Otto marzo, festa della donna

Umbria. Sulle spalle delle donne le contraddizioni della società

In Umbria le istituzioni e gli uomini hanno uno speciale debito nei confronti delle donne. La propensione delle donne di prendersi cura degli altri è particolarmente evidente nella nostra regione ove la cura dei genitori da parte dei figli rimane la forma più rilevante (74,8%) e alla donna, e quasi solo a lei, spetta non solo la cura dei figli e del marito, ma anche quella dei propri genitori, dei propri suoceri e a volte anche di altri parenti.

Questo costringe le donne in molti casi ad abbandonare il lavoro dopo la nascita del primo figlio o nel caso di malattia grave e prolungata di congiunti e parenti. Questo evento è anche conseguenza della mancanza di una adeguata organizzazione del lavoro: in Umbria il ricorso al part – time è minimo, solo il 14% degli occupati contro il dato nazionale del 21%. Non meraviglia allora il rapporto problematico della donna con la maternità con il tasso di natalità tra i più bassi in Italia. Anche le problematiche legate all’occupazione sono caratterizzate al femminile più che in altre regioni.

Il tasso di disoccupazione femminile (8,3% contro il 2,6% di quello maschile) è il più elevato tra regioni del Centro – Nord. Le donne, inoltre, risultano percentualmente più occupate nella classe media impiegatizia (38,6%) mentre le libere professioni o a capo delle imprese anche come dirigenti sono in gran parte maschili (87,1%). Altro fenomeno rilevante della condizione della donna in Umbria è il rapporto tra immigrazione e famiglia. L’indice di vecchiaia in Umbria è del 192,1%, notevolmente superiore al dato nazionale che è al 150%. Le persone con più di 65 anni sono circa il doppio di chi ha meno di 14 anni e le più longeve sono le donne.

La stragrande maggioranza dei 16.000 anziani che hanno bisogno di assistenza é donna. Donne aiutate da donne prevalentemente immigrate che rappresentano il 70% delle 12.000 colf e badanti regolari che lavorano in Umbria. Purtroppo l’Umbria non è estranea a fenomeni criminosi che coinvolgono esclusivamente le donne, come la riduzione in schiavitù, la tratta di esseri umani, l’induzione e sfruttamento della prostituzione. Da quanto illustrato emerge con evidenza l’urgenza di ottenere dappertutto l’effettiva uguaglianza dei diritti della donna.

Il ruolo della donna, distinto e diverso eppure in uguaglianza con l’uomo, appare evidente e di altissima dignità. Come risulta evidente la preziosità della presenza sociale della donna che contribuisce a far esplodere le contraddizioni di una società organizzata su puri criteri di efficienza e di produttività e costringerà a riformulare i sistemi a tutto vantaggio dei processi di umanizzazione delle relazioni personali e sociali.

AUTORE: Pasquale Caracciolo