La festa del santo patrono Giovenale è per la comunità narnese un forte momento d’incontro, e tantissimi fedeli hanno partecipato sabato 3 maggio al solenne pontificale presieduto dal vescovo Francesco Antonio Soddu e la processione per le vie della città con il busto del Santo. Il tutto accompagnato dallo scenario della città antica e dalla coreografia della sfilata del corteo storico in ricchi abiti medievali.
La celebrazione della festa di San Giovenale a Narni
Una presenza viva quella di San Giovenale, che con la sua predicazione divenne l’anima dell’intera città nei secoli difficili delle persecuzioni contro i cristiani. Alla celebrazione nella concattedrale di Narni erano presenti il sindaco Lorenzo Lucarelli, che ha donato l’olio e acceso la lampada davanti al busto di San Giovenale e recitato la preghiera di affidamento al santo patrono, la presidente della Regione Umbria Stefania Proietti, l’assessore regionale Francesco De Rebotti, la consigliera regionale Eleonora Pace, in rappresentanza della Provincia di Terni Fabio Di Gioia, i sindaci dei Comuni di Calvi dell’Umbria, di Otricoli, autorità civili e militari della provincia di Terni, i rappresentanti delle parrocchie del narnese che hanno offerto i ceri, i rappresentanti dei Terziari Fraporta, Mezule e Santa Maria e del corteo storico della Corsa all’anello, i cavalieri e dame del Santo Sepolcro di Gerusalemme e tanti fedeli narnesi. Hanno concelebrato il parroco della Concattedrale di Narni don Sergio Rossini, il vicario generale della diocesi mons. Salvatore Ferdinandi, il vicario foraneo di Narni don Jean PierreKalongisa, i canonici del capitolo della Concattedrale di Narni, i sacerdoti della diocesi di Terni-Narni-Amelia.
Mons. Soddu: “testimone attuale della fede”
Ricordando la figura del santo patrono e primo vescovo di Narni, mons. Soddu ha sottolineato come san Giovenale sia un testimone attuale della fede «che ha saputo incarnare nella propria vita il vangelo del Signore; con la sua esperienza di vita, tutta donata al Signore, è per noi espressione viva ed eloquente di quanto in Dio si trovi la realizzazione piena della vita». «Essere cristiani significa mettere in pratica la vigilanza, come ricorda san Paolo nella prima lettura – ha detto il vescovo – stando attenti, avendo come punto di riferimento costante la Parola di Dio. Il termine vigilare, costituisce il fulcro di tutto il discorso di san Paolo. Dinanzi agli attacchi del maligno sulla comunità dei credenti è necessario da parte dei pastori vigilare. Paolo non suggerisce una particolare strategia da adoperare, ma raccomanda di vigilare: “vigilate su voi stessi e su tutto il gregge…”. San Giovenale, pastore di questa Chiesa, insieme ai pastori delle chiese fondate da san Paolo, ripete a noi quanto abbiamo pregato nel salmo: “Il Signore è il mio pastore”, per questo non manchiamo delle cose essenziali e necessarie, quindi non manco di nulla.
Il tesoro della pienezza di vita è il Vangelo di Cristo. L’inverso, ossia il vuoto della vita è causato proprio dalla sua assenza. Per questo ci viene data l’opportunità di essere non solo seguaci o imitatori di questo messaggio, quanto piuttosto depositari di un grande tesoro, anche se questo è contenuto nella nostra fragile vita. Davanti al vuoto o alla banalità delle innumerevoli offerte che ci vengono quotidianamente poste innanzi, sulle quali ci si butta a capofitto cercando di acchiapparne il più possibile, abbiamo la capacità di fare adeguato discernimento, ossia la capacità di scegliere il bene e rifiutare il male; quello che nutre la nostra vita da ciò che la inquina, annacqua, intossica e danneggia. Queste offerte sono infinite, come ben sappiamo. L’offerta della vita vera invece è solo una, come una è la vita stessa: Gesù Cristo, il suo Vangelo. Dico Gesù e il suo Vangelo e non l’idea che spesso ci si costruisce. Gesù, l’incontro e l’amicizia con lui. Siamo depositari non solo di un messaggio di vita ma della vita stessa di Dio; e questa vita opera in noi l’effetto stesso del lievito: invisibile ma efficace; impercettibile ma reale. Ciascuno di noi in questo tempo, ai nostri giorni, è chiamato a dare il personale contributo sia per la propria realizzazione e sia per il progresso della società».
Facendo riferimento alla preghiera, ne ha evidenziato alcuni segni perchè le parole espresse durante la preghiera abbiano pieno significato: «Il segno principale è dato dal modo con cui Gesù si esprime, potremmo dire dalla postura del suo corpo: “Alzati gli occhi al cielo”. Non dovremmo mai dare per scontato questo particolare, infatti spesso le nostre preghiere risultano più che altro rivolte in basso, volano a bassa quota oppure si perdono nei bassi fondali del nostro navigare quotidiano. Gesù solleva gli occhi al cielo, cioè si rivolge al Padre, ma il suo sguardo non si perde nel vuoto; si inoltra invece quasi a penetrare ogni nube ingombrante per presentare la sua accorata richiesta al Padre. In questo respiro vitale si colloca la persona, la figura e l’operato del nostro santo patrono Giovenale.
Chi era san Giovenale
Egli era un giovane medico originario di Cartagine, arrivò a Roma durante il pontificato di papa Damaso e da lui venne mandato a Narni nel 368 come Vescovo per confermare nella fede la comunità cristiana già evangelizzata dai vescovi Terenziano, Feliciano e Valentino. Egli fu il primo Vescovo della nostra Chiesa di Narni. Fu martirizzato il 3 maggio sulla via Nomentana, insieme a Evenzio, Alessandro e Teodulo. La sua memoria è ricordata sin dai più antichi martirologi che lo commemorano come Vescovo e confessore. E la vita di Giovenale, allo stesso tempo, fa trasparire ed emergere la vita stessa di Gesù, che ci viene donata come seme piantato, morto e risorto, frutto abbondante per la vita del mondo».
San Giovenale e l’Anno santo
Un riferimento particolare è stato fatto dal vescovo all’Anno Santo come espressione di speranza: «Ci sia sempre di supporto nella vita, nella preghiera, nel lavoro, nello svago, nella salute e nella malattia; in ogni età. Specialmente in questo tempo storico, così complesso per una serie di problematiche, abbiamo la felice opportunità di essere noi, ciascuno di noi il seme fecondo della presenza di Dio, della testimonianza tramandataci da san Giovenale per intravvedere ed assaporare il gusto della vita nuova che germoglia nella misura in cui ci si abbevera alle sorgenti della salvezza».
Il corteo storico
Al termine della celebrazione il corteo storico, musici, tamburini, bambini e ragazzi del catechismo, i sacerdoti e le autorità sono usciti dalla concattedrale per la processione con il busto di san Giovenale fino a piazza dei Priori, dove il vescovo Soddu ha salutato la cittadinanza e pregato per la città. La cerimonia si è conclusa con il rientro in cattedrale e la benedizione finale del vescovo alla comunità narnese e alla città.