Marco come Gabriele

Ogni volta che in Tv sento Marco Pannella parlare di politica mi vien fatto di pensare a Gabriele D’Annunzio. In teoria un abisso dovrebbe separare i due personaggi, il caldo seguace di Ghandi dal gelido epigono di Nietzsche, ma così non è: la vita gioca di questi scherzi. Li accomuna un trasformismo degno del grande Fregoli, l’attore che impersonava tre diversi personaggi nel giro di 1 minuto. Pannella si presenta come un asceta, poi cambia pelle e assume quella del pacifista, poi quella del piagnone che è sempre in Tv e si lamenta di non esserci mai, poi si fa prepotente e insulta. D’Annunzio si autodefiniva ‘l’uomo dalle mille vite’, in realtà era un Fregoli in quarantottesimo; le sue mille vite erano mille comparsate da Carnevale di Viareggio. Li accomuna l’assenza di ragionevolezza: Pannella si atteggia a profeta laico, e questo gli basta per snobbare la comune ragionevolezza; D’Annunzio s’era addirittura proclamato ‘Il Vate’, in realtà era un pipparolo impenitente, capace di prendere a fucilate, al grido di ‘Vile beccaio!!’, il macellaio che lo serviva, perché, dopo un paio d’anni di latitanza, aveva osato presentargli il conto!. Li accomuna l’incapacità di rendersi conto delle ragioni altrui: nella discussione sulla fecondazione assistita questa componente del pensiero Radicale si è evidenziata soprattutto negli interventi sprezzanti di Capezzone e di Cappato. D’Annunzio sghignazzava su tutto quello che non era lui. Li accomuna l’esibizionismo politico più sfrenato. In questo D’Annunzio fa registrare qualche punto di valutazione in più: lui era esibizionista sempre e comunque, anche davanti a se stesso. D’Annunzio ai primi del ‘900 fu eletto in Parlamento per l’estrema destra, partecipò a poche sedute, creando ogni volta il massimo scompiglio. Interruppe un collega che stava parlando e indossava condecentemente il tight previsto dal galateo di Montecitorio, col solino al collo, le basette di rito e la piega dei calzoni impeccabile: ‘Lei è un porcospino!’; ‘Questa è un’offesa pungente: la ritiri!!’; ‘Ritiro lo spino!’. Dopo poche sedute il matto decise di lasciare il gruppo dell’estrema destra e aderire al gruppo di estrema sinistra: ‘Vado verso la vita!!’ gridò transitando davanti al Presidente col pugno levato in aria. All’estrema sinistra c’era una porticina: lo invitarono a imboccarla e a non farsi vedere più. Pannella oggi, in vista delle regionali, gioca, o tenta di giocare, su due tavoli: il minimo della decenza vorrebbe che tutt’e due gli si chiudessero in faccia.