano la guerra; dopo Assisi fu evidente che la storia, tramontate le ideologie, era fatta dalle nazioni e dalle religioni. Giovanni Paolo II, invitando i capi religiosi, non voleva proporre un negoziato, ma la preghiera senza commistioni sincretistiche, rispettosa della diversità. Tutti fecero esperienza della “forza debole della preghiera”. Il fondatore di “Sant’Egidio” ha ricordato l’esperienza fatta dalla comunità di cui è assistente il vescovo di Terni-Narni-Amelia mons. Vincenzo Paglia. Con cadenze annuali sono stati organizzati incontri tra i leader religiosi per continuare l’esperienza di Assisi. Conoscersi è il primo sforzo fatto da esponenti di religioni diverse per cercare ciò che unisce e non ciò che divide. Infatti, non è vero che ci sono le guerre di religioni – ha ricordato il relatore – ma esistono religioni utilizzate nelle guerre. Ricordando i fatti accaduti nello scorso decennio Riccardi ha ricordato che “durante gli anni ’90 le religioni hanno sentito la spinta potente a legittimare i conflitti”; oggi, poste davanti da un bivio, devono scegliere tra la “tensione unitiva” che porta alla pace o la legittimazione dei conflitti che asseconda la guerra. I credenti possono dire la loro perché essi “hanno anche la forza debole di fare la pace. Non è utopia: Riccardi ha ricordato la mediazione della comunità di Sant’Egidio per porre fine con la pace alla guerra civile in Mozambico, una delle tante guerre dimenticate, di quei tanti “11 settembre” di cui nessuno parla, che, da sola, ha fatto 4 milioni di morti. Di fronte all’incertezza e alla paura che sembra aver assalito il mondo dopo i fatti dell’11 settembre noi, con la semplicità propria dell’uomo di strada e non del politico, ci domandiamo se sia ancora attuale lo spirito di Assisi. Tutto questo dialogo a che cosa è servito? Articolata la risposta di Andrea Riccardi. Nel tempo in cui sono scomparse le ideologie, e la globalizzazione fa gli individui tutti eguali, “nasce la volontà delle persone di affermare con la forza la nostra identità”. Proprio perché siamo uguali abbiamo bisogno di essere diversi. Mentre la condizione umana è quella di convivere sotto l’unico tetto che è il mondo, si perseguono disegni di pulizia etnica. La gente si sente aggredita, spaesata di fronte ai nuovi vicini. È questa semplice dinamica che fa nascere il fondamentalismo (non solo quello islamico), semplificazione che può affascinare i giovani e i disperati, ma che può essere utile a politici spregiudicati. Oggi tutto si semplifica secondo categorie precise: c’è il nemico contrapposto all’amico. Lo spirito di Assisi però non è semplificazione, ma è convivenza serena e pacifica. Oggi – è l’invito di Riccardi – non dobbiamo regalare a Ben Laden la guerra di religione, anzi dobbiamo continuare a promuovere e a far rifiorire quello spirito di Assisi nello studio e nell’ospitalità. Dobbiamo riprendere coraggio, malgrado tutte le inquietudini e le difficoltà che ci sono, e che ci saranno. La Chiesa cattolica è chiamata a promuovere il dialogo con le altre religioni, caratterizzato dalla fermezza e dalla reciproca conoscenza, perché una Chiesa che dialoga, esplicitamente comunica il Vangelo; proprio come san Francesco che la liturgia dice “uomo cattolico e tutto apostolico”.

AUTORE: Francesco Mariucci