Ministro della carità

Fra’ Giampiero Cognigni è diacono Fra’

“Chiamato dal Signore Gesù per l’amore misericordioso del Padre, e ricevendo ora il primo grado del sacramento dell’Ordine, tu sarai costituito, caro Giampiero, ministro qualificato della carità e del servizio. Il ministero diaconale, infatti, così come appare nel libro degli Atti e nella tradizione viva della Chiesa, sottolinea il valore del servizio, che è espresso dalla carità, come tipica funzione ecclesiale. Come diacono, perciò, tu sarai segno sacramentale e permanente di quella vocazione al servizio per cui si continua nel popolo di Dio la missione e l’atteggiamento di Cristo, servo di Jahvé”. Con queste parole l’arcivescovo Renato Boccardo ha iniziato l’omelia nella messa per l’ordinazione diaconale di fra’ Giampiero Cognigni, dei frati minori Cappuccini, tenutasi domenica 7 novembre nella chiesa di S. Pietro a Spoleto. Dallo scorso mese di settembre il nuovo diacono si trova nel convento di Spoleto con il compito di vice maestro dei post-novizi delle Province dell’Italia centrale del suo Ordine, eccetto la Toscana. Fra’ Giampiero è nato a Fermo il 15 novembre 1974 ed ha emesso la professione perpetua il 31 marzo 2007 nella provincia marchigiani dei Cappuccini. “In te, caro Giampiero – ha detto ancora mons. Boccardo -, si rinnova il mistero della Chiesa, che è quello di essere un popolo di chiamati; in te rifiorisce, nel suo valore sempre creativo, il gesto d’amore infinito col quale Gesù chiama, interpella, sospinge alla sequela”. Infatti, è bene ricordarci che alla radice più profonda dell’essere sacerdoti, come dell’essere cristiani, vi è la chiamata, vi è l’iniziativa divina carica di amore, vi è l’appello e la scelta di Dio, in Cristo Gesù. E fra’ Giampiero questo lo sa, come lo sappiamo tutti noi. “Se vai indietro negli anni – ha detto il presule rivolto all’ordinando -, se ripensi al tratto di strada che hai percorso e cerchi di coglierne il senso misterioso e profondo, allora ti accorgi che non tu, non le tue qualità, non i tuoi meriti, ma Dio ti ha spinto fin qui. Con amore delicato e fedele ti ha inseguito e ti ha raggiunto; ti ha atteso ai crocicchi più impensati; anche dopo ripulse e infedeltà ti ha chiesto, insistente, il tuo sì. Ed ora, pur consapevole della tua fragilità e del peso che ti assumi, ‘pieno di gioia e di Spirito Santo’ (cf At 13,52), riconosci con la Chiesa la Sua voce e ti lasci catturare per sempre. Non si tratta di una notazione psicologica per esprimere un momento singolarmente intenso, ma transeunte, della tua vita; non è una emozione che vogliamo esternare e tradurre in umane parole. Tu sarai perciò, nell’umiltà della tua persona, immagine vivente del Signore Gesù. Non sarà tuo quello che farai, ma sarà di Cristo, di cui dovrai essere trasparenza e strumento, per indicare a tutti la sua presenza in mezzo alla comunità dei credenti”.