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Festa di San Valentino: celebrazioni all’insegna di ‘Camminiamo insieme’

san valentino 2024
Un momento della presentazione delle celebrazioni a Terni in onore del patrono San Valentino

La diocesi di Terni-Narni-Amelia celebra solennemente la festa del patrono, San Valentino, primo vescovo di Terni e patrono principale della Città e della Diocesi. Valentino ha testimoniato con il suo martirio le meraviglie dell’amore del Signore.

 Padre fondatore della comunità cristiana, testimone di Cristo e martire della fede e della carità, è speciale patrono di quanti sono legati dalla dolcezza e dal fuoco dell’amore che rappresenta il fondamento della identità della comunità cristiana, appartenenza della cultura e spiritualità.

Il programma e le iniziative promosse per celebrare il santo patrono di Terni sono state presentate da monsignor Francesco Antonio Soddu vescovo di Terni-Narni-Amelia, da monsignor Salvatore Ferdinandi vicario generale della Diocesi di Terni-Narni-Amelia, da padre Johnson Perumittath parroco di San Valentino a Terni.

Da sempre vissuta come evento che rinsalda i legami storico-sociali e culturali della città, la festa del Santo patrono è in programma dal 26 gennaio al 23 marzo con varie manifestazioni religiose, culturali, musicali, artistiche, sociali legate dal tema: “Camminiamo insieme”.

Un’iniziativa che attraverso l’apertura di tavoli di ascolto, intende recepire problematiche, istanze e proposte da parte delle persone che vivono nei territori circostanti la basilica di San Valentino. L’obiettivo è di mettere in rete soggetti privati e istituzioni per dare risposte concrete che riqualifichino le relazioni di vita delle persone.

Le manifestazioni (il programma in pdf) prevedono le celebrazioni del solenne pontificale in Cattedrale a Terni, la festa della Promessa dei fidanzati, la festa delle Nozze d’argento e delle Nozze d’oro nella basilica di San Valentino. Inoltre, ci saranno concerti, presentazioni di libri, convegni sul tema della vita nascente, degli anziani e dei giovani.
Le manifestazioni si aprono il 26 gennaio nella chiesa di Sant’Antonio a Terni alle ore 21.15 con l’incontro testimonianza Dal male di vivere alla gioia della fede con l’attrice Beatrice Fazi.

Altro appuntamento di apertura delle manifestazioni è la Festa diocesana della Pace dell’Azione Cattolica Ragazzi per tutti i ragazzi degli Oratori e del catechismo che sono invitati sabato 27 gennaio presso la parrocchia Santa Maria Regina a Terni. Il tema Cura-Te la Pace! dedicato all’ambiente e alla sua salvaguardia con giochi, gare, amicizia e divertimento sviluppato negli interventi degli animatori e del Vescovo.

Sempre i giovani saranno protagonisti il 25 febbraio alle ore 9.30 con l’attività educativa per bambini e ragazzi Alla ricerca di San Valentino Caccia al tesoro a tappe organizzata da alcuni gruppi scout Agesci.

Le celebrazioni per i fidanzati e il pontificale

Il tradizionale appuntamento per i fidanzati domenica 4 febbraio con la celebrazione della festa della Promessa nella Basilica di San Valentino alle ore 11, presieduta da mons. Francesco Antonio Soddu vescovo di Terni-Narni-Amelia, alla quale parteciperanno circa 40 coppie di fidanzati che si sposeranno entro l’anno provenienti da varie parti d’Italia.
Dal 5 febbraio al 13 febbraio novena di San Valentino animata dalle vicarie della Diocesi e dai Carmelitani.

Sabato 10 febbraio fiaccolata-pellegrinaggio alle ore 21, tappa del cammino in preparazione al Giubileo 2025, per il trasferimento dell’urna di San Valentino dalla basilica in Cattedrale, con la presenza dei movimenti e associazioni e animata dai gruppi giovanili della diocesi.

Domenica 11 febbraio alle ore 10 nella Cattedrale di Terni sarà celebrata la festa diocesana di San Valentino e la Giornata del malato, con il solenne pontificale presieduto dal vescovo Francesco Antonio Soddu, concelebrato dai vicari foranei ed episcopali, alla presenza delle autorità civili, delle autorità militari, assessori e consiglieri regionali dell’Umbria, dei sindaci dei Comuni del comprensorio diocesano, dei rappresentanti delle associazioni e movimenti della Diocesi. La parte musicale della celebrazione sarà curata dal Coro Diocesano.

Durante il pontificale verrà accesa la lampada votiva e recitato l’atto di affidamento della città al Santo Patrono, segno di devozione e della disponibilità degli amministratori pubblici ad essere attenti ai bisogni della comunità e a promuovere con onestà e saggezza ciò che giova al bene comune.

Terminato il pontificale, si terrà la processione cittadina per il rientro dell’urna del santo nella basilica di San Valentino, che transiterà lungo le vie della città, seguendo il percorso: piazza Duomo, via Aminale, corso del Popolo, piazza Ridolfi, piazza Europa, via Garibaldi, rotonda Filipponi, via Piave, rotonda M.L.King, strada delle Grazie, via fratelli Cervi, via G.M. Serrati, via San Valentino, via papa Zaccaria, Basilica di San Valentino. Sul sagrato della chiesa ci sarà la benedizione conclusiva del Vescovo.

Il 13 febbraio sarà celebrata la Festa di San Valentino nella basilica del Santo alle ore 17.30 con la solenne messa presieduta da monsignor Francesco Antonio Soddu.

Rappresentazioni artistiche e musica per raccontare San Valentino

Le manifestazioni valentiniane di quest’anno intendono riproporre la figura di San Valentino nei suoi aspetti storici, spirituali, nella testimonianza di amore e di carità verso Le manifestazioni valentiniane di quest’anno intendono riproporre la figura di san Valentino nei suoi aspetti storici, spirituali, nella testimonianza di amore e di carità verso il prossimo, il 7 febbraio presso la Biblioteca Comunale Terni alle ore 18 la Lectio magistralis: Due maestri a confronto, Valentino e Cratone nella Passio sancti Valentini relatori Fra Juri Leoni e il professor Edoardo D’Angelo.

Il 20 febbraio al Cinema Politeama ore 18 la Drammatizzazione della Passio sancti Valentini curata da Riccardo Leonelli in collaborazione con Francesco Pepicelli e il Conservatorio Briccialdi

Il convegno sull’epilessia organizzato dal Reparto di Neonatologia dell’Azienda ospedaliera di Terni con l’introduzione del professor Edoardo D’Angelo su: San Valentino Taumaturgo il 23 febbraio al Palasì di Terni.

Due appuntamenti musicali, il 24 febbraio presso la Basilica di San Valentino alle ore 18.30 con l’Oratorio di Giacomo Puccini (1754) a cura del Conservatorio Briccialdi e il 16 marzo presso la Basilica di San Valentino ore 18.30 esecuzione del Gloria di Giovanni Battista Gigli (1779) Coro della Diocesi in collaborazione con il Liceo musicale Angeloni.

Premiazione del concorso San Valentino di Terni: la storia oltre la leggenda promosso dalla Diocesi di Terni-Narni-Amelia per le scuole superiori di I e II grado.

“In questo percorso, camminiamo insieme condividendo criteri di discernimento e scelte di vita -ricorda il vescovo Francesco Antonio Soddu- nel proseguimento del Cammino Sinodale, alla luce dell’icona dei discepoli di Emmaus e in preparazione al Giubileo del 2025, che sollecitano ad alimentare la preghiera personale e comunitaria. Ascoltando e seguendo con docilità la voce dello Spirito, possiamo sentirci coinvolti nella corresponsabilità ognuno per la propria parte in questo cammino della nostra Chiesa locale, nell’amore che San Valentino ci testimonia ancora oggi. Un buon approccio all’amore, che viene da Dio, ci fa comprendere il senso vero della vita e quindi della pace. Manifestazioni che vedono le persone come collaboratrici nell’accogliere questo messaggio, per sentirci tutti parte integrante della società. Auguro alla città e alla diocesi di poter fare tesoro di queste occasioni; la festa sia soprattutto per la comunità un motore propulsore per vivere sempre meglio la fede cristiana e, la fede in comunione sulla via della pace”.

 La festa del patrono della città di Terni, San Valentino è per la comunità cittadina un’occasione per riflettere sull’identità della città alla luce della testimonianza di san Valentino che ha plasmato cristianamente la città di Terni durante il suo lungo ministero episcopale, durato, secondo la tradizione, ben settantasei anni, come maestro di questa città, padre dei poveri e dei giovani innamorati, di custode dell’amore, del matrimonio, della famiglia, ma anche di testimone fino al martirio della coerenza alla fede, della libertà religiosa, del dialogo interreligioso, della cura e preoccupazione per la città. Da Terni, ancora oggi, parte il messaggio di San Valentino: l’amore vero, fedele ed eterno è possibile anche ai nostri giorni alimentato e protetto quotidianamente dall’umiltà, dalla fede in Dio, dalla preghiera costante, dalla pazienza e dal continuo perdono.

Scuola: nuovo concorso in vista

Alunni in un'aula scolastica di spalle e in fondo un insegnante che parla davanti ad una lavagna

Il mese di gennaio è costellato di date da ricordare per il mondo della scuola. C’è la Giornata dell’educazione (24 gennaio) e ripartono le iscrizioni al prossimo anno scolastico (dal 18 gennaio al 10 febbraio 2024). In più quest’anno si è aggiunta la scadenza dei termini (9 gennaio) per presentare domanda per le due procedure concorsuali per docenti che si terranno da qui a pochi mesi: i concorsi per dirigenti scolastici, ordinario e riservato, e i concorsi per diventare insegnante di ruolo. Per quanto riguarda quest’ultima categoria, i bandi sono due, uno per diventare docente della scuola dell’infanzia e primaria su posto comune e di sostegno, e un altro per diventare docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado, sempre su posto comune e di sostegno.

Nuovi concorsi nella scuola: sono pochi
i posti messi a disposizione in Umbria

Ancora passaggi di ruolo dunque, a soli due anni dall’ultimo concorso per docenti tenutosi nel 2022. Una buona notizia di sicuro per l’esercito di precari della scuola, un po’ meno buona per chi ha sostenuto il concorso di recente e magari era ad un passo dall’assunzione attraverso scorrimento di graduatoria. Soprattutto in considerazione del fatto che i posti banditi in Umbria da questo nuovo concorso sono pochi, pochissimi nel caso della scuola dell’infanzia e della primaria. Parliamo nello specifico di 261 posti alle secondarie di primo e secondo grado e 32 posti tra infanzia e primaria.

“Si tratta di una cosa positiva”
spiega Anna Rita Di Benedetto (Snals)

I motivi di un nuovo concorso sembrano essere legati alla disponibilità economica attuale. “L’assunzione è supportata dai fondi stanziati grazie al bando Piano nazionale di ripresa e resilienza” sottolinea Anna Rita Di Benedetto, segretaria regionale Snals (Sindacato nazionale lavoratori della scuola). “Si tratta di una cosa positiva: come sindacato cerchiamo di supportare il più possibile l’organizzazione di concorsi, anzi, auspichiamo che la cadenza regolare diventi legge, come annunciato da qualche ministro in passato”.

Ma se da una parte il fabbisogno di personale futuro è prevedibile (attraverso le proiezioni sulle nuove nascite e sui pensionamenti) e d’altra parte organizzare un concorso pubblico è molto dispendioso, allo Stato non converrebbe fare meno concorsi ma più mirati sul numero reale di posti vacanti in un arco di tempo stabilito? “Non è proprio così – chiarisce Di Benedetto -. I concorsi sono un modo per garantire l’accesso alla professione in maniera più giusta e imparziale possibile. Bisogna tenere conto, ad esempio, che ogni anno ci sono nuovi insegnanti neo laureati da inserire. Facendo concorsi più ravvicinati tutti hanno la possibilità di provare il passaggio di ruolo”.

Nel prossimo concorso è prevista la lezione simulata

Il concorso 2024 bandito grazie alle nuove modalità previste dal Pnrr è un concorso che prevede le consuete prove scritte e orali. C’è però una novità: l’introduzione, come prova, di una lezione simulata. In questo modo si intende valorizzare le capacità didattiche dei candidati oltre che le conoscenze. La prova scritta, che si svolgerà al computer in 100 minuti nella regione in cui è stata fatta la domanda, sarà composta da 50 quesiti a risposta multipla sulle materie pedagogiche, psicopedagogiche e didatticometodologiche. La prova orale invece mirerà ad accertare il grado di conoscenza nella disciplina scelta.

Fratelli: gli ebrei e tutti

Auschwitz

È inutile negare che la celebrazione della Giornata della Memoria della Shoah quest’anno assume un significato particolarissimo. Non vi sia nemmeno l’ombra di un’incertezza nella condanna dell’antisemitismo in tutte le sue espressioni!  Oggi più che mai, occorre vigilare per arginare la vigliaccheria o l’ignoranza di ogni negazionismo. Così come bisogna continuare a mostrarsi inflessibili verso ogni discriminazione che si abbatte contro uno specifico gruppo sociale o etnico, religioso o nazionale.

La feroce guerra in corso a Gaza non solo non deve attenuare la condanna dello sterminio degli ebrei pianificato da Hitler e dal nazismo, semmai deve radicarci nella condanna di ogni violenza, specie quando è condotta su vasta scala e soprattutto contro una specifica popolazione, come in questo caso i palestinesi.

Se adottiamo il paradigma del dolore e dello sguardo delle vittime al di là della loro appartenenza, non possiamo che chiedere di cessare il fuoco. Sempre. “Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza” ci ricorda Liliana Segre. Ed è per questo che, proprio coltivando la memoria dello sterminio del popolo ebraico nei campi di concentramento nazisti, riterremmo una colpa grave voltarci dall’altra parte mentre si continuano a bombardare le case e la vita degli abitanti della Striscia di Gaza.

Dobbiamo esorcizzare dall’umanità l’idea della punizione collettiva a causa delle responsabilità e delle nefandezze inenarrabili compiute da un gruppo o per le colpe presunte che i suoi antenati avrebbero commesso. Come non ricordare a questo proposito il commento di Papa Benedetto al dialogo/intercessione di Abramo con Dio (Genesi 18)? “Il pensiero di Abramo, che sembra quasi paradossale, si potrebbe sintetizzare così: ovviamente non si possono trattare gli innocenti come i colpevoli, questo sarebbe ingiusto, bisogna invece trattare i colpevoli come gli innocenti, mettendo in atto una giustizia ‘superiore’, offrendo loro una possibilità di salvezza” (Benedetto XVI, udienza generale del 18 maggio 2011).

Ecco, trattare i colpevoli come innocenti per non correre il rischio di far cadere sugli innocenti la punizione destinata ai colpevoli. Gli ebrei ci sono cari per mille e mille ragioni, al punto da sentirli “fratelli maggiori”, secondo la bella definizione di san Giovanni Paolo II. Ma ogni vita ci è cara, perché custodisce e manifesta il palpito dell’universo intero, l’immagine stessa di Dio.

“Con San Costanzo riscopriamo il coraggio dei passi”

luminaria san costanzo 2023
La luminaria di San Costanzo 2023

In preparazione alla festa di San Costanzo, vescovo e martire, patrono di Perugia e dell’Archidiocesi, fondatore della comunità cristiana del II secolo, in calendario il 28 e il 29 gennaio, come è tradizione, nei tre giorni precedenti (25, 26 e 27), presso la basilica intitolata al santo (ore 17-18), si terrà il triduo di preghiera con l’adorazione eucaristica meditata dedicata al tema Con San Costanzo riscopriamo il coraggio dei passi.

Un richiamo alla Lettera pastorale dell’arcivescovo Ivan Maffeis, una esortazione-proposta di cammino che attende la Chiesa particolare per essere sempre più evangelizzatrice, missionaria e profetica al suo interno e all’esterno, con uno sguardo privilegiato al mondo giovanile. Il triduo sarà guidato da don Claudio Faina, ordinato presbitero un anno fa, il 29 gennaio 2023.

Legame civile e religioso di San Costanzo

Nel presentare il programma della festa, il parroco monsignor Pietro Ortica, sottolinea quanto questa ricorrenza sia vissuta intensamente dalla comunità locale.

“La ricorrenza di San Costanzo rinsalda il legame tra le Istituzioni civili e religiose. Basti pensare alla processione della luminaria, menzionata negli Statuti trecenteschi della città, a cui partecipano il sindaco, l’arcivescovo e diversi rappresentanti delle due Istituzioni, con la lettura, di fronte al palazzo comunale dei Priori, dell’antica ordinanza istitutiva della luminaria (risalente al dicembre 1310), e la benedizione del fuoco e dei partecipanti da parte dell’arcivescovo al suono della campana della torre campanaria comunale”.

La luminaria della vigilia

È la processione della luminaria ad aprire le celebrazioni della vigilia della festa di san Costanzo, domenica 28 gennaio, alle ore 17, che percorrerà le vie e le piazze del centro storico, la Via Sacra dalla Cattedrale di San Lorenzo alla Basilica di San Costanzo, passando davanti alle chiese e basiliche di Sant’Ercolano, San Domenico e San Pietro. A renderla ancor più suggestiva sarà il corteo storico dei figuranti dei cinque rioni medioevali della città (Perugia 1416), processione animata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento, di San Giuseppe e del Sant’Anello della Cattedrale.

I Primi Vespri e il rito degli omaggi votivi

 A San Costanzo, terminata la luminaria, saranno celebrati i Primi Vespri (alle ore 18) presieduti dall’arcivescovo Maffeis, con il rito degli omaggi votivi al patrono: il cero da parte del sindaco di Perugia, la corona d’alloro da parte della Polizia locale (presente anche con il suo Coro) e gli altri doni simbolo della fede, della cultura e della tradizione perugina: il torcolo, dolce tipico della festa a ricordo del martirio di Costanzo, offerto dagli artigiani, il vin santo da parte di due sposi e l’incenso da parte del Consiglio pastorale parrocchiale di San Costanzo.

Le celebrazioni del giorno della festa di San Costanzo

Lunedì 29 gennaio la festa entra nel vivo con le tre messe del mattino nella Basilica di San Costanzo (alle ore 8, 10 e 11.30), celebrate da don Agostino Graziani, dal vicario generale don Simone Sorbaioli e dal giovane sacerdote don Claudio Faina.

Nel pomeriggio, sempre a San Costanzo, ci sarà la celebrazione dei Secondi Vespri (alle ore 17) con la conclusione della tradizionale pesca di beneficienza che inizia al termine della luminaria. La festa del santo patrono culminerà con la solenne celebrazione eucaristica del 29 gennaio (ore 18), nella Cattedrale di San Lorenzo, presieduta dall’arcivescovo Maffeis insieme ai parroci della città.

Due iniziative per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani terni
Il vescovo di Terni-Narni-Amelia Francesco Antonio Soddu nel corso di una preghiera ecumenica

E ‘in corso dal 18 al 25 gennaio la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, uno dei principali incontri ecumenici delle Chiese cristiane, che sollecita l’impegno di comunione tra le chiese, per pregare insieme per il raggiungimento della piena unità.

Amerai il Signore Dio tuo … e il prossimo tuo come te stesso è il tema scelto che evidenzia i valori del rispetto, dell’inclusione, della fraternità e solidarietà, che è stato sviluppato in occasione di questo evento ecumenico da un gruppo ecumenico del Burkina Faso sostenuto dalla Comunità Chemin Neuf di Terni. Riflettere sull’amore per Dio e per il prossimo, sollecitati dalla povertà delle comunità non solo cristiane del Burkina Faso, e dalle continue minacce dei fondamentalismi religiosi presenti in quelle zolle dell’Africa non solo occidentale, vuol dire concretamente agire affinché il sogno della fraternità universale si realizzi al più presto, lavorando per la formazione al dialogo, all’accoglienza e alla pace e al rispetto delle diversità soprattutto con le nuove generazioni.

Ogni cristiano è responsabile di tutto e di tutti, compreso il creato, l’intero universo: l’amore tra fratelli e sorelle è inclusivo.

Gli appuntamenti a Terni per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

 Nella diocesi di Terni-Narni-Amelia, d’accordo con gli altri ministri di culto delle Chiese cristiane, il pastore emerito Ermanno Genre di Amelia e padre Vasile Andreaca ortodosso, si vivranno alcuni momenti di preghiera comunitaria:martedì 23 gennaio alle ore 17.30 presso la chiesa di San Lorenzo, sede della comunità di Sant’Egidio, la preghiera ecumenica presieduta dal Vescovo Francesco Antonio Soddu, giovedì 25 gennaio alle ore 17.30 vespro ortodosso presso la chiesa di San Matteo in Campitelli a Terni.

La ‘Domenica della Parola’, celebrazione presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis

domenica della parola

Sarà celebrata anche a Perugia, il 21 gennaio, la Domenica della Parola voluta da Papa Francesco nel 2019 per aiutare i fedeli a riscoprire la centralità e il primato della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, il cui motto di quest’anno è ripreso dal Vangelo di Giovanni: Rimanete nella mia Parola (Gv 8,31).

Due gli appuntamenti in calendario: il concerto del Coro ebraico di Roma Ha-Kol, presso la Sala dei Notari del Palazzo comunale dei Priori (alle ore 16); la celebrazione eucaristica, nella Cattedrale di San Lorenzo (alle ore 18), presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis.

La Domenica della Parola, nel capoluogo umbro, è promossa nell’ambito del ciclo di incontri di approfondimento biblico del Libro dell’Esodo denominato Dalla schiavitù alla libertà organizzato dal Sab, il Servizio animazione biblica, insieme all’Ucd, l’Ufficio catechistico diocesano.

Il Coro Ha-Kol eseguirà canti centrati sul libro dell’Esodo e sulla tradizione ebraica. Ad aprire il concerto sarà il brano intitolato Allèl, un’antologia di versi tratti dai salmi 117-118 che si recitano durante Shahrìt (la preghiera mattutina) dei giorni di festa solenne, di capo mese ed Hanukkà (festa delle luci). Musica tradizionale e un arrangiamento a cura di Angelo Spizzichino. In chiusura invece il Coro Ha-Kol si esibirà nell’Hallelujàh di Leonard Cohen del 1984.

Il Coro Ha-Kol (in ebraico La Voce) è un coro ebraico-italiano fondato nel dicembre del 1993 per iniziativa di alcuni cantori del Tempio maggiore di Roma e di altri amanti della tradizione musicale ebraica. Ha al suo attivo trent’anni di attività concertistica e di spettacoli in Italia e all’estero, con recenti tournée in Austria, Germania, Regno Unito, Israele. Il coro è formato da cantori non professionisti suddivisi tra soprani, contralti, tenori e bassi. Alla direzione il maestro Ercole Cortone, al pianoforte il maestro Francesco Capogreco.

Maggiori info sul ciclo di approfondimento del Libro dell’Esodo e diretta streaming della Domenica della Parola disponibili sul sito: www.lapartebuona.it .

Anche se non è guerra non è detto che sia pace

Siamo abitati da una falsa concezione di pace e di guerra. La pace non è la semplice assenza di guerra ma pienezza di vita così come la guerra non è solo il conflitto armato tra due nazioni che si contendono un territorio.

Il mondo è attraversato da decine e decine di conflitti che hanno il proprio carico di dolore, morte e distruzione ma che non sono il risultato di una guerra classica. I fatti dell’Ecuador ci riportano in evidenza estrema il ruolo della criminalità organizzata e dello strapotere del narcotraffico che arrivano a condizionare tutta la vita, pubblica e privata, di un popolo.

La stessa situazione dell’Ecuador dove il presidente ha dovuto decretare lo stato d’emergenza sospendendo alcuni diritti e introducendo il coprifuoco, non è isolata. El Salvador, Haiti, Messico, Honduras e altre nazioni del centro e sudamerica, vivono sotto il tacco del narcotraffico. Sono situazioni che ci inducono ad avere più a cuore quelle popolazioni e a fornire loro l’assistenza necessaria per un’adeguata formazione a magistratura e forze dell’ordine, società civile e mondo dell’informazione, solo per fare alcuni esempi. Peraltro avremmo tutto l’interesse ad arginare tali fenomeni dal momento che gli effetti deleteri arrivano sino a noi.

Insegnanti di religione. Arriva l’intesa per il nuovo concorso, atteso da vent’anni

Un'insegnante in primo piano di profilo con un gesso bianco in mano mentre scrive delle frasi su una lavagna nera
Foto Siciliani Gennari

A vent’anni di distanza, si terrà finalmente un nuovo concorso pubblico per gli insegnanti di Religione cattolica. Lo prevede l’intesa firmata nei giorni scorsi dal presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, e dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara.

L’accordo riguarda il concorso ordinario per la copertura del 30 per cento dei posti vacanti; il restante 70 per cento dei posti disponibili sarà invece assegnato con una procedura straordinaria, riservata ai docenti con almeno 36 mesi di servizio. Complessivamente si tratta di circa 6.400 insegnanti in tutta Italia.

Tra i requisiti per partecipare alla selezione – che si articolerà in una prova scritta e in una orale – è prevista la certificazione dell’idoneità diocesana all’insegnamento della Religione cattolica, “rilasciata dal responsabile dell’Ufficio diocesano competente, nei novanta giorni antecedenti alla data di presentazione della domanda di partecipazione”.

In attesa del bando.  Liucci: “da sette anni annunci e poi niente”

Per il momento manca ancora il bando effettivo. E non è solo un pro-forma, perché “sono ormai trascorsi sette anni dalla notizia che sarebbe uscito il bando, e ogni anno si è ripetuta la stessa promessa, che puntualmente non si è realizzata”, commenta con un po’ di amarezza il referente Irc per l’Umbria, prof. Massimo Liucci.

In Umbria 450 insegnanti di religione

Nella nostra Regione gli insegnanti di Religione cattolica ammontano a circa 450.

Il card. Zuppi ha comunque espresso gratitudine al ministro per “aver colmato un vuoto, e per la collaborazione aperta e feconda che si è instaurata in vista di questo importante passaggio. Al di là dell’atto formale, richiesto dalla legge, il presente accordo riconosce e riafferma il valore degli insegnanti di Religione nelle nostre scuole: educatori preparati e appassionati che arricchiscono l’esperienza scolastica con un’occasione unica di dialogo, approfondimento culturale e confronto interdisciplinare. È giusto che sia data loro maggiore stabilità e sicurezza”.

A sua volta Valditara ha promesso: “Tradurremo rapidamente questo accordo in fatti concreti”. Secondo alcune ipotesi, già a febbraio potrebbe essere pubblicato il bando del concorso ordinario, in cui sarà stabilita la data della prova. Per il ministro, una “soluzione equilibrata”, che tiene conto sia della qualità dell’insegnamento sia delle “legittime aspettative” di tanti insegnanti

Boom di iscritti all’Issra di Assisi, per il titolo che abilita all’insegnamento

Sono circa 150, tra studenti ordinari e ospiti, i nuovi gli iscritti all’Issra, l’Istituto superiore di scienze religiose di Assisi. Il che significa un numero addirittura triplicato rispetto a cinque anni fa.

In Umbria la laurea quinquennale presso l’Issra dà l’unico titolo di studio valido per l’insegnamento della Religione cattolica nelle scuole.

La specializzazione post-triennio comunque offre anche una formazione catechetico-ministeriale, con particolare attenzione all’ambito del matrimonio e alla dottrina sociale della Chiesa.

Per informazioni sui corsi, iscrizioni, contatti si può consultare il sito ISSRA.

Dario Rivarossa

Preziosa e fragile

Qual è lo stato di salute della democrazia, in Italia e nel mondo? Il quesito è di attualità, perché in questo 2024 ci saranno elezioni importanti un po’ dappertutto: da quelle per il rinnovo del Parlamento europeo a quelle per la nomina del nuovo Presidente degli Stati Uniti, poi giù giù fino ai rinnovi di molte amministrazioni regionali. Tutte caratterizzate da un clima di polemiche rissose fra gli schieramenti e però, nello stesso tempo, anche da alti tassi di assenteismo; e non sono buoni segnali.

La democrazia è uno strumento delicato. Per funzionare ha bisogno di certe condizioni: che ciascuno degli elettori abbia quel tanto di conoscenze, informazioni e cultura che occorre per farsi una idea delle scelte che vanno fatte e degli effetti che da esse possono derivare; e che sia abbastanza maturo e coscienzioso per porsi, come obiettivo, il bene della collettività al di sopra dei suoi interessi egoistici e immediati.

Da questo punto di vista, la grande diffusione delle informazioni attraverso la stampa, la radio e la televisione è stata un grande progresso per la democrazia. Ma ora a questi grandi mezzi di comunicazione è subentrata, grazie all’informatica di massa, l’enorme circolazione di messaggi individuali attraversi i cosiddetti “social”. Questi ultimi dànno a tutti quelli che li frequentano l’illusione di possedere una informazione completa e veritiera praticamente su tutto, mentre in realtà non hanno alcun modo di discernere il vero (poco) dal falso (tanto). Gli effetti sono impressionanti.

Accade, per esempio, che quasi tutti quelli che in America, alle ultime elezioni, hanno votato Trump, ritengono verità accertata che quella volta i sostenitori di Biden abbiano falsificato i risultati; e di conseguenza approvano, o comunque giustificano, quelli che per protesta assaltarono la sede del Congresso (il parlamento americano). Mentre la verità è quella contraria, e cioè che non ci sono stati brogli, nessuno li ha potuti dimostrare realmente.

