Lo sviluppo regionale esige cooperazione

Esce il nuovo Rapporto dell'Agenzia Umbria ricerche su società ed economia

Nel Rapporto Aur sull’economia e sulla società umbre nel 2007 (Dentro l’Umbria) presentato alla cittadinanza il 6 ottobre si riflette a più riprese una concezione multidimensionale dello sviluppo, in cui la coesione sociale è strettamente intrecciata alla crescita economica, e viene respinto quell’economicismo, del tutto sganciato da criteri etici, di cui stiamo osservando sgomenti gli effetti disastrosi nel campo della finanza (e non solo). Sotto un certo punto di vista, può dirsi che il Rapporto si occupa delle condizioni di una buona vita, di un vivere bene, che può intendersi, se concepito come ‘vivere bene insieme’, come il ‘bene comune’ delle persone residenti nella nostra regione. Del concetto di bene comune, analizzato accuratamente nel corso dell’ultima Settimana sociale dei cattolici italiani (Pisa, ottobre 2007), ricordo il carattere di bene relazionale, di bene cioè che si costruisce insieme e si gode insieme. In linea con questa ipotesi, un approccio ai problemi economici e sociali nella prospettiva del bene comune si distingue per: a) l’attenzione ad ogni persona, e b) il rafforzamento del tessuto relazionale tra pubblica Amministrazione, operatori e cittadini, in ciascun gruppo al proprio interno e tra gruppi, anche in applicazione di un criterio di reciprocità molto attenta alla dignità delle persone. Il tutto fondato su una sostanziale condivisione di valori, risorse, obiettivi. Il Rapporto richiama a più riprese l’uno o l’altro di questi aspetti, e in particolare l’importanza dell’aspetto relazionale. Ricordo qui di seguito alcuni di questi spunti di riflessione. Un primo tema è quello dell’innovazione e della competitività, e dell’esigenza di accrescere i livelli, attualmente troppo bassi, sia della produttività che dei salari dei lavoratori; e per questo il Rapporto sottolinea la necessità di sviluppare una cooperazione, fortemente connotata da partecipazione e condivisione, tra piccole e medie imprese che perseguono un’incisiva innovazione di prodotto e di processo, ricordando le promettenti reti di collegamento avviate in Umbria (Centro di villa del Pischiello, polo ‘meccatronico’ di Città di Castello, High Technology Center di Foligno) e sostenendo la necessità di costruire veri sistemi locali dell’innovazione. L’aspetto relazionale si propone anche per progredire verso un’occupazione migliore di quella attuale, che tra l’altro valorizzi maggiormente le competenze dei lavoratori, in particolare dei più giovani e dei più scolarizzati; tale obiettivo richiede un rafforzamento coordinato e sinergico delle relazioni tra istruzione, formazione, agenzie del lavoro, imprese, anche attraverso processi di concertazione maggiormente proficui nell’ambito del Patto per lo sviluppo dell’Umbria. L’importanza della dimensione relazionale si ripresenta nell’analisi della qualità della vita, che in Umbria si connota nel complesso positivamente, in specie nella prospettiva di un ulteriore rafforzamento del capitale sociale, espressione di un tessuto relazionale e solidale, con disponibilità alla cooperazione per il bene comune della popolazione regionale. La suddetta importanza è evidente anche sul fronte della pubblica Amministrazione, per la quale si esige un assetto più snello ed efficiente: a questo riguardo il Rapporto rimarca la centralità della concertazione tra Stato, Regioni ed enti locali, e ricorda il rilievo del principio di sussidiarietà, e in particolare di una sussidiarietà ‘circolare’, in cui pubblico e privato sociale amministrino insieme per lo sviluppo di ogni persona. In definitiva, sono molteplici le notazioni ricavabili dal Rapporto, da cui può inferirsi l’esigenza di un rafforzamento di concertazione, partecipazione, sussidiarietà, condivisione, ovvero di tutti gli elementi costitutivi di un approccio orientato al bene comune.

AUTORE: Pierluigi Grasselli