Operiamo perché prevalga il bene

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Ci apprestiamo a vivere un’altra Pasqua di tensione e di sangue, con stragi di innocenti la Domenica delle Palme. Dall’Ucraina al Medio Oriente, ai conflitti dimenticati la barbarie non si placa. Di questi conflitti se ne contano oltre cinquanta ricorda il Report 2024 della Fondazione Migrantes presentato di recente a Corciano. Tanti i focolai di guerra, immensi i profitti dell’industria bellica su cui si regge buona parte dell’economia del pianeta. E alla guerra che fa centinaia di migliaia di vittime nel mondo, oggi si aggiunge la guerra dei dazi che provoca ancora più tensione fra gli Stati e conflitti sociali interni. Non mancano le ingiustizie e le violenze nei confronti dei più deboli, come anche le persecuzioni politiche e religiose.

A Perugia un giovane tunisino è stato oggetto di pesanti aggressioni fisiche da parte di connazionali perché diventato cristiano. Pochi giorni fa i suoi persecutori sono stati condannati. La politica, sempre più vissuta come scontro ideologico, non aiuta i processi di integrazione e di pace. Basti pensare ai contrasti etnici mai assopiti nella vicina ex Jugoslavia. È un elenco lungo di sopraffazioni contro l’umanità che cesserà solo quando i David sconfiggeranno i Golia, quando prevarranno alla guida degli Stati coloro che hanno a cuore il bene comune. Da più di duemila anni l’Uomo crocifisso sul Golgota e poi risorto ci dice che nulla è perduto anche davanti alla morte. Stragi di innocenti c’erano prima di Cristo e continuano ad esserci oggi, ma con il cristianesimo l’umanità ha vissuto una rivoluzione nel porre l’uomo al centro della sua stessa vita e della società.

Come credenti operiamo, preghiamo, speriamo perché prevalga il bene sul male, perché Cristo è tra noi e ci sorregge. Lo testimoniano coloro che vivono la sua Parola e ne seguono l’esempio: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” ( Mt 25,31-46). Vivere il Giubileo della Speranza in prossimità della Pasqua significa anche riflettere sul mistero celato in quel Sepolcro. Un luogo non di morte, non di fine, ma di inizio, di una nuova vita. “La tomba vuota – disse papa Benedetto XVI visitando il Santo Sepolcro nel 2009 – ci parla di speranza, quella stessa che non ci delude, poiché è dono dello Spirito della vita… La Chiesa in Terra Santa, che spesso ha sperimentato l’oscuro mistero del Golgota, non deve mai cessare di essere un intrepido araldo del luminoso messaggio di speranza che questa tomba vuota proclama”.

Scriveva don Elio Bromuri nel suo ultimo editoriale pasquale, dieci anni fa, quattro mesi prima di morire: “La Pasqua è fede, gioia e pace, che sottrae l’uomo alla disperazione, ma non lo esime dal lottare contro ogni forma di male e dal condividere i dolori e le angosce dei fratelli”.

Buona Pasqua!

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