Con queste premesse, con quale fiducia si possono attendere le nuove elezioni presidenziali nel prossimo novembre? E se questo accade negli Stati Uniti – il primo grande Paese che ha avuto una costituzione moderna e democratica quando ancora in Europa c’erano le monarchie assolute e feudali – che possiamo aspettarci dal resto del mondo? La democrazia è un grande valore, ma per farla vivere ci vuole un serio impegno collettivo.

‘La Bibbia notte e giorno’ quinta edizione anche in diretta streaming

La Bibbia notte e giorno 2024
La locandina de 'La Bibbia notte e giorno 2024'

Da sabato 20 gennaio dalle 16 a domenica 21 gennaio alle 18 nella chiesa del Santissimo Salvatore a Terni, si svolgerà la quinta edizione di: La Bibbia notte e giorno la lettura della Bibbia, la parte dei Libri Profetici: Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele, a seguire i Dodici Profeti minori (Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia) che concludono l’Antico Testamento.

Una notte e un giorno, senza interruzioni e commenti nei quali saranno letti integralmente i vari libri dall’inizio alla fine, così come la tradizione e la chiesa li hanno consegnati attraverso i millenni.

Ritrovare le condizioni dell’ascolto e della riflessione attraverso la lettura del Libro per eccellenza è il segno che la commissione Evangelizzazione e Catechesi, settore Apostolato Biblico della diocesi di Terni-Narni-Amelia e Azione Cattolica diocesana, hanno scelto per sottolineare il primato della Parola di Dio, fonte di discernimento e di speranza, nella vita di ogni credente, nella Domenica della Parola indetta dal Papa per la terza domenica di gennaio, che si inserisce all’interno della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e viene vissuta nella diocesi come segno eminentemente ecumenico.

A leggere i passi biblici si alterneranno più di settanta persone di ogni età, categoria sociale e confessione religiosa. Ogni lettore proclama circa otto pagine del testo per circa quindici minuti. I brani proclamati saranno intervallati da un breve spazio musicale. Anche i non credenti possono partecipare nel rispetto della Parola.

All’evento La Bibbia giorno e notte non si partecipa soltanto in qualità di lettori, ma soprattutto nell’ascolto, sia all’interno della chiesa di San Salvatore a Terni, sia seguendola in streaming sulla pagina Facebook Diocesi di Terni-Narni-Amelia, sui canali Youtube Diocesi Terni Narni Amelia, parrocchia Santa Maria della Misericordia Terni.

“In questo anno -spiega Emanuela Buccioni responsabile dell’Settore Apostolato Biblico della diocesi- che inizia con scenari di guerra e violenza sempre più inquietanti assume un significato tutto speciale la quinta edizione de La Bibbia Notte e Giorno. Al di là delle convinzioni religiose di ciascuno, la Bibbia è la lettura che ci accomuna tutti e nella quale ritroviamo molte delle nostre radici culturali e umane. La Bibbia è il libro della Parola, del continuo dialogo tra Dio e l’uomo. Un rapporto confidenziale che oggi sembra essersi perduto e che papa Francesco nella lettera apostolica Aperuit illis ci invita a riprendere con forza: nel fragore del nostro mondo non c’è più posto per l’ascolto e il dialogo”.

Per informazioni e contatti: emanuela.buccioni@gmail.com

Da Perugia al mondo per l’annuncio del Vangelo

La comunità Magnificat ad un raduno generale a Montesilvano

Nata a Perugia e diffusa in tutta Italia, e ora anche in altri Paesi del mondo, la Comunità Magnificat riceve il 19 gennaio in Vaticano il riconoscimento come “associazione internazionale di fedeli”. Un’esperienza ecclesiale nata nella parrocchia perugina di San Donato all’Elce nel 1978 è divenuta così un dono per la Chiesa universale.

La consegna del decreto di riconoscimento il 19 gennaio

La consegna del decreto di riconoscimento e di approvazione dei nuovi statuti ad experimentum per cinque anni si tiene venerdì 19 presso la sede del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, l’ufficio della Santa Sede, competente per l’accompagnamento della vita e dello sviluppo delle aggregazioni di fedeli e dei movimenti ecclesiali. È suo compito, infatti, riconoscere formalmente quelli che hanno un carattere internazionale e approvarne gli statuti.

Il riconoscimento a 45 anni dalla nascita della Comunità Magnificat

Il riconoscimento di un carisma da parte dell’autorità ecclesiastica è sempre un bene per tutto il popolo di Dio. È questo il senso di un riconoscimento canonico che giunge a 45 anni dalla nascita della Comunità, sorta dall’esperienza del Rinnovamento carismatico cattolico, e che ha raggiunto ben presto una fisionomia propria. Con la sua evangelizzazione, promossa soprattutto con i seminari di “vita nuova nello Spirito”, ha contagiato numerosi fedeli alla ricerca di un’esperienza di vita cristiana in un impegno stabile.

Dalla diocesi di Perugia la diffusione in altre regioni d’Italia e oltre

La vita eucaristica che ha contraddistinto da subito la Comunità, con la messa quotidiana e la promozione dell’adorazione eucaristica, ha dato sempre impulso all’opera di evangelizzazione. Dalla diocesi di Perugia-Città della Pieve e da varie diocesi umbre si è in un primo tempo diffusa in numerose regioni d’Italia, per poi, all’inizio degli anni Duemila, sconfinare in Romania, dove è ora presente in più città. Quindi in Turchia, con una fraternità a Istanbul; in Argentina e, da poco, anche in Uganda e Pakistan.

L’incoraggiamento del card. Bassetti al dialogo con il Vaticano

Il riconoscimento diocesano, ricevuto in un primo momento nel 1995 dal card. Ennio Antonelli, allora arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, poi confermato dall’arcivescovo Giuseppe Chiaretti nel 2004, non sembrava più adeguato davanti a una diffusione in Paesi così diversi e lontani. È stato il card. Gualtiero Bassetti, quindi, a incoraggiare la Comunità a rivolgersi al Dicastero per i laici, la famiglia e la vita per iniziare un dialogo durato alcuni anni, e che si è concluso a dicembre.

L’8 dicembre 1978 la nascita della Comunità

Il decreto di riconoscimento, infatti, porta la data dell’8 dicembre 2023, solennità dell’Immacolata Concezione, che richiama quell’8 dicembre 1978 quando un gruppo di laici, composto dalle famiglie di Tarcisio Mezzetti e della sorella Agnese, e alcuni giovani, hanno formalmente avviato la Comunità nella parrocchia perugina di Elce.

Maria Rita Castellani: “Una responsabilità più ampia nell’evangelizzazione”

L’attuale moderatore generale è la perugina Maria Rita Castellani, già impegnata in diocesi, insieme al marito Gianluca, nella pastorale familiare. “Gioia e gratitudine sono i sentimenti con cui accogliamo questo riconoscimento dalla Chiesa – ha detto per l’occasione a La Voce. – Ringraziamo il Signore per questo passaggio di vita così importante per tutti noi. È una chiamata ad avere uno sguardo nuovo sul mondo e a lasciarci guidare dalla creatività dello Spirito che ci investe di una responsabilità più ampia, rispetto alla missione locale che abbiamo avuto fino ad ora. Una chiamata rinnovata per mettere ancora a frutto il dono ricevuto con linguaggi e modalità attenti al cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, per raggiungere nuovi ambiti e, soprattutto, le nuove generazioni”.

Le opere di carità della Comunità Magnificat

Con il tempo, l’evangelizzazione della Comunità Magnificat si è contraddistinta anche con varie opere di carità: sostegno a distanza per i bambini disagiati della Romania (i progetti di Operazione Fratellino), l’aiuto economico a un orfanotrofio in Uganda, l’invio di denaro in Siria per il progetto “Latte per tutti”, avviato nei momenti più duri della guerra, solo per citarne alcuni: tutte opere che la Comunità porta avanti attraverso la Fondazione Magnificat Ets.

Le associazioni internazionali di fedeli riconosciute dalla Santa Sede

Con la comunità Magnificat salgono a 117 le associazioni internazionali di fedeli riconosciute o erette dalla Santa Sede tramite il Pontificio Consiglio per i Laici, prima, e il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, oggi.

Tra esse si trovano i maggiori movimenti ecclesiali oggi più diffusi, come la Fraternità di Comunione e Liberazione, il Movimento dei Focolari, la Comunità di Sant’Egidio; e realtà più piccole, nate dal carisma di istituti religiosi, o comunità carismatiche diffuse nel mondo. Ci sono associazioni note, come alcune federazioni dello scoutismo, il Forum Internazionale di Azione Cattolica; altre di più antica data, come l’Associazione Internazionale delle Carità fondata da san Vincenzo de’ Paoli, e movimenti storici come la Legio Mariae.

Molti di essi sono certamente il frutto del grande impulso dato da quella “primavera della Chiesa” sbocciata con il Concilio Vaticano II, ma molti altri sono nati in contesti ed epoche diverse, dando in ogni caso un grande impulso all’azione apostolica della Chiesa, una testimonianza del valore e del vigore dell’apostolato associato dei laici. “Un chiaro segno della vitalità della Chiesa” – ha avuto occasione di dire papa Francesco – “una forza missionaria e una presenza di profezia che ci fa ben sperare per il futuro” (16 settembre 2021).

Francesca Acito

 

 

Omaggio a don Francesco Spingola con concerto e messa

Mons. Francesco Spingola

Il 5 novembre del 2020, dopo una dolorosa malattia, ci lasciava Monsignor Francesco Spingola, sacerdote e musicista di altissimo profilo, che ha tracciato segni indelebili nella cultura della musica sacra nazionale e internazionale.

Dalla natia Calabria dove era iniziato il suo cammino religioso, educativo e artistico, don Francesco è approdato a Perugia nel 1970 ottenendo anche in Umbria il riconoscimento della sua grandezza di pastore e maestro nella vita e nell’arte.

La sua fede cristallina e potente ha consegnato orientamenti sicuri ai tanti suoi allievi del seminario di Cassano all’Ionio, dove ha esercitato l’insegnamento dopo l’ordinazione sacerdotale ricevuta nel 1955.

A testimonianza di quel periodo assume uno speciale significato il documento (scritto in parte a mano e in parte con una vecchia macchina da scrivere) nel quale il giovane don Francesco aveva fissato i suoi pensieri sulla Via Crucis con una straordinaria intensità. Nella fase terminale della sua malattia, don Francesco mi consegnò questo materiale ben conoscendo il mio immenso amore per Gesù e la mia particolare devozione per il venerdì santo.

I pensieri contenuti in tale lavoro di riflessione presentano anche risvolti di intima tensione emotiva legata sia al ministero religioso, sia alla quotidianità della condizione umana. La via della Croce è la strada che percorrono ogni giorno quanti si trovano nel dolore, troppo spesso vittime dell’indifferenza generata dall’egoismo, ed è al tempo stesso un cammino interiore, fra travaglio e ristoro, che conduce alla comprensione del senso più profondo del messaggio cristiano e cioè che non c’è estasi senza agonia e non c’è resurrezione senza morte.

Della lunga esperienza sacerdotale di don Francesco resta vivo il ricordo della voce chiara e sicura con cui spiegava il Vangelo nel corso della Messa: una voce densa di autenticità e sempre attenta a coinvolgere l’uditorio nella sua totalità, perché la fede è una tensione verso il bene che ci rende fratelli e necessita di essere testimoniata nell’amore per la verità.

Monsignor Spingola è stato maestro in ogni fibra dell’essere e il proprio eccelso talento musicale ha sempre sostenuto la sua intenzionalità educativa e pastorale.

Diplomatosi al Conservatorio di Bari sotto la guida del maestro Nino Rota, ha coniugato, attraverso l’esercizio e l’insegnamento del canto corale, le proprie vocazioni sacerdotale e artistica fondando un coro polifonico nella diocesi di Cassano all’Ionio e conferendo nuova e vivace linfa al canto gregoriano.

Il coro “San Faustino” e l’Istituto “Frescobaldi”

Lasciata la Calabria per motivi familiari, a Perugia ha ricominciato con umiltà, determinazione e pazienza a tessere la tela dell’arte musicale coristica gettando le basi per la fondazione di un nuovo coro con i bambini e i ragazzi del quartiere in cui don Francesco esercitava il proprio magistero pastorale. Si è andato così formando il coro polifonico San Faustino destinato nel tempo a esibirsi in varie località dell’Italia, dell’Europa e degli Stati Uniti d’America, senza mai dismettere il proprio abito di accompagnamento alla liturgia e agli eventi religiosi del mondo cristiano.

Dal 5 novembre scorso, in occasione del terzo anniversario della scomparsa di don Francesco, il coro polifonico San Faustino ha assunto anche il nome del suo fondatore e storico direttore.

Inoltre monsignor Spingola è stato impegnato nella direzione dell’Istituto Diocesano di Musica Sacra “Girolamo Frescobaldi” succedendo a monsignor Pietro Squartini che aveva avviato l’attività dello stesso Istituto, da lui diretto fino alla morte.

zona absidale della chiesa con pareti chiare, quadro sul fondo e altri quadri ai lati. In basso un organo e due pianoforti.
L’Auditorium Marianum dell’Istituto Frescobaldi

Spingola: la musica come elevazione spirituale

Nel corso della sua lunghissima esperienza direttiva, il maestro Spigola ha investito copiose energie per sensibilizzare genitori, scuole, e soprattutto giovani e giovanissimi sull’importanza della musica come mezzo di elevazione spirituale, formazione culturale e disciplina interiore.

I corsi generali e di strumento presso l’Istituto “Frescobaldi” sono andati così via via aumentando facendo della scuola musicale diocesana un importante riferimento culturale e artistico per la città di Perugia, anche per le frequenti iniziative di eventi musicali con la partecipazione di grandi artisti di ogni parte del mondo.

Enorme è l’eredità che don Francesco ha lasciato attraverso le numerosissime composizioni musicali e le preziose pubblicazioni di carattere storico, linguistico, letterario e antropologico, alcune delle quali realizzate per l’istituto “Frescobaldi”, come, ad esempio, la rivista di musicologia Studi e documentazioni e il testo Organi e Organari dell’Umbria: opere che testimoniano il valore riconosciuto da don Francesco alla memoria come strumento d’elezione in campo educativo.

Fra i molteplici aspetti della versatilità artistica, tanto musicale che letteraria, di don Francesco non può essere taciuto l’interesse antropologico e linguistico del maestro per il lessico e le tradizioni della sua terra natale. Interesse che ha prodotto opere di grande spessore e assoluta originalità dalle quali si evince facilmente lo stretto legame che tiene insieme i luoghi, le parole e la musica.

Opere di mons. Spingola

Don Francesco, infatti, oltre ad aver scritto un  dizionario del dialetto di Verbicaro (suo paese d’origine in provincia di Cosenza) ha dato alla luce due raccolte poetiche, sempre scritte nel dialetto della sua terra, di grande valore antropologico e letterario: Quisquilie e Ninne Nanne Jocarieddhi Canzuneddi e Prighieri ‘i Vruvicaru (di quest’ultimo lavoro è doveroso evidenziare anche la trascrizione musicale riportata dall’autore con arte non comune).

Di assoluto rilievo antropologico è infine quella che può essere considerata una sorta di “summa” in questo ambito di lavoro artistico: la fedele trascrizione di parole e musica dei Canti della tradizione religiosa di Verbicaro.

Si può dunque parlare, senza tema di smentita, di un uomo straordinario e di un artista al tempo stesso peculiare e universale per la specificità e la vastità dei suoi interessi e dei suoi talenti, serviti, nell’arco di tutta una vita, con costanti dedizione e impegno, anche nei momenti difficili dei lutti familiari e della malattia.

Iniziativa per ricordare don Spingola

Il prossimo 21 gennaio 2024 alle ore 18 presso l’Auditorium Marianum sito al numero 184 di Corso Cavour a Perugia, sarà celebrata da don Francesco Verzini una Santa Messa solenne in memoria di monsignor Francesco Spingola.

Durante la celebrazione liturgica, saranno eseguiti, in omaggio al maestro, canti scritti da don Francesco dal Coro Polifonico San Faustino Francesco Spingola diretto dal maestro Daniele Lupo.

Al termine della Messa sarà donato ai presenti che lo desiderino il libro di Leonardo Alario Monsignor Francesco Spingola una vita piena di Fede, Amore e Musica per volontà del fratello Emanuele che è autore dell’introduzione al testo, in cui viene delineato un commuovente profilo umano del compianto don Francesco Spingola che è sempre nel cuore di quanti lo hanno conosciuto e amato.
Antonella Ubaldi

Insegnanti di religione cattolica, un tesoro aperto a tutti

Una insegnante con i capelli biondi con la camicia bianca a mezzo busto di fronte, sullo sfondo delle immagini sacre, durante l'ora di religione in una scuola
Una insegnante di religione cattolica (IRC) durante l'ora di religione in una scuola pubblica (Foto Siciliani Gennari)

Una preziosa opportunità formativa, che arricchisce il percorso scolastico promuovendo la conoscenza delle radici e dei valori cristiani della cultura italiana”.  Così definisce l’Insegnamento della religione cattolica (Irc) il consueto messaggio della Presidenza dei vescovi italiani in occasione delle iscrizioni scolastiche. Vale la pena di sottolineare questa espressione, perché riassume il significato profondo di un’attività “ridisegnata” profondamente nel 1984 con il nuovo Concordato, dopo tanti anni di discussione e riflessione a proposito del ruolo di un insegnamento religioso nella scuola.

Quale fu l’indirizzo scelto? Quali le motivazioni che hanno portato all’attuale disciplina? Sostanzialmente la necessità che nel percorso formativo della scuola di tutti si dovesse/potesse affrontare anche l’ambito della coscienza religiosa e/o più in generale della spiritualità. Sarebbe lungo qui elencare i tanti passaggi della cosiddetta “stagione dei dibattiti”, ma certamente il dato di fondo fu la riflessione pedagogica e la considerazione della crescita integrale dell’allievo. Crescita integrale cui non poteva mancare, appunto, una dimensione così importante come quella legata all’ambito del trascendente. Naturalmente in modo assolutamente indipendente dalle scelte di fede di ciascuno.

In un documento scolastico importantissimo (anche se messo da parte) si leggeva nel 1983 che “la scuola pubblica… nell’accogliere tutti i contenuti di esperienza affettivi, morali e ambientali di cui l’alunno è portatore, deve favorire anche attraverso la conoscenza dei fatti e dei fenomeni religiosi lo svolgersi e l’esprimersi della sua personalità e contribuire alla formazione di un costume di reciproca comprensione e di rispetto tra soggetti, pur di differenti posizioni in materia di religione, siano essi credenti o non credenti” (Commissione Fassino, per le scuole elementari).

L’Irc ha certamente chiara questa prospettiva. Si propone come servizio alla scuola di tutti, è “patrimonio di tutta la scuola e non solo di una parte” (così scrive Ernesto Diaco, responsabile del Servizio nazionale per l’Irc a margine del messaggio della Presidenza Cei) e, ancora lo sottolineano i vescovi, si fonda su una “alleanza educativa” tra Chiesa e scuola, tra Chiesa e Stato, ciascuno nel proprio ordine indipendenti e sovrani, ma insieme impegnati “alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese” (art. 1 Nuovo Concordato).

Questo è il quadro di riferimento di un insegnamento che mira alle finalità della scuola, che permette di conoscere radici e valori della nostra cultura, del “patrimonio storico” del popolo italiano. Un insegnamento che è occasione per tutti, senza esclusione e senza richieste di adesione di fede. Laico, impartito da insegnanti dedicati e professionisti, competenti, esponenti di una Chiesa che attraverso di loro si mette a disposizione della scuola, riconosce la sua autonomia, indossa il grembiule servendo il bene comune e rispondendo all’invito del Concilio Vaticano II che non a caso ha dato un impulso fondamentale proprio alla riflessione e al cambiamento anche per l’Irc.

Alberto Campoleoni

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

settimana di preghiera
Un incontro ecumenico a Perugia della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

Dal 18 al 25 gennaio si svolge l’annuale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, attorno al tema Amerai il Signore tuo Dio e il tuo prossimo come te stesso (Luca 10,27). A Perugia questa settimana ecumenica è da sempre sentita, promossa dal Consiglio delle Chiese cristiane del capoluogo umbro in collaborazione con il Centro ecumenico ed universitario San Martino.

“Sullo sfondo della violenza che schiaccia popolazioni inermi, le parole del passo del Vangelo di Luca -commenta l’arcivescovo Ivan Maffeis- suonano paradossali, se non fosse che il fondamento dell’amore fraterno è Dio stesso. La fraternità resta dono da custodire e compito da realizzare, anche mediante la preghiera delle nostre Comunità:

Fa’ o Signore, che ognuno di noi sia costruttore di unità. Effondi il dono del tuo Spirito perché la tunica lacerata dalle nostre divisioni possa ritrovare lo splendore della sua bellezza e così la nostra testimonianza sia vera e credibile“.

Nel respiro del Consiglio delle Chiese cristiane di Perugia sono promosse alcune celebrazioni ecumeniche: giovedì 18 gennaio, alle 18, in Cattedrale; sabato 20, alle 18, nella chiesa della Comunità Ortodossa Romena (via della Viola, 1); domenica 21, alle 11, presso la chiesa Valdese (Via Machiavelli, 10); venerdì 26, alle 18, presso la chiesa Avventista (Via Cilea 11, San Sisto-Pg).

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è preceduta, il 17 gennaio, dalla Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei.

“Un richiamo -sottolinea l’arcivescovo Maffeis, nell’annunciare questi eventi di Chiese- reso ancora più attuale dalla recrudescenza dell’antisemitismo”

Documento di Sintesi dell’Assemblea ecclesiale

assemblea ecclesiale
Un momento dell'ultima assemblea ecclesiale tenutasi lo scorso 15 ottobre a Perugia

Curato dalla Segreteria del Cammino sinodale diocesano di Perugia-Città della Pieve, il documento di Sintesi del discernimento dell’Assemblea ecclesiale (tenutasi lo scorso 15 ottobre) è consultabile-scaricabile al link: Sintesi Assemblea ecclesiale ottobre 2023 – Diocesi Perugia .

Questo testo nasce dallo stesso Cammino sinodale come frutto della suddetta Assemblea, documento che, insieme alla Lettera pastorale Il coraggio dei passi dell’arcivescovo Ivan Maffeis, è pensato come strumento per tutte le comunità per proseguire il discernimento e dare sostanza concreta alle scelte che lo Spirito Santo ispirerà la comunità diocesana attraverso l’ascolto di ben trentatre gruppi di lavoro assembleari moderati da Marta Boldrini, diacono Francesco Germini, Stefano Marcucci, Silvia Bagnarelli, Alessandro Moretti, suor Serenella Vescovi, Silvana Lentini, suor Ombretta Pettigiani, Andrea Morante, diacono Giovanni Lolli, Maddalena Mazzeschi, Daniele Tonazzolli, Cristiana Cecchini, Vito Simone Foresi, Roberto Esposito, Lorena Urbani, Alessia Biagiotti, diacono Vincenzo Genovese, Michela Smacchia, Anselmo De Toni, Emanuele Chiucchiù, Samuele Betti, Iacopo Caraglio, diacono Luigi Germini, Rosita Garzi, diacono Sergio Lucaroni, Alessandro Magistrato, Tamara Di Girolamo, Roberta Ricci, Emanuela Stoico, diacono. Stefano Bucarini, Giuseppe Mordivoglia e diacono Massimo Pio Gallì. A tutti loro va il grazie dell’arcivescovo Maffeis, personale e a nome dell’intera Chiesa particolare, e del vicario episcopale per la Pastorale don Simone Pascarosa, coordinatore dei gruppi di lavoro.

Anticorpo all’isolamento

Nella nota introduttiva del documento si fa riferimento, non a caso, al passo evangelico dei due discepoli di Emmaus:

“Undici erano i chilometri che i discepoli dovevano compiere a piedi. Un percorso che potremmo definire normale per il tempo. Gesù arriva in quel tratto di strada. Undici chilometri per essere ascoltati, per comprendere di non essere soli, per riconoscerlo, per cambiare la nostra vita, per tornare a sperare (la parola spezzata accende il cuore). E noi siamo pronti a partire? Abbiamo davvero il coraggio dei passi? Gli undici chilometri rappresentano davvero la distanza che abbiamo messo tra noi e Dio? Andiamo dove Dio ci chiama senza paura e scopriremo la Verità… essere vivi nella vita del Risorto. Infine la comunità cristiana (e quindi Gesù stesso), sono anticorpo all’isolamento essendo allo stesso tempo accoglienza, custodia e compagna di viaggio. Abbiamo vissuto un momento di grande fraternità. Riscoprirsi famiglia usando la Parola e la preghiera come mezzo, lo Spirito Santo che utilizza la parola dell’altro e in quell’ascolto vederne il frutto è stato bellissimo. La condivisione e il rispetto reciproco, l’ascolto come metodo e la preghiera hanno esaltato la presenza di ognuno rendendola tesoro vivo per tutti”.

Il coraggio dei passi insieme

Don Simone Pascarosa, al riguardo, evidenzia con soddisfazione che i momenti assembleari e il cammino sinodale ci permettono di vivere in maniera piena questa Chiesa pulsante, di ricaricarci ogni tanto e di trovare insieme il coraggio dei passi perché infondo undici chilometri per arrivare ad Emmaus siamo tutti in grado di farli…, tutti i giorni….

Tre tematiche centrali

Dai gruppi di lavoro sono emerse tre tematiche centrali così intitolate: Evangelizzazione e Catechesi, Corresponsabilità e ministeri, Organismi ecclesiali, dove è chiesto di valorizzare di più sia i diaconi permanenti (attualmente sono oltre quaranta) sia la presenza femminile con mandati chiari e riconoscibili, puntando ad una maggiore formazione allo stile sinodale e alla ecclesiologia di comunione. L’offerta diocesana è molto ricca e ampia, ma scarsamente comunicata e rilanciata dai sacerdoti.

Riguardo l’invito a rinnovare i linguaggi della comunità cristiana, dall’Assemblea è giunta l’esortazione ad abitare il mondo dei social e delle comunicazioni sociali, perché i siti delle parrocchie sono poco chiari e poco attraenti. L’informazione veloce dei tweet dovrebbe essere usata anche dalle nostre comunità come spunto per aprire i cuori.

Necessità e importanza dell’ascolto

 Altro tema emerso è quello di ripartire dalla necessità e dall’importanza dell’ascolto come dimensione fondamentale della nostra fede e del nostro essere Chiesa.

Creare occasioni di prossimità

 Per quanto riguarda l’Evangelizzazione e la Catechesi, dai gruppi di lavoro è giunta la sollecitazione a valorizzare di più le loro esperienze non strutturate, perché il termine catechismo o dottrina sia come terminologia che come modalità spaventa e non comunica più all’uomo di oggi. In particolare è finito il tempo di intendere il catechismo come percorso finalizzato solo al conseguimento dei sacramenti, ma bisogna ripensare il percorso come proposta integrale e continua nel percorso di vita e di fede. In primis puntare sulle famiglie, o comunque su piccole comunità o fraternità, creando occasioni di prossimità, valorizzando le esperienze e il patrimonio di carismi delle aggregazioni laicali presenti.

La pastorale dei campanelli

Dall’arcivescovo Maffeis sono giunti alcuni auspici tra cui quelli per una pastorale dei campanelli…, occasione di tornare testimoni luminosi del Vangelo nelle nostre comunità e le Unità pastorali (formate da due o più parrocchie) vissute come una chiamata a rinunciare al campanile a favore dell’unità. Questo è più facile che avvenga dove catechesi e carità emergono come ambiti dove subito si può mettere in comune le risorse e le competenze e progettare insieme un cammino di U.P.  In conclusione del documento: Tutto ciò con serena pazienza, perché tra la semina e il raccolto ne passa sempre di tempo.

Indicazioni sul prosieguo del discernimento

Infine vengono fornite indicazioni su come proseguire il discernimento a livello locale: Tutti i suggerimenti, le domande e qualunque contributo a questo processo potrà essere inviato all’indirizzo camminosinodale@diocesi.perugia.it. Si invita a rimanere aggiornati sulle prossime Assemblee diocesane e i prossimi appuntamenti del Cammino sinodale attraverso il sito https://diocesi.perugia.it..

San Ponziano 2024: celebrazione dei Secondi Vespri e processione

san ponziano 2024
L'Arcivescovo si Spoleto-Norcia Renato Boccardo in un momento della celebrazione dei Secondi Vespri

Alle ore 16 di domenica 14 gennaio nella Basilica Cattedrale di Spoleto si è tenuta la celebrazione dei Secondi Vespri di San Ponziano presieduti dall’Arcivescovo. Col Presule c’erano diverse sacerdoti della Diocesi. Presente il vice sindaco di Spoleto Stefano Lisci e il Gonfalone della Città. Anche a questo momento di preghiera hanno preso parte tanti fedeli.

