Nella terra ‘do Sul’

Don Angelo Moriconi, attualmente a Palazzolo di Fossato di Vico, torna per un paio di mesi in Brasile dove ha trascorso quasi la sua intera esistenza

Don Angelo Moriconi, classe 1925, a fine mese prenderà l’aereo che lo porterà di nuovo in Brasile. Starà per due mesi nella terra dove ha passato la maggior parte della sua vita da sacerdote. Ha dato la vita per il Vangelo lontano dalla sua terra natale, senza rimpianti e con grande generosità. In Brasile, e in particolare a Campinas do Sul lo aspettano tanti amici ed ex parrocchiani, tra cui anche Gilberto Carbonari che festeggia il suo cinquantesimo di matrimonio. Era stato don Angelo a celebrare le nozze, così Gilberto voleva invitarlo a fare festa con loro e lo ha fatto attraverso di noi contattandoci via e-mail dal nostro sito web. Abbiamo incontrato don Angelo a Palazzolo di Fossato di Vico, dove è amministratore parrocchiale, e gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua vita. La sua giovinezza sacerdotale l’ha trascorsa tra le popolazioni dell’Amazzonia: fra pochi giorni tornerà a percorrere più di 23.000 km, per far visita ai suoi amici ed ex parrocchiani, in questo lungo viaggio che lo terrà lontano da Palazzolo per due mesi. Ha speso la sua vita per le popolazioni brasiliane, seguendo alla lettera l’esortazione di Gesù: ‘Va’, vendi tutti i tuoi beni e distribuiscili ai poveri’. Così don Angelo Moriconi ha fatto, senza pensarci due volte. Don Angelo, cosa la spinge a tornare in Brasile? ‘Da molto tempo meditavo di poter tornare in quella bellissima e martoriata terra, per quello che sono solito definire l’ultimo viaggio. I brasiliani, come tutti i latino-americani, sono un popolo calorosissimo: è qualcosa che ti entra nel cuore, che in un certo qual modo ti rapisce. La grande fede, l’entusiasmo e l’aiuto reciproco sono qualcosa che non si può scordare. Del resto, in una città con oltre un milione d’abitanti e un solo sacerdote non può essere altrimenti’. È emozionante leggere nei suoi occhi l’entusiasmo che le anima i ricordi, ma cosa può spingere un giovane sacerdote ad abbandonare la sua terra, gli amici, i parenti e le certezze, per aiutare qualcuno dall’altra parte del mondo? ‘L’amore di Dio è immenso; a volte, è difficoltoso riuscire a capire quale sia la strada giusta da percorrere, ma se ci riesci – e ciò accade perché non sei solo – allora la forza che è in te è immensa. E il coraggio permette di superare tutte le difficoltà’. Quanti anni ha trascorso in Amazzonia? ‘Il 19 luglio 1955 sono partito per il Brasile con destinazione Passo Fundo a Rio Grande do Sul, dove il vescovo era mons. Claudio Colling, di origine tedesca. L’anno successivo sono stato mandato a Campinas do Sul, la parte più ricca del Brasile: lì il Consiglio parrocchiale decise di costruire un collegio per le scuole primarie e la direzione fu affidata alle Suore della Carità. Nel 1968 ho lasciato la parrocchia per andare in Amazzonia per sostituire don Agostino Giacobini. Dal 1969 al 1974 ho svolto il ministero sacerdotale a Roraima, sotto le direttive dell’allora vescovo Servilio Conti; quindi sono tornato in Italia fino al 1983, operando come parroco in diverse chiese dell’Umbria e delle Marche. Poi sono partito nuovamente per Rio de Janeiro fino al 1989, quando sono rientrato in patria ricoprendo l’incarico di sacerdote di Fossato di Vico fino al 2007, anno in cui ho lasciato per raggiungimento d’età’. Cosa le ha lasciato il Brasile? ‘L’impressione è che il futuro della Chiesa stia nell’America latina. Una fede che si vuole approfondire, una speranza che non vuole morire, una vita dignitosa per tutti. Una Chiesa che sia sempre più al servizio degli ultimi’. Come le piacerebbe concludere questa conversazione tra amici? ‘La Madonna Aparecida benedica e salvi il popolo brasiliano, l’America latina e il mondo intero. Amen’. Il Brasile è nel cuore di don Angelo: anche in chi lo ascolta nasce il desiderio di accompagnarlo in uno dei suoi prossimi viaggi.

AUTORE: Marta Ginettelli