Possedere la “prima casa” è stato ed è ancora il principale obiettivo degli italiani, soprattutto dal boom economico in poi anche se per molti, purtroppo, è tutt’oggi una chimera. La casa è un fattore di “sicurezza e stabilità” per singoli e famiglie: ne è convinto l’83% degli italiani, il 77% dei 18-34enni, l’82% dei 35-64enni e l’89% degli over 65enni. E “la casa è espressione della propria identità e della propria personalità” per il 78% degli italiani.
Il rapporto di Federproprietà – Censis La casa nonostante tutto
Sono dati contenuti nel rapporto di Federproprietà- Censis La casa nonostante tutto (dicembre 2023), che, in sintesi, confermano quanto “nella società italiana la casa di proprietà è ancora un pilastro di stabilità individuale e di coesione sociale”. In Umbria si spera nella ripresa dell’edilizia residenziale sia in termini di crescita produttiva, a beneficio del suo vasto indotto, sia a livello occupazionale, tra i principali settori del mercato del lavoro con un’elevata domanda di manodopera specializzata. Se c’è una ripresa del “mattone”, soprattutto delle ristrutturazioni, significa che c’è anche una maggiore domanda-acquisto di immobili.
Il report della Camera di Commercio dell’Umbria
Tutto questo si evince da un recente “report” della Camera di Commercio dell’Umbria, la stessa che la scorsa settimana, attraverso la sua Borsa Immobiliare, ha offerto un aggiornamento sul mercato degli immobili in affitto.
Emergenza abitativa, la campagna Caritas Umbria
Avere un tetto dignitoso anche per le famiglie meno abbienti è oggi una “emergenza abitativa”. Lo testimonia la campagna delle Chiese umbre nell’anno giubilare rilevando che nella nostra regione, a gennaio 2025, le famiglie in gravi difficoltà abitative superavano le 3.000 unità (circa 10.000 persone), di cui quasi 1.500 nella diocesi di Perugia. Lo si evince dai dati dei Centri di ascolto diocesani in possesso della Delegazione Caritas Umbria, l’organismo pastorale delegato dai Vescovi a promuovere la campagna C’è un problema grande come una casa. Facciamoci casa, che si concluderà il 6 gennaio 2026.
Si tratta di una campagna di sensibilizzazione e di raccolta fondi per sostenere le famiglie che non riescono a pagare il mutuo, l’affitto, le utenze domestiche. La Caritas ha lanciato l’“appello alla corresponsabilità” esortando privati con case sfitte, istituzioni pubbliche e private (incluse le ecclesiali) di mettere a disposizione di singoli e famiglie immobili idonei.
Significative le parole del delegato Caritas regionale don Marco Briziarelli : “Vogliamo essere segno di speranza, un segno che non guarda solo all’emergenza, ma che alza lo sguardo verso il futuro. Un segno capace di stimolare risposte sinergiche e rinsaldare il senso e lo spirito di comunità sull’esempio dei Santi che hanno contraddistinto la nostra regione come una terra accogliente, fondata sull’amore e sulla carità”.
La questione degli alloggi Ater vuoti in attesa di bandi
Gli alloggi sfitti privati e pubblici (Ater) rappresentano un paradosso dell’appello della Caritas, ma non manca dalla politica un’attenzione a questa criticità portandola in Consiglio regionale. Basti pensare alla recente interrogazione del consigliere Stefano Lisci alla Giunta regionale relativa agli alloggi Ater vuoti a Spoleto. Una questione, si legge nell’interrogazione, che “crea un danno alle giovani coppie in cerca di una casa e rischia di impoverire ulteriormente il tessuto socio economico del centro storico di Spoleto”. L’interrogazione è stata rivolta, in particolare, all’assessore preposto Fabio Barcaioli sulla “situazione di stallo che interessa gli alloggi Ater di Palazzo Leonetti Luparini”, che “mira a ottenere risposte chiare sui tempi e le modalità di indizione del bando per l’assegnazione di cinque appartamenti attualmente vuoti (e un sesto in procinto di liberarsi)”. Simili casi di attesa di bandi per l’assegnazione di alloggi Ater riguardano tanti altri comuni a cui la “rete” Caritas fa periodicamente appello affinché trovino soluzione tante famiglie che attendono un alloggio non potendo acquistarne da privati.
AAA cercasi casa: mercato bloccato per affitti senza tutela
Mentre la Caritas è impegnata ad arginare l’emergenza abitativa con la sua campagna, nella nostra regione, da quanto si evince dall’ultimo report della Borsa Immobiliare della Camera di Commercio dell’Umbria, una casa su cinque è sfitta. Perché? Nella gran parte dei casi chi affitta non è tutelato. Soprattutto, spiega Paola Berlenghini, della Borsa Immobiliare, “tanti proprietari non vogliono affittare, non perché manchi la domanda, ma perché temono di perdere il controllo dell’immobile: morosità, tempi biblici per ottenere lo sfratto, mancanza di garanzie concrete. Serve un nuovo patto di fiducia, altrimenti resteremo prigionieri di un mercato sterile”.
“L’Umbria si scopre ricca di mattoni, ma povera di offerte”, sostiene la Camera di Commercio, evidenziando che siamo una regione dove “sono registrate oltre 377.000 abitazioni, una densità elevata rispetto alla popolazione residente. Eppure, chi cerca casa – siano essi studenti, giovani coppie, famiglie monoreddito o lavoratori a progetto – si imbatte sempre più spesso in un deserto abitativo.
Il 20% del patrimonio è classificato come seconda casa, e nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di immobili inutilizzati per gran parte dell’anno, oppure affittati solo per periodi saltuari riservato al ‘turismo breve’. Ma il nodo cruciale resta la qualità: oltre il 60% delle abitazioni umbre è in classe energetica F o G, il che significa isolamento insufficiente, consumi elevati, scarsa efficienza e, a partire dal 2030, rischio di esclusione dal mercato secondo gli obiettivi europei del Green Deal”.
Con gli immobili destinati al “turismo breve” si “perde il senso di comunità
Gli affitti destinati al “turismo breve” sono in forte crescita, ma così, afferma Berlenghini, “si svuotano i centri storici e si perde il senso di comunità”. Anche al riguardo la Borsa immobiliare dell’Umbria propone, innanzitutto, la modifica della legge n° 431/1998, che regola il mercato delle locazioni. “È nata in un contesto completamente diverso, quando la sharing economy non esisteva, le case si cercavano sui giornali e lo sfratto era l’extrema ratio ”, sostiene la stessa Borsa che propone “patti locali tra Comuni e proprietari.
Un’alleanza fondata su reciproci impegni: il Comune offre sgravi fiscali, semplificazioni burocratiche, servizi pubblici efficienti; il proprietario si impegna a destinare l’immobile a uso residenziale per almeno 5 anni. Dare garanzie a chi affitta – sottolinea Berlenghini – significa “garantire la vivibilità del territorio. Un centro storico è tale solo se ci abitano famiglie, bambini, lavoratori. Non se è un museo a cielo aperto pieno di valigie con le rotelle”. Per concludere, servono coraggio politico, strategie territoriali e una visione di lungo periodo. Perché ogni casa lasciata vuota non è solo un’opportunità mancata: è un pezzo di comunità che si sgretola.