La preghiera a San Ponziano

L’Arcivescovo all’inizio dei Vespri ha affidato alla protezione del Patrono le Pievanie della Diocesi con la seguente preghiera: «

“Glorioso San Ponziano, mentre la nostra Chiesa locale intraprende un cammino nuovo di presenza pastorale sul territorio per un rinnovato annuncio del Vangelo in un mondo che cambia, ti affidiamo la vita e l’attività delle Pievanie. Aiutale ad essere comunità vive, capaci di condividere le gioie e i dolori degli uomini e delle donne del nostro tempo e di custodire una cura particolare per quanti affrontano con fatica il peso della vita quotidiana. Con la tua intercessione, ottieni ad ogni Pievania di essere un luogo di grazia nel quale tutti possano scoprire ed esperimentare l’amore di Dio e la bellezza della vita cristiana. Chiedi per noi il dono della sapienza del cuore, perché impariamo a coltivare uno sguardo contemplativo ed accogliente sulle persone, sulle vicende e sul mondo; a trovare libertà nella attenzione all’essenziale; a riscoprire la bellezza della sobrietà che fa posto alle gioie dell’interiorità, quelle che purificano lo spirito e restituiscono lucentezza allo sguardo; a mettere in risalto il molto che ci unisce e non il poco che ci divide, per assaporare la grazia della fraternità e dello stare insieme; a coltivare relazioni gratuite, forti e durature, cementate dalla mutua accettazione e dal reciproco perdono; a scorgere il volto di Dio in ogni persona che avviciniamo e in ogni croce che incontriamo. Ispiraci sempre nuova fiducia e slancio perché non ci scoraggiamo di fronte ai fallimenti, alle debolezze e alle ingratitudini. Fa’ che ogni Pievania sia una vera comunità dove ognuno si sforzi di comprendere, perdonare, aiutare e condividere; dove l’unica legge che ci fa essere tuoi veri discepoli sia l’amore vicendevole; dove la luce e la gioia del Vangelo rendano feconde le relazioni e la testimonianza. Amen”.

Nell’omelia monsignor Boccardo ha sottolineato come la testimonianza di San Paolo che, giunto ormai alle soglie della morte, traccia il bilancio della sua vita e sottolinea che cosa in essa ha costituito un vero tesoro, ci viene riproposta oggi dalla memoria di San Ponziano.

“Anche il nostro Patrono -ha sottolineato- si è trovato nella possibilità di considerare tesoro prezioso altri beni e di preferirli alla sua identità di discepolo del Signore. Con la forza dello Spirito Santo, invece, è rimasto fedele, e questa sua  fedeltà ci interpella. Anche noi siamo posti continuamente di fronte ad una scelta fondamentale: seguire il Signore o seguire altri dei. Non sottraendosi al carnefice, San Ponziano ha voluto guadagnare Cristo. Il guadagno di solito c’è quando aumenta qualcosa nella vita. Guadagnare Cristo per lui ha significato aprire l’animo ad uno stile di vita nuovo: quello dell’amore che non teme di essere fedele fino in fondo, senza indietreggiare di fronte alle lusinghe o alle minacce.

Su questo stile lui ha avuto il coraggio di giocare tutta l’esistenza ed è diventato luminoso testimone del Vangelo. Vivere con coerenza e verità il nostro essere cristiani. È l’invito che accogliamo questa sera dal nostro Patrono: essere fedeli nella vita quotidiana, complessa, frenetica e, in tanti aspetti, seducente e tentatrice nella direzione opposta al Vangelo; fedeli alla nostra Chiesa diocesana e alle sue Pievanie, vivendone gioiosamente, anche quando costa fatica, la vocazione e la missione nella comunione, nel dialogo e nella corresponsabilità; fedeli nella famiglia, chiamata ad essere luogo di accoglienza, donazione, crescita e condivisione; fedeli nella vita sociale e politica, nell’onestà, nella ricerca del bene comune, superando gli interessi personali o di gruppo; fedeli al futuro di Dio dentro questo tempo che esige da tutti di fare la propria parte per costruire uno stile di vita più sobrio e più umano e per garantire un futuro più sicuro e più nobile alle nuove generazioni; in una parola: siamo chiamati alla fedeltà al bene e al rifiuto del male”.

La processione

Al termine dei Vespri si è snodata la processione per riportare la reliquia di San Ponziano nella Basilica a lui dedicata. Come da tradizione, il corteo è stato avviato da quasi cento cavalli e cavalieri, tra cui tanti bambini, di alcune società equestri del territorio e di privati cittadini.  Lungo le strade si è invocata la protezione del Santo Patrono sulle case e sulla Città, chiedendogli di ottenere da Dio il dono della fedeltà e la grazia e la sapienza necessarie per testimoniare nella vita quotidiana la gioia di essere cristiani: Alla tua supplice città fedel propizio chinati, Ponzian, dal Ciel.

Giunti sul piazzale della Basilica di San Ponziano l’Arcivescovo ha ringraziato e benedetto i cavalieri e i cavalli, così come i membri di tante associazioni di volontariato che hanno sfilato in processione. Poi, monsignor Boccardo ha preso in mano la reliquia ed è entrato in chiesa e si è rivolto così ai tanti fedeli presenti.

“C’è stata una scena -ha detto- che mi ha particolarmente colpito durante la processione: ai lati della strada, ad un certo punto, un papà ha preso il suo bambino e se lo è messo sulle spalle perché potesse vedere. Possiamo raccogliere questo messaggio: aiutiamo gli altri, piccoli e grandi, a poter vedere. Proviamo a prenderci sulle spalle: ciò vuol dire fare in modo che chi ci sta vicino possa vedere. Non tratteniamo soltanto per noi quello che riusciamo a vedere, ma mettiamoci insieme e guardiamo insieme verso la stessa direzione. È facile lamentarsi di quello che non funziona, della cose che mancano, di quanto non ci è stato dato, di quello che non abbiamo, di quello che vorremmo avere.

È sempre necessario porsi una domanda. Io cosa possa fare? Non aspettiamo che gli altri facciano qualcosa. Proviamo a prenderci sulle spalle e così avere uno sguardo dall’alto che non si ferma dinanzi agli ostacoli e che sa cogliere quel patrimonio di bene, di generosità, di impegno, di dedizione e di sacrificio che costituisce l’unica vera ricchezza che non patisce le scosse del terremoto, gli assalti del Covid, le crisi della finanza. Che S. Ponziano ci aiuti a guardare avanti”.

La serata si è conclusa con la Messa nella Basilica di San Ponziano presieduta da don Claudio Vergini pievano della Pievania di San Giovanni Paolo II.

Celebrazione della festa dei santi Protomartiri Francescani

santi Protomartiri Francescani
I cinque santi Protomartiri Francescani

Nella parrocchia di Sant’Antonio e santuario Antoniano dei Protomartiri a Terni si celebra il 16 gennaio la festa dei Protomartiri Francescani, i cinque frati originari della valle ternana Berardo da Calvi, Pietro da Sangemini, Ottone da Stroncone, Accursio e Adiuto di Narni martirizzati in Marocco nel 1220.

Nella vigilia della festa e in preparazione al gemellaggio tra i cammini dei Protomartiri e quello di Sant’Antonio, domenica 14 gennaio  alle ore 14.30 si terrà il pellegrinaggio a piedi dalla cattedrale di Terni alla chiesa di Santa Maria della Pace in Valenza, luogo di partenza del cammino dei Protomartiri Francescani. Il pellegrinaggio è anche il primo appuntamento per la comunità diocesana di preparazione al Giubileo 2025 pellegrini di speranza nell’anno di preparazione 2024 dedicato alla preghiera.

Nella chiesa di Santa Maria della Pace alle ore 16.30 padre Pietro Messa OFM della Pontificia Università Antonianum, terrà una breve catechesi sulla lettura del ciclo pittorico dei Protomartiri collocato nella chiesa e sulla spiritualità francescana.

Il 15 gennaio alle ore 21 Passi e parole, da pellegrini lungo il Cammino dei Protomartiri Francescani e Il Cammino di Sant’Antonio. In dialogo con Alberto Friso giornalista, Edizioni Messaggero di Sant’Antonio e Alessandro Corsi co-ideatore del Cammino dei Protomartiri Francescani.

Il 16 gennaio alle ore 18.30 la solenne Celebrazione Eucaristica nella chiesa di Sant’Antonio a Terni sarà presieduta da monsignor Francesco Antonio Soddu vescovo di Terni-Narni-Amelia. Al termine verrà sottoscritto il gemellaggio tra il Cammino dei Protomartiri Francescani e Il Cammino di Sant’Antonio.

I Protomartiri Francescani

I cinque Protomartiri francescani originari della valle ternana: Berardo da Calvi (suddiacono), Pietro da SanGemini (Converso), Ottone da Stroncone (sacerdote), Accursio e Adiuto di Narni (conversi), primi martiri dell’Ordine francescano, furono uccisi in Marocco il 16 gennaio 1220.

Quando Francesco d’Assisi giunse a Terni le persone furono affascinate dal suo modo coinvolgente di predicare, in cui le parole erano rese ancora più autorevoli dal tenore di vita; alcuni vollero seguirlo, o meglio come lui mettersi in cammino sulle orme di Gesù Cristo vivendo la forma di vita del Vangelo. Così andarono alla Porziuncola, presso Assisi dove divennero membri dell’ordine dei frati Minori; da lì furono inviati a evangelizzare le terre dei non cristiani e giunsero prima in Portogallo e infine in Marocco a Marrakech. Quando fu pronunziata su di loro la sentenza di morte si ripetevano l’un l’altro: Orsù fratelli! Abbiamo trovato quello che cercavamo: siamo costanti e non temiamo di morire per Cristo! I loro corpi martirizzati, ormai venerati come quelli dei santi, furono portati a Coimbra dove il canonico agostiniano Fernando da Lisbona, stupito dalla loro affezione a Cristo che li portò non solo a vivere ma persino a morire per lui, decise di aderire ai frati Minori assumendo il nome di Antonio. Voleva andare anche lui in Marocco per testimoniare la fede, ma vicende varie lo condussero in Sicilia da dove, passando anche per la zona di Terni, giunse ad Assisi dove san Francesco lo inviò nel nord Italia; morì il 13 giugno del 1231 e l’anno successivo fu canonizzato nel Duomo di Spoleto.

La morte precoce dei Protomartiri francescani, oriundi della zona di Terni, apparentemente sembrò un fallimento ma in realtà il loro sangue fu il seme della vocazione francescana di Sant’Antonio. Per questo la Chiesa di Sant’Antonio in Terni (dal 2010 Santuario antoniano dei Protomartiri francescani) è un luogo che rammenta l’importanza di coniugare amore e sacrificio perché solo così il primo è credibile e il secondo fa fiorire il deserto.

A farsi prossimi c’è spazio per tutti

Un ragazzo e una ragazza con la maglietta blu del Servizio civile in primo piano, sullo sfondo un operatore adulto al lavoro in un magazzino di stoccaggio dei beni di prima necessità
Il servizio civile nella Caritas di Perugia

Sono cinque i progetti delle Caritas diocesane delle Chiese umbre previsti nel bando pubblicato dal Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale, per un totale di 88 posti complessivi disponibili nella nostra regione.

Masciotti: “Nei progetti abbiamo voluto dare particolare attenzione all’aspetto educativo e all’accompagnamento dei giovani”

“Il nuovo bando del Servizio civile – ci spiega Mauro Masciotti, delegato regionale Caritas – vede quasi raddoppiare il numero di giovani che vivranno le nostre diverse realtà caritative. Nei progetti abbiamo voluto dare una particolare attenzione all’aspetto educativo e all’accompagnamento dei giovani ammessi al bando e soprattutto di quelli delle nostre comunità. Ecco il perché dei nuovi progetti a favore dell’animazione degli oratori e delle parrocchie in ambito sociale e caritativo. Tappe fondamentali perché in un momento così difficile per la nostra società e per il mondo si possa riportare al centro la testimonianza evangelica dell’amore e del farsi prossimo con particolare attenzione alla pace e al rispetto del creato”.

I progetti del Servizio civile in Caritas

Tutti i progetti di Servizio civile delle Caritas umbre hanno una durata di 12 mesi. Si va da quello intitolato “Farsi prossimi”, dedicato all’assistenza di adulti e di persone in terza età, in condizioni di disagio, con l’obiettivo di aumentare il numero dei pasti distribuiti nelle mense regionali, attraverso l’implementazione della rete di collaborazione con le aziende e l’attività di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare. Obiettivi simili a quelli del progetto “Getta le reti”, destinato al tessuto degli empori solidali presenti in vari centri umbri.

C’è poi il progetto “Spazio per tutti”, nel settore dell’educazione e promozione culturale, paesaggistica, ambientale, del turismo sostenibile e sociale e dello sport, con attività di animazione culturale verso i minori e di tutoraggio scolastico, con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa e l’isolamento sociale attraverso il potenziamento dei servizi già esistenti e con l’implementazione di nuove attività di educazione e valorizzazione.

Il progetto “Impronte di solidarietà” riguarda il settore dell’agricoltura in zona di montagna, agricoltura sociale e biodiversità, con attività di riabilitazione sociale, attività sociali e di servizio alla comunità con l’uso di risorse dell’agricoltura, attività terapeutiche con ausilio di animali e coltivazione delle piante, e con l’obiettivo di potenziare i percorsi di inclusione socio-lavorativa dei soggetti svantaggiati, offrendo loro la possibilità di recuperare se stessi attraverso il lavoro della terra al fine di aumentare la produzione agricola per la copertura del fabbisogno di prodotti alimentari da destinare ai poveri, accompagnata da un’attività di sensibilizzazione della popolazione.

Infine, il progetto “Rete in ascolto”, con l’obiettivo di sostenere le famiglie in difficoltà tramite una differenziazione del servizio offerto in base al bisogno espresso, favorendo un’attività di sensibilizzazione sulla lotta alla povertà.

Le Caritas delle otto diocesi dell’Umbria partecipano in maniera differenziata ai cinque progetti, creando di fatto una rete dinamica di assistenza e prossimità alle persone, rispetto ai bisogni più vari che arrivano dalla popolazione.

La Caritas di Perugia

La Caritas di Perugia-Città della Pieve, ad esempio, è presente su tre progetti per un totale di 16 posti a disposizione per i volontari. Don Marco Briziarelli, direttore di Caritas Perugia, ricorda che questo “è il tempo buono, per i ragazzi e le ragazze di cogliere l’opportunità preziosa per essere sentinelle autentiche del nostro tempo, per avvicinarsi alle fragilità con delicatezza e per abitare pienamente gli spazi di prossimità”.

La Chiesa italiana tramite le Caritas diocesane – dal 2001 a oggi ha accompagnato oltre 10mila giovani attraverso il Servizio civile nazionale e quello universale con progetti che vogliono essere per i giovani un’occasione per contribuire al bene comune e allo stesso tempo per un percorso di crescita personale e comunitario nei valori della pace, della solidarietà e della giustizia: “Una scelta che cambia la vita”.

Le grandi ricchezze? Crescono e … non fanno cadere briciole

Il credo neoliberista predica da sempre una teoria che è continuamente smentita dai fatti. È latrickle-down theory” letteralmente: teoria dello sgocciolamento per cui se si concentra tanta ricchezza nelle mani di pochi, qualcosa cade verso il basso e i poveri ne beneficiano.

Ebbene l’anno 2023 si è concluso con un successo enorme per la classifica dei 500 super-ricchi del mondo che hanno recuperato nettamente le perdite dello scorso anno. La loro ricchezza è cresciuta di 1.500 miliardi di dollari in totale secondo l’inchiesta analitica di Billionaires index. Di ben 95,4 miliardi è cresciuto il patrimonio dell’uomo più ricco del mondo Elon Musk, ma anche Bernard Arnault e Jeff Bezos che di miliardi ne ha incrementati 70 non si lamenta affatto.

Mark Zuckerberg ha incassato circa 80 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Ritornando alla teoria capitalistica, la Oxford poverty and human development initiative calcola che nelle 110 nazioni più povere, a vivere in condizione di povertà siano 1,1 miliardi di persone e, di queste, ben 100 milioni soffrono la fame. Non basteranno le iniziative di beneficienza dei super-ricchi a sanare la situazione. C’è bisogno semmai di politiche economiche mondiali di equità e giustizia.

Tragicomica vicenda del minirevolver

Sono passati più di dieci giorni dalla notte dei botti – quella del passaggio dall’anno vecchio all’anno nuovo – e ancora, mentre scrivo, i giornali (inclusi quelli radio e tv) danno spazio agli aggiornamenti sul presunto mistero dello sparo nelle alte valli del biellese. Episodio che, pur nel doveroso rispetto del ferito, verrebbe da definire tragicomico. Sì, anche un po’ comico, e per più ragioni.

La prima è che il deputato di Fratelli d’Italia, proprietario della minipistola da cui è partito il colpo, nega di avere sparato ma non sa dire chi lo abbia fatto; mentre in altri tempi si era messo in luce per avere pubblicamente sentenziato che “nessuna pistola spara da sola”.

La seconda è che le severe norme di legge – in forza delle quali gli sarà ordinato di privarsi di tutte le armi e munizioni, a tempo indeterminato, anche se non fosse stato lui a sparare ma solo per il fatto di non averle custodite a dovere – risalgono al periodo fascista. Ci sono innumerevoli precedenti della giustizia amministrativa (Tar e Consiglio di Stato) nei quali si spiega che il controllo delle autorità sulle armi possedute dai privati ha lo scopo di “prevenire i sinistri, anche non intenzionali, che si possono verificare per effetto di un uso scorretto delle armi, anche da parte di persone diverse dal proprietario”.

Queste norme sono temutissime, per esempio, dagli appassionati di caccia o di tiro a segno, perché basta un fatto accidentale (sul tipo di quello di Capodanno) perché il Prefetto, o chi per lui, ritiri subito il porto d’armi al proprietario – pure se personalmente incolpevole – e per di più gli faccia divieto di tenere a propria disposizione, in casa o altrove, ogni tipo di armi e munizioni (articolo 39 della legge di pubblica sicurezza del 1931).

La materia è imbarazzante per i partiti dell’attuale governo; perché com’è noto Salvini si sta impegnando, da anni, per allargare le maglie del controllo sulle armi e per estendere il concetto di “legittima difesa”, il tutto secondo il modello americano. Il che induce i malpensanti a sospettare che Salvini sia mosso dalle amichevoli sollecitazioni dei produttori e rivenditori di armi, forti nei territori che sono la sua base elettorale. Vedete quante code si sta portando dietro quel fatterello – politicamente più tragico che comico del mini-revolver.

Accanto alle Chiese umbre

Da settant’anni La Voce racconta l’Umbria, i suoi campanili e le sue torri civiche, i cambiamenti ecclesiali, sociali ed economici. Il settimanale dei cattolici umbri nasce il 13 dicembre 1953, ma è da inizio dell’anno seguente che le pubblicazioni diventano regolari. Sono gli anni del dopoguerra, della ricostruzione e della divisione del mondo in due blocchi. In quel clima arriva la scelta pastorale di avviare un comune strumento di comunicazione delle quattordici diocesi umbre di allora (l’unica a non aderire al progetto è Foligno, la cui Gazzetta usciva regolarmente dal 1886).

In quei primi anni, sotto la direzione di don Pietro Fiordelli, il giornale raggiunge le 22 mila copie, grazie a una redazione in cui figurano anche nomi come Italo Moretti e Dante Alimenti. Nei decenni seguenti cambiano i direttori e il giornale viene firmato da don Antonio Berardi, don Giovanni Benedetti, don Remo Bistoni, don Elio Bromuri, Riccardo Liguori e Maria Rita Valli. Negli anni Ottanta, nella redazione regionale arrivano giovani come Luca Diotallevi di Terni e Marco Tarquinio di Assisi. Sono tante le firme e i volti che, dopo la “palestra” de La Voce, si affacciano con successo sui media nazionali, ecclesiali e non.

Nei suoi sette decenni di vita, il settimanale dei cattolici umbri muta “pelle” più volte, adattandosi alle necessità e ai cambiamenti di un territorio e di un tessuto ecclesiale, che oggi conta otto diocesi e sei vescovi dopo l’unione in persona episcopi di Assisi e Foligno, e di Gubbio e Città di Castello. Cambiamenti profondi che le Chiese umbre attraversano soprattutto dagli anni Ottanta in poi e che continuano – giorno dopo giorno anche oggi.

In questo contesto, lo stesso “consumo” di mass media cambia in modo significativo e rapido. Per soddisfare il nostro fabbisogno informativo non abbiamo più a disposizione solo una serie di mezzi di comunicazione (stampa, radio, tv, Internet), ma abbiamo varie modalità di fruizione per ogni mezzo.

Ecco perché si rendono necessari cambiamenti radicali e una nuova organizzazione editoriale ed economica anche per i mezzi di comunicazione sociale della Chiesa umbra. E nella redazione de La Voce ne siamo pienamente consapevoli, tanto da cercare di far crescere la presenza digitale del settimanale attraverso una rinnovata app per dispositivi mobili – in fase di lancio proprio in queste settimane – che possa affiancare la storica presenza online (il sito web nasce nel 1994, tra le prime testate giornalistiche) e profili social sempre più crossmediali.

Non è certo solo una questione “tecnica” o gestionale, ma soprattutto pastorale e missionaria. Negli ultimi quattro anni, in particolare, Papa Francesco ci ha invitato a riscoprire la narrazione delle storie di vita, a uscire dalle redazioni per incontrare le persone, ad ascoltare con l’orecchio del cuore e a parlare (e scrivere) per costruire ponti e non muri. Il nostro tentativo è proprio quello di continuare a leggere, interpretare e commentare l’attualità ecclesiale, sociale, politica ed economica della regione, così come l’essere “voce” chiara e decisa in dialogo col mondo laico.

Dovremo farlo adeguandoci ai tempi, ai modi e ai linguaggi propri di una comunicazione e di un giornalismo che mutano rapidamente, integrandoci con gli altri media ecclesiali del territorio in una sinergia profonda che punta a quella virtuosa diffusione di informazioni e messaggi su carta, etere, digitale.

L’esperienza di Servizio Civile in Caritas si radica a Perugia

servizio civile caritas perugia
La locandina del bando per il Servizio Civile presso la Caritas diocesana di Perugia- Città della Pieve

C’è tempo fino alle ore 14 del 15 febbraio prossimo per presentare la domanda di adesione ai progetti di Servizio Civile Universale che il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale ha pubblicato nel bando, lo scorso 22 dicembre, per la selezione di 52.236 operatori volontari da impiegare nel biennio 2024/2025.

Caritas Italiana vede finanziati complessivamente centoventitre progetti in Italia, per un totale di 1.057 posti, e tredici progetti all’estero per cinquantotto posti: tutti della durata di dodici mesi con avvio previsto a fine maggio 2024. Tra questi sono presenti anche i progetti del programma regionale Spazi di prossimità a cui partecipano tutte le Caritas diocesane della regione Umbria, in cui la Caritas di Perugia-Città della Pieve è presente con tre  progetti per un totale di sedici volontari.

I progetti di Caritas Perugia: – RETE IN ASCOLTO (Centro di Ascolto)

dodici mesi,  venticinque ore settimanali su cinque giorni, quattro posti disponibili di cui uno riservato a giovani con minori opportunità in condizione di difficoltà economica (con ISEE inferiore o uguale a 15.000€); – GETTARE LE RETI (Empori della Solidarietà Tabgha e Divina Misericordia con ente attuatore Fondazione di Carità San Lorenzo): dodici mesi,  venticinque ore settimanali su cinque giorni, otto posti disponibili di cui due riservati a giovani con minori opportunità in condizione di difficoltà economica (con ISEE inferiore o uguale a 15.000€); – FARSI PROSSIMI (Mensa):dodici mesi, venticinque ore settimanali su sei giorni, quattro posti disponibili di cui uno riservato a giovani con minori opportunità in condizione di difficoltà economica (con ISEE inferiore o uguale a 15.000€).

Da sapere

Per candidarsi occorre avere tra i 18 e i 28 anni e i requisiti richiesti sono quelli previsti dal D.Lgs 40/2017. Per scoprire che cosa è il servizio civile è utile https://scelgoilserviziocivile.gov.it/scopri-il-servizio-civile/  mentre per scegliere il progetto Caritas di interesse si può accedere al sito nazionale https://www.caritas.it/volontari-servizio-civile-pubblicato-il-bando-2023/ o alla pagina dedicata sul sito diocesano https://www.caritasperugia.it/servizio-civile/ . Le domande vanno presentate esclusivamente attraverso la piattaforma Domanda online (DOL) all’indirizzo https://domandaonline.serviziocivile.it entro e non oltre le ore 14.00 del 15 febbraio 2024. Per info scrivere a serviziocivileuniversale@caritasperugia.it . Gli operatori volontari selezionati sottoscrivono con il Dipartimento un contratto e l’importo dell’assegno mensile per lo svolgimento del servizio è pari ad € 507,30.

Al servizio del bene comune

La Chiesa Italiana tramite le Caritas diocesane dal 2001 ad oggi ha accompagnato oltre diecimila giovani attraverso il Servizio Civile Nazionale e il Servizio Civile Universale con progetti che vogliono essere per i giovani un’occasione per contribuire al bene comune e allo stesso tempo per un percorso di crescita personale e comunitario nei valori della pace, della solidarietà e della giustizia: Una scelta che cambia la vita.

Il tempo buono per l’impegno

“Questo -ricorda don Marco Briziarelli, direttore di Caritas Perugia- è il tempo buono, per i ragazzi e le ragazze di cogliere l’opportunità preziosa per essere sentinelle autentiche del nostro tempo, per avvicinarsi alle fragilità con delicatezza e per abitare pienamente gli spazi di prossimità. È il tempo giusto per iniziare un viaggio all’interno delle relazioni, un viaggio che conduca lontano fino ad arrivare all’altro, che dia realmente l’opportunità di alzare lo sguardo per prestare attenzione, di fare un passo avanti per contribuire a costruire una comunità che si prende cura, partendo da chi abita ai margini.

È il tempo dell’impegno coraggioso, della prossimità”.

‘The Economy of Francesco’: il vescovo Sorrentino confermato alla guida

Papa Francesco e mons. Domenico Sorrentino

Il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, è stato confermato dal papa alla guida di The Economy of Francesco.

Con lettera del 5 dicembre scorso, rende noto oggi la diocesi di Assisi, Papa Francesco scrivendo a monsignor Sorrentino e agli altri membri del comitato organizzatore, Luigino Bruni, economista, e Francesca di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico, ha rilanciato il progetto da lui voluto affidando allo stesso vescovo il compito di provvedere alla definizione delle sue linee organizzative d’intesa con il dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.

“Considerato il legame che si è creato con la Chiesa particolare che ha ospitato dalle origini l’iniziativa The Economy of Francesco -è scritto nella lettera del Papa- affido dunque l’intero progetto alla sollecitudine pastorale del vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, affinché, come Autorità competente, provveda a tutto ciò che occorra per attribuirgli il dovuto status giuridico, emanando, nel caso, opportuni provvedimenti e norme.

Al medesimo Ordinario spetterà la vigilanza su The Economy of Francesco a norma della legge canonica. Il Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, che vi ha accompagnati fino a questo punto del cammino, continuerà a essere al vostro fianco per le questioni relative al Magistero Pontificio e alla Dottrina Sociale della Chiesa.

So che sono stati coinvolti dei giovani attivi nelle varie regioni del mondo per ricevere spunti sullo sviluppo organizzativo e sul governo futuro. Vi prego dunque di farvi interpreti di quanto i giovani stanno sognando e portando avanti.

Caro Fratello, cari Membri del Comitato organizzatore, vi rinnovo la riconoscenza per quanto compiuto e vi sono grato per quanto sarete ancora disposti a fare. Di cuore vi benedico, chiedendovi di continuare a pregare per me”.

“Spero in tempo debito -ha detto il vescovo- di provvedere affinché questo processo, che vede tanti giovani nel mondo impegnati con entusiasmo e competenze, possa avere il successo che merita per il rinnovamento integrale dell’economia all’insegna della solidarietà, della giustizia e del rispetto dell’ambiente”.

A Gualdo Tadino si celebra il Settimo centenario della morte del beato Angelo

L'interno della basilica cattedrale di San Benedetto a Gualdo Tadino con i fedeli che partecipano alla messa per il beato Angelo

Gualdo Tadino e tutta la diocesi in festa per la solennità del beato Angelo, compatrono della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino. Fervono i preparativi per le celebrazioni per il Settimo centenario della morte che si terranno nella Basilica concattedrale di San Benedetto.

Presentazione delle idee progettuali degli studenti dell’Its Umbria Academy

Dopo la novena di preparazione il 10 gennaio alle ore 15 nella Sala Consiliare del Comune di Gualdo Tadino saranno presentate le idee progettuali, realizzate dai giovani studenti di ITS Umbria Academy, volte ad individuare modalità di recupero e di valorizzazione di tutta l’area circostante l’Eremo. “La riqualificazione di questi siti – scrive il sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti – rappresenta un’opportunità unica per contribuire alla preservazione del nostro patrimonio culturale e religioso, nonché per favorire lo sviluppo e la valorizzazione del territorio”.

La messa presieduta dal vescovo Sorrentino e l’apertura della porta santa

Il 14 gennaio alle ore 17.30 la celebrazione del Vespro e la messa presieduta dal vescovo delle diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino e di Foligno, monsignor Domenico Sorrentino, con l’offerta dell’olio per la lampada votiva da parte dell’amministrazione comunale. A seguire alle ore 20.45 l’apertura della Porta santa del Centenario con la fiaccolata dall’eremo del Beato Angelo alla Concattedrale con soste a Casale, San Lazzaro e Biancospino, la benedizione di monsignor Sorrentino e l’ingresso attraverso la Porta santa, con la possibilità di ottenere l’indulgenza plenaria per tutto l’anno.

La solenne celebrazione eucaristica presieduta dal card. Mauro Piacenza

Il 15 gennaio l’orario di apertura della chiesa sarà dalle ore 6,30 alle ore 22 con messe alle ore 7-8-9 e 10 e alle ore 11.15 la solenne celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore; al termine, la benedizione papale con l’indulgenza plenaria. Alle ore 16.30 la celebrazione del transito il ricordo dell’ora tradizionale della morte del Beato. Alle ore 17,30 la celebrazione del vespro e messa presieduta da monsignor Luciano Paolucci Bedini vescovo di Gubbio e di Città di Castello. Il 21 gennaio alle ore 18 la messa presieduta da monsignor Marco Salvi, vescovo di Civita Castellana, in suffragio dei soci vivi e defunti della Pia Associazione del Beato Angelo.

