Non basta la bella voce, serve spiritualità

Canto. Importanti esperienze formative e performance del Coro della parrocchia di Monteluce - Pg

Fine settimana piuttosto impegnativo per il coro della parrocchia di Monteluce: iniziato giovedì 6 maggio con un incontro formativo tenuto da padre Maurizio Verde, direttore della corale “I Cantori di Assisi”, fondata nel 1960 dal mitico padre Evangelista Nicolini, e conclusosi sabato 8 maggio con un’intera giornata trascorsa insieme per raggiungere Loreto, e lì mettere in pratica i preziosi suggerimenti del frate partecipando alla messa presieduta dal vescovo di Loreto mons. Tonucci. Entrambi veri e propri eventi storici per un ancor piccolo coro nato nell’ambito parrocchiale che, sotto la direzione del maestro Francesco Mancino e con il sostegno e la premura del fervido parroco don Luciano Tinarelli, sta crescendo nella consapevolezza dell’importanza del servizio corale come parte integrante della celebrazione eucaristica e nella ricchezza di esperienze di amicizia e condivisione. Gregoriano e canto coralePadre Maurizio, che insegna canto gregoriano e canto corale presso la Provincia serafica dei Frati minori dell’Umbria, ha raccontato in modo molto vivace e incisivo la sua ricca esperienza sul campo, con tanti cori, da quelli fatti di “volonterosi” a quelli professionisti, da quelli più giovani a quelli più adulti, da quelli “a una sola voce” a quelli che fanno polifonia, ma con una sottolineatura forte: “Non è solo una questione di attitudine al canto, di belle voci o di repertorio. Prima di tutto, i fedeli capiscono se il coro è preparato, non bisogna mai improvvisare o arrangiarsi all’ultimo momento, senza sapere che letture la Chiesa propone in quella domenica”, anche perché un tempo il cantore era ministro della Parola, veniva scelto cioè in base alla sua capacità di esporre e trasmettere il testo sacro all’assemblea. Come cantare“Spesso assistiamo ad un affollamento di canti, anche ad una sproporzione di canti, magari concentrati nella prima parte della messa, tralasciando e affrettando la seconda”. La stessa sproporzione andrebbe evitata in termini di servizio liturgico, quando si affollano i banchi riservati al coro durante la messa “principale” mentre ci si potrebbe prestare singolarmente o in piccoli gruppi (magari a turno) nelle altre messe. Il coro fa parte dell’assemblea dei fedeli, pur svolgendo un suo particolare ufficio. I suoi due compiti principali, la guida e il coinvolgimento dell’assemblea, dovrebbero escludere sia la delega al coro delle prerogative proprie dell’assemblea, sia l’appropriazione di queste prerogative da parte dei cori. Il simpatico frate, dall’accento un po’ salernitano e un po’assisano, ha saputo mantenere viva l’attenzione del suo uditorio e, a tratti, la sua voce si elevava e diventava melodia. Ha insistito molto sull’adesione interiore a ciò che si fa: “La cosa più importante è come si canta. Il coro va avanti nel tempo solo se c’è la motivazione autentica della lode al Signore e del servizio!”. C’è poi la necessità di possedere una sufficiente competenza, che comporta la fatica di un continuo sforzo per diventare adeguatamente preparati a svolgere il proprio servizio in modo che sia, da una parte, il più possibile degno del Signore a cui viene rivolta la preghiera e, dall’altra, rispettoso verso i fratelli a cui si intende offrire un aiuto per pregare meglio. La Chiesa insegna a cantarePer questo non sono mancate le citazioni dei documenti che, ancora oggi, costituiscono “la mappa del tesoro”, per arginare il rischio di percorrere ciascuno per la propria strada. Il Consilium ad exsequendam Constitutionem, redatto nel 1966 sulla scia del Vaticano II, afferma che “se si vuole che l’assemblea liturgica sia veramente iniziata, guidata, educata nel canto, il coro è indispensabile”. E poi la celebre Nota pastorale dei Vescovi italiani Il rinnovamento liturgico in Italia (1983), ricorda ai cantori che “nell’esercizio del loro ministero essi sono segni della presenza del Signore in mezzo al suo popolo”; ecco perché “non si tratta di eseguire materialmente un certo programma musicale, ma di realizzare un rito significativo e spiritualmente fruttuoso… L’essere ‘segni’ della presenza del Signore richiede inoltre a tutti i cantori che il loro atteggiamento si manifesti in una vita cristiana improntata all’unità di fede e di carità con la propria comunità cristiana”. Ogni servizio liturgico è una testimonianza che va continuata e confermata nella vita di ogni giorno. Che grande responsabilità abbiamo! Non tutte le musiche sono ugualiÈ stato utile ed educativo un ultimo accenno di padre Verde al panorama musicale fiorente creato dalle associazioni e dai i movimenti ecclesiali: canti scritti per circostanze specifiche, concerti, recital, che vengono però spesso impropriamente adoperati all’interno delle celebrazioni eucaristiche, relegando l’assemblea in una posizione passiva. Invece si cresce e si migliora insieme! Ecco allora che la corale è, per molti, occasione di autentico e profondo itinerario cristiano. Incontri formativi, come quello tenuto da padre Verde, sono assolutamente necessari e auspicabili, non solo per i cori, ma per tutti, anche per i preti (a detta di don Luciano)! In particolare a Loreto, i coristi ed il loro maestro, insieme a familiari ed amici, hanno vissuto l’emozionante esperienza di sostenere con il canto il sacramento della cresima impartito a 6 giovani allievi appartenenti al corpo dell’Aeronautica militare, ricevendo i rallegramenti del Vescovo. Inoltre si è avuta l’opportunità di ritrovarsi a ricevere l’eucaristia nella stupenda sala del Tesoro o del Pomarancio, rimanendo rapiti sia dalla bellezza dei soffitti affrescati sia dagli innumerevoli oggetti di devozione lasciati alla Madonna di Loreto per le grazie ricevute. Chiara CasagrandeRita Panfili

AUTORE: Chiara CasagrandeRita Panfili