“Non so da dove vengo ma sono nato perché mi hanno voluto bene”

Luca è nato grazie al coraggio della madre che ha accettato l'aiuto degli operatori della Caritas

Fiocco azzurro nella sede del “Progetto Firmina” (dal nome della santa patrona di Amelia), la struttura della Caritas della diocesi di Terni, Narni, Amelia sorta per il recupero delle prostitute. Poco dopo mezzogiorno di domenica scorsa, è nato un bambino, figlio di una delle donne che sono riuscite a sfuggire al marciapiede. L’annuncio è stato dato dal direttore della Caritas diocesana, don Salvatore Ferdinandi. Per il nuovo nato la madre ed i responsabili della struttura hanno scelto tre nomi ritenuti significativi. Luca, infatti, è la persona che ha convinto la giovane donna – della quale non sono state rese note nè le generalità nè la nazionalità – a lasciare la prostituzione. Vincenzo è il nome del vescovo che ha fortemente potenziato la struttura del “Progetto Firmina”, Paolo quello del sindaco di Terni che questa struttura ha sostenuto con forza e decisione. La giovane donna che ha dato alla luce il bambino – primo caso da quando esiste il “Progetto Firmina” – venne avvicinata dagli operatori quando era già incinta. “Ha avuto il coraggio e la forza di lasciare la strada e farsi assistere dal personale sanitario e specializzato del ‘Progetto’ – è stato sottolineato in comunità – al quale hanno aderito anche altre donne sfruttate e rese schiave”. Questa prima nascita è stata annunciata al vescovo, mons. Vincenzo Paglia, ed al sindaco, Paolo Raffaelli, dallo stesso direttore della Caritas diocesana con una lettera, firmata simbolicamente dal neonato, che riportiamo in questa pagina. Sono Luca, nato alle ore 12.25 del 24 giugno 2001. Scommetto che non vi è mai capitato ma, appena superate alcune iniziali difficoltà respiratorie, anche se vi potrà sembrare strano, desidero salutarvi. Siete le prime persone di questa mia città. Si, di questa città che ritengo anche mia, perché se sono stato concepito per caso o per sbaglio su qualche strada d’Italia, ho avuto la fortuna di aprire gli occhi in questa città dove sono stato accolto con il calore dell’amore. Veramente me ne ero accorto da mesi che avevo trovato una famiglia, una casa, persone che mi aspettavano e non vedevano l’ora di vedermi. Ma non pensavo mai che al dunque, la mia nascita diventasse l’evento più seguito. L’ostetrica, il pediatra, l’infermiera Luigina, sono stati tutti per me. Ora che sto comodo e tranquillo nella mia culla, sento il desiderio di ringraziarvi perché superando le distinzioni tra laicità e confessionalità, avete messo in piedi un “Progetto” che mi ha dato la possibilità di esserci, di poter vedere il sole, i fiori, tanti bimbi come me ed il volto di mia madre. Sì, mia mamma che mi ha voluto, la amo da matti per tante ragioni… non ultima, perché è stata lei a scegliermi il nome. Mi ha chiamato Luca come l’amico che le ha dato il coraggio di tenermi. Mi piace questo nome, ne sono contento, mi sembra di capirci un atto di fiducia in mia madre e in me. Ma so che in Italia c’è la consuetudine di dare un secondo ed un terzo nome ai bambini. Mi piace questa consuetudine e la voglio utilizzare anche per me. Che ve ne pare se mi chiamo Luca come l’amico che ha avuto fiducia in mia madre e Vincenzo come te Vescovo e Paolo come te Sindaco, perché in fondo anche voi avete avuto fiducia in persone che una certa mentalità emargina e sfrutta. Voi invece, avete promosso un “Progetto” che accoglie, sostiene e si apre alla vita. Sì, mi piace, io che sono stato concepito per caso e vengo chiamato con i nomi di chi ha voluto la mia esistenza. A questo punto, pensando di essermi conquistato la simpatia, permettimi signor Vescovo, di dirti una parola. Ti ho inteso il mese scorso giustamente preoccupato per le sei persone che a Terni si sono tolte la vita. Ti ho inteso parlare di solitudine del cuore, una solitudine, dicevi, esistenziale che tocca le radici più profonde dell’essere umano, soprattutto quando gli altri non ci fanno più sentire che la nostra esistenza è preziosa. Io invece, ho potuto fare l’esperienza contraria: ho scoperto che ci sono persone che hanno ritenuto preziosa la mia esistenza. Io esisto per queste persone e ne sono felice. Vedi allora, che oltre alle “notti” della città, ci sono anche delle luci che incoraggiano. Anche a te, Sindaco, mi permetto di dire una parola, pensando di godere ormai anche della tua simpatia. Sui giornali di venerdì, il giorno prima che nascessi, venivano pubblicati i dati dell’Istat riguardo alla popolazione in Italia nel 2000. Un giornale titolava: “Nuovi italiani cercasi”, dato che ormai da otto anni i decessi superano le nascite. Anche Terni è una città in cui da tempo c’è una situazione di questo tipo. Ecco, io mi sento una speranza per Terni. Non so da dove vengo, ma so che sono tra voi perché sono stato accolto. Questo lo vedo come il segno di una città solidale e, mi auguro e vi auguro, di vivere in una città che avrà un sicuro futuro se saprà vedere la vita come dono, al di là di ogni differenza e saprà aprirsi a questo dono sempre: dal suo sorgere al declino, che venga da Nord o dal Sud del mondo. E’ arrivata l’ora di congedarmi perché mi aspetta la poppata ed un bel sonnellino; ma prima voglio rinnovare il mio grazie, dicendovi che sento di avere un po’ la vostra paternità: un padre laico ed uno confessionale uniti da valori comuni. Sono contento, perché mi assicurano di poter vivere serenamente in una città che, con i tempi che corrono, diventando sempre più interculturale, interreligiosa, interetnica, saprà essere sempre più solidale.

AUTORE: Luca Vincenzo Paolo