La storia a lieto fine del piccolo Mohamed

La scultura in bronzo e argilla, raffigura un gruppo di migranti di varie culture e diversi periodi storici raggruppati su un immaginario barcone
Il monumento ai Migranti intitolato “Angels Unwares”, Angeli Inconsapevoli, in piazza San Pietro

Sembra scritta apposta per il Natale – tra lungo cammino, sofferenze e poi gioia – la storia di Mohamed, uno splendido bambino della Costa d’Avorio. Mohamed è però nato in Tunisia, a Sfax, dove la mamma, incinta di lui, aveva raggiunto il marito che si trovava lì per raggranellare gli ultimi soldi necessari al viaggio verso l’Italia. Quando, in Tunisia, la loro condizione di immigrati ha cominciato a diventare difficile e pericolosa, il padre ha deciso di pagare con i soli soldi allora disponibili il viaggio alla moglie insieme a Mohamed. Lui invece sarebbe partito dopo, appena avesse avuto la somma completa

In spiaggia per l’imbarco, Mohamed parte da solo

Il 20 giugno scorso, giorno fissato per la partenza, Mohamed e la mamma sono andati in spiaggia per l’imbarco. Lì gli uomini al comando hanno costretto con la violenza i passeggeri a salire di corsa con il barcone in movimento. La mamma, con il piccolo in braccio, non riusciva a salire, ma ha chiesto che il bambino fosse passato per primo dentro l’imbarcazione. Nel frattempo è arrivata la polizia, è successo il caos, e il barcone con dentro Mohamed – da solo – è partito. La madre è riuscita a contattare un’amica che si era imbarcata, chiedendole disperata di prendersi cura del piccolo. Ha dovuto attendere altri nove giorni per partire anche lei, con un altro viaggio per l’Italia. Intanto la donna che aveva preso in cura Mohamed, allo sbarco, lo ha consegnato alle autorità; il bambino è stato trasferito in una struttura speciale per minori non accompagnati a Benevento.

L’arrivo della mamma nel Cas di Perugia

La madre, arrivata in Italia, è stata trasferita a Perugia in un Cas (Centro accoglienza straordinaria) gestito dalla cooperativa Unitatis Redintegratio, mentre il papà a sua volta è riuscito a imbarcarsi, e infine è stato trasferito in un Cas di Brescia. Fin da quando la mamma è arrivata a Perugia, l’assistente sociale della cooperativa e la coordinatrice del progetto si sono attivate per iniziare una lunga pratica di relazione con gli enti di gestione dei Cas e le prefetture di Brescia e Perugia, nonché i Tribunali dei minori di Perugia e Salerno per il ricongiungimento familiare.

Anche il papà di Mohamed arriva a Perugia

Così, dapprima il padre si è potuto ricongiungere con la moglie, arrivando a Perugia. Poi è cominciato un percorso che, grazie all’impegno dei Servizi sociali del Comune di Salerno, ha permesso di ottenere dal Tribunale dei minori il nullaosta al trasferimento e ricongiungimento di Mohamed con i genitori.

Mamma e papà si ricongiungono con il figlio

Accompagnati dagli operatori e dall’assistente sociale della cooperativa, mamma e papà il 6 settembre hanno potuto finalmente riabbracciare il loro bambino, festeggiare il suo secondo compleanno e tornare a vivere tutti insieme a Perugia. Ora sanno che li aspetta un futuro ancora pieno di incertezze e non certo facile. Però potranno affrontarlo di nuovo insieme, grazie a chi ha saputo riannodare quei fili spezzati con competenza e impegno. Ma soprattutto con amore. Perché si tratta di persone e non di cose.

L’attività della cooperativa Unitatis Redintegratio

La cooperativa Unitatis Redintegratio gestisce nel territorio della diocesi di Perugia – Città della Pieve alcuni Centri di accoglienza straordinaria, strutture in cui le persone possono risiedere temporaneamente e ricevere assistenza per il tempo in cui i profughi rimangono in attesa dell’accoglimento della propria domanda di asilo in Italia. La vicinanza quotidiana con le persone accolte porta gli operatori Unitatis Redintegratio attivi nei Cas ad ascoltare e conoscere dalla viva voce dei protagonisti storie di vite spezzate, di futuri infranti, di lontananze, di desideri naufragati. Tutto ciò fa nascere un’empatia e un coinvolgimento personale tali da spingere ad andare al di là delle strette competenze richieste nell’organizzazione dei servizi. Nella convinzione, condivisa da tutti, che prima e al di là di tutto ci sono le persone con le loro vite, i loro dolori e le loro gioie.

Simone Foresi

Festa della Befana alla San Vincenzo De Paoli

san vincenzo emporio bimbi befana
La festa della Befana dello scorso anno alla San Vincenzo de Paoli di Terni

Divertimento e regali per grandi e piccoli alla Festa della Befana della San Vincenzo de’Paoli, che si terrà sabato 6 gennaio alle ore 16 presso l’oratorio della parrocchia San Giuseppe Lavoratore a Terni (salone Locali – Fondazione Aiutiamoli a Vivere), organizzata dalla San Vincenzo de’ Paoli, con il finanziamento dell’associazione Terni Col Cuore.

Saranno circa duecento gli ospiti, bambini e accompagnatori, di diverse nazionalità, giovani famiglie assistite dall’Emporio Bimbi dalla San Vincenzo de’Paoli, insieme ai benefattori e giovani vincenziani, i volontari dell’Emporio Bimbi, al gruppo di animazione SuperMatti, che vivacizzeranno la festa per l’intero pomeriggio con giochi, una ricca merenda per tutti, in attesa dell’arrivo della Befana che porterà calze e giocattoli ai bambini.

Alla festa hanno dato il loro contributo la Confcommercio e Clown Vip che hanno promosso il progetto regalo sospeso nei negozi della città, Luce per Terni.

Una tradizione d’inizio anno, che nello spirito dell’associazione di volontariato San Vincenzo de’ Paoli di Terni, rinnova una piacevole occasione di festa e d’incontro per molte famiglie, per ritrovarsi insieme in allegria cercando di allontanare per un giorno i tanti problemi che vivono le famiglie assistite.

Un’iniziativa di solidarietà che si aggiunge al settimanale impegno costituito dalla distribuzione di generi di prima necessità ed aiuti finanziari. Una solidarietà attiva ed estesa che si alimenta di quell’amore che privilegia gli altri, perché i poveri, i deboli, i bisognosi siano amati e accolti.

“L’Emporio Bimbi -spiega il presidente dell’associazione San Vincenzo de’Paoli di Terni-  in sette anni di attività ha aiutato milleduecento bambini di trenta nazionalità differenti. Solo nel 2023 ci sono stati circa duecento nuovi inserimenti. Con questa festa e con altre iniziative insieme all’aiuto di tanti volontari, cerchiamo di abbattere i muri delle divisioni che, purtroppo, portano poi alle guerre.  Per noi vedere bambini così diversi stare insieme nel gioco e nelle attività è un piccolo successo per gettare semi di Speranza e di Pace”.

I magi tornano al centro in corso Vannucci nel pomeriggio dell’Epifania

magi in cattedrale
Una delle edizioni in centro a Perugia dell'arrivo dei Magi davanti la Cattedrale di San Lorenzo

Dopo cinque anni (ultima volta fu nel 2019), nel pomeriggio dell’Epifania del Signore, il 6 gennaio, alle ore 15.30, l’atteso corteo in costume d’epoca dei Magi tornerà a sfilare lungo corso Vannucci di Perugia, con partenza da piazza Italia per raggiungere piazza IV Novembre dove si svolgerà la Sacra rappresentazione dell’adorazione di Gesù Bambino da parte dei tre misteriosi personaggi venuti dal lontano Oriente. In caso di maltempo la rappresentazione si svolgerà in cattedrale dove, alle ore 17, l’arcivescovo Ivan Maffeis presiederà la celebrazione eucaristica della solennità dell’Epifania con i bambini e le loro famiglie. Quest’anno ad animare l’evento dell’arrivo dei Magi nel centro storico perugino sarà la comunità parrocchiale San Giovanni Battista della cittadina di Marsciano, iniziativa molto partecipata e promossa da anni dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare.

“L’ultima volta -ricordano i coniugi Roberta e Luca Convito, responsabili della Pastorale familiare- che la Sacra rappresentazione dei Magi si è tenuta a Perugia città risale al 2019. Dopo cinque anni di itineranza nelle varie parrocchie dell’Archidiocesi e dopo l’edizione in cortometraggio realizzata nel periodo della pandemia, quello dei Magi al centro, è un ritorno importante, che riveste un duplice significato.

Tornare al centro -spiegano i Convito- significa celebrare l’Epifania, manifestazione del Signore, vivendola insieme nell’acropoli, luogo di incontro e socializzazione, luogo pubblico e intimo nello stesso tempo, dove già dall’8 dicembre il Presepe ligneo di Piazza Grande, donato dalla delegazione trentina al nostro vescovo Ivan, ci ha parlato del Natale nella sua essenzialità.

Dire che i Magi tornano al centro –aggiungono i responsabili della Pastorale familiare-  significa anche il desiderio di ridonare alle nuove generazioni il racconto di questa storia sacra che narra il viaggio di chi a testa alta, osservando le stelle, si mette in cammino per trovare Gesù, che dà un nuovo senso alla vita, rinnovando ogni cosa” .

La parrocchia di Marsciano, che rappresenterà nello scenario suggestivo di piazza IV Novembre la storia dei Magi, distribuirà ai bambini dolcetti e un pieghevole con disegni da colorare e completare. Chi vorrà potrà inviare questi disegni al numero indicato, gli stessi saranno pubblicati sul sito del settimanale cattolico umbro www.lavoce.it e su Facebook della Pastorale familiare.

Perugia: grave atto vandalico ai danni della statua bronzea di san Giovanni Bosco

Il basamento vuoto che ospita il busto di Don Bosco all'ingresso dell'Istituto salesiano di Perugia

Si è temuto il peggio poco prima dell’ora di cena del 3 gennaio, a Perugia, quando gli ex-allievi salesiani Gaetano Mollo, professore ordinario emerito all’Università degli studi di Perugia, e Gianfranco Ciabatta, bancario a riposo, passando nei pressi dell’Istituto salesiano, hanno notato che era stato rimosso, dal basamento in cemento, lo “storico” busto bronzeo di san Giovanni Bosco posizionato nel 1966 nell’area verde adiacente all’ingresso della struttura religiosa, alla confluenza di via Don Bosco con viale Pellini.

Disperso e poi ritrovato

Il busto di Don Bosco ritrovato nella vegetazione all’ingresso dell’Istituto salesiano di Perugia

“In un primo momento si era pensato ad un trafugamento, poi in serata, dopo un’accurato sopralluogo, il busto è stato rinvenuto a terra, non molto distante dal basamento, quasi nascosto dalla vegetazione”. A comunicarlo è Claudio Cristallini, “portavoce” dell’associazione ex-allievi salesiani, nel diffondere la notizia del gravissimo episodio.

Al Don Bosco si pensa a un incomprensibile grave atto vandalico ai danni della memoria visiva del suo Santo fondatore che spese la sua vita di sacerdote per l’educazione e la formazione umana e cristiana di tanti giovani, soprattutto per i più fragili, in gravi difficoltà e spesso ai margini della società.

Il “passaparola” dopo il gesto

Appena notata la rimozione del busto, la comunità salesiana non ha esitato ad avvertire il direttore dell’Istituto Don Bosco, don Claudio Tuveri, che nel pomeriggio era partito per Roma, il sindaco di Perugia, Andrea Romizi, molto legato a questa istituzione religiosa con l’oratorio e il centro sportivo molto frequentati, come anche la scuola di formazione professionale Cnos-Fap, e l’arcivescovo Ivan Maffeis. Quest’ultimo ha definito il gesto “un dispetto gratuito e pesante”.

Lo scorso anno i salesiani avevano concluso i festeggiamenti dei loro primi cento anni di presenza nel capoluogo umbro (1922-2022), un centenario che ha coinvolto tutta la città con le sue istituzioni civili e religiose in diverse e significative manifestazioni.

La storia della scultura

Il busto raffigurante San Giovanni Bosco, testimonianza dei grandi valori educativi e sociali da lui ereditati, quelli di essere “buoni cristiani e onesti cittadini”, era stato inaugurato il 24 aprile 1966, nell’anno del 150mo anniversario della nascita del Santo e in occasione del Convegno regionale ex-allievi e salesiani cooperatori. Furono proprio gli ex-allievi a commissionare la scultura in bronzo al noto artista perugino Artemio Giovagnoni, anch’egli ex-allievo salesiano.

Le cronache di oltre mezzo secolo fa parlano di una giornata inaugurale “trionfale” per l’intera città, alla presenza del sindaco Berardi, dell’ispettore salesiano don Scotti, del direttore dell’Istituto Don Bosco di Perugia don Caria e di centinaia di allievi ed ex e amici giunti anche da fuori città. La giornata culminò con la solenne celebrazione eucaristica, nella cattedrale di San Lorenzo, presieduta dall’arcivescovo Baratta, e con l’incontro commemorativo del 150mo anniversario della nascita di Don Bosco nella Sala dei Notari del Palazzo comunale dei Priori.

Il busto al suo posto

Dopo quasi 57 anni qualcuno voleva porre fine alla testimonianza visiva “della gratitudine della famiglia salesiana di Perugia e anche di tutta la città, per il tanto bene fatto da Don Bosco e dai suoi salesiani dal 1922 in avanti”, narrano sempre le cronache dell’epoca. Oggi gli ex-allievi salesiani, con il loro presidente Fausto Santeusanio, professore emerito di Medicina alla UniPg, riposizioneranno al più presto il busto affinché continui questa testimonianza a futura memoria, in particolare per le giovani generazioni che si lasciano affascinare dal carisma di Don Bosco.

‘Il cibo buono’ presentazione del libro alla Mensa Caritas ‘Don Gualtiero’

il cibo buono
La locandina della presentazione del libro 'Il cibo buono. C’è più gusto a nutrirsi bene'

Primo appuntamento del 2024 al Villaggio della Carità – Sorella Provvidenza di Perugia (via Montemalbe 1, zona Cortonese), è la presentazione del libro a quattro mani dal titolo Il cibo buono. C’è più gusto a nutrirsi bene di Antonella Viola e Daniele Nucci, per i tipi della Gribaudo Feltrinelli Editore, in calendario il pomeriggio della vigilia dell’Epifania del Signore, venerdì 5 gennaio (ore 18.15).

Luogo della presentazione non può che non essere l’accogliente Mensa Caritas Don Gualtiero dove a pranzo, quotidianamente, trovano ospitalità circa cento persone in gravi difficoltà, accolte e servite da volontari ben formati e motivati.

Sostenere una alimentazione buona e dignitosa

 All’incontro, che sarà moderato da Ida Gentile, giornalista dell’Ufficio stampa della Giunta regionale dell’Umbria, interverrà uno dei due autori, Daniele Nucci, dando vita ad un dialogo-colloquio con don Marco Briziarelli, direttore della Caritas diocesana. Questi, nel ringraziare gli autori per la scelta del luogo, sottolinea l’importanza di questa pubblicazione.

“Perché- commenta don Briziarelli- un’alimentazione buona previene tante malattie oltre a contrastare con dignità il morso della fame vissuto sempre più da persone che fino a qualche anno fa non avrebbero mai pensato di rivolgersi ai servizi messi in campo dalla rete Caritas. Questo libro, descrive come a livello alimentare è gestibile la parte economica con quella ancor più importante nutrizionale; quest’ultima contribuisce non poco ad una aspettativa di vita in salute maggiore rispetto a una popolazione con carenze alimentari”.

È lo stesso autore Daniele Nucci a dare una anticipazione del contenuto del suo libro spiegando, contestualmente, la scelta della presentazione nella cornice della Mensa Don Gualtiero. Un messaggio-esortazione a nutrirsi con cibo buono e che non trascuri nessuno, soprattutto i più fragili e i più emarginati.

La dieta mediterranea contro la povertà alimentare

“L’intento del libro -spiega l’autore- è quello di offrire una panoramica sull’importanza delle nostre abitudini alimentari di consumo con ricadute sia per la salute dell’uomo che per quella dell’ambiente, cercando di restituire un’immagine che non è più quella di cibi che possano salvarci da cibi deleteri, ma piuttosto di trovare un’armonia e una consapevolezza nella scelta degli alimenti che compongono la nostra dieta. Sullo sfondo di questo leggiamo dieta mediterranea, quella che attualmente, a livello scientifico, dà i maggiori risultati positivi in termini di salute umana, di prevenzione di molte patologie, dalle cardiovascolari all’ictus, ai tumori e anche all’ambito della patologia mentale, ma anche lo stile alimentare e di vita che dà ottimi risultati in chiave di sostenibilità”.

Non dimenticare gli obiettivi Agenda ONU 2030

“Oggi la parola sostenibilità non deve essere solo alla moda, ma deve essere un obiettivo fondamentale sia nella sostenibilità alimentare sia in quella ambientale.

Da non dimenticare che dovremmo raggiungere degli obiettivi molto importanti entro il 2030, dettati dall’Agenda ONU per lo sviluppo sostenibile e la parte della produzione alimentare gioca un ruolo chiave”.

Alle prese con una nuova povertà anche alimentare

“Ancor di più lo gioca nel momento in cui questo nostro libro viene presentato all’interno della Mensa Don Gualtiero della Caritas diocesana, perché oggi siamo di fronte a uno scenario abbastanza problematico, quello di una nuova povertà sempre maggiore e di una nuova povertà nel momento in cui una fascia non trascurabile di popolazione è costretta per la prima volta ad accedere, ad esempio, ai servizi offerti dalla Caritas.

In ambito alimentare questa nuova povertà in costante aumento si riflette con una insicurezza alimentare nel non riuscire a soddisfare i propri fabbisogni nutrizionali. Questo è un fattore molto importate da tenere in considerazione e molto negativo per la nostra salute, perché l’insicurezza alimentare, il non arrivare a soddisfare il fabbisogno nutrizionale, ci mette di fronte a una prospettiva che non è di salute”.

Sfatare un falso mito

 “Presentando il nostro libro -conclude Daniele Nucci- presso questa struttura Caritas si vuole dare il messaggio di porre maggiore attenzione alle scelte che si fanno in ambito alimentare ed è importantissimo in queste strutture avere la cura e le preparazioni alimentari delle pietanze che si offrono a chi usufruisce del servizio mensa.

Questo è fondamentale, perché attraverso le mani e la scelta degli alimenti passa anche gran parte della salute di queste persone. Obiettivo della pubblicazione è anche quello di aumentare la consapevolezza degli operatori e di tutti coloro che sono portatori di interesse in ambito alimentare. E l’auspicio è che questo libro possa essere utile anche per sfatare il falso mito di una alimentazione sana sia anche una alimentazione costosa. Per questo non va affatto trascurata la dieta mediterranea, composta prevalentemente da alimenti semplici che possono essere reperiti sul mercato a prezzi non esorbitanti”.

Caritas diocesana – San Martino: un anno di accoglienza e integrazione delle persone più disagiate

caritas terni
Un momento della presentazione del bilancio di un anno di attività Caritas di Terni-Narni-Amelia

In un contesto sociale locale che evidenzia il perdurare di una crisi profonda, aggravata dal conflitti in atto e dalle conseguenti crisi sociali ed economiche,  la Caritas di Terni-Narni-Amelia e l’associazione di volontariato San Martino impresa sociale, operano per sostenere in maniera efficace persone e famiglie, in un percorso che mira ad evitare la cronicizzazione del disagio e conseguentemente situazioni di emarginazione sociale. Grazie alla capillare presenza sul territorio di parrocchie e centri di ascolto, si cerca di mettersi in ascolto del territorio e di leggere alcuni problemi per prevenire future emergenze, l’emergere di povertà nascoste che vengono spesso taciute alla comunità, specie nei quartieri della città che sono più a rischio di degrado, con una forte presenza di disagio sociale e giovanile.

Nel 2023 le persone che si sono rivolte alla Caritas – associazione di volontariato San Martino impresa sociale, sono state 5.014, ossia 875 in più rispetto al 2022 (+ 20%).

La riflessione del vescovo Soddu

“Non c’è persona che non sia amata dal Signore e che non debba avere attenzione da parte dei credenti e delle altre persone, nella vicinanza e nel mettersi al servizio degli altri. La Caritas è l’espressione educativa della chiesa, che anima e sensibilizza alla dimensione della carità che è l’amore di Dio, facendo in modo che tutte le persone non trascurino questo aspetto della carità e che non può essere delegato agli altri.

La Caritas non è chiamata a gestire dei servizi, ma a mettersi accanto ai fratelli bisognosi, sostenendoli e considerandoli come ricchezza per costruire rapporti interpersonali di amicizia e solidarietà, questo è il valore aggiunto della carità. Poi ci sono dei segni che si traducono in opere che danno testimonianza della carità. Se questo è colto dalla nostra comunità e città allora la stessa comunità cresce umanamente e ciò deve riguardare tutti perché nessuno può delegare l’amore ad altri”.

Un anno di emergenza e ripartenza per il direttore della Caritas

“Nel nostro territorio la povertà e i bisogni crescono in maniera considerevole in tutti i vari aspetti -sottolinea il neo direttore della Caritas di Terni-Narni-Amelia don Giuseppe Zen (nominato direttore nel settembre di questo anno). La fragilizzazione sistemica della società fa sì che anche a Terni cresca il disagio e di conseguenza i numeri della povertà. In particolare la condizione professionale che racconta molto delle fragilità di questo tempo. A chiedere aiuto sono per lo più persone che fanno fatica a trovare lavoro, disoccupati o inoccupati ma anche tanti working poor, a dimostrazione che la povertà è sempre più multidimensionale. Le persone presentano sempre più marcatamente vari ambiti di disagio con prevalenza di bisogni occupazionali e abitativi; problemi famigliari; problemi di salute, soprattutto fragilità e disagio psicologico. Mi preme rimarcare però che, al di là dei numeri e delle problematicità, i poveri sono persone con un volto e un’anima, e per chi crede questa persona, chiunque essa sia, è preziosa agli occhi di Dio”.

I DATI DELLE ATTIVITA’ 2023

Mensa San Valentino: sono stati 30.000 i pasti consumati alla mensa e 7.000 consegnati da asporto.In occasione delle feste natalizie sono stati distribuiti 80 cesti natalizi, 25 confezioni per l’igiene, 60 confezioni di dolciumi. Alla mensa sono stati accolte 5 persone in attività riparatorie e misura alternativa. Inoltre dal mese di ottobre sono stati ospitati alcuni studenti dell’Ipsia e dell’Istituto Casagrande Cesi con un accordo di collaborazione culturale e didattico educativo. Hanno prestato servizio di volontariato 40 persone.

La mensa è aperta tutti i giorni, compresa la domenica e il pasto in presenza oggi viene servito il pomeriggio dalle 16.30 alle 17.30; la mattina è aperta alle 8.30 per la colazione anche da asporto, alle 12 si può ritirare un sacchetto viveri con un pasto completo.

L’aspetto più rilevante è che la mensa, in questi anni per molti è divenuta una famiglia, proprio perché non è solo un luogo dove consumare un pasto, ma dove famigliarizzare: ci si siede vicino, si dà un sorriso e si dialoga.

L’Emporio della Solidarietà

Nel 2023 sono stati distribuiti 82.486 pezzi di prodotti alimentari(circa 44mila in più rispetto al 2022, raddoppiati rispetto al 2022) presso l’emporio della Solidarietà in Via Vollusiano,18 a Terni e in quello di Amelia, gestito dalla parrocchia San Francesco.

I beni sono stati reperiti con i contributi della Fondazione Carit, della Caritas Italiana, del Comune di Terni fondo di solidarietà, dell’8 per mille della diocesi di Terni-Narni-Amelia, di raccolte presso supermercati effettuate durante l’anno, e l’iniziativa Dona la spesa e Regalo sospeso. È aumentata la qualità dei prodotti con il fresco, olio d’oliva, affettati e formaggi che prima non venivano distribuiti dando prevalenza a cibi a lunga conservazione.

Le persone per accedere devono essere segnalate dal Parroco o presbitero e/o coordinatore parrocchiale o Associazione che in parrocchia gestisce la carità. I nuclei o i singoli segnalati sono chiamati dagli operatori dell’Emporio, possono accedere uno alla volta e solo su appuntamento. Sono stati distribuiti 35.000 capi di vestiario presso l’emporio della Solidarietà a Terni; 91 persone hanno usufruito del Servizio doccia aperto al centro Caritas di via Vollusiano a Terni.

I servizi della Caritas – associazione San Martino nel 2023

“Tutte le persone che abbiamo incontrato -ha detto il presidente dell’associazione San Martino impresa sociale, Martina Tessicini- sono persone che soffrono di un disagio sia psicologico o dovuto a dipendenze da sostanze e da alcol, e che necessitano di una presa in carico strutturata. Per questo sono stati inserite nelle nostre attività delle figure professionali come assistenti sociali, educatori e psicologi.

Non è facile fare questo tipo di servizio perché la persona deve aderire al percorso di riabilitazione e di cura. Continua l’accoglienza e il sostegno delle persone in difficoltà, gli invisibili, le vittime di violenza e della violenza di genere. Altro tema importante è quello della formazione di coloro che si avvicinano ai servizi per cui puntiamo molto su questo aspetto con corsi e tirocini che abbiamo avviato”.

I servizi offerti sono stati molteplici:

Mensa San Valentino, Emporio della Solidarietà a Terni e in quello di Amelia, gestito dalla Parrocchia San Francesco, il Centro di Ascolto nel carcere di Terni dove sono stati effettuati 20 nuovi colloqui, con la consegna a 250 detenuti di 3.265 beni di prima necessità

Sono stati accolti 240 immigrati, di cui 219 richiedenti asilo

Sono seguite 40 persone vittime di tratta, in accoglienza13 donne con 7 minori, per sfruttamento sessuale e 20 uomini per sfruttamento lavorativo, nell’ambito del progetto Free Life: Fuori dal Rischio Emarginazione ed Esclusione.

Sono 153 le donne maltrattate prese in carico dal Centro Anti Violenza Libere Tutte affidato in gestione alla San Martino. Di queste 145 donne, 7 sono in accoglienze residenziali con i loro 6 figli minori; inoltre 4 donne singole e altre 10 donne con 12 minori in pronta emergenza. Sono state 159 le persone che hanno usufruito del contributo 8×1000 della carità (gestito direttamente dalla Caritas) con 99 contributi per il pagamento delle utenze, 17 contributi per il pagamento degli affitti, 43 contributi per interventi vari.

 A Casa Parrabbi sono stati accolti 29 uominidi cui 5 italiani e 24 stranieri

Sono state 13 persone accolte nel progetto Emergenza Freddo gestito per conto del Comune di Terni.

196 (460 accessi) persone si sono rivolte al Centro Servizi di Contrasto alla povertà  – Via Vollusiano il Centro Servizi di Contrasto alla povertà a Terni (V.C.S.) con n. 446  per l’espletamento di pratiche burocratiche, per i buoni libro degli studenti, per il corso interno di lingua italiana, sportello legale, sportello di Orientamento al Lavoro, sportello di supporto psicologico, mediazione linguistico-culturale. Principalmente per le lingue: Ucraino, Arabo, Inglese, Urdu e Pahto. 5 tirocini formativi attivati con il Progetto Formati e Avviati al lavoro a fronte di 34 richieste ricevute

Il progetto centro Servizi per la povertà ha aiutato 51 persone in carico allo sportello del lavoro di cui 34 sono e 17 sono italiani. Delle 51 persone prese in carico 14 (27.5%) sono giovani tra i 20 e i 35 anni di questi 7 sono donne (tutte straniere) e 7 sono uomini (di cui 1 italiano e 6 stranieri. 41 colloqui sono stati effettuati per lo sportello psicologico dal mese di luglio al mese di novembre.

Sono stati effettuati corsi di educazione finanziaria, di supporto alla genitorialità, di alfabetizzazione digitale, di sicurezza specifica e generale, di educazione alla salute

E 40 persone hanno aderito alla formazione per operatrici e volontarie Scarpe Rosse: formazione per fare la differenza. 57 volontari del servizio civile universale sono stati seguiti in attività di tutoraggio e orientamento lavorativo.

In occasione del Natale due nuovi progetti della Delegazione Caritas Umbria

Magazzino Caritas Umbria a Foligno
Il Magazzino della Caritas Umbria a Foligno

In occasione del Santo Natale la rinnovata Delegazione Caritas Umbria si presenta alla comunità regionale, il cui delegato, il diacono permanente Mauro Masciotti, direttore della Caritas diocesana di Foligno, è stato nominato dalla Conferenza episcopale umbra a inizio anno pastorale 2023-24.

La suddetta Delegazione è così composta: il vescovo referente è monsignor Francesco Antonio Soddu, di Terni-Narni-Amelia, il delegato è, appunto, Mauro Masciotti, e gli altri membri sono i direttori delle Diocesi umbre: Rossana Galiandro, di Assisi-Nocera Umbria, Gaetano Zucchini, di Città di Castello, Luca Uccellani, di Gubbio, don Marco Gasparri, di Orvieto-Todi, don Marco Briziarelli, di Perugia-Città della Pieve, don Edoardo Rossi, di Spoleto-Norcia, don Giuseppe Zen, di Terni-Narni-Amelia.

