Nella notte di Pasqua il battesimo di dieci adulti

Tra i battezzati anche alcuni stranieri da Iran, Libia e Camerun

Da dieci anni e più la notte di Pasqua nella cattedrale di San Lorenzo, all’interno della veglia pasquale, si celebra il battesimo per adulti. Un segnale importante che sta a indicare due cose. La prima è che vi sono degli adulti che non sono battezzati. Non sappiamo dire quanti siano oggi in Italia, ma il loro numero è in crescita, sia pure in misura minore che nel resto d’Europa, ed è il frutto della secolarizzazione della società. La seconda cosa è che la Chiesa si sta costruendo sempre più sulla base della conversione degli adulti, integrando alla dinamica del battesimo che porta alla fede, quella della fede che conduce al battesimo. Tra gli adulti che ricevono il battesimo a Perugia la notte di Pasqua vi sono anche degli stranieri e questa è un’altra indicazione che l’immigrazione ha anche un risvolto missionario oltre che sociale ed economico. La risposta della Chiesa alla presenza degli stranieri non può essere pertanto limitata all’assistenza della carità, ma aperta all’offerta della fede cristiana. Quest’anno sono dieci gli adulti che saranno battezzati. Sono giovani dai 20 ai 35 anni, alcuni italiani altri provenienti da Libia, Camerun e Iran, paesi a maggioranza islamica. Si sono preparati con un cammino catecumenale di tre anni che si è svolto nelle comunità parrocchiali di appartenenza, con la guida di una ‘équipe di accompagnatori’, presente in ogni zona pastorale (dovrebbe esserci). Il rito, è inutile descriverlo, è molto suggestivo e rappresenta, per chi vi assiste, un forte richiamo a riscoprire il proprio battesimo e la dignità di essere cristiano. La grande veglia di Pasqua sarà l’epilogo di tutta la Quaresima e della Settimana santa e con lo scioglimento delle campane e il canto dell’Alleluja, scioglierà anche le anime dall’angoscia del Servo del Signore sofferente, sul quale si è lungamente meditato nei riti e nelle pratiche devozionali proprie della tradizione cattolica. Una particolare liturgia con la partecipazione di tutto il clero e i religiosi della diocesi è stata la messa del mercoledì santo in cui è compresa la benedizione degli oli. In questa liturgia si ricorda l’istituzione del sacramento dell’ordine sacro. I sacerdoti rinnovano le loro promesse e ricordano quelli tra loro che compiono degli anniversari di ordinazione (vedi i nomi nel numero precedente de La Voce). Quest’anno coincide con il 50’anniversario del nostro vescovo Chiaretti. Ciò ha dato ali, se ce ne fosse bisogno, alla sua ispirazione che ha trasfuso nell’omelia dal titolo ‘Pastori per grazia e per amore’ che è un inno di gratitudine a Dio, piena di ammirazione e stupore per il grande dono del sacerdozio e aperta all’invocazione di ulteriori doni e grazie da parte del Signore perché conceda ai sacerdoti e a tutta la Chiesa locale la concordia, l’unità e la pace. Così ha concluso la sua omelia: ‘Che la nostra vita di preti contenta e gioiosa, la nostra testimonianza entusiasta e soddisfatta per una vocazione realizzata, la nostra parola calda e affettuosa, la nostra proposta rispettosa e sincera… siano occasioni propizie per il germogliare di nuove vocazioni’. E citando il Papa ha detto: ‘Non mancheranno le vocazioni se si eleverà il tono della nostra vita sacerdotale, se saremo più santi, più gioiosi, più appassionati nell’esercizio del nostro ministero’.