Oratorio, un “ponte tra Chiesa e piazza”

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Il tavolo dei relatori, al centro il vicario generale don Simone Sorbaioli, alle spalle uno schermo gigante
Il convegno "Oratorio 3.0" nell'aula magna del Dipartimento di Agraria a Perugia

“Grazie della vostra presenza e soprattutto per quello che mettete in termini di cuore, di mente, di mani, di tempo e di energie per i nostri ragazzi. Siamo sicuri che ciò che voi siete e ciò che voi fate lascerà una traccia enorme nella loro vita, ben al di là di quello che noi possiamo valutare. Quindi grazie di cuore a tutti”. Con queste parole dell’arcivescovo Ivan Maffeis si è aperto, il 20 settembre, il convegno “Oratorio 3.0”.

Con il cuore ancora pieno di tutte le esperienze estive, dai GrEst alla StarCup, dal Giubileo dei Giovani e ai campi parrocchiali, l’autunno degli oratori perugini si è aperto con una riflessione condivisa sullo sguardo di profezia che siamo chiamati ad assumere nel metterci a servizio dei ragazzi. Ospitato dal dipartimento di Agraria, il convegno si è tenuto nell’Aula Magna dell’Abbazia di san Pietro in Perugia, ed è stato realizzato nell’ambito del progetto “Centodieci Agorà” di Anspi, con il finanziamento del ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, a valere sul Fondo per il finanziamento di iniziative e progetti di rilevanza nazionale (art. 72 D.lgs. 117/2017), annualità 2023.

Il convegno “Oratorio 3.0″

Hanno preso parte oltre cento persone (molti giovanissimi educatori di oratorio). “L’oratorio è quel mondo, che esprime la passione educativa che la Chiesa ha da sempre […] perché la fede può innestarsi soltanto in una donna o in un uomo che raggiungono gli obiettivi della loro umanità”. A sottolinearlo è stato il moderatore, don Simone Sorbaioli , nel parlare dell’importanza educativa degli oratori.

Le relazioni di Marco Moschini, Alessandra Augelli e di don Giordano Goccini

Tre relazioni hanno guidato la mattinata: quelle del prof. Marco Moschini, della prof.ssa Alessandra Augelli e di don Giordano Goccini. Tre voci diverse ma complementari nel tracciare un orizzonte comune: ripensare l’oratorio come luogo vivo, capace di “sporcarsi le mani” per accogliere la bellezza dei giovani e custodire le loro domande di senso.

Marco Moschini: “oratorio realtà viva”

Il prof. Moschini ha parlato della natura dell’oratorio: non una struttura rigida ma una realtà viva, frutto dell’azione libera dello Spirito e delle comunità che lo abitano. Il punto di forza dell’oratorio sta proprio nel non essere “reggimentato”, ma nel sapersi adattare ai bisogni concreti dei ragazzi. Richiama ndo l’incontro evangelico tra Gesù e la Samaritana al pozzo, Moschini ha proposto l’immagine dell’oratorio come pozzo di Sichem… In una società segnata dalla “patologia della solitudine”, l’oratorio diventa “luogo di prossimità”, luogo dove le domande sono custodite e vissute, luogo delle “promesse” e della “fedeltà” in un tempo che ha smarrito la parola “per sempre”.

Alessandra Augelli: “Adolescenza tempo di grazia e di bellezza”

La prof.ssa Augelli ha invitato a guardare al mondo giovanile con occhi di speranza. Troppo spesso gli adolescenti vengono descritti solo in termini negativi, dove le fragilità e le problematicità sono descritte come cose da dimenticare. Invece queste, unite alla capacità di porre domande di senso, la resilienza nei conflitti, la voglia di autenticità fanno dell’adolescenza un tempo di grazia e di bellezza. L’adolescenza è tempo di metamorfosi e di continua ricerca identitaria e gli adulti e gli educatori sono chiamati non a fornire risposte preconfezionate, ma ad accompagnare i giovani a discernere, a lasciare andare ciò che non appartiene.

Don Giordano Giccini: oratorio “ponte tra Chiesa e piazza”

In questo contesto don Goccini ha consegnato l’immagine di un oratorio chiamato ad essere “ponte tra Chiesa e piazza”: non più solo “fabbrica di nuovi cristiani”, ma “spazio polveroso” e capace di contaminarsi con il mondo circostante. Ha mostrato come l’oratorio possa diventare un laboratorio in dialogo con famiglie, scuole, associazioni e comunità religiose. Non solo luogo di crescita di competenze, ma spazio che si prende cura del mistero profondo dell’identità dei ragazzi.

Don Simone Sorbaioli ha affrontato il tema del cammino degli ultimi anni in diocesi

Il moderatore don Sorbaioli ha riportato l’attenzione sul cammino degli ultimi anni in diocesi, che ha visto la nascita di numerosi oratori in rete tra loro. Questa “è una testimonianza forte, perché fa capire a noi e ai ragazzi che passano nei nostri oratori che non siamo soli e non sono soli, ma sono parte di una comunità, di una Chiesa che esprime la sua giovinezza e la sua freschezza in una rete diocesana. Una rete che non ci permette soltanto di organizzare grandi eventi, ma di viverli come autentica testimonianza evangelica”.

Il pomerigggio momento di comunione e prossimità tra educatori e responsabili degli oratori

Partendo da queste riflessioni, il pomeriggio è stato dedicato a un’esperienza di comunione e di prossimità tra gli educatori e i responsabili degli oratori raggruppati in tavoli sinodali delle varie zone pastorali.

Guidati dalle linee indicate dall’Arcivescovo nell’ultima lettera pastorale “Come ad amici di casa”, hanno elaborato riflessioni e stimoli individuando un punto di forza, una criticità e una priorità per camminare insieme come amici del Signore, come Chiesa missionaria.

Don Daniele Malatacca

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