Tra questi sono stati individuati i tre referenti di area: don Edoardo Rossi, per la promozione mondialità e pace; don Marco Briziarelli, per la promozione Caritas; Gaetano Zucchini, per la promozione umana.

Le modalità di servizio delle Delegazione Caritas Umbria per i prossimi anni

 “Ci impegneremo -spiega Masciotti- nel camminare sempre di più insieme. In una regione piccola come l’Umbria, infatti, è fondamentale la sinergia nel servizio della carità e quindi abbiamo il dovere di dare alla società una testimonianza di unità. Come Delegazione ci incontriamo in genere ogni due mesi e stiamo già lavorando per ridare slancio e supporto alle nostre attività più importanti, che sono il cuore di ogni Caritas: i Centri di Ascolto diocesani e parrocchiali e gli Osservatori delle Povertà”.

Gli auguri ai volontari

Il delegato Masciotti, in vista delle imminenti festività, oltre a ringraziare i volontari delle Caritas umbre per il loro generoso servizio nella consapevolezza che la Caritas non è solo un ufficio pastorale, ma è soprattutto il frutto di amore della comunità cristiana, formula loro gli auguri di un sereno Santo Natale e di buon lavoro perché in molti saranno impegnati in diverse iniziative natalizie come i pranzi per le persone in difficoltà.

Un magazzino regionale e il gemellaggio con il Perù

In occasione del Natale il delegato Caritas Umbria illustra due progetti concreti:

“L’apertura a Foligno di un magazzino regionale dove raccogliamo tutta la provvidenza (alimenti, vestiario e altro) che arriva dai privati cittadini, dalle aziende, dalle associazioni e che poi viene ridistribuita alle singole Diocesi in base alle esigenze. Inoltre, abbiamo avviato con Caritas Italiana un gemellaggio con il Perù. Ogni Regione ecclesiastica d’Italia si è gemellata con una Chiesa del mondo. Noi abbiamo scelto il Perù, perché nel passato varie componenti della nostra Chiesa regionale hanno avuto, e ancora hanno, legami col Paese sudamericano. Una prima visita dei peruviani in Umbria è già avvenuta, così come un nostro primo passaggio in Perù c’è stato nei mesi scorsi. Nel prossimo anno, dunque, avvieremo dei processi di vicinanza con questa popolazione e con questa Chiesa sorella, dei percorsi di condivisione umana e culturale”.

Un gemellaggio di Comunità

“Questo gemellaggio -precisa il diacono Masciotti- si fonda sul cambiamento di metodo operativo di confronto e partecipazione, per instaurare come ci ricorda Caritas Italiana un nuovo rapporto tra due comunità che decidono di camminare insieme a seguito di un’azione di solidarietà che nel tempo si trasforma in relazione di scambio, incontro e conoscenza reciproca, costruita con una progettualità articolata e condivisa per un tempo medio-lungo. Benché questo progetto è chiamato gemellaggio, da questo si differenzia per due motivi. Il primo attiene alla modalità di intervento, non a seguito di un’emergenza; il secondo si caratterizza per un cambio culturale e di paradigma che prevede un cammino sinodale di accompagnamento in tempo ordinario, superando il limite del ricorso al solo sostegno economico. Inoltre, il gemellaggio si trasformerà in gemellaggio di Comunità, che farà nascere rapporti di amicizia arricchenti per le parti”.

Eventi religiosi e socio-culturali di Natale in Diocesi

messa notte di natale cattedrale
La Messa nella notte di Natale 2022 in Cattedrale

L’imminente rievocazione del mistero della venuta del Figlio di Dio fra gli uomini per la salvezza del mondo, è quest’anno, nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, all’insegna del prepararsi ad accogliere la Luce che ci arriva a Natale per portarla a credenti e non, come ha esortato l’arcivescovo Ivan Maffeis nel videomessaggio augurale.

Diversi sono gli eventi religiosi e socio-culturali a Perugia da vivere nel periodo natalizio. In tutte le chiese parrocchiali, di santuari e comunità religiose si vivranno con particolare raccoglimento e partecipazione le celebrazioni di Natale, come quelle eucaristiche della Notte del 24 dicembre, del giorno di Natale, della Festa della Santa Famiglia di Nazareth del 30 dicembre, del canto del Te Deum di ringraziamento del 31 dicembre, della Giornata mondiale della Pace del 1 gennaio con il canto Veni Creator e della Solennità dell’Epifania del Signore del 6 gennaio.

In Cattedrale

Domenica 24 dicembre, alle ore 23.15, si terrà la celebrazione dell’Ufficio delle Letture, e alle ore 24 la celebrazione della Notte di Natale presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis.

Lunedì 25 dicembre, Natale del Signore, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo (ore 8, 11 e 18) e quella delle ore 11 sarà presieduta dall’arcivescovo.

Martedì 26 dicembre, Santo Stefano, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo.

Concerto d’organo

 In Cattedrale, venerdì 29 dicembre (ore 16), a completamento del Festival Internazionale Laurenziano d’Organo 2023 dedicato al compositore Max Reger, si terrà il concerto del maestro Ugo Spanu, di Sassari. Il concerto, la cui direzione artistica è affidata al maestro Adriano Falcioni, organista titolare della Cattedrale di Perugia, è stato organizzato in collaborazione con l’Associazione culturale Arte in Musica.

Concerto pro-Malawi

Mentre sabato 30 dicembre (ore 16), sempre in cattedrale, si terrà il Concerto pro-Malawi della Corale di Santo Spirito di Perugia. Un’iniziativa per sensibilizzare e promuovere raccolte di offerte a sostegno dei progetti dell’Associazione Amici del Malawi a favore della popolazione di uno dei Paesi più poveri del mondo, con cui la comunità diocesana perugino-pievese ha avviato da oltre quarant’ anni un proficuo gemellaggio-rapporto solidale.

Festa della Santa Famiglia

 Sabato 30 dicembre (a partire dalle ore 17.30), presso la chiesa parrocchiale di San Sisto, si svolgerà la Festa della Santa Famiglia di Nazareth a cui è dedicato il luogo di culto. La festa culminerà con la celebrazione eucaristica (ore 18) presieduta dal vicario generale don Simone Sorbaioli, preceduta dal presepe vivente allietato dal suono delle zampogne. Al termine don Simone Sorbaioli impartirà la benedizione degli anniversari particolari e di tutte le famiglie.

Celebrazione con il Te Deum

Domenica 31 dicembre (ore 18), in Cattedrale, l’arcivescovo Maffeis presiederà la celebrazione eucaristica con il canto del Te Deum.

Celebrazione con il Veni Creator

 Lunedì 1 gennaio 2024, Maria S.S. Madre di Dio, Giornata per la Pace, sarà il vicario generale a presiedere la celebrazione eucaristica in cattedrale (ore 18), che si concluderà con il canto del Veni Creator.

Arrivo dei Magi in Cattedrale

Sabato 6 gennaio, Epifania del Signore, in Cattedrale, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo, tranne quella del pomeriggio anticipata alle ore 17, presieduta dall’arcivescovo Maffeis, preceduta, alle ore 15.30, dall’Arrivo dei Magi, con il corteo di figuranti in abiti d’epoca che sfilerà lungo corso Vannucci. La Sacra rappresentazione sarà animata dalla parrocchia di Marsciano e promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare.

Il Pranzo di Natale della Caritas diocesana alla Mensa Don Gualtiero

Il Pranzo di Natale” offerto dalla Caritas diocesana a cui prende parte anche l’arcivescovo Ivan Maffeis, quest’anno sarà servito a cento persone in difficoltà, assistite tutto l’anno, presso la Mensa Don Gualtiero del Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza di Perugia. Vuole essere anche un’occasione di aggregazione e socializzazione tra ospiti e volontari per una loro maggiore conoscenza reciproca. Sono persone in difficoltà, anche sole, oltre interi nuclei familiari che non riescono a sbarcare il lunario.

Il direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli, che fin d’ora ringrazia quanti si stanno prodigando per la riuscita di questo pranzo, ad iniziare dalle realtà produttive che hanno fornito alcuni generi alimentari per preparare il pranzo, come la Coldiretti e Le Radici-Società Agricola (che ha donato i panettoni), coglie con immensa gioia quanti si sono lasciati coinvolgere nell’iniziativa, vissuta anche come un’ulteriore occasione di conoscenza della Caritas e dei suoi servizi rivolti ai più fragili e a quanti vivono ai margini della società.

“Anche piccoli gesti e segni -commenta don Marco Briziarelli- come i centro tavola e i segnaposto, donati da ragazzi e ragazze del dopocresima della parrocchia dei Ss. Andrea e Lucia in Cattedrale, e dai fanciulli della scuola d’infanzia Donati Ticchioni di Perugia, sono molto significativi e lasciano ben sperare per un futuro più solidale e meno individualista”.

Messa di Natale celebrata in Carcere dall’arcivescovo Boccardo

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Un momento della Messa di Natale in Carcere

“Voi non siete un errore, buon Natale a tutti”. Con queste parole l’arcivescovo di Spoleto-Norcia monsignor Renato Boccardo ha salutato i detenuti del Carcere di Spoleto al termine della Messa che ha celebrato nella mattina di venerdì 22 dicembre. Col Presule hanno concelebrato il cappellano monsignor Eugenio Bartoli e il collaboratore pastorale padre Marco Antonio Maria Uras, frate minore della Custodia di Terra Santa che vive nel convento di San Fortunato a Montefalco. Oltre ai detenuti e agli agenti della Polizia Penitenziaria erano presenti: il direttore del Carcere Bernardina Di Mario; il comandante degli Agenti di Polizia Penitenziaria Marco Piersigilli; il magistrato di sorveglianza Nicla Flavia Restivo.

Prima delle celebrazione eucaristica monsignor Boccardo è stato accompagnato dinanzi al Presepe allestito nel Carcere: tutta la scena della natività ha come sfondo le immagini dell’attuale guerra in Terra Santa. La visita dell’Arcivescovo nella Casa di reclusione è stata preceduta nella giornata di giovedì 21 dicembre da quella di una delegazione della Caritas diocesana guidata dal direttore don Edoardo Rossi: a nome della Chiesa di Spoleto-Norcia è stato consegnato personalmente ad ogni detenuto, nei vari reparti, un piccolo dono di Natale. Ma soprattutto è stata donata una carezza di speranza agli abitanti di questa speciale casa. Nell’omelia monsignor Boccardo ha sottolineato come la potenza degli uomini distrugge, come la sopraffazione e la guerra hanno la meglio.

“Viviamo -ha detto- in un mondo ferito dall’illusione della potenza. Ma è proprio qui che Dio torna continuamente in semplicità e povertà e  ci dice: imparate a non farvi abbagliare da ciò che appare, vedete veramente cosa dà dignità alle persone, siate consapevoli che le illusioni creano solo tragedie». Poi, rivolto direttamente ai detenuti: «È sempre possibile ricominciare e misurare eventi e persone usando un altro metro. L’uomo è capace di distruggere, ma Dio tende la mano: se vuoi, puoi ricominciare. Il bene è ancora possibile, nonostante le nostre azioni hanno provocato il male.

So la tristezza che c’è in voi soprattutto nel periodo del Natale. Ma l’affetto e i buoni sentimenti che provate per i vostri familiari ed essi per voi vanno al di là dei muri e delle sbarre. Questo almeno riscalda un po’ il vostro cuore. Il voler bene l’essere voluti bene è una ricchezza che nessuna limitazione o struttura ci può togliere”.

Cena alla Locanda della Misericordia

La sera del 21 dicembre monsignor Boccardo ha cenato nella Locanda della Misericordia Ponziano Benedetti insieme alle persone che ogni giorni vi consumano un pasto caldo e ai volontari. È stato un bel momento di fraternità e anche di festa.

“Un serata -afferma don Edoardo Rossi, direttore della Caritas- per scambiarsi gli auguri di Natale e per dirsi una parola scontata ma sempre più difficile da pronunciare: grazie. E il mio sincero grazie va all’Arcivescovo per aver voluto condividere con le persone in difficoltà il giorno del suo compleanno”.

Le celebrazioni di Natale presiedute dall’Arcivescovo

La notte di Natale, a mezzanotte, Messa in Duomo; il 25 dicembre: alle 9 Messa all’Hospice di Spoleto e alle 11.30 solenne pontificale in Duomo.

Perugia, Maffeis: “Accogliamo il messaggio di Luce che ci arriva dal Natale”- IL VIDEO

L'arcivescovo Ivan Maffeis

“In cattedrale i nostri scout hanno portato una lampada che brilla giorno e notte davanti alla Grotta della Natività. È un segno molto semplice, ma che parla al cuore di tutti. È un tempo in cui le Tenebre non mancano, non manca la Notte, non mancano i momenti e i motivi di Buio. Ci sentiamo uniti a quella terra di Gesù che sta diventando il luogo-simbolo di tanti conflitti, di tante guerre, di tante violenze. Siamo consapevoli di non poter dare chissà quale contributo alla pace. Allo stesso tempo, siamo altrettanto consapevoli che, a volte, è la nostra vita, i nostri no, le nostre relazioni giocate male ad aumentare il Buio”.

Così l’arcivescovo Ivan Maffeis nel videomessaggio augurale natalizio alla comunità cristiana di Perugia-Città della Pieve, pubblicato sul canale Youtube del settimanale La Voce e registrato dai media diocesani in Arcivescovado, il 21 dicembre, a margine del tradizionale incontro dello scambio degli auguri con sacerdoti, diaconi, religiosi, religiose, seminaristi, direttori e collaboratori di Uffici e Servizi di Curia, a cui ha partecipato anche l’arcivescovo emerito, il cardinale Gualtiero Bassetti.

Il videomessaggio del vescovo Ivan

Un tempo aperto alla speranza

“Dal Natale ci arriva un messaggio di Luce – ha proseguito mons. Maffeis –, che può essere come una fiammella, come un bambino… Accoglierlo, lasciare che cresca, dare la nostra disponibilità, contribuisce davvero a far crescere la Luce. Noi cristiani celebriamo in Gesù, in questo bambino, la Luce che illumina ogni uomo. Con questa speranza guardiamo tutti coloro, credenti e non credenti, che con la loro vita, con i loro gesti, con la loro parola, con la loro disponibilità, con la loro capacità di portare il peso dell’esistenza senza disperare, contribuiscono a portare Luce, contribuiscono a far si che questo non sia semplicemente un tempo di desolazione o di disperazione, ma possa essere ancora aperto a quella speranza che ci permette di continuare a credere e ad amare”.

Il bilancio del vicario Sorbaioli

L’incontro in Arcivescovado è stato allietato da alcuni elementi della Corale Laurenziana della Cattedrale di San Lorenzo e introdotto dal vicario generale, don Simone Sorbaioli, che ha tracciato un breve bilancio delle attività pastorali svolte nell’anno che sta per concludersi. “Tutto ciò – ha sottolineato – ha trovato sintesi nell’Assemblea ecclesiale (di maggio e ottobre, n.d.r.) e nella lettera pastorale Il coraggio dei passi, che l’arcivescovo ha voluto indirizzare alla diocesi il 12 settembre scorso il cui messaggio continua ancora a far parlare, far interrogare, far camminare”.

Nel ringraziare tutti i presenti per il lavoro compiuto nel 2023 e nell’augurare buon prosieguo nel nuovo anno alle porte, il vicario generale ha rivolto queste parole di gratitudine all’arcivescovo Maffeis: “Eccellenza, la ringrazio perché è arrivato in mezzo a noi, poco più di un anno fa rivestito del coraggio e della premura pastorale di cui abbiamo bisogno. Da parte nostra le assicuriamo quell’adesione e comunione di intenti necessari alla crescita della nostra Chiesa diocesana e non di meno all’edificazione del Regno di Dio”.

Celebrazioni di Natale presiedute dal vescovo Soddu

cattedrale terni natale 2023
La Cattedrale di Terni sotto le luci del Natale

Un Natale che porti speranza, che faccia partecipi tutti, in modo particolare le persone sole, sofferenti, malate e bisognose, i giovani e le famiglie della gioia e dell’amore di Dio.

È il Natale che la chiesa diocesana si appresta a vivere nella fraternità e solidarietà, con diversi e significativi eventi religiosi, dalle celebrazioni prenatalizie, alla visita del vescovo Soddu ai detenuti della Casa Circondariale di Terni, alle case di accoglienza, all’incontro con associazioni e movimenti ecclesiali per condividere un momento di preparazione al Natale e per uno scambio augurale.

“La luce del Natale che vince le tenebre dei cuori -ricorda il vescovo Francesco Antonio Soddu nel messaggio augurale- ci guidi all’incontro con Gesù, che si fa carne nella vita dei più piccoli. La Buona Notizia possa tradursi in presenza reale nella quotidianità, nelle nostre città, nella nostra Diocesi, promuovendo il bene e il benessere di tutti”.

Nella Cattedrale di Terni, il vescovo Francesco Soddu domenica 24 dicembre alle 23.30 presiederà la celebrazione della Notte di Natale e il 25 dicembre la solenne concelebrazione del Natale del Signore alle ore 11 la nella Concattedrale di Narni e alle ore 17.30 la concelebrazione del Natale nella Concattedrale di Amelia.

Il pranzo di Natale in fraternità

Segno di solidarietà con i più poveri e le persone sole è il tradizionale appuntamento natalizio del pranzo di Natale in fraternità del 25 dicembre alle ore 13, offerto alle persone in situazioni di disagio, difficoltà e solitudine, che si terrà presso la parrocchia San Matteo apostolo a Campitelli.

Con il vescovo Francesco Soddu siederanno a tavola un centinaio di invitati, assistiti dalle associazioni caritative della diocesi, ma anche intere famiglie che hanno deciso di trascorrere la festa non a casa propria, ma insieme ai più bisognosi della città. I volontari si occuperanno della buona riuscita della giornata, dall’allestimento all’accoglienza, al servizio ai tavoli del cibo, che è offerto da Matteo Barbarossa chef e cooperativa sociale Actl.

Il Lions Club San Valentino ha contribuito per i regali ai bambini, l’Acciai Speciali Terni per i panettoni alle famiglie e la comunità filippina per i centrotavola.

Fine anno

Nel periodo delle festività dopo Natale, la Chiesa diocesana celebra la conclusione dell’anno domenica 31 dicembre alle ore 17.30 nella cattedrale Santa Maria Assunta di Terni con il tradizionale Te Deum di ringraziamento presieduto dal vescovo Francesco Soddu alla presenza delle autorità cittadine.

Celebrazione inizio 2024

Il 1 gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, la celebrazione con il canto del Veni Creator e la consacrazione della diocesi al Sacro Cuore di Gesù, sarà presieduta dal vescovo Soddu nella Cattedrale di Terni alle ore 17.30.

 

Sulla mangiatoia vuota, come a Greccio, lo strappo delle guerre

Le sfilate di babbinatale e le misurazioni dei consumi natalizi, hanno fatto crescere la sete dell’anima per un Natale più autentico. C’è bisogno di risvegliare il senso e il calore della nascita del bambino di Betlemme come capofila di un Natale che venga celebrato quale solidarietà verso tutte le popolazioni sferzate dai nuovi Erode.

La festa cristiana deve portarci a riconoscere la condizione dell’infanzia tradita in troppe aree del mondo calpestate dai conflitti armati e dal mancato riconoscimento dei diritti umani. Diritti che sono la traduzione laica della dignità impressa dal Creatore nel profondo di ogni sua creatura.

È tempo di ritrovare l’incanto dei pastori verso il vagito della vita. Per queste ragioni la Pro Civitate Christiana propone una provocazione che si può visitare e meditare presso Palazzo Franchi in Assisi. Una mangiatoia vuota come la volle Francesco a Greccio. “Ucraina, Gaza, Israele, Yemen, Sud Sudan… – si legge sul pannello sopra la mangiatoia – Uno strappo dal grembo. Molto meno dell’assenza che avverti in una mangiatoia natalizia. Attenderlo o andargli incontro”.

Era già tutto scritto… 700 anni fa

Forse qualcuno dei lettori si aspetta un commento della sentenza del Tribunale penale vaticano del 16 dicembre, con la quale diversi personaggi sono stati condannati in primo grado per reati ai danni della Santa Sede. Posso dire che la sentenza, benché non imprevista, mi ha turbato; ma riservo ogni altro commento al giorno in cui si potranno leggerne per esteso le motivazioni. Per adesso, mi limito a qualche chiarimento sugli aspetti tecnici legali.

La prima cosa da dire è che quello che ha giudicato non fa parte della rete dei tribunali ecclesiastici, quelli che giudicano, per esempio, sulla validità dei matrimoni religiosi o sulle sanzioni a carico dei sacerdoti e dei religiosi per atti contrari al loro ministero. I tribunali di quest’ultimo tipo fanno parte della struttura pastorale della Chiesa e servono alla sua missione.

Quello che ha emesso la sentenza del 16 dicembre è, invece, un organo non della Chiesa ma solo di quella piccola cosa che è la Città del Vaticano; un tribunale laico come sono laici la farmacia, l’ufficio postale, i musei e altre realtà del Vaticano. Il processo è stato fatto davanti a quel Tribunale, come poteva anche accadere per il processo a carico di Ali Agca; ma come nel caso di Ali Agca il Vaticano poteva scaricare l’incombenza alla giustizia dello Stato italiano: è previsto dai Patti Lateranensi. Perché questa volta non lo ha fatto? Si possono dare due spiegazioni.

Una è che qui venivano in ballo vicende molto delicate, tutte interne all’apparato amministrativo e finanziario del Vaticano e qualcuno ha pensato che fosse meglio che quelle carte non andassero troppo in giro. L’altra è che in questo modo la Santa Sede ha voluto dimostrare che, se è vero che anche al suo interno possono essere commessi reati, c’è anche la volontà e la forza di smascherarli e punirli pubblicamente. Come dire: visto che lo scandalo è scoppiato, dimostriamo che siamo noi stessi a fare pulizia.

Una scelta praticamente doverosa. Ma avrà l’effetto desiderato, ossia quello di riguadagnare il rispetto e la fiducia verso gli organismi centrali della Chiesa? Ho molta paura che non sarà così semplice e indolore. In ogni caso, è l’ennesimo scotto che la Chiesa paga per avere accettato troppo a lungo quel tradimento del Vangelo che è stato il potere temporale della Chiesa. Vedi Dante, Inferno , canto XIX: era scritto già tutto lì, settecento anni fa.

Lo sguardo a Betlemme

Foto di Ben White su Unsplash

Ancora una volta lo sguardo si rivolge a Betlemme. L’attenzione è attratta da quella donna e quell’uomo che, pellegrini, custodiscono il Dio fatto bambino. Un giaciglio rimediato nel quale è adagiato l’autore della vita. Un bagliore poi illumina la notte, e un canto di angeli a gente semplice: “Gloria a Dio nei cieli, e in terra pace agli uomini”. E ancora, luce nell’oscurità della notte per guidare uomini da Oriente fino al luogo dove si trovano il Bambino con la madre. Nel piccolo villaggio di Giudea la grande opera di Dio: è nato per noi il Salvatore, Cristo Signore.

Oggi come allora, nel Natale si sosta stupiti di fronte al presepe, espressione della bellezza del Verbo che si fa carne prendendo dimora in mezzo a noi. Oggi come allora, però, vorremo vedere la notte di Betlemme illuminata dalle schiere angeliche, dalla stella che brilla… invece il cielo notturno di quella terra è illuminato non da luci che sanno di vita, bensì dal bagliore delle armi. La terra che ha accolto il Principe della pace è ora in conflitto. Il profeta aveva annunciato che, allo spuntare del virgulto di Iesse, il lupo e l’agnello avrebbero pascolato insieme, il capretto e il leopardo si sarebbero insieme sdraiati, come la mucca e l’orsa, e il vitello e il leoncello avrebbero pascolato insieme. Armonia delle differenze.

La durezza dei cuori, invece, oggi non lo rende possibile: hanno prevalso divisione e sospetto. Ed ecco lo sguardo è nuovamente rivolto a Betlemme perché la profezia possa avverarsi, perché il discendente davidico possa ancora donare la pace, perché le persone di buona volontà possano accoglierla, perché non si oda più pianto e lamento. Betlemme interpella ancora i cuori affinché possano contribuire all’edificazione di una cultura della pace, dove la convivenza delle differenze prende il posto della divisione, dove prevale la vicendevole fiducia e non l’equilibrio delle forze, dove l’accoglienza, l’amicizia, la fratellanza umana soppiantano l’oppressione, la violenza, l’ingiustizia. Il Natale solo allora tornerà a essere memoria di ciò che duemila anni fa avvenne, e che rinnovò l’intero mondo, perché su tutta la terra sia pace!

Consegnata all’arcivescovo Maffeis un’opera d’arte sacra

opera di arte sacra
L'opera di arte sacra di Osmida donata all'Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve

Nel pomeriggio dello scorso 15 dicembre, nell’Arcivescovado di Perugia, è stata consegnata all’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis un’opera d’arte sacra realizzata nel 1991 dall’artista Osmida, al secolo Mirella Secca Temperini, scomparsa ventidue anni fa.

Quest’opera è stata donata dalla figlia dell’artista, la professoressa Cristina Temperini, che ha seguito la cerimonia di consegna da Klagenfurt (in Austria) in collegamento digitale, a cui sono intervenuti, oltre l’arcivescovo Maffeis, il critico d’arte Massimo Duranti con il collega Andrea Baffoni e il direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici, arch. Alessandro Polidori.

A Massimo Duranti la professoressa Temperini ha delegato l’atto di consegna dell’opera d’arte che sarà custodita in un primo momento nei locali del Museo del Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo, e di cui sarà poi valutata la collocazione in una chiesa dell’Archidiocesi.

“Si tratta -ha illustrato il critico d’arte- di una grande croce (tre metri per due) composta da quindici pannelli intelaiati di carta catramata sull’anima dei quali l’artista è intervenuta col colore a olio bianco a disegnare simboli e segni astratti.

L’opera concettuale di arte sacra, di grande suggestione estetica, è corredata da un bozzetto e un’immagine della Madonna rivolta verso la croce.

Osmida -ha sottolineato Duranti- è stata artista di vaglia riconosciuta come tale dalla critica in Italia e all’estero. Nativa di Passignano sul Trasimeno, formatasi all’Istituto d’Arte Bernardino di Betto di Perugia, poi residente a Macerata, quindi a Perugia dal 1974 dove è scomparsa nel 2006, si è resa famosa per l’accuratezza e la vastità della sua ricerca artistica. Sperimentatrice di ogni forma di moderna comunicazione, ha usato i materiali più particolari per le sue creazioni concettuali: oltre alla pittura tradizionale, ha usato la gomma di risulta, l’amianto, fino alla scoperta della carta catramata, usata per gli imballi marittimi e da lei svelta a scoprirle brani dell’anima di catrame e con interventi pittorici”.

L’arcivescovo Maffeis ha espresso un sentito e vivo ringraziamento alla professoressa Temperini per l’attenzione e la sensibilità avuta nei confronti della Chiesa diocesana di Perugia-Città della Pieve impegnata da anni anche in attività e progetti di conservazione, tutela e valorizzazione di opere d’arte moderna.

Celebrazione del vescovo Soddu nella Casa Circondariale

casa circondariale terni
Un momento della celebrazione di Natale presso la Casa Circondariale di Terni

In preparazione al Natale, il 18 dicembre presso la Casa Circondariale di Terni, il vescovo Francesco Antonio Soddu ha presieduto la celebrazione prenatalizia con detenuti e operatori del carcere, alla presenza del direttore della Casa circondariale di Terni Luca Sardella, del comandante della Polizia Penitenziaria Fabio Gallo, dell’assessore alle politiche sociali e welfare del Comune di Terni Viviana Altamura, del direttore della Caritas diocesana don Giuseppe Zen, del cappellano del carcere padre Massimo Lelli, di padre Danilo Cruciani, padre Luca Atzeni, del diacono Ideale Piantoni, di Martina Tessicini presidente dell’associazione di volontariato San Martino, della responsabile del settore carcere della Caritas Nadia Agostini, di altri volontari e operatori.

All’ingresso del carcere, il vescovo ha ammirato il grande presepe realizzato da un detenuto Alta Sicurezza 3 (O.A.le sue iniziali), in collaborazione con altri detenuti dello stesso circuito. Il presepe è ambientato nella Roma antica, rappresentata dal Colosseo, e nella Roma cristiana rappresentata dalla Basilica di San Pietro, con la natività sospesa su una nuvola che domina dall’alto il paesaggio sottostante. Un presepe interamente artigianale, frutto di un lavoro iniziato da mesi, con i vari pezzi realizzati all’interno delle camere detentive.

“Sono contento di essere qui -ha detto il vescovo- e di poter augurare a voi un felice Natale. Il Natale ci ricorda la nascita di Gesù che si è fatto uomo, segno di speranza, che scaccia le tenebre che affliggono le persone. Lui si dona a noi, perchè possiamo essere liberi; quella libertà interiore, che nessuno potrà mai togliere: non può esserci un detenuto che non vive la libertà dei figli di Dio, come molti altri che, al di fuori di qui, in libertà, vivono però in schiavitù, perchè sono incatenati dal proprio egoismo. Gesù si fa piccolo ed entra nella storia del mondo e nella storia di ciascuno di noi, è un incontro con una persona viva da cui imparare il senso autentico della vita”.

Al vescovo sono stati donati, da parte dell’amministrazione penitenziaria, una bottiglia di essenza di lavanda prodotta in carcere e dei biscotti realizzati dalla panetteria all’interno della Casa Circondariale.

