Luoghi dello spirito da valorizzare

Festa del beato Canetoli all'eremo di Sant'Ambrogio

L’eremo di Sant’Ambrogio, una delle emergenze architettoniche più spettacolari che impreziosiscono la ‘Gola del Bottaccione’, formata dai Monti Foce ed Ingino, è uno straordinario contenitore di testimonianze storiche e spirituali che meriterebbero una attenzione più costante. Sotto questo profilo feste e tradizioni locali aiutano a riscoprire luoghi e personalità che, per i valori e le testimonianze che richiamano, meriterebbero un’attenzione più profonda ed una frequentazione più intensa. È il caso della festa in onore del Beato Arcangelo Canetoli che si celebra la seconda domenica di luglio e che vede ancora oggi tante persone salire con entusiasmo l’erta salita che conduce appunto all’eremo di Sant’Ambrogio. Una maestoso costruzione eretta nel 1331 per iniziativa del vescovo eugubino Pietro Gabrielli (1326-1345) nella quale radunare tutti gli eremiti sparsi nel territorio, dando loro la regola di Sant’Agostino. Nel 1419, unificato con quello di San Salvatore di Bologna con bolla di Papa Martino V, vi si trasferirono i Canonici regolari lateranensi; nel 1445, infine, Papa Calisto III unisce la Canonica di San Secondo a Sant’Ambrogio. È stato per anni un centro di fervente vita spirituale. Al suo interno sono conservati i resti mortali del beato Francesco Nanni (morto intorno al 1409), del celebre giureconsulto Agostino Steuco (1496-1549), canonico regolare lateranense di grande cultura e profonda spiritualità, filosofo e teologo di fama, esperto delle discipline sacre e profane, segretario del Concilio di Trento, svoltosi tra il 1545 ed il 1563, oltre alle spoglie incorrotte del beato Arcangelo Canetoli (1460-1513). Nato a Bologna verso il 1460, vestì l’abito della Congregazione Renana dei Canonici Regolari di San Salvatore di Bologna il 29 settembre 1484. Nel 1498 fu accolto dal Superiore del Monastero di Sant’ Ambrogio, dove visse per quasi dodici anni. La fama della sua santità si divulgò subito e a lui accorsero a chiedere consigli i poveri e i potenti. Ebbe il dono della predizione; rifiutò l’arcivescovato di Firenze per continuare la vita nel silenzio del suo eremo. Morì durante il viaggio di ritorno, a Castiglion Aretino il16 aprile 1513. Gli eugubini richiesero ed ottennero l’autorizzazione a riprendere il venerato corpo del beato, che il 3 dicembre dello stesso anno fu riportato a Gubbio. All’ultima celebrazione era presente, come succede da tempo ormai, uno dei discendenti del Beato, nella circostanza l’ing. Filippo Canetoli.

AUTORE: Giampiero Bedini