Un signore che ha viaggiato in tutti i Paesi del mondo, e in parecchi anche diverse volte, mi dice che oggi i turisti cinesi, giapponesi e coreani vengono a visitare la vecchia Europa con lo stesso spirito con cui, quarant’anni fa, gli europei andavano a visitare Calcutta. Cioè con l’atteggiamento di chi sa di appartenere a un pezzo di mondo che è all’avanguardia nello sviluppo economico, tecnologico e scientifico; e si reca per curiosità in un altro mondo pittoresco, ricco di memorie, ma arretrato e ormai sterile di innovazioni. È proprio così? Forse no, ma certo il sospetto viene.
La vecchia Europa potrebbe essere ancora competitiva e innovativa se fosse capace di muoversi unitariamente. Unita, avrebbe una massa di popolazione che ne farebbe il terzo Stato nel mondo dopo Cina e India e prima degli Usa; e un potenziale economico e finanziario fortissimo. Ma dovrebbe, appunto, essere unita, vale a dire concorde e dotata di un vero Governo capace di prendere decisioni pronte e autorevoli. Un obiettivo necessario e ambizioso, ma certo difficile da raggiungere; però all’inizio di questo secolo non sembrava azzardato parlarne. Poi le cose sono pian piano peggiorate.
Gli inglesi hanno già deciso di tirarsi fuori, e anche altrove si diffondono le idee separatiste o, come si usa dire adesso, “sovraniste”. Ancora si tratta di minoranze, ma sono minoranze forti, abbastanza per mettere in difficoltà i rispettivi Governi. L’ultimo segnale in questo senso è arrivato con le elezioni tedesche del 24 settembre, ed è un brutto segnale perché finora la stabilità politica della Germania appariva come una garanzia di europeismo, anche per l’influenza che ha lo Stato tedesco nei Paesi ex comunisti. I quali sono i più riottosi all’integrazione politica ma si guardavano bene, finora, dal minacciare fuoriuscite, vista la loro dipendenza economica. Ma se la Germania, pur senza cambiare rotta del tutto, lasciasse svanire il suo europeismo, il processo di unificazione sarebbe finito. A qualcuno forse piacerebbe. Ma in fondo a questa strada c’è “Calcutta”, quella dei derelitti pietosamente raccolti da Madre Teresa.