In segno di solidarietà con i detenuti, come gli scorsi anni, la Caritas diocesana e l’associazione di volontariato San Martino, in occasione del Natale, hanno donato 250 panettoni per i detenuti per il pranzo di Natale.

Nel periodo di Natale il cappellano padre Massimo Lelli, celebrerà le messe all’interno dei vari padiglioni, mentre i volontari della Caritas organizzano momenti di festa insieme con le tombolate nei giorni del 21 e 27 dicembre e 3 gennaio prossimo.

Donati pannelli fonoassorbenti alla mensa Caritas ‘Don Gualtiero’

mensa diocesana
I pannelli fonoassorbenti installati nella mensa caritas 'Don Gualtiero' presso il villaggio della carità

“L’ottimizzazione acustica, per una mensa Caritas che ha fatto della relazione il suo punto di forza, unitamente al buon mangiare, ha un’importanza primaria. Un’importanza che diventa un segno di cura per poter accogliere al meglio i poveri che ogni giorno ci fanno visita, presso il Villaggio della Carità-Sorella Provvidenza di Perugia, alla Mensa Don Gualtiero. Quest’opera rende ancor più accogliente e bello questo ambiente che è luogo di incontro, conversazione e aggregazione fra ospiti e volontari”.

Così il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, all’incontro di presentazione, lo scorso fine settimana, dell’opera di allestimento di sedici pannelli-isole fonoassorbenti prodotti dalla Saint-Gobain Italia Spa a marchio Ecophon, posizionati a metà altezza e fissati al soffitto della sala da pranzo della Mensa inaugurata dal cardinale Gualtiero Bassetti nella primavera 2022.

Altra musica alla Mensa Caritas

“Come non essere grati alla Saint-Gobain Italia per questo dono prezioso -ha sottolineato il direttore don Briziarelli- che ci giunge, non a caso, nel periodo natalizio. Ci stiamo apprestando ad accogliere, insieme al nostro arcivescovo monsignor Ivan Maffeis, in questa sala, il giorno di Natale, a pranzo, oltre cento poveri seguiti tutto l’anno dai servizi Caritas ed alcuni amici e amiche che altrimenti vivrebbero in solitudine e possiamo dirci che sarà davvero un’altra musica quest’anno”.

Gli intervenuti

 All’incontro sono intervenuti, oltre al direttore della Caritas don Marco Briziarelli, l’ingegner Adriano Maci, Area Manager del Centro Italia della Saint-Gobain Ecophon, una delle aziende leader mondiali nella produzione e distribuzione di materiali per l’edilizia sostenibile e il comfort abitativo di uffici, scuole, strutture sanitarie, hotel, ristoranti, l’ingegner Samuele Schiavoni ed il professor Francesco Asdrubali (supporto tecnico), Sergio Vantaggi della Colori Decora di Bastia Umbra, distributore di materiali edili e fornitrice del supporto tecnico per l’istallazione, Paolo Friso, direttore delle Edizioni Frate Indovino dei Frati Minori Cappuccini proprietari del complesso dove sorge il Villaggio Sorella Provvidenza, e Maurizio Santantoni, presidente della Fondazione di Carità San Lorenzo, organismo operativo della Caritas diocesana.

Attività benefica

“La nostra azienda non è nuova a questo tipo di attività benefica -ha commentato Adriano Maci- ma sapere che i nostri manufatti ad alta tecnologia vadano a beneficio di quasi centocinquanta persone in gravi difficoltà, che quotidianamente ricevono un pasto caldo in questa armoniosa sala da pranzo, e dei tanti volontari che vi prestano servizio, non può che non farci piacere confermando l’importanza della nostra scelta a favore della Caritas di Perugia”.

Una Mensa Caritas più funzionale

Si tratta, ha spiegato il manager della Saint-Gobain Italia, «di un dono consistente in sedici isole fonoassorbenti della gamma Ecophon Solo per un totale di circa quarantacinque metri quadrati di prodotto; pannelli istallati per migliorare il comfort acustico e la convivialità di questo bellissimo ambiente adibito a sala da pranzo. La sua doppia altezza determinava la insostenibilità del frastuono di voci e di oggetti e con questo collaudato sistema di pannelli collocati a metà altezza rispetto al soffitto, ha permesso di alleviare questa criticità strutturale facendo stare bene le persone che lo vivono.

“I pannelli, insieme alle vetrate luminose e agli accorgimenti termici -ha precisato Adriano Maci- rendono ancor più funzionale quest’ambiente”.

Più bello

 Nel presentare il prodotto, lo stesso manager della Saint-Gobain Italia, ha evidenziato che sono pannelli molto sicuri, incombustibili e con collaudati sistemi di aggancio al soffitto.

“Nello specifico -ha spiegato- sono isole fonoassorbenti in lana di vetro verniciate con una pittura microporosa che permette di lasciar passare l’onda sonora facendola arrivare alla lana di vetro, che è il materiale fonoassorbente.

Anche dal punto di vista estetico sono molto interessanti perché permettono alla mensa di avere un ambiente anche più bello dal punto di vista architettonico. Inoltre la pittura che li ricopre li rende anche facilmente pulibili”.

Nobel ad attivista iraniana. Assente perché in carcere

A distanza di una settimana, spero sia ancora nei nostri occhi e nella nostra anima la sedia vuota destinata al Nobel per la pace Narges Mohammadi [attivista iraniana per i diritti umani, in carcere dal 2016, ndr ]. Il silenzio di quella sedia urla la verità della condizione delle donne, innanzitutto in Iran, ma anche in tante altre parti del mondo.

Quella sedia non racconta solo della ribellione all’obbligo di indossare l’ hijab il “velo” –, perché è la sedia dell’assenza di libertà di ogni donna, della sua dignità calpestata, dei suoi diritti non riconosciuti. E se il regime teocratico di Teheran sbatte quelle violazioni in faccia alla coscienza del mondo, ci sono altri obblighi, divieti, negazioni che in modo strisciante si insinuano nella mente di tanti uomini.

“Pari opportunità” sembra diventato più il titolo stanco di un ministero e di qualche assessorato che l’obiettivo da raggiungere con norme, dispositivi e percorsi culturali. Se è vero che quella sedia vuota pretende una risposta ad abusi, molestie e violenze, chiede anche un cambio radicale della mentalità che produce tan

A Collevalenza il primo santuario dedicato all’Amore misericordioso

Collevalenza

Collevalenza paesino della campagna umbra, dall’agosto del 1951 è divenuto uno straordinario centro di spiritualità. Un roccolo per cacciare gli uccelli è stato trasformato dalla misericordia di Dio in un luogo dove il Signore attende ed attira ogni uomo perché sperimenti il suo abbraccio di “Padre buono e di tenera Madre”.

Il primo santuario al mondo dedicato all’Amore Misericordioso

Qui è sorto, infatti, il primo santuario al mondo dedicato all’Amore Misericordioso ed è sgorgata un’acqua che, prendendo il nome dal santuario stesso, alimenta le fontanelle e le piscine per l’immersione di quanti giungono pellegrini in cerca di conforto, segnati da sofferenze fisiche e morali. Sul piazzale delle piscine troneggia la grande statua in marmo di Maria Mediatrice, pronta ad attendere con Gesù ogni figlio e figlia che ritornano.

Il santuario di Collevalenza fondato da Madre Speranza

Il complesso di Collevalenza, progettato dall’arch. Julio Lafuente, è stato realizzato in poco più di vent’anni dalla beata Speranza di Gesù, secondo le ispirazioni divine. Il cuore dell’opera è la cappella del Crocifisso dell’Amore Misericordioso. Qui Madre Speranza era solita raccogliersi in preghiera nelle prime ore del mattino per poi iniziare la sua intensa giornata. Spesso faceva la Via Crucis perché, come lei diceva, è lì che conosciamo fino a che punto Gesù ci ha amati ed è lì che scopriamo le esigenze del vero amore. Lei, che non si è mai seduta a dei banchi di scuola, si inginocchiava ai piedi del crocifisso, il libro che ha letto per imparare ad amare. Quale migliore invito, anche per noi, in questo tempo forte di Quaresima?

La preghiera di madre Speranza

Madre Speranza consapevole dell’universalità del messaggio a lei affidato, così pregava:

Fa, Gesù mio, che vengano a questo tuo santuario dal mondo intero, non solo con il desiderio di curare il proprio corpo dalle malattie più dolorose e rare, ma per curare le loro anime dalla lebbra del peccato mortale e abituale. Aiuta, consola e conforta tutti coloro che hanno bisogno e fa’, Gesù mio, che tutti vedano in te non un giudice severo ma un Padre pieno di amore e misericordia che non tiene in conto le miserie dei suoi figli, le dimentica e perdona”.

Ai piedi del crocifisso sostò anche Giovanni Paolo II

Ai piedi del grande crocifisso ha sostato in preghiera anche san Giovanni Paolo II, nel suo primo viaggio apostolico dopo l’attentato in piazza San Pietro. Il Santo Padre venne a ribadire il messaggio della Dives in Misericordia, a ringraziare di aver avuto salva la vita e ad affidare l’umanità nelle mani del Padre:

O Dio, Trinità d’Amore, tu vedi di quanta potenza d’amore hanno bisogno l’uomo odierno e il mondo; di quanta potenza dell’Amore Misericordioso! Ti preghiamo, non venire meno; sii infaticabile; sii costantemente più grande di ogni male che è cresciuto nel nostro secolo e nella nostra generazione; sii più potente con la forza del Re Crocefisso”.

A questa preghiera sembra far eco il monito di Papa Francesco che, in un tempo attanagliato dal male e dalla violenza, non si stanca di ripetere:

Per favore, non lasciatevi rubare la speranza!”.

La Famiglia dell’Amore misericordioso

A Collevalenza la grande piazza, a forma di abbraccio, e il campanile, con i suoi tonavoce diretti verso i quattro punti cardinali, richiamano proprio l’universalità del messaggio dell’Amore Misericordioso, pronto a raggiungere tutti gli uomini, in ogni angolo della terra. Proprio per questo, per espressa volontà di Dio, Madre Speranza ha dato vita alla Famiglia dell’Amore Misericordioso, Ancelle (Madrid 1930) e Figli (Roma 1951), che ancora oggi, insieme ai Laici (Collevalenza 1996), diffonde nel mondo un messaggio di speranza, facendosi vicina alle necessità materiali e spirituali di tanti fratelli.

Scuole, case di riposo per anziani, case di accoglienza per sacerdoti, parrocchie, ospedali, dispensario, centri per portatori di handicap, mense per i poveri, case del pellegrino, Pastorale giovanile, familiare e dei malati, case di formazione, questi alcuni dei servizi svolti in Spagna, Italia, Germania, Romania, Francia, Grecia, Brasile, Bolivia, Messico, Perù, Colombia, Cile, India, Filippine e, dallo scorso 15 agosto, anche in terra d’Africa, in Zambia. La Famiglia dell’Amore Misericordioso, piccolo seme nel più immenso campo della Chiesa, è felice di ripercorrere le orme della fondatrice e di rispondere con la vita all’appello rivoltole da Papa Francesco: “C’è tanto bisogno oggi di misericordia … avanti! Noi stiamo vivendo il tempo della misericordia, questo è il tempo della misericordia”.

Marina Berardi

 

Celebrata in Cattedrale la Veglia diocesana di Avvento dei giovani

veglia di avvento
Un momento della veglia diocesana di Avvento nella Cattedrale di San Lorenzo a Perugia

“Non siate sonnambuli, ma siate come i pastori nella Notte di Betlemme!». È l’esortazione augurale dell’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis rivolta alle centinaia di ragazzi e ragazze che hanno gremito, nella serata del 14 dicembre, la Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, durante la loro tradizionale Veglia diocesana di Avvento in preparazione al Natale, dedicata al tema tratto dal Vangelo di Giovanni “Dalla sua pienezza…” (Gv1,16),  organizzata dalla Pastorale giovanile insieme alla Pastorale vocazionale, al Coordinamento oratori perugini e alla Pastorale universitaria, in sinergia con il Pontificio Seminario regionale “Pio XI” di Assisi.

Veglia che quest’anno è culminata con l’ammissione agli Ordini sacri e il conferimento dell’Accolitato a tre seminaristi:  Samuele Betti, al V anno di formazione, della parrocchia di Santa Maria in Prepo di Perugia, ha ricevuto l’accolitato; mentre Giuseppe Mordivoglia, della parrocchia di San Biagio in San Biagio della Valle (Marsciano), e Pietropaolo Fioretti, della parrocchia dei SS. Pietro e Paolo in Pozzuolo Umbro (Castiglione del Lago), entrambi al III anno di formazione, sono stati ammessi tra i candidati agli Ordini sacri.

La bellezza della fraterna condivisione

 Al riguardo, don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile, ha sottolineato «la bellezza della fraterna condivisione nata tra i seminaristi e tutti i giovani presenti in un reciproco scambio di doni per l’individuale e comunitaria crescita di ciascuno: Samuele, Giuseppe e Pietropaolo hanno donato la loro personale esperienza di incontro con Gesù, Verbo fatto carne, per il quale si sono messi in cammino e a servizio della Chiesa, mentre i tanti ragazzi presenti, da ieri sera sono corresponsabili nella preghiera di accompagnare i seminaristi lungo la loro strada, nell’invito a far propria la disponibilità e il coraggio di mettersi in gioco in quale sentiero della vita siano chiamati a vivere la propria vocazione».

Geografia viva della Chiesa

 Le parole dell’arcivescovo Maffeis, hanno commentato gli organizzatori della Veglia, hanno raccolto e dato senso al grande impegno profuso da tutti i parroci, gli animatori, gli educatori e i formatori per accompagnare i giovani nella Chiesa, in un cammino che sia quanto più possibile di crescita integrale, motivando e incoraggiando giovani e adulti. «Ringrazio ciascuno di voi, a partire da chi viene da più lontano – ha esordito mons. Maffeis –. Voi siete la geografia viva della nostra Chiesa. A me piacerebbe davvero poter restituire a ciascuno la gioia di quest’incontro venendovi a trovare. Oggi siamo qui un po’ come quei pastori nella Notte di Betlemme che sono stati raggiunti sui loro sentieri e chissà quante cose avevano per la testa…, quanti problemi, quante preoccupazioni…, e vengono raggiunti da un annuncio di Luce: “Oggi per voi è nato il Salvatore, il Cristo Signore”. Ma c’è ancora spazio dentro di noi per questo annuncio?».

Annuncio di Luce

 L’arcivescovo si è poi chiesto: È un annuncio di Luce, o è semplicemente un augurio che ci scambiamo in mezzo a tanti altri? La risposta non è scontata per nessuno, ma neanche per me. L’ultimo rapporto del CENSIS ci fotografa come sonnambuli, gente che neanche dorme ma peggio, che si muove senza consapevolezza. Questo clima, che emerge dal rapporto del CENSIS, è diffusissimo e caratterizza la società italiana, e non fa altro che generare emotività».

Tante paure della società

  «Nelle emotività scoppiano le paure – ha commentato l’arcivescovo, elencando le più diffuse e sentite –. La paura per l’accentuarsi delle crisi climatiche, la paura che finisca l’acqua, la paura che non ci sia energia per tutti, la paura della guerra e delle conseguenze che può portare anche in casa nostra in termini di povertà, di violenza, di assuefazione alla violenza. La paura che arrivi una stagione ancor più difficile. Altro che auguri per il nuovo anno! La paura degli immigrati e la paura che non ci sia sufficiente manodopera per pagare le pensioni e per assicurare a tutti l’accesso alle cure. Di paure ne abbiamo nel cuore anche noi e ne potremmo aggiungerne delle altre a questo elenco».

Non solo sonnambuli

 «E allora che spazio c’è per l’annuncio del Natale? Io credo, guardandovi, che voi testimoniate che oggi non siamo solo sonnambuli, oggi io ho davanti una comunità, una Chiesa viva, giovane, una Chiesa diversa da quella in cui sono cresciuto, senz’altro. Una Chiesa altrettanto e forse ancora più bella, perché era più facile essere Pastore nella Notte di Betlemme quando io avevo la vostra età. Oggi, in un mondo più confuso, più attraversato da tanti pensieri, essere cristiani è cosa di grande ed io vi dico grazie di questo. L’augurio per questo Natale sia quello di lasciarci incontrare e sorprenderci ancora una volta dall’annuncio della Notte di Betlemme, perché nessuno pensi mai che la propria vita è inutile, non è degna di essere vissuta e nessuno si senta abbandonato. Chi si lascia raggiungere dal Signore Gesù, dalla sua amicizia, testimoniata dalla Chiesa, dai rapporti fraterni, si trova in cammino e non vive più da sonnambulo, ma da ragazzo, ragazza, da uomo, da donna in piedi. Questo mondo così distratto è ancora disposto a lasciarsi sedurre, a lasciarsi prendere per mano e a condividere la gioia del Natale». E’ fiducioso l’arcivescovo Maffeis nel dialogare soprattutto con le future generazioni.

Non solo affare di preti, ma condivisione di fede

Della Veglia di Avvento dei giovani condivisa con i loro coetanei seminaristi, ne ha parlato il rettore del Pontificio Seminario “Pio XI” don Francesco Verzini. «L’ammissione tra i candidati al diaconato e al presbiterato di due alunni del nostro seminario, come il conferimento dell’accolitato ad un altro seminarista – spiega don Verzini –, è motivo di gioia condivisa almeno per tre ragioni: la prima è dovuta al fatto che le ammissioni e i conferimenti dei ministeri sono segnale del positivo progredire del cammino di formazione dei tre giovani perugini verso il ministero ordinato; la seconda è data dalla testimonianza che danno questi ragazzi, infatti la loro disponibilità ad assumersi degli impegni nella Chiesa può essere stimolo per altri giovani affinché sia presa ancora in considerazione la possibilità di mettersi al servizio della Chiesa e dei fratelli e delle sorelle attraverso il sacerdozio ministeriale; infine, la terza ragione è che il conferimento dei ministeri ci ricorda che la Chiesa è ministeriale, è coinvolgimento di tutti i battezzati, è comunione e servizio, è sinodale, perché i ministeri, se non l’ordine sacro, non sono solo affare da preti».

L’esperienza di don Luciano Afloarei, sacerdote delle famiglie

Le mani di una coppia unite da quelle di un sacerdote

“Negli anni da parroco ho sperimentato la complessità e la difficoltà di assistere le coppie e le famiglie. È per questo che ho voluto seguire una formazione specifica proprio su questo”. A parlare è don Luciano Afloarei, parroco di Santa Maria Regina a Terni e responsabile diocesano della Pastorale familiare.

Ci racconta la sua esperienza, quella di un sacerdote che ha particolarmente a cuore le famiglie e che le segue da vicino quotidianamente. La storia del suo servizio ha inizio da un episodio doloroso: “Un amico carissimo è morto a 48 anni, un po’ anche per via di una difficoltà familiare. Lui e la moglie avevano due caratteri fortissimi. Si volevano molto bene ma faticavano a vivere una relazione serena. Quello è stato un momento drammatico che però mi ha fatto capire una cosa importante: non avevo gli strumenti giusti per aiutare le coppie. Così ho deciso di approfondire”.

Fortunatamente nel suo lungo percorso sacerdotale (don Luciano è parroco da ben 21 anni) ci sono state anche molte storie a lieto fine: “Ne ricordo una in particolare. Una coppia di amici che a seguito di un tradimento stava per lasciarci. Alla fine del percorso di accompagnamento hanno ritrovato un rapporto quasi più bello di quello di prima. Il tradimento a volte è un allarme, una ferita che può rimarginarsi”.

La cura delle coppie e delle famiglie

Il ritratto che don Luciano restituisce delle famiglie di oggi è un quadro di pienezza nelle difficoltà. “Curare le famiglie è un lavoro impegnativo, perchè spesso si incontrano situazioni sempre più delicate. Secondo la mia esperienza molte persone partono anche con le migliori intenzioni, ma il più delle volte già feriti sia a livello personale che relazionale e questo le porta a non essere in grado di sostenere la fatica di una relazione che è un’esperienza bellissima, ma anche impegnativa in tanti momenti”. “Quello che emerge dopo un po’ di tempo – continua don Luciano – sono le incomprensioni e la solitudine che poi diventano rabbia e in alcuni casi anche aggressività nei confronti del partner”.

La preparazione delle coppie al matrimonio

Don Luciano segue anche la preparazione delle coppie al sacramento del matrimonio. “Devo dire che ultimamente le coppie che arrivano al matrimonio hanno quasi sempre un’esperienza di coppia lunga alle spalle e magari anche dei bambini. Noto nelle persone un grande desiderio di coinvolgere Dio nella loro vita e questo è meraviglioso. Il mio è quindi un bilancio positivo, anche perchè non sono molte ormai le coppie che arrivano in chiesa per sposarsi. Quando lo fanno evidentemente il desiderio è serio e la motivazione profonda. Vedo che hanno anche voglia di formarsi perchè spesso hanno già sperimentato o hanno visto amici sperimentare difficoltà di coppia. Quando le coppie arrivano al matrimonio così, con una lunga storia alle spalle e dei bambini, il lavoro non è certamente di discernimento come si fa con i fidanzati, ma è proprio di cura”.

Il consultorio familiare diocesano, aperto a tutti

Don Luciano collabora con il consultorio familiare “Amoris laetitia” della diocesi di Terni. “È un consultorio ben strutturato, attivo dal 2018. Ci stanno arrivando tantissime coppie, anche non sposate in chiesa. Ovviamente il consultorio è aperto a tutti e la presenza delle coppie sta aumentando negli ultimi anni. Cerchiamo di lavorare molto sulla dimensione della cura, in modo tale da curare le ferite personali e della coppia, ma anche da prevenirle”.

Senza nemici in comune, niente pace

“L’amico del mio amico è mio amico”.  Questa formuletta è facile da capire e da accettare. Abbastanza facili sono anche le altre due: “L’amico del mio nemico è mio nemico”, e “il nemico del mio amico è mio nemico”. La quarta, invece, può sembrare più problematica, quasi incomprensibile: “Il nemico del mio nemico è mio amico”. Eppure, nella Storia, è proprio quest’ultima quella che ha avuto maggiore fortuna. È stata applicata tutte le volte che due popoli, che fino a quel momento si odiavano, hanno scoperto che entrambi erano minacciati da un terzo più forte di loro, e allora hanno fatto causa comune per difendersi.

È ad esempio accaduto nel 1941, quando le potenze “liberal-democratiche” (o capitaliste, se preferite) dell’Occidente, Usa e Gran Bretagna, fecero fronte comune insieme all’impero sovietico (comunista) contro Hitler, che nella sua temeraria follia li aveva sfidati tutti quanti. “Un’alleanza fra il diavolo e l’acqua santa”, avrebbe detto mia nonna.

Ma quando Hitler scomparve, da un giorno all’altro fu guerra fredda fra gli ex alleati dell’Est e dell’Ovest, e durò più di quarant’anni. Nello stesso tempo, però, avvenne un’altra pacificazione storica, questa volta fra i francesi e i tedeschi. Nel giro di settant’anni quei due popoli si erano sbranati tre volte, prima nel 1870, poi nelle due Guerre mondiali (senza contare le guerre dei secoli precedenti); ma quando al loro orizzonte apparve l’ombra di Stalin, posero le basi di quella che sarebbe diventata l’Unione europea.

Un po’ come nell’antichità le città greche, che erano state sempre in guerra fra loro, si allearono per difendersi dall’attacco dei persiani; sempre in nome del principio che “il nemico del mio nemico è mio amico”. E così, dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina, la stessa Ucraina e altri Paesi dell’Est europeo hanno bussato alle porte dell’Ue e della Nato. Insomma, la pace è il bene supremo, che dobbiamo ricercare a ogni costo; ma realisticamente dobbiamo riconoscere che, per rappacificare due ex nemici, non c’è modo migliore che far sentire loro la paura nei confronti di un nemico comune. Certamente i miei amici pacifisti non saranno d’accordo, ma io temo che per avere la pace fra tutti i popoli della Terra dovremo aspettare che si profili la minaccia (seria) di una invasione da Marte!

Cosa aspetta il mondo?

Palazzi a Gaza distrutti dai bombardamenti
Gaza, novembre 2023: distruzione causata dai bombardamenti (Foto N. Saleh)

Siamo sempre più vicini a un Natale che quest’anno è assai difficile da vivere e che ci porta con il cuore in tutti quei luoghi dove la Natività è coperta dalle macerie, dalla violenza e dalla guerra.

Il nostro pensiero ricorrente va all’amata Terra Santa e alla catastrofe umanitaria che si traduce in decine di migliaia di morti, in un numero imprecisato di feriti e in milioni di persone in grave difficoltà, con poche aspettative di futuro. Il pensiero più straziante è quello per i tanti bambini innocenti e indifesi che stanno subendo tutto questo.

Chi ha seguito in presenza o attraverso i mezzi di comunicazione la giornata di riflessione e di marcia per la pace di domenica scorsa, ha potuto ascoltare parole soffocate in gola e autentica commozione in vari momenti della manifestazione. Vi confesso che lo scoraggiamento – pensando al fronte mediorientale, a quello russo-ucraino e ai tanti conflitti dimenticati nel mondo – spesso prende il sopravvento anche su chi vi scrive queste poche righe.

Proprio domenica scorsa, in parallelo con il corteo assisano dei costruttori di pace, il Sacro Convento francescano ha ospitato la maratona televisiva delle emittenti locali del circuito Corallo Tv. Tra gli ospiti dello speciale “Pace in terra” c’era anche il patriarca di Gerusalemme dei Latini, il card. Pierbattista Pizzaballa.

Commentando le ultime notizie da Gaza e il veto degli Stati Uniti alla risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu sul cessate il fuoco umanitario, la domanda ci è uscita d’impeto. Cosa sta aspettando il mondo? Come si può scorgere e ritrovare il Bambino Gesù in mezzo alle macerie e alle distruzioni di Gaza?

“Gli occhi della fede non ci devono aiutare solo a guardare la realtà che ci circonda – ci ha risposto Pizzaballa – ma la fede ci deve aiutare anche a guardare oltre. Se restiamo solo dentro al dolore che ci circonda, all’odio che ci inonda, non riusciremo ad andare oltre. La fede è un’esperienza di perdono e di salvezza che ci tocca il cuore e ci cambia la prospettiva. Dove c’è ancora qualcuno cristiano, ebreo o musulmano che è capace di dare la vita per l’altro, lì è Natale”.

Padre nostro. Le varianti nel nuovo Messale Cei: tutto il lavoro che sta dietro una preghiera

altare celebrazione

I Vescovi italiani, nell’Assemblea generale che si è tenuta da lunedì 12 a giovedì 15 novembre 2018, hanno approvato la nuova versione del Messale romano, che verrà sottoposta alla Santa Sede per i provvedimenti di competenza. Nel Messale si trovano anche le traduzioni del Padre nostro e del Gloria, già pubblicate nella versione della Bibbia Cei del 2008 (nella quale furono apportati più di 100.000 tra cambiamenti, correzioni e miglioramenti). Tra le revisioni approvate emergono la formula del Pater “non abbandonarci alla tentazione”, e l’inizio del Gloria , “pace in terra agli uomini, amati dal Signore”.

La traduzione del Padre nostro

Il verbo greco eisphero alla lettera significa “portare dentro”, “far entrare”, “condurre”, e dunque era giustificata anche la precedente versione Cei, “non ci indurre in tentazione”, ricalcata dal latino, la quale però poteva lasciare immaginare che Dio potesse indurre alla tentazione.

La nuova traduzione Cei è migliorata a livello teologico, perché lascia intendere da una parte che Dio non tenta al male (come si evince anche dalla Lettera di Giacomo 1,13), e che, in ogni caso, vi sono nella vita delle prove che non sono “tentazioni”, come quella dello stesso Abramo (cfr. Genesi 22,1), volute da Dio.

Il sostantivo peirasmos infatti può assumere il senso di “prova” o di “tentazione”, a seconda del contesto: in senso positivo la prova può essere dimostrativa (Gen 22,1), oppure in senso negativo come istigazione al peccato. Nel caso del Padre nostro possono essere implicati tutti e due i significati, ma il fatto che si chieda l’aiuto di Dio potrebbe farci propendere verso l’idea che si tratti di una tentazione al male.

Nel caso del Padre nostro possono essere implicati tutti e due i significati, ma il fatto che si chieda l’aiuto di Dio potrebbe farci propendere verso l’idea che si tratti di una tentazione al male. In questo caso, si intende allora che quando si è ormai entrati in quella tentazione o prova, Dio comunque non abbandona.

Nel Messale la traduzione della Bibbia Cei 2008

La nuova versione liturgica Cei è accettabile, anche perché non esiste “la” traduzione che possa rendere perfettamente l’originale.

Allora non si può dire né che la traduzione pregata finora fosse scorretta (anche perché ricalcava semplicemente la versione latina di Girolamo), e nemmeno che lo sia quella proposta ora.

In fondo, tutte le traduzioni, quando approvate dalla Chiesa, e pregate, esprimono quel senso o quell’intelligenza di cui parla Papa Francesco nella Evangelii gaudium: “Dio dota la totalità dei fedeli di un istinto della fede – il sensus fidei – che li aiuta a discernere ciò che viene realmente da Dio. La presenza dello Spirito concede ai cristiani una certa connaturalità con le realtà divine e una saggezza che permette loro di coglierle intuitivamente, benché non dispongano degli strumenti adeguati per esprimerle con precisione”.

Traduzione complessa per il Padre nostro

Ma il vero punto è che la traduzione del Pater è alquanto complessa, e aperta a diverse interpretazioni. Anche se non si è discusso a tale riguardo nell’Assemblea Cei, prova ne è la questione, ancora più complicata, dell’aggettivo che definisce il pane nella stessa preghiera (“dacci oggi il nostro pane…”), aggettivo che in greco è epiousion ( Mt 6,11).
Il significato dell’aggettivo è incerto, come dimostrato dai tentativi fatti dalle traduzioni antiche: quotidianus (Itala; così la traduzione gotica con sinteinan ), “perpetuo” (versione siriaca riveduta), “necessario / per il nostro bisogno” ( Peshitta), “che verrà” (copto sahidico), “di domani” (copto medio-egizio e bohairico come nel Vangelo degli Ebrei secondo Girolamo); “continuamente / per sempre” (Vangelo ebraico di Matteo di Shem Tov).

La cosa più interessante però è che nemmeno lo stesso san Girolamo è stato consistente: traduce il greco epiousion in Mt 6,11 con supersubstantialem, ma nella formula del Pater parallela di Lc 11,3 con cotidianum .
Come si vede, la stessa parola viene resa in due modi diversi dallo stesso traduttore, per la stessa preghiera, il Padre nostro. E difficilmente potremmo rimproverare a Girolamo di non conoscere il greco o il latino.

Il fatto è che le lingue organizzano le loro strutture – anche semantiche – in modo differente, e non è possibile renderle esattamente e in modo equivalente.

La traduzione del Gloria

Un ulteriore esempio viene dal Gloria. Nella frase greca di Lc 2,14 è implicato il concetto di “santa volontà di Dio”, e non quello della volontà degli uomini, perciò anche qui è giustificata la nuova traduzione, che amplifica ma chiarisce: “Pace in terra agli uomini amati dal Signore”.

Padre Giulio Michelini
ofm, biblista e preside dell’Istituto teologico di Assisi

Esposizione di un dipinto di un allievo del Perugino dalla chiesa terremotata di Pierantonio

esposizione dipinto
La locandina dell'esposizione del dipinto proveniente dalla chiesa di Pierantonio danneggiata dal terremoto

Anche la Cultura, attraverso la salvaguardia e la valorizzazione delle opere d’arte, trasmette speranza a comunità colpite da calamità naturali.

È il caso di Pierantonio, frazione di Umbertide, nell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, epicentro del terremoto dello scorso 9 marzo, la cui chiesa di San Paterniano è stata dichiarata inagibile. Al suo interno si trova il prezioso dipinto raffigurante la Madonna in trono con il Bambino tra i santi Giacomo, Paterniano Vescovo, Francesco d’Assisi e Giovanni Battista, opera di Sinibaldo Ibi, allievo del grande Pietro il Perugino del quale quest’anno ricorre il V Centenario della morte (1523-2023).

Questo dipinto, in occasione del Natale, sarà esposto temporaneamente nel Museo del Capitolo della Cattedrale di Perugia del complesso monumentale Isola di San Lorenzo, nell’ambito dell’evento Qui c’è la mia vita.

L’esposizione, che rientra tra le iniziative di Tesori all’Isola, ha la finalità di valorizzare il patrimonio storico-artistico, ma soprattutto quello di approfondire tematiche, storie che possano generare un dialogo vero e un incontro vivo per tutti i visitatori.

Inoltre vuole richiamare l’attenzione su eventi di carattere sociale che hanno come protagonisti gli abitanti di territori alle prese con problematiche difficili causate da un sisma vedendoli impegnati nella ricostruzione non solo materiale ma anche sociale e culturale dei propri luoghi.

L’esposizione, fruibile ai visitatori dell’Isola di San Lorenzo fino al prossimo 7 gennaio, sarà inaugurata venerdì 15 dicembre, alle ore 17.30, dall’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis insieme al parroco di Pierantonio don Raffaele Zampella e ai rappresentanti dell’Amministrazione comunale di Umbertide.

“Al dipinto dell’allievo del Perugino della chiesa di San Paterniano di Pierantonio -spiega l’architetto Alessandro Polidori, direttore dell’Ufficio diocesano per i beni culturali e curatore dell’esposizione- saranno affiancate alcune opere di due artisti suoi contemporanei, Paolo Bellegrandi e Riccardo Secchi, le cui tele diventano degli essenziali mediatori per comprendere le ferite provocate dal sisma e suggerire una visione, una prospettiva e un’ispirazione, affinché la bellezza possa essere la cura e l’antidoto per non lasciare che le macerie e l’inagibilità degli edifici facciano calare il buio e la vita si spenga anche in questi paesi del nostro territorio. L’iniziativa -conclude l’architetto Polidori-  è quindi un dono natalizio, l’auspicio di una nuova nascita, rivolto alle comunità colpite e a tutti i visitatori”.

Tornato alla casa del padre don Amerigo Federici, parroco emerito di Brufa

don amerigo federici
La chiesa di Sant'Ermete a Brufa di Torgiano

Don Amerigo Federici, parroco emerito di Brufa e decano del Clero diocesano, è tornato alla Casa del Padre, nella serata del 6 dicembre, a Brufa, assistito dai suoi cari, dove è stato alla guida della comunità parrocchiale dal 1966 al 2009. Il prossimo 23 marzo avrebbe compiuto 96 anni.

L’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis ha affidato a Dio Padre l’anima di questo umile, fedele servitore nella Vigna del Signore, esprimendo il profondo cordoglio dell’intero Presbiterio diocesano alla famiglia Federici e a quanti l’hanno conosciuto e apprezzato per le sue non comuni doti di uomo e di sacerdote. Lo stesso arcivescovo presiederà le esequie di don Amerigo, sabato 9 dicembre, alle ore 10.30, nella chiesa parrocchiale di Brufa insieme ai sacerdoti della Terza Zona pastorale dell’Archidiocesi (Bassa Valle del Tevere).

La biografia di don Amerigo Federici

Don Amerigo Federici era nato a Deruta il 23 marzo 1928 e, dopo il compimento degli studi liceali a Perugia e teologici ad Assisi, fu ordinato presbitero diocesano il 29 giugno 1953, nella cattedrale di San Lorenzo, dall’arcivescovo Mario Vianello, compiendo, quest’anno, ben settant’anni di sacerdozio.

Suo primo incarico pastorale fu quello di vice parroco a Torgiano e parroco a Torale (1953), poi parroco a Lidarno (1961) e infine a Brufa (1966) dove esercitò il suo ministero per oltre quaranta anni, divenendo parroco emerito il 5 ottobre 2009. Nel contempo, a livello diocesano, fu contabile dell’Ufficio amministrativo dal 1962 al 1985.

“È stato un amico premuroso e fino a quando la salute glielo ha permesso, ha aiutato pastoralmente la nostra comunità parrocchiale, dove mosse i primi passi di giovane sacerdote 70 anni fa”.

È il commento del confratello monsignor Giuseppe Piccioni, parroco di Torgiano e vicario episcopale per il Clero, nel ricordare la figura di don Federici.

“Aveva una devozione particolare per l’Immacolata Concezione -continua l’amico sacerdote- che la Chiesa celebra l’8 dicembre, vivendo con molto raccoglimento l’intero tempo d’Avvento, che don Amerigo sapeva ben trasmettere alla sua comunità e a quanti si avvicinavano a lui in questo periodo. La sua peculiarità? Quella di vivere con particolare intensità l’insegnamento dell’Immacolata, in primis l’Eccomi di Maria dinanzi all’Angelo, quell’“eccomi” che don Amerigo ha fatto suo per tutta la vita.

È stato un sacerdote molto vicino agli anziani -ricorda ancora monsignor Piccioni- ma non ha trascurato i giovani creando anche non pochi legami intergenerazionali.

Molto disponibile alle confessioni, era un uomo e un prete in costante dialogo con la gente, attento alle famiglie e nella sua Brufa era molto seguito a partire dalle attività di catechismo rivolte a fanciulli e adulti”.

Incontri natalizi al museo diocesano tra pittura, scultura, fotografia e presepi

incontri natalizi museo diocesano
L'interno del museo diocesano di Terni

In preparazione al Natale, il Museo diocesano e la Proloco, con il patrocinio dell’assessorato alla cultura del Comune di Terni, promuovono dal 9 al 17 dicembre presso il Museo diocesano di Terni, la rassegna d’arte Incontri natalizi 2023, collettiva di pittura, scultura, grafica, fotografia, presepi artistici e africani, cartoline natalizie, poesia, la bancarella della solidarietà e eventi culturali dedicati alla pace nel mondo. L’iniziativa, giunta alla 35esima edizione, unisce arte, cultura e mondialità nel segno del dialogo, delle tradizioni popolari locali, dall’arte visiva, originale e creativa. A questo si aggiunge la solidarietà con l’incontro tra le associazioni che si occupano a vario livello di volontariato.

La mostra sarà inaugurata sabato 9 dicembre alle ore 16.30 con la presentazione delle opere e dei progetti delle associazioni presenti, della bancarella della solidarietà e del premio Simpatia del pubblico aperto a tutti i partecipanti e visitatori della mostra.

La mostra rimarrà aperta tutti i giorni dalle 16.30 alle 19.

Tra gli eventi culturali proposti l’10 e il 15 dicembre si terrà il Recital di poesie in vernacolo e in lingua, a carattere natalizio, sacro, sociale, ecologico e per la pace, promosso dalla Pro Loco di Terni e presentazione dei libri del premio letterario “Logo d’Oro” Città di Terni.

L’11 dicembre la conferenza: Ricordo del Presepe di San Francesco a Greccio nell’ottavo centenario della prima rappresentazione, a cura dello storico Armando Rossini.

Proiezione di video e documentari dedicati all’ambiente e alla Terra Santa.

Il 12 dicembre testimonianze missionarie sul Natale dei poveri per un aiuto fraterno e di solidarietà, a cura delle associazioni che operano sul territorio per i bisognosi.

Il 13 dicembre la conferenza: Sappiamo dire grazie per i doni ricevuti? Riflessioni sulle virtù del ricevere a cura della professoressa Cristina Montesi, Dipartimento di Economia, Università degli studi di Perugia.

Il 14 dicembre la proiezione di cartoline dedicate al Natale e all’antica Terni. Breve storia della cartolina a Terni a cura del professor Armando Rossini.

Presentazione di Cento scatti per Terni libro fotografico a cura dell’artista Simula Enzo.

Perugia: alla parrocchia di Ponte d’Oddi torna ‘StraNatale 2023’

I mercatini di StraNatale nel quartiere di Ponte d'Oddi
I mercatini di StraNatale nel quartiere di Ponte d'Oddi

La solennità dell’Immacolata Concezione, venerdì 8 dicembre, porta con sé l’11° edizione  di “StraNatale”, l’evento organizzato dall’Oratorio Anspi “L’Astrolabio” della Parrocchia San Giovanni Apostolo in Ponte d’Oddi di Perugia, che dal 2010 anima la giornata di festa del quartiere perugino. Nella piazza della Parrocchia, a partire dalle ore 15.30, tornano i consueti mercatini di Natale: tante le bancarelle organizzate delle realtà del territorio, come il gruppo Scout Agesci “Perugia 4” e il gruppo Masci “Perugia 2”, ma anche la fattoria didattica Baldo&Riccia e l’associazione “Coraggio”. Non mancheranno stand di artigianato e enogastronomia ma anche giochi e animazione con il ‘Mago Riccardo’ in attesa dell’arrivo di “San Nicola”. A chiudere la giornata lo spettacolo teatrale del ‘Sichem’, i giovani del gruppo del dopo cresima della Parrocchia, “La solita recita di Natale”. Un giorno all’insegna del gioco, della musica e dello spirito del Natale che richiama ogni anno diverse centinaia di persone attratte dal clima di amicizia e accoglienza che si crea all’Oratorio. Da sempre, infatti, l’obiettivo dell’iniziativa è quello di recuperare la gioia e bellezza dell’attesa, preparandosi insieme alla venuta della Luce del mondo.

Il programma di “StraNatale 2023”

Alle 15.30 l’apertura di stand e bancarelle di artigiani e associazioni, circa una ventina, con addobbi natalizi e idee regalo.

Alle 16.30 lo spettacolo di magia del ‘Mago Riccardo’ intratterrà i più piccoli fino all’arrivo di “San Nicola” che, alle 17.30, consegnerà caramelle a tutti i bambini.

Tutto il pomeriggio, sarà presente un braciere acceso per offrire panini con la salsiccia e bretzel.

In chiusura lo spettacolo teatrale “La solita recita di Natale” del gruppo Sichem.

Durante la giornata sarà possibile acquistare i biglietti della Lotteria (estrazione domenica 7 gennaio) organizzata dall’Oratorio “L’Astrolabio” per autofinanziare le proprie attività quotidiane (servizio navetta, mensa, aiuto compiti, laboratori).

Per chi è interessato a prenotare uno spazio per la propria bancarella o acquistare i biglietti della Lotteria, è possibile contattare il numero 328.6645294.

Un programma coinvolgente e ricco di iniziative per contribuire a creare anche un’atmosfera natalizia a sostegno di un quartiere periferico di Perugia, che vuole essere socialmente vivibile e attrattivo in modo particolare per i giovani creando rapporti intergenerazionali solidi con i più anziani.

Il ‘Presepe di Piazza Grande’ arriva quest’anno dal Trentino

presepe trentino
Il presepe trentino in fase di allestimento nelle Logge di Braccio della Cattedrale di San Lorenzo di Perugia

Atteso anche come un omaggio all’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis, originario del Trentino, è il Presepe di Piazza Grande, allestito a Perugia, nelle Logge di Braccio della Cattedrale di San Lorenzo, realizzato dalla Protezione Civile e Corpo Forestale della Provincia Autonoma di Trento, con il patrocinio dell’Archidiocesi e del Comune di Perugia, la cui inaugurazione è in programma nel pomeriggio della Solennità dell’Immacolata Concezione, venerdì 8 dicembre, alle ore 16, in piazza IV Novembre, animata dal Coro Sant’ Ilario di Rovereto.

Delegazione trentina che porta in dono anche abeti

Per l’occasione giungerà dal Trentino una delegazione dei rappresentanti delle Istituzioni promotrici dell’allestimento, composta dall’assessore provinciale all’Artigianato, Commercio, Turismo e Foreste, Roberto Failoni, dal sindaco del Comune di Castel Ivano, Alberto Vesco, dal dirigente generale del Dipartimento Protezione Civile, Foreste e Fauna, Capo del Corpo Forestale della Provincia Autonoma di Trento, Raffaele De Col, e dal presidente della Federazione dei Vigili del Fuoco Volontari della Provincia Autonoma di Trento, Luigi Maturi. Istituzioni che per l’occasione doneranno al Comune di Perugia quindici abeti giovani di quattro metri d’altezza.

Capolavoro dell’arte presepiale trentina

 Il Presepe di Piazza Grande è interamente in legno di pino intrecciato, con la capanna in stile della tipica baita della montagna trentina, con all’interno le statue riproducenti la Sacra Famiglia di Nazareth insieme al bue e all’asinello, e all’esterno due statue di pastori e tre di pecorelle, tutte realizzate in legno dagli artigiani volontari del Comune di Castel Ivano.

L’inaugurazione del Presepe

Interverranno all’inaugurazione l’assessore della Provincia Autonoma di Trento Roberto Failoni, il sindaco di Perugia Andrea Romizi e l’arcivescovo Ivan Maffeis, che benedirà il Presepe di Piazza Grande, tutte le famiglie e quanti vorranno partecipare all’evento simbolico che accompagna, nel giorno in cui la Chiesa celebra l’Immacolata Concezione, la comunità cristiana nel prepararsi a rivivere il mistero della nascita del Figlio di Dio tra gli uomini. Un particolare del Natale che, dato oggi fin troppo per scontato, quasi lo si dimentica distratti anche dallo shopping, dalle vetrine addobbate, dalle tante luci e dai tanti colori che annunciano la festa dell’anno per eccellenza.

Un Presepe in continuità con il Natale cristiano

 È un recupero ulteriore a Perugia della tradizione cristiana del Natale che trova la sua massima espressione visiva nel Presepe di Piazza Grande, rappresentato quest’anno da un capolavoro dell’arte presepiale trentina che arricchirà non poco l’atmosfera natalizia. E ad allietare la sua inaugurazione sarà il Coro Sant’ Ilario, che il prossimo anno festeggerà i primi quarantacinque anni di attività.

Il Coro trentino di Coro Sant’ Ilario

 Nato come coro di tradizione popolare e di montagna, si è avvicinato nel tempo ad altri mondi quali la danza e il teatro, legando il proprio percorso artistico e musicale alla quotidianità con un’attenzione alle tematiche sociali e al fare memoria, producendo spettacoli che coinvolgono arti diverse e molti artisti giovani. Nel proprio percorso artistico ha incontrato la cantante Antonella Ruggiero e nel 2007 è approdato, insieme al Coro Valle dei Laghi, sul palco del Festival di Sanremo, nella serata dei duetti, con il brano Canzone fra le guerre. Dal 2019 la sua direzione artistica è affidata al maestro Federico Mozzi.

In concerto anche al Villaggio della Carità

Dopo la sua esibizione in piazza IV Novembre, sempre l’8 dicembre, alle ore 18, questo coro allieterà i preparativi al Natale del Villaggio della Carità – Sorella Provvidenza di Perugia, sede della Caritas diocesana, con canti, musiche e danze davanti a numerosi ospiti e volontari che vivono la realtà di questo Villaggio con il Centro di Ascolto diocesano, l’Emporio della Solidarietà Tabgha e la mensa Don Gualtiero dove il giorno di Natale sarà servito il tradizionale pranzo a tutti gli ospiti.

In Marcia verso Assisi per “forzare” l’alba di pace

La Marcia nazionale della pace che si svolge ad Assisi (10 dicembre) per chiedere che si fermi ogni violenza tra Israele e Palestina e si torni a negoziare la pace, parla del cammino.

Il cammino, a volte tanto impervio, di cui c’è bisogno per giungere alla pace. “Coraggio, non scoraggiatevi – ammoniva don Tonino Bello. – Anche se è buio intorno. Non tiratevi indietro, anche se avete la sensazione di camminare nelle tenebre. È di notte che è meraviglioso attendere la luce. Bisogna forzare l’aurora! È l’unica violenza che ci è consentita”. Pertanto la Marcia è un richiamo ad andare oltre i calcoli semplicemente umani, che registrano solo l’odio sanguinario che non lascia alcuna speranza e scrive col rosso del sangue innocente la cifra del deficit della pace.

E non si tratta nemmeno di affidarsi al fatalismo cieco che attende di veder maturare qualcosa dalla nostra inerzia. È piuttosto un atto di fede, laico e credente, nella pace e nel Dio della pace. “Forzare l’aurora” è concepire, dentro di sé e nel cuore ostinato della storia, che le tenebre non possono avere l’ultima parola, ma che la luce ha bisogno dell’aiuto di ciascuna e ciascuno di noi.

Chi ci ha preso l’Expo

Probabilmente ai nostri lettori importa poco o nulla che Roma abbia fallito il progetto di farsi designare come sede per l’Esposizione universale del 2030. Qualcuno magari pensa che sia giusto così, perché Roma è una città dove non c’è niente che funzioni in modo decente, neppure nella quotidianità più banale.

Sull’episodio però bisogna riflettere. Chi ha preso quella decisione, e come? È stata una votazione dell’assemblea generale di un organismo internazionale che si occupa, appunto, delle periodiche Esposizioni universali; conta circa 180 Stati membri, ciascuno dei quali ha un voto. Quasi una fotocopia di altre assemblee mondiali; come quella del Cio, il Comitato olimpico, quello che appunto decide le sedi delle Olimpiadi; e quella della Fifa, che decide dove giocare i Mondiali di calcio. E come l’assemblea generale dell’Onu, che decide o dovrebbe decidere sulla pace e sulla guerra (ma chi ha scritto lo Statuto dell’Onu è stato più furbo, e ha riservato le decisioni che davvero contano al Consiglio di sicurezza, che funziona in un altro modo).

Che succede in queste grandi assemblee? Che si vota a maggioranza, e ogni Stato – come detto – ha un voto, vale a dire che i voti di Barbados, di San Marino e di Nauru valgono come quelli rispettivamente della Cina, degli Stati Uniti e della Russia. Prima di discutere se questa regola è giusta o meno, vediamo come funziona in concreto. E lo abbiamo visto qualche anno fa, quando, fra la sorpresa generale, la Fifa ha assegnato i Mondiali di calcio del 2022 al Qatar, uno staterello di un milione e mezzo di abitanti, che calcisticamente vale zero, ma è incredibilmente ricco e così – dissero all’epoca i maliziosi – si era comperati uno per uno i voti di tutti gli altri staterelli, e anche di parecchi un po’ più grandi.

La stessa tecnica – sempre secondo i maliziosi – sarebbe stata usata dall’Arabia Saudita per avere l’Expo, e potrebbe venire usata per le future assegnazioni delle Olimpiadi e dei campionati di ogni genere di sport. Ma anche senza essere maliziosi, è facile pensare che, su 180 o 200 componenti di un’assemblea mondiale, i delegati dei Paesi meno potenti siano facilmente influenzabili e manovrabili da quelli ricchi e potenti. Dovrebbe rifletterci, chi vagheggia una democrazia planetaria dove nell’assemblea mondiale i delegati degli Stati votino a maggioranza.

Diocesi in festa per l’ordinazione diaconale di Alessandro Nucci

ordinazione diaconale
Il nuovo diacono Alessandro Nucci

La Chiesa diocesana è in festa per l’ordinazione diaconale permanente di Alessandro Nucci, che sarà consacrato giovedì 7 dicembre alle ore 18 nella chiesa di Santa Maria della Misericordia a Terni, per imposizione delle mani e la preghiera consacratoria del vescovo di Terni-Narni-Amelia monsignor Francesco Antonio Soddu.

Il diaconato, è il ministero ecclesiale che impegna nel servizio della proclamazione della parola di Dio, nella celebrazione della liturgia e nella premura verso i più poveri e deboli.  Al diacono permanente viene affidato, secondo le esigenze, uno specifico servizio ministeriale nella comunità ecclesiale da svolgere secondo la spiritualità del servizio per il bene degli uomini.

Alessandro Nucci, ha 51 anni, operaio all’Asm di Terni, è sposato ed ha quattro figli. Negli anni matura la consapevolezza di essere chiamato al diaconato e, grazie ad un costante discernimento e agli studi presso l’Istituto Teologico della Diocesi di Rieti, ha ricevuto i ministeri del lettorato e dell’accolitato.

Nella parrocchia di Santa Maria della Misericordia ha manifestato il desiderio di vivere la sua vocazione battesimale frequentando alcune realtà ecclesiali: il Terz’ordine francescano, i Cursillos, Caritas parrocchiale e la mensa San Valentino della Caritas diocesana. Attualmente nella parrocchia di Borgo Bovio si occupa dei più bisognosi, dell’accoglienza dei pellegrini che transitano lungo i cammini francescani, e della benedizione delle famiglie nel periodo pasquale.

Nel corso della celebrazione per l’ordinazione diaconale, saranno ricordati anche i venticinque anni di sacerdozio di don Leopold Sandor, parroco di Santa Maria della Misericordia, a lungo missionario a Ntambue nella Repubblica Democratica del Congo, direttore del Centro Missionario diocesano e coordinatore dei Cursillos diocesani.

Perenne bellezza del presepio

presepe con san Giuseppe, Maria, Gesù Bambino, il bue,l'asinello e due Re Magi

di Giovanni M. Capetta

In Avvento ha un significato unico e profondo e dà forma tangibile alla nostra attesa del Natale la preparazione del presepio. Una tradizione che proprio quest’anno festeggia un anniversario importante: sono infatti trascorsi esattamente 800 anni da quel Natale del 1223 in cui Francesco d’Assisi, reduce dalla Terra Santa, vide nelle grotte del paesino laziale di Greccio una somiglianza con Betlemme e manifestò il geniale desiderio di rievocare tangibilmente in quel luogo la nascita di Gesù.

Naturalmente i Vangeli rimangono sempre la fonte che permette di conoscere e meditare quell’avvenimento. Tuttavia la sua rappresentazione nel presepe aiuta a immaginare le scene, stimola gli affetti, invita a sentirsi coinvolti nella storia della salvezza, contemporanei dell’evento che è vivo e attuale nei più diversi contesti storici e culturali. In modo particolare, fin dall’origine francescana il presepe è un invito a “sentire”, a “toccare” la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé nella sua Incarnazione. E così, implicitamente, è un appello a seguirlo sulla via dell’umiltà, della povertà, della spogliazione, che dalla mangiatoia di Betlemme conduce alla Croce.

In molti borghi e presso non poche parrocchie si usa ancora organizzare presepi viventi secondo l’intuizione francescana e così “vedere con gli occhi del corpo i disagi” (questa l’espressione dell’Assisiate) in cui si è trovato Gesù appena nato; ma è con lo stesso spirito che milioni di famiglie nel mondo in questi giorni preparano il loro presepe, che inevitabilmente sarà diverso da ogni altro presepe, eppure rievoca lo stesso evento di salvezza di un Dio che si fa uomo in un bambino avvolto in fasce, in una mangiatoia.

Già a Betlemme, la “casa del pane”, scorgiamo la volontà di Dio che il Figlio si doni a noi con il suo corpo: quanta profondità di mistero! Eppure la rappresentazione plastica del presepio si affianca a questa verità teologica attraverso la bellezza e lo stupore, vie privilegiate per i cuori e le menti più semplici. In ogni casa in cui ci siano dei figli ancora piccoli, o degli adulti che si ricordino di essere stati bambini, tutti sanno dov’è riposto l’occorrente per l’allestimento messo via con cura un anno prima.

Possono essere antichi e monumentali, dal grande valore artistico o moderni e simbolici… Si differenziano i materiali, gli sfondi, le scenografie, i modi di riprodurre il cielo stellato; le statuine mutano di foggia a seconda delle città e delle nazioni, sono tante o poche, rappresentano la sacra famiglia, gli angeli, i pastori, ma anche tanti uomini e donne intenti nelle più diverse attività quotidiane… Attraverso il presepe, di generazione in generazione si trasmette la genuinità della fede in quell’evento di salvezza sempre nuova: Gesù viene nelle nostre case, così come noi andiamo da lui, immedesimandoci chi in uno, chi in un altro dei tanti personaggi che nella nostra rappresentazione si avvicinano a quel bambino appena nato.

Tutte le case in cui un presepe, con le sue piccole luci, attrae l’attenzione di chi entra, divengono davvero chiese domestiche ed è bello fermarsi per almeno qualche secondo di contemplazione. Quel manufatto è il frutto della collaborazione di tutti e anche chi dispone una pecorella in ultima fila dà un contributo che ha il suo valore. Il presepio ci comunica la verità di un Dio che nel nascondimento, senza clamore, continua a tessere i fili della storia e infonde fiducia anche nell’uomo più scoraggiato.

Eventi religiosi e culturali di Avvento-Natale della Cattedrale di San Lorenzo

eventi avvento - natale
La Cattedrale di San Lorenzo di Perugia nell'atmosfera natalizia di piazza IV Novembre

Quest’anno è un Avvento-Natale particolare per la Cattedrale di San Lorenzo di Perugia, tornata ad essere il fulcro dell’attività pastorale parrocchiale del centro storico, insieme alla Parrocchia dei Santi Andrea e Lucia, promuovendo una serie di eventi religiosi e socio-culturali rivolti a tutti i fedeli e visitatori anche di fuori città.

Gli eventi di Avvento-Natale

Nel periodo di Avvento, ogni giovedì sera (ore 21), a partire dal 7 dicembre, si terrà l’Adorazione eucaristica nella vicina chiesa della Misericordia in piazza Piccinino; adorazione che si svolgerà anche ogni domenica, in Cattedrale (ore 17), nella Cappella del Santissimo Sacramento.

Venerdì 8 dicembre, Solennità dell’Immacolata Concezione, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo (ore 8, 11 e 18). La seconda del mattino è preceduta (ore 10) dall’esposizione di una preziosa copia dello Sposalizio della Vergine del Perugino, presso la cappella del Sant’Anello. Si tratta di un’iniziativa promossa dal Museo del Capitolo della Cattedrale in occasione del V Centenario della morte del grande artista rinascimentale. Mentre la celebrazione eucaristica pomeridiana è preceduta dall’inaugurazione-benedizionedel Presepio di Piazza Grande (ore 16), nelle Logge di Braccio della Cattedrale, in piazza IV Novembre, a cui sono particolarmente invitati i bambini con le loro famiglie.

Sabato 9 dicembre (ore 16), a completamento del Festival Internazionale Laurenziano d’Organo 2023, dedicato al compositore Max Reger, si terrà il concerto del maestro Eleni Keventsidou, di Atene; mentre venerdì 29 dicembre (ore 16), si esibirà il maestro Ugo Spanu, di Sassari. I due concerti, la cui direzione artistica è affidata al maestro Adriano Falcioni, organista titolare della Cattedrale di Perugia, sono in collaborazione con l’Associazione culturale Arte in Musica.

Giovedì 14 dicembre (ore 21), in Cattedrale, si terrà la Veglia di preghiera di Avvento dei giovani con l’arcivescovo Ivan Maffeis, promossa dagli Uffici diocesani di Pastorale Giovanile ed Universitaria e dal Coordinamento Oratori Perugini.

Domenica 17 dicembre, avrà inizio la Novena di Natale con la preghiera dei Vespri e la Santa Messa negli orari consueti festivi pomeridiani.

Sabato 23 dicembre (ore 16), nel Chiostro della Cattedrale, si terrà l’incontro degli Auguri dei ragazzi del catechismo alla Parrocchia a cui sono invitati tutti i parrocchiani del centro storico.

Domenica 24 dicembre, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo, tranne quella del pomeriggio posticipata alla sera, con inizio alle ore 23.15, con la celebrazione dell’Ufficio delle Letture, e alle ore 24 la celebrazione della Notte di Natale presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis.

Lunedì 25 dicembre, Natale del Signore, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo e quella delle ore 11 sarà presieduta dall’arcivescovo.

Martedì 26 dicembre, Santo Stefano, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo.

Sabato 30 dicembre (ore 16), in Cattedrale, si terrà il Concerto pro-Malawi della Corale di Santo Spirito di Perugia. Un’iniziativa per sensibilizzare e promuovere raccolte di offerte a sostegno dei progetti dell’Associazione Amici del Malawi a favore della popolazione di uno dei Paesi più poveri del mondo, con cui la comunità diocesana perugino-pievese ha avviato da oltre quarant’anni un proficuo gemellaggio-rapporto solidale.

Domenica 31 dicembre, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo. Quella delle ore 18 si concluderà con il canto del Te Deum, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis.

Lunedì 1 gennaio 2024, Maria Santissima Madre di Dio, Giornata per la Pace, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo. Quella delle ore 18 si concluderà con il canto del Veni Creator, presieduta dal vicario generale don Simone Sorbaioli.

Sabato 6 gennaio, Epifania del Signore, in Cattedrale, le celebrazioni eucaristiche si terranno secondo l’orario festivo, tranne quella del pomeriggio anticipata alle ore 17, presieduta dall’arcivescovo Ivan Maffeis, preceduta, alle ore 15.30, dall’Arrivo dei Magi, con il corteo di figuranti in abiti d’epoca lungo corso Vannucci. La Sacra rappresentazione dell’Arrivo dei Magi sarà animata dalla parrocchia di Marsciano, promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare.

Inoltre, a livello diocesano, sabato 30 dicembre, presso la chiesa parrocchiale di San Sisto, si svolgerà la Festa della Santa Famiglia di Nazareth a cui è dedicato questo luogo di culto. La giornata culminerà con la celebrazione eucaristica al cui termine le famiglie presenti si raccoglieranno in preghiera e riceveranno una particolare benedizione.

La Caritas diocesana dedica ai Volti dei Poveri la campagna di Avvento-Natale

avvento di carità 2023 perugia
Uno dei volti della campagna di Avvento-Natale dalla Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve

“Per la prima volta Caritas sceglie una campagna di ritratti, di volti, di volti reali. I volti dei poveri che sono accompagnati dalla nostra Chiesa diocesana attraverso la sua Caritas. Sono volti che potrete rincontrare nella nostra città, volti che incarnano gli stessi volti che erano presenti alla notte di Betlemme, alla Nascita nella Grotta. È il volto di un povero, di un escluso, di chi ha bisogno che una comunità intera e unita si lasci coinvolgere in un cammino di restituzione di dignità. Ogni famiglia che torna ad essere libera è un bene comune, una uscita dalla catena della povertà”. Così il direttore della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve, don Marco Briziarelli, nell’annunciare la campagna di Avvento-Natale che prende avvio a partire da domenica 3 dicembre (Prima d’Avvento).

Emergenza sociale

“Una campagna di sensibilizzazione e di raccolta fondi dal messaggio molto diretto -evidenzia don Marco Briziarelli- affinché, non resti inascoltato il grido di quanti vivono situazioni di povertà anche estrema. Si tratta, di una vera emergenza sociale, perché, come è stampato a caratteri cubitali sopra ciascuno dei cinque volti (due uomini e tre donne) scelti per questa campagna, riprodotti nei manifesti e nei volantini, Non è umana l’indifferenza di chi potrebbe aiutarla e Non è umano ignorare la sua richiesta di aiuto“.

Manifesti e volantini che verranno affissi e distribuiti dalla prossima settimana nelle parrocchie e nei principali luoghi di aggregazione e frequentazione nel periodo natalizio.

Il grido del povero

“Sono il grido dei nostri poveri -ribadisce don Briziarelli- di tanti pensionati, di tante vedove, di tante casalinghe, di tante madri sole, di tanti padri soli, di tanti disabili, di tanti anziani e di tanti giovani che non ce la fanno più.

Negli ultimi tre anni abbiamo dato fondo a tutte le nostre risorse, impegnandoci pienamente nella lotta al contrasto alle povertà con tutti i mezzi a nostra disposizione sia economici sia umani nelle tante ore di tanti volontari che hanno donato il loro tempo. Abbiamo bisogno di un aiuto e di un accompagnamento da parte di tutti”.

Un grido che va ascoltato

“Le richieste aumentano -non nasconde la sua preoccupazione, don Marco- i numeri sono diventati ingestibili, non ce la facciamo più.

Questo è un grido che come Caritas facciamo a tutte le istituzioni, a tutte le imprese, a tutti i privati benefattori, a tutti gli uomini, a tutte le donne, a tutte le parrocchie, a tutte le persone che possono donare, scegliere di condividere e rispondere a questo grido. Il grido del povero è un grido che non possiamo non ascoltare”.

Un grido per oltre 3.000 famiglie

“Oggi, come non mai, abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti -è l’appello accorato dello stesso don Marco- del tuo , affinché anche tu possa aiutarci ad accompagnare e a sostenere le oltre tremila famiglie che in questo momento bussano alle nostre porte per chiedere aiuti per le bollette, per gli affitti, per la spesa, per la scuola, per le cure mediche, per le visite specialistiche e per accedere ai presidi sanitari”.

Un grido più forte a Natale

“Questo grido giunge più forte a Natale -precisa il direttore della Caritas- perché è un momento nel quale ci ritroviamo, chiamati a riscoprire il valore umano e cristiano della relazione, a scoprire anche che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Nessuno resti escluso dalla gioia del Natale, nessuno resti escluso dalla possibilità di un abbraccio, di uno sguardo per il quale papa Francesco ci ricorda che non dobbiamo più ignorare”.

Come sostenere la campagna di Avvento-Natale

Come poter sostenere questa campagna e tutti i progetti della Caritas diocesana? È possibile effettuare un bonifico intestato a: Fondazione di Carità San Lorenzo; IBAN: IT30P0344003000000000161500; Causale: Erogazione liberale. Nel sito www.caritasperugia.it/dona-ora/ si trovano tutti gli altri modi per sostenere le opere della Caritas diocesana. Da precisare che la Fondazione di Carità San Lorenzo Onlus è l’ente operativo della Caritas diocesana di Perugia-Città della Pieve. Tutte le offerte sono deducibili/detraibili secondo il proprio regime fiscale.

 

Il calendario delle iniziative Caritas nel periodo di Avvento-Natale

Presso il Villaggio della Carità – Sorella Provvidenza di Perugia, sede della Caritas diocesana, nel periodo di Avvento-Natale sono in calendario le seguenti iniziative aperte a tutti.

– Concerto Madre della Speranza del Coro trentino Sant’Ilario (di Rovereto), venerdì 8 dicembre, ore 18;

Mercatini della Carità, mercatini di Natale, sabato 9 dicembre, dalle ore 15.30 alle 20, e domenica 10 dicembre, dalle ore 10 alle 18, con la possibilità di un regalo solidale grazie agli oggetti realizzati da operatori e volontari dell’Associazione perugina di volontariato (Apv), della cooperativa La Cordata, dell’associazione Amici del Malawi ODV, dell’Unitalsi, dell’associazione Il Poggio degli Aquiloni Aps e del Il secco artista;

– sabato 23 dicembre, gli Auguri ai volontari con la recita dell’Ora Media;

– domenica 24 dicembre, la Veglia di Natale con gli ospiti del Villaggio della Carità, alle ore 22;

– lunedì 25 dicembre, il tradizionale Pranzo di Natale con i Poveri alla Mensa Don Gualtiero.

Si ricorda che il 17 dicembre, Terza Domenica di Avvento, tutte le offerte raccolte nelle parrocchie saranno devolute al sostegno dei progetti della Caritas diocesana.

 

 

Il mondo non può andare avanti senza la verità degli archivi storici

Documenti d'archivio lungo due èpareti frontali di un locale
Un archivio (Foto di Pexels da Pixabay)

Faldoni di documenti polverosi accatastati lungo pareti semibuie dentro angusti locali o stanzoni… È l’immagine che si ha degli archivi, memoria storica di un passato antico o più recente. Un immaginario, in realtà, non poi così distante dal vero; ma se andiamo oltre e proviamo a leggere tra le righe dei documenti raccolti, ci accorgeremmo che rappresentano molto di più.
E allora, a cosa servono gli archivi? – si legge nel sottotitolo del saggio di recente pubblicazione La verità di carta di Federico Valacchi, edito dalla perugina Graphe.it di Roberto Russo (pagg. 74, 9 euro). Un volume che esce in occasione dei 18 anni della casa editrice, produttrice di buoni volumi che puntano alla qualità e non alla quantità.

La presentazione è avvenuta alla biblioteca San Matteo degli Armeni a Perugia, presenti Mario Squadroni presidente Anai Umbria (Associazione nazionale archivistica), Andrea Maori consigliere Anai Umbria, e Cristina Roccaforte archivista del Sacro Convento di Assisi.
Pagina dopo pagina, il mondo degli archivi viene raccontato sotto più punti di vista, non solo per la ricerca di informazioni sul passato. Servono anche al mondo quotidiano, che li produce per le proprie esigenze, e hanno diverse finalità. Sia analogici che digitali, gli archivi sono al tempo stesso strumenti politici, sociali, culturali.

Sono “castelli di carta” che “l’umanità costruisce da sempre – scrive nel preludio l’autore – per sentirsi viva e per non dimenticarsi di se stessa. Stanno lì, in tutta la loro indisponente materialità, perché per portare avanti la nostra vita quotidiana non se ne può fare a meno. Sono allo stesso tempo sostanza e testimonianza di ciò che chiamiamo cosa pubblica, fatti che contengono fatti. Res publicae molto prima che res gestae. Non lo dicono per pudore, ma gli archivi di razza non amano sentirsi apostrofare al passato perché sono certi di servire soprattutto al presente”.

Perché gli archivi esistono? – si domanda l’autore, che prosegue con molti altri interrogativi. Le risposte sono tante. “Potremmo chiudere subito la questione sentenziando che gli archivi esistono perché sono utili” è una delle tante risposte di Valacchi, ma “le semplificazioni non aiutano”, e così ci invita a “cercare risposte più articolate” che si possono scoprire tra i capitoli della pubblicazione.

E nel capitolo Finale scrive: “Senza archivi la società sbanda. Non ricorda, non giudica, non valuta. È sospesa sul baratro di una amnesia collettiva e finale. Senza il passato il futuro è un’iperbole vana. Se il passato perde il suo diritto al futuro anche il presente svanisce senza scampo”.

Federico Valacchi è professore ordinario di Archivistica all’Università di Macerata; studia il rapporto tra tecnologie dell’informazione e archivi anche in riferimento al Web e alle problematiche di conservazione di lungo periodo del documento informatico. Più recentemente si è interessato anche al ruolo politico e sociale degli archivi e della disciplina archivistica, pubblicando monografie e articoli sul tema.

Maria Maddalena, l’apostola degli apostoli

Maria Maddalena, personaggio del Vangelo che la tradizione ha spesso confuso.

Simbolo collettivo del ruolo da protagonista della donna nel cristianesimo a prima creatura che Gesù appena risorto ha voluto incontrare è stata Maria di Magdala, a cui ha affidato il compito del “primissimo annuncio” cioè di rendere edotti dell’Evento gli altri discepoli.

Tale “annuncio” – ha ricordato Papa Francesco – si colloca “tra la gioia della resurrezione di Gesù e la nostalgia del sepolcro vuoto”.

Se si rimane fissi a guardare il sepolcro, senza capire la Parola di resurrezione, prevale l’opzione finale “per il dio denaro”. Il riferimento è ai sommi sacerdoti che pagarono le guardie perché testimoniassero il falso e dicessero: Gesù non è risorto, i suoi discepoli hanno trafugato il corpo per farlo credere risuscitato.

Maria di Magdala, fedele seguace di Gesù, fu la prima a “predicare l’Annuncio” del Figlio di Dio crocifisso e risorto. Per questo Papa Francesco (con decreto 3 giugno 2016 della Congregazione per il culto divino) ha reso più solenne la  memoria di questa donna elevandola allo stesso grado delle feste che celebrano gli apostoli.

Tale istituzione non va letta come una rivincita muliebre: si cadrebbe nella mentalità delle “quote rosa”. Il significato è ben altro: non a caso Tommaso d’Aquino la definì “apostola degli apostoli”. Nel Prefazio è ora scritto de apostolorum apostola. Lei, la prima “mandata da” (questo significa “apo-stolo”): mandata dal Risorto a “istruire” gli Undici.

La Maddalena

Nei Vangeli si legge che Maria era originaria di Magdala, villaggio di pescatori sulla sponda occidentale del lago di Tiberiade.
Sotto lo stesso nome di Maria Maddalena, forse per la necessità di armonizzare racconti simili, sono state unificate donne diverse: la Maddalena, liberata dai sette demoni, interpretati come segno di vita dissoluta (Mc 16,9; Lc 8,2); l’anonima prostituta che bagna di lacrime i piedi di Gesù cospargendoli di profumo (Lc 7,36-50); Maria di Betania, descritta come colei che unge i piedi del Nazareno con costosa essenza di nardo asciugandoli con i suoi capelli (Gv 12,1-8); l’anonima donna che, nella casa di Simone il lebbroso, versa sul capo di Gesù “un profumo molto prezioso”.

Un lungo processo di alterazione e di ridimensionamento ci consegna una figura di peccatrice e di pentita, nella quale si fondono bellezza sensuale e mortificazione del corpo. Necessita rimuovere tabù, equivoci e manipolazioni, ribadendo con coraggio i ruoli avuti dalle donne fin dalle origini nel cuore del cristianesimo.
Il “caso Maria Maddalena” va quindi inserito nella più ampia analisi della presenza delle donne nella Storia in vista di una ricostruzione di modelli relazionali più consoni a una Chiesa inclusiva, che sia in accordo con la dottrina egualitaria che Gesù ha messo in atto nei confronti delle donne.

La Chiesa è femminile

Per questo occorrerebbe ripensare i tradizionali modelli ecclesiologici secondo il principio di corresponsabilità battesimale e apostolica. Mettere al centro il messaggio evangelico e l’affermazione di un discepolato di eguali.

Ciò, per Bergoglio, è invitare la Chiesa a parlare su se stessa; il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la maternità, ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine Maria quella che aiuta la Chiesa a crescere! La Madonna è più importante degli apostoli! La Chiesa è femminile: è Chiesa, è sposa, è madre.

Idee che ha ribadito giovedì 30 novembre incontrando i membri della Commissione teologica internazionale: “La Chiesa è donna. E se noi non sappiamo capire cos’è una donna, cos’è la teologia di una donna, mai capiremo cos’è la Chiesa. Uno dei grandi peccati che abbiamo avuto è ‘maschilizzare’ la Chiesa”.

In conclusione, “l’Annuncio delegato da Gesù risorto alla Maddalena” investe la stessa identità del cristianesimo, perché pone domande cruciali sul ruolo delle donne nella Chiesa, sul monopolio maschile del patrimonio teologico-dottrinale e sugli apparati istituzionali che hanno contribuito storicamente all’emarginazione femminile.

Pier Luigi Galassi

Padre nostro. La versione aggiornata: perché è cambiata?

padre nostro

Dopo un lungo dibattito, è entrata nella liturgia italiana l’edizione ‘aggiornata’ del testo del Padre nostro. In particolare, a creare problema – e non da ieri, ma nei secoli dei secoli – era la frase “non ci indurre in tentazione”, quasi che Dio si sforzasse di far cadere i fedeli in qualche tranello a sorpresa, per poi condannarli.

Parole difficili da comprendere, e che del resto suonano misteriose anche nel testo originale greco del Vangelo di Matteo: mè eisenénkes hemàs “non portarci verso” la tentazione. Ma, come insegna la Lettera di Giacomo (1,13-14): “Nessuno dica di essere tentato da Dio! A tentarlo sono le sue passioni”.

Un po’ criptica anche l’espressione “sia santificato il tuo nome”, perché il nome di Dio è già santo in sé. E poi, sarebbe più esatto usare qui il termine italiano “santo” o “glorioso”?

Da quando i cambiamenti

Dal 29 novembre 2020, prima domenica di Avvento, in chiesa durante la messa si recita una versione del Padre nostro che ovvia a questi inconvenienti di traduzione. Già subito dopo Pasqua, tuttavia, il testo alternativo della preghiera insegnata da Gesù è comparso nella nuova edizione del Messale.

Il teologo Bruno Forte, arcivescovo di Chieti, ha rilanciato l’argomento parlando con l’agenzia di stampa AdnKronos a margine del recente forum internazionale sul rapporto tra estetica e teologia tenutosi alla Pontificia università lateranense.

Le novità

Il Padre nostro nella nuova versione prevede che l’invocazione a Dio: “non indurci in tentazione” venga espressa meno ambiguamente con “non abbandonarci alla tentazione”. La nuova traduzione era stata approvata nel novembre 2018 dall’Assemblea generale della Cei. Dopo l’approvazione, la nuova edizione italiana (la terza) del Messale romano ha ottenuto il via libera del Papa.

Francesco a sua volta ne ha approvato la promulgazione sulla scia del giudizio positivo da parte della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. E infine, durante l’Assemblea generale del maggio 2019 il presidente della Cei, card. Gualtiero Bassetti, ha annunciato l’avvenuta confirmatio della Santa Sede, che ha concluso così un lavoro di studio e miglioramento dei testi durato oltre 16 anni.

Insomma, variare il testo (cioè la formulazione italiana!) del Padre nostro ha seguito un lungo e qualificato iter, non è certo stata un’azione raffazzonata o estemporanea. Tra le novità, oltre alla modifica “non abbandonarci alla tentazione”, all’espressione “come noi li rimettiamo” viene aggiunto “anche”: “come anche noi…”.

Piccolo cambiamento anche per il Gloria

Una variante è stata introdotta anche nel testo del Gloria, dove al posto di “pace in terra agli uomini di buona volontà” si dice “pace in terra agli uomini, amati dal Signore”, che è più conforme al testo greco dell’evangelista Luca (eudokìa indica l’amore benevolo di Dio, non la buona volontà dell’essere umano).

Perchè queste modifiche?

Il valore di questa piccola ma grande riforma liturgica lo ha ribadito in modo inequivocabile mons. Bruno Forte intervistato da Radio Vaticana: le modifiche derivano da “una fedeltà alle intenzioni espresse dalla preghiera di Gesù e all’originale greco. In realtà l’originale greco usa un verbo che significa letteralmente ‘portarci, condurci’. La traduzione latina inducere poteva richiamare l’omologo greco.

Però, in italiano ‘indurre’ vuol dire ‘spingere a…’, far sì che ciò avvenga. E risulta strano che si possa dire a Dio ‘non spingerci a cadere in tentazione’. Insomma, la traduzione ‘non indurci in’ non risultava fedele”.

E allora i Vescovi italiani hanno pensato di trovare una traduzione migliore “Un interrogativo che si sono posti anche episcopati di tutto il mondo. Ad esempio, in spagnolo, la lingua più parlata dai cattolici nel pianeta, si dice ‘fa’ che noi non cadiamo nella tentazione’. In francese, dopo molti travagli, si è passati da una traduzione che era ‘non sottometterci alla tentazione’ alla formula attuale ‘non lasciarci entrare in tentazione’.

Dunque l’idea da esprimere è questa: il nostro Dio, che è un Dio buono e grande nell’amore, fa in modo che noi non cadiamo in tentazione. La mia personale proposta è stata che si traducesse ‘fa’ che non cadiamo in tentazione’. Però, dato che nella Bibbia Cei 2008 la traduzione scelta è stata ‘non abbandonarci alla tentazione’, alla fine i Vescovi, per rispettare la corrispondenza tra il testo biblico ufficiale e la liturgia, hanno preferito quest’ultima versione”.

Molti teologi e pastori hanno però fatto notare che la vecchia espressione ‘non ci indurre in tentazione’ faceva riferimento alle prove che Dio permette nella nostra vita.

“Una cosa è la prova, in generale; ma il termine che si trova nella preghiera del Padre nostro è lo stesso usato nel Vangelo di Luca in riferimento alle tentazioni di Gesù, che sono vere tentazioni. Allora, non si tratta semplicemente di una qualunque prova della vita, ma di vere tentazioni. Qualcosa o qualcuno che ci induce a fare il male o ci vuole separare dalla comunione con Dio.

Ecco perché l’espressione ‘tentazione’ è corretta, e il verbo che le corrisponde deve essere un verbo che faccia comprendere come il nostro è un Dio che ci soccorre, che ci aiuta a non cadere in tentazione. Non un Dio che, in qualunque modo ci tende una trappola. Questa è un’idea assolutamente inaccettabile”.

D. R.

Natale a Pozzuolo Umbro inizia ricordando Santa Margherita

santa margherita
Una delle opere della mostra 'La quercia racconta Santa Margherita' in programma a Pozzuolo Umbro

Sarà presentato sabato 2 dicembre alle ore 17 presso Palazzo Moretti sede dell’Associazione Franco Rasetti APS di Pozzuolo Umbro (frazione di Castiglione del Lago) il cartellone delle iniziative di Natale, a cura dell’associazione, che si svolgeranno fino al 6 gennaio prossimo e che vede in calendario una delle rappresentazioni più significative del Santo Natale in Umbria: il Presepe Vivente.

Per l’occasione sarà inaugurata la mostra La quercia racconta la storia di Santa Margherita a cura di Franco Falappa, artista di mosaico in legno. L’artista ha utilizzato dischi ritagliati dell’albero monumentale legato alla conversione di Santa Margherita per raccontare la storia della santa. L’albero, sradicato dl vento nel 2018, si trovava nei pressi della chiesa di Sant’Ansano, tra Pozzuolo Umbro e Petrignano del Lago, in località Giorgi, luogo dove nel 1756 fu costruita la chiesa al fianco della quercia in memoria del luogo che segnava il punto dove Margherita, ragazza madre, ritrovò il corpo del suo convivente. Per l’occasione verrà proiettato il documentario originale, del settembre del 1972, quando a Pozzuolo Umbro fu esposta la salma di Santa Margherita per alcuni giorni, in occasione del settimo centenario della sua conversione. Quell’anno furono organizzate grandi celebrazioni nel castiglionese con ostensione delle spoglie di Santa Margherita, ospitate sin dal 1330 nella Basilica minore del Santuario di Santa Margherita, un edificio sacro che si trova nel piazzale omonimo a Cortona.

La venerazione per Santa Margherita

La venerazione per Santa Margherita (Laviano, 1247 – Cortona, 22 febbraio 1297) si accrebbe dopo la sua morte, grazie soprattutto ai numerosi miracoli attribuiti alla sua intercessione di cui, uno dei più noti, la protezione della città di Cortona dall’attacco di Carlo V nel 1529; nonostante sguarnito di fronte ai 25.000 soldati nemici, l’esercito riuscì a respingere l’assalto. La sua santità è testimoniata anche da uno scritto di fra Giunta Bevegnati, suo confessore: Legenda de vita et miraculis beatae Margheritae de Cortona.

Margherita nacque a Laviano, poco distante da Pozzuolo Umbro, e fu proclamata santa da papa Benedetto XIII. Margherita è una delle più popolari sante dell’Italia centrale, fondatrice nel 1278, con l’aiuto di Diabella e della nobiltà della zona, della Casa Santa Maria della Misericordia, un piccolo ospedale dove poter accogliere i pellegrini, poveri, infermi e bambini abbandonati, ancora esistente. In particolare, era molto apprezzata per l’aiuto che dava alle donne incinte, prima e durante il parto. Quella di Margherita è una storia straordinaria: una bella ragazza, un castello principesco, una matrigna che la odia e non le risparmia umiliazioni, un amante che poi muore in circostanze misteriose, e infine una conversione che la porta alle vette della santità.

Di lei San Giovanni Paolo II disse: Giovane di rara bellezza… divenne donna di fascino interiore. Era madre, ma non era riuscita a diventare pienamente sposa. Ragazza povera in difficoltà con la propria famiglia, Margherita non temette di sfidare l’ambiente per seguire, dopo l’amore di un uomo, l’amore più grande di Cristo.

Il cartellone degli eventi a Pozzuolo Umbro,  a cura dell’Associazione Rasetti in collaborazione con il Comitato del Presepe vivente, è inserito nel programma di “Luci sul Trasimeno” a cura dell’Associazione eventi di Castiglione del Lago.

Nel Palazzo Moretti-Costanzi, risalente al 1667, oggi ha sede dell’Associazione Franco Rasetti, presieduta da Claudio Monellini, si trova nel centro del paese. Il palazzo dal 2008 ospita la mostra permanente dedicata al fisico Franco Rasetti, scienziato eclettico nato a Pozzuolo Umbro, uno dei ragazzi di Via Panisperna, obiettore nei confronti degli studi finalizzati alla realizzazione della bomba atomica.

Per informazioni: Associazione Franco Rasetti www.francorasetti.it, telefono 3392709618

‘Arti Architettura e Spazio sacro nella modernità’ in una due giorni di studio all’Accademia di Belle Arti

architettura sacra
L'ingresso dell'Accademia di Belle Arti 'Vannucci' di Perugia sede del convegno sull'architettura sacra

Arti Architettura e Spazio sacro nella modernità è la due giorni di studi organizzata dall’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia nell’aula magna della propria sede in piazza San Francesco al Prato, per il 30 novembre e il primo di dicembre. Un appuntamento di alto spessore per approfondire l’architettura e l’arte sacra a sessant’anni dal Concilio.

L’iniziativa nasce con l’intento di incrementare la proposta formativa degli studenti, ma è rivolta anche agli architetti e agli artisti impegnati nella realizzazione di edifici culturali e nell’adeguamento liturgico delle cattedrali. Gode, tra gli altri del Patrocinio del Dicastero per la Cultura e l’Educazione del Vaticano.

Il programma e i relatori

Nella prima giornata, il 30 novembre, alle ore 15, dopo i saluti di benvenuto della direttrice Tiziana D’Acchille e del presidente Mario Rampini, e dopo quelli istituzionali dell’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve monsignor Ivan Maffeis, del sindaco di Perugia, Andrea Romizi, del presidente FUA, Bruno Mario Broccolo, prenderanno la parola il curatore Danilo Lisi e i relatori Manlio Sodi, Goffredo Boselli, Mario Pisani ed Elena Pontiggia. Seguirà un incontro con gli artisti Bruno Ceccobelli, Giuliano Giuman, Bianca Pedace e Oliviero Rainaldi.

Nella seconda giornata del 1 dicembre, nella mattinata verrà approfondito il tema dell’ornato liturgico con interventi di Maria Antonietta Crippa, Tino Grisi, Lia Pagliarani, Elena Pontiggia e Tiziana Proietti. Nel pomeriggio verrà inaugurata la mostra di edifici di culto realizzati da Danilo Lisi e, dopo gli interventi di Mariano Apa e Andrea Dall’Asta, la direttrice Tiziana D’Acchille concluderà i lavori.

Un dibattito accademico sull’architettura aperto alla città

“Il convegno Arti Architettura e spazio sacro nella modernità -sottolinea la direttrice D’Acchille- è il primo di una serie di appuntamenti che l’Accademia dedica al rapporto tra formazione e sistema dell’arte. Nelle due giornate si affronterà un tema di grande attualità che è quello del rapporto tra committente e architetto/artista per la realizzazione e la decorazione degli spazi di culto. La presenza di relatori di chiara fama e autorità religiose che si confronteranno in un dibattito accademico aperto non solo agli studenti, ma all’intera città e a un pubblico di addetti ai lavori offrirà l’occasione all’Accademia di produrre una serie di testi e documenti che auspicabilmente potranno contribuire utilmente al più ampio dibattito sul tema in vista del Giubileo del 2025”.

 

Per far sentire la nostra voce alla Cop28 in corso a Dubai

L’appuntamento della Cop28 (“Conferenza delle parti” dell’Onu) in corso a Dubai è un appuntamento vitale per il pianeta. Alla luce della Laudate Deum, il Movimento Laudato si’ – Cattolici per la nostra casa comune ha preparato una petizione da presentare al sultano Ahmed Al Jaber, presidente degli Emirati Arabi Uniti che presiede la Conferenza internazionale alla quale partecipano ben 198 Stati.

Basterebbe scorrere i titoli delle richieste per capire che la priorità è ormai quella di rendere effettivi gli accordi. Insomma, abbiamo bisogno di risultati concreti, verificabili e tangibili che generino un cambiamento, e porre fine a quello che Greta Thunberg ha definito il “bla bla bla” inconcludente delle conferenze internazionali.

Si chiede pertanto di “accelerare la transizione verso l’energia pulita e renderla giusta; impegnarsi per accordi concreti e vincolanti; sviluppare e attuare un Trattato di non proliferazione dei combustibili fossili; abbracciare la dimensione umana e sociale; evitare ritardi per agire ora; riconoscere la natura interconnessa della crisi; garantire trasparenza, finanziamenti per il clima e supervisione”. C’è ancora tempo per firmare la petizione e far pesare, almeno un poco, anche la nostra opinione, sul sito https:// laudatosimovement.org.

Avvento: credo nella pace

candele accese
(Foto Unsplash)

di Ernesto Oliