Non c’è legge (elettorale) che tenga…

E così, abbiamo finalmente una nuova legge elettorale, buona o cattiva che sia, ma l’abbiamo. Renzi l’ha ottenuta sfidando il rischio di dividere il suo partito, ma è difficile dar torto a chi dice che i dissidenti del partito democratico, quando erano loro a guidare il partito, non erano mai stati capaci di presentare un progetto compiuto, non si dice di condurlo in porto. La legge approvata ha qualche difetto? Sicuramente sì, e non da poco. Ma la legge elettorale perfetta non esiste. Valga l’esempio della Gran Bretagna. Sentiamo ripetere da sempre che quella inglese è la legge migliore, perché (dicono tutti) il suo effetto è che appena finito lo spoglio delle schede si sa subito chi governerà per i prossimi cinque anni (la cosiddetta “governabilità”). Ma è vero solo in parte, e il merito non è della legge elettorale, bensì del sistema politico e della maturità dell’elettorato inglese. Tecnicamente la legge elettorale britannica è irrazionale e anacronistica; è stata concepita (senza essere mai modificata) in tempi nei quali non esistevano partiti politici organizzati su scala nazionale e quindi non si poneva il problema di verificare col voto quale partito avesse più elettori; era pensata invece per dare ad ogni comunità locale un rappresentante che difendesse gli interessi del suo campanile davanti al potere centrale e in contrasto con i difensori degli altri campanili. Ma, un secolo dopo l’altro, l’elettorato britannico ha saputo servirsi di questo strumento antiquato per farlo funzionare in modo moderno. Fino ad oggi. Ma ora gli stessi inglesi stanno scoprendo che quel sistema non va più bene, perché il quadro politico tradizionale si è scompaginato e frammentato: la competizione non sarà più fra due, e nemmeno fra tre, ma fra quattro se non cinque partiti. Questa dunque è la riprova che la legge elettorale è buona solo se è adeguata al quadro politico complessivo. E questo vale non solo in materia elettorale ma per tutto: non è importante cambiare le leggi, è importante cambiare la testa della gente. Ma in giro (adesso parlo dell’Italia) vedo solo confusione di idee e di linguaggi. Non nascondiamo i nostri problemi dietro le tecniche elettorali.

AUTORE: Pier Giorgio Lignani