Lsu: si cercano vie affinché non tornino ad essere disoccupati

Per 500 lavoratori assunzioni in vista. Per gli altri l'idea è creare imprese

I “lavoratori socialmente utili” sono scesi in piazza per chiedere alle istituzioni garanzia per il loro futuro. Ma come, non sapevano che il loro lavoro era a tempo determinato? Questa deve essere stata la prima reazione di chi ha seguito, magari distrattamente, le notizie di queste settimane. Come a dire: ma cosa pretendono, hanno già lavorato due, quattro o anche sei anni, mentre altri sono ancora disoccupati! E poi di che si lamentano visto che hanno i sindacati a difenderli? Domande che abbiamo girato a Claudio Ricciarelli, sindacalista della Cisl dove è responsabile delle politiche per il lavoro. La Cisl, spiega Ricciarelli, rappresenta la maggior parte dei 1300 lavoratori socialmente utili dell’Umbria, ed è impegnata affinché “si creino condizioni per un lavoro stabile”. Non chiede assunzioni generalizzate negli enti pubblici, né provvedimenti assistenzialisti, ma vuole evitare che queste 1300 persone tornino ad ingrossare le fila dei disoccupati. Alcuni Lsu (circa 500) sono più fortunati degli altri perché verranno assunti.I Ministeri della Pubblica istruzione, Finanze, Giustizia e l’Inps, hanno già approvato o stanno approvando, accordi per la loro assunzione definitiva a coprire carenze di organico: in Umbria sono circa 150. Altri accordi sono in corso nelle Asl e Aziende ospedaliere, anche qui per coprire carenze di organico, e se la cosa è fatta a Perugia e Città di Castello (50 assunzioni), più problematica è la situazione a Terni mentre a Foligno si è scelta la via della esternalizzazione del servizio. Per gli altri 700 lavoratori cosa propongono i sindacati? “Un impegno a sostenere la creazione di imprese dei lavoratori” risponde Ricciarelli che si dice in parte soddisfatto della delibera adottata una settimana fa dalla Giunta regionale. La Cisl vorrebbe, infatti che il sostegno pubblico non si limitasse a società cooperative ma giungesse a dar vita a società miste, pubblico – privato, con una chiara corresponsabilità dell’Ente pubblico nel creare imprese che possano nel tempo porsi sul mercato. Ma come, obietto, mentre l’opposizione accusa gli eredi del Pci di aver occupato la società civile voi proponete società miste che potrebbero riproporre il sospetto che a lavorare alla fine saranno i soliti ‘vicini’? Ricciarelli però inisiste sulla necessaria corresponsabilità dell’Ente pubblico che deve aprire anche ai privati l’utilizzo dei 10 miliardi e 600 milioni che il Ministero del Lavoro assegnerà all’Umbria per ricollocare circa 700 LSU. E chiede che vengano sfruttate anche le opportunità date dal Fondo sociale europeo. Le società miste sono importanti, assicura Ricciarelli, per dare garanzia a progetti di lavoro imperniati sulla esternalizzazione di servizi attualmente svolti in proprio dall’ente pubblico. Qui i progetti sono vari, interessano il settore dei beni culturali, dell’ambiente, dei servi alla persona, servizi mense e pulizie. Con le Comunità montane c’è un progetto d’impresa per la valorizzazione dei sentieri appenninici che coinvolgerebbe circa 70 Lsu. Per i 300 lavoratori del progetto Emerico assunti a supporto amministrativo e burocratico di Regione (50) e Comuni terremotati (250) per la ricostruzione, si chiede che il contratto sia prorogato fino ad Aprile e laddove possibile si proceda ad assunzioni per coprire la carenza di organico. Il progetto più importante – spiega Ricciarelli – per il valore politico nella valorizzazione del patrimonio pubblico e lo sviluppo dell’occupazione, è il Cepar, in cui sono impiegati 37 giovani diplomati e laureati che hanno censito il patrimonio immobiliare di Regione e Asl. La proposta è di creare con i giovani una società mista che fornisca servizi per la valutazione, manutenzione, alienazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare attualmente non pienamente valorizzato. Casolari, palazzi e terreni che non verranno venduti potrebbero diventare a loro volta base per la creazione di attività in grado di produrre lavoro.

AUTORE: Maria Rita Valli