mons. Bertini, vicario generale di Foligno, lancia la proposta

"Deposito visitabile" in attesa della ricollocazione delle opere d'arte restaurate:

Creare ‘depositi visitabili’. La proposta, riferita ai depositi di opere d’arte allestiti per ospitare i beni messi in salvo dalle chiese danneggiate dal terremoto, l’ha lanciata mons. Giuseppe Bertini, vicario generale della diocesi di Foligno, nel suo intervento al convegno sul recupero degli edifici di culto. “L’impossibilità di ricollocare alcune opere nella loro sede originaria, – ha spiegato – fanno ritenere opportuna l’individuazione di un edifico, o più di uno, in Diocesi estese con grande densità di edifici di culto e di opere in essi contenute, da adibire a ‘deposito visitabile’ nel quale possa confluire materiale in attesa di ricollocazione o non ricollocabile, materiale che deve essere rimosso dalle sede originaria a motivo di furti, materiale recuperato dopo il furto e non ricollocabile prima che l’edificio dal quale proviene sia dotato di opportune misure di sicurezza”. Un deposito che dovrebbe avere “spazi allestiti a magazzini visitabili, uffici, laboratorio, sala didattica ecc. per un rapporto vivo con il territorio e per la conoscenza dei “beni culturali minori” che hanno una funzione di testimonianza e di stimolo, soprattutto per i giovani”. Un intervento propositivo, come aveva lasciato intendere fin dall’inizio. “Non voglio condividere l’abitudine di chi vede sempre la dimensione negativa della realtà e disconosce i progressi,- aveva detto – ma desidero rilevare che si è già operato molto e bene”. Il che non significa che si sia fatto tutto. Mons Bertini lo ha ricordato facendo il punto sulla ricostruzione degli edifici di culto “completata o iniziata per la metà degli edifici dichiarati inagibili” ma che “con l’inizio della fascia tre, potrà raggiungere il 70% di interventi avviati”. “Tuttavia, – ha commentato – a sei anni dal terremoto, si ritiene necessario un monitoraggio degli edifici per accertare il probabile aggravamento delle condizioni statiche e di degrado, soprattutto di quelli contenenti beni inamovibili di notevole interesse”. In relazione al restauro delle opere d’arte mons. Bertini ha parlato di “urgenza” per le opere appartenenti ad edifici colpiti dal sisma del 1979 e da quelli successivi, in particolare del 1997″. In Valnerina, ha ricordato, ci sono “pronto interventi” sugli edifici che risalgono al 1980 e arredi mobili che rimossi in seguito al sisma del 1979, da allora hanno transitato per vari depositi senza mai essere ricollocati nelle sedi originarie, anche se restaurate. “Lo stesso sta avvenendo – ha aggiunto con una nota di preoccupazione – con quanto rimosso dopo il sisma del 1997”.

AUTORE: M.R.V.