L’uomo nuovo secondo il Concilio

“Domeniche del Concilio” presso le Benedettine di Citerna: il priore generale dei Camaldolesi presenta la “Gaudium et spes”
L’intervento di padre Alessandro Barban priore generale dei monaci camaldolesi

Si è concluso domenica scorsa il ciclo delle “domeniche del Concilio” proposte dalle monache Benedettine di Citerna nel 50° anniversario dall’apertura del Vaticano II. È stato padre Alessandro Barban, priore generale dei monaci camaldolesi a presentare la Gaudium et spes, la Costituzione conciliare sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Nel corso del suo intervento il monaco ha più volte tenuto a precisare di voler fornire solo delle chiavi di lettura per un approccio più consapevole a questo documento. Gaudium et spes è stata giustamente definita una costituzione pastorale.

Padre Barban ha esortato a non confondere l’aggettivo pastorale come opinabile, ossia non importante. Il Vaticano II nelle intenzioni di Giovanni XXIII doveva essere un Concilio pastorale ed ecumenico, e non per questo opinabile!

Un’altra premessa è doverosa: Gaudium et spes è sì un documento pastorale, ma non nel senso che voglia fornire indicazioni pratiche alla Chiesa. Gaudium et spes, l’ultima delle Costituzioni conciliari, porta aria nuova alla Chiesa. Nel senso che rivoluziona il sistema teologico. Lo fa partendo dall’uomo. Fino ad allora l’uomo, carne-ossa-anima, era visto solo come una realtà peccatrice, capace solo di compiere il male; una realtà, insomma, solo negativa. Forse per la prima volta si parla, in un documento ufficiale ed autorevole della Chiesa, del corpo umano come un dono di Dio. Sembra si siano abbandonati i termini pessimistici e negativi che avevano contraddistinto l’antropologia cattolica. Molti anni dopo le neuroscienze avrebbero dato man forte a questa impostazione ricordando che la persona è un corpo complesso, il cui organo più importante è il cervello. Gaudium et spes esprime piena convinzione nella libertà umana. Essa non porta all’allontanamento da Dio. Ma è la capacità positiva dell’uomo: può amare e essere amato.

Gaudium et spes esprime un tono così positivo nei confronti degli uomini (e delle donne) perché si richiama al modello di Cristo: nel mistero dell’incarnazione Cristo – secondo il relatore – diventa il paradigma della nuova umanità. Ma è soprattutto nel mistero pasquale che Cristo mostra la sua potenza salvatrice. Grande merito del Vaticano II è stato quello di aver messo al centro della vita della Chiesa la Pasqua del Signore. Il mistero pasquale – forse ancor oggi sottovalutato – rappresenta il mistero fondamentale elaborato nella vita della Chiesa che le ha dato nuova linfa vitale. Anche noi oggi – ha concluso padre Alessandro Barban – corriamo il rischio che la nostra vita di fede si fermi al venerdì santo. Quando vivremo invece alla luce della Pasqua? La Gaudium et spes ci invita ad essere uomini e donne sorridenti e viventi in Cristo risorto.

AUTORE: F. M.