“No” a un tetto per i senzatetto?

TERNI. Cresce la polemica contro il dormitorio per i senzatetto che la Caritas ha in progetto

Nulla si costruisce di positivo nella partita della convivenza civile, se – nella tenace difesa di “convenienze” non comprensibili – s’instaura il metodo del ping-pong anziché il metodo del pacato confronto in cui predomini la ragionevolezza e non l’animosità.

Sulla questione del dormitorio che la Caritas diocesana ha in progetto di realizzare in vista dell’inverno, è necessario analizzare i fatti nella loro vera consistenza e non nel timore di presunti pericoli, danni o disturbi vari.

Il dormitorio è luogo in cui si accolgono persone che non hanno un tetto sotto il quale passare la notte per dormire, e dove lavarsi almeno il viso al mattino, perché non hanno una casa. Hanno solo il torto di essere poverissimi, nullatenenti nel vero senso della parola, e non “delinquenti” o “soggetti pericolosi” a priori.

Non è un luogo di convivenza, perché la sera gli ospiti entrano e la mattina dopo escono. Non c’è spaccio di alcolici né la presenza di radio o televisori o altra fonte di disturbo della pubblica quiete.

È un luogo “custodito” e pulito, quindi non c’è pericolo di rumori molesti o di antigienicità. Non s’intasano parcheggi perché nessuno degli ospitati possiede un’autovettura o mezzo meccanico, al massimo una sacca o un carrello della spesa. La presenza vicino al locale, individuato dalla Caritas per realizzare il dormitorio (e donato da benefattori per questa specifica finalità) di templi di religione diversa dalla cristiana o di luoghi di riunione di etnie varie non è ostativa in alcun modo all’accoglienza di senzatetto, anzi il solo pensarlo desta sorpresa.

Nella valutazione del fatto non c’è violazione di diritti verso chicchessia. C’è lo stupore e il dolore come credenti, già manifestato sulle pagine di questo giornale qualche settimana fa, a cui si aggiunge oggi la preoccupazione per tanto allarmismo e per le prese di posizione di amministratori e del Consiglio comunale al completo.

In molti propongono soluzioni alternative dove realizzare un dormitorio, in luoghi distanti, in strutture non disponibili perché già con diversa destinazione d’uso o perché ridotte in pessime condizioni, per cui richiederebbero notevoli investimenti in denaro per una sistemazione; denaro di cui non si ha la disponibilità.

Purtroppo sembra che si stia diffondendo a macchia d’olio quella sindrome, assai usuale oggi: “Si facciano pure opere per la collettività purché… non dietro casa mia”.

AUTORE: Red