“Non chiamatela guerra civile. È una guerra pulita”

UCRAINA. Intervista al vicerettore dell’Università Cattolica di Leopoli, Myroslav Marynovych, che spiega la strategia russa
Myroslav Marynovych, vicerettore dell’Università Cattolica di Leopoli
Myroslav Marynovych, vicerettore dell’Università Cattolica di Leopoli

“Invitiamo osservatori dei Paesi europei a venire in Ucraina per analizzare sul campo la situazione e trarne le proprie e autonome conclusioni su quanto realmente sta succedendo nel Paese”. A parlare è Myroslav Marynovych, vicerettore dell’Università Cattolica di Leopoli. Alla vigilia dei colloqui previsti a Ginevra tra le diplomazie di Russia, Ucraina, Ue e Stati Uniti, c’è il rischio – spiega l’intellettuale ucraino – che passi la versione russa sullo stato della situazione. “Questo è il vero pericolo: perché questa visione è falsa”. Le notizie, intanto, che giungono dall’Ucraina parlano di un clima di tensione sempre più alto con l’avvio da parte del governo di Kiev dell’operazione “antiterrorismo” a Nord della regione di Donetsk, Ucraina orientale, dove i filorussi hanno occupato numerosi edifici pubblici in una decina di città. Si contano già le prime vittime.

Professore, è guerra civile in Ucraina?

“No, non è assolutamente vero. Ci sono sicuramente delle frizioni tra le diverse regioni del Paese. Sicuramente ci sono delle insoddisfazioni rispetto all’azione del nostro governo centrale. Non è dunque una guerra civile: è piuttosto la Russia che sta cercando di convincere il resto dell’Europa che si tratti di una guerra civile e che la Russia sta svolgendo un nobile ruolo di peacemaker in Ucraina. Quanto sta realmente avvenendo è invece esattamente il contrario: è la Russia che sta inviando truppe in Ucraina e sta cercando di organizzare violenze per giustificare un’invasione”.

Lei ha parlato d’insoddisfazioni della popolazione verso il governo centrale. Partiamo da queste. Quali sono?

“È una domanda molto complessa a cui è difficile rispondere in modo univoco. Tra le questioni che sono considerate le più problematiche c’è sicuramente l’uso della lingua russa. Una questione molto sensibile e complessa, già affrontata in passato anche a livello europeo e che richiede oggi una discussione nazionale alla quale devono essere invitati tutti i segmenti della società, di tutte le origini per trovare una soluzione bilanciata e armoniosa”.

Sta dicendo che la gente scende in piazza per la difesa della lingua russa. È difficile da capire.

“Certamente. La Russia vuole in sostanza sopprimere l’indipendenza dell’Ucraina. Questo è il punto chiave della questione. La Russia sta cercando solo dei pretesti per questo. E la lingua è uno dei pretesti usati. Già nel passato molti politici e cittadini hanno utilizzato questa argomentazione nei momenti più critici della vita del Paese”.

Chi sta protestando ora nell’Est?

“Ci sono diversi segmenti. Il segmento principale che è quello più importante e il più violento, è composto da soldati russi vestiti di verde. Usano armi e con molta evidenza appartengono alle truppe militari russe. Sono stati mandati in Ucraina per organizzare provocazioni. L’altro segmento è composto da persone che non sono soddisfatte dal governo ucraino. Molti di loro sono stati soldati delle forze speciali, berkut. Dimessi dopo il Maidan di Kiev, sono arrabbiati perché hanno perso stipendi molto alti, e sono stati ora assoldati dalla Russia. Ci sono tra i manifestanti anche veri e propri criminali che danno atto a forme di criminalità nelle strade. E infine ci sono quei cittadini che sinceramente credono e lottano perché l’Ucraina sia di nuovo parte del grande Stato della Russia. Sono soprattutto persone di una certa età che vivono ancora e in maniera nostalgica con la visione di quello che era un tempo il mondo sovietico. Sono sincere nelle loro aspirazioni, però, sono strumentalizzate”.

Ma se non è guerra civile, c’è il pericolo di un conflitto armato tra Ucraina e Russia?

“Ma sta già avvenendo. Il fatto è che sta avvenendo con una strategia del tutto nuova. Non è la guerra in stile Hitler con truppe schierate che entrano in un Paese. È una guerra per così dire pulita, nel senso che le truppe vengono fatte entrare in maniera segreta nel Paese e le fanno lavorare dal di dentro. Abbiamo i nostri servizi segreti che hanno decriptato le conversazioni tra ufficiali e sono lampanti. È incredibile ma siamo già in guerra. Queste persone stanno organizzando vere e proprie operazioni facendo credere che sono gli ucraini. È una guerra in atto con mezzi differenti e strategie atipiche”.

AUTORE: Maria Chiara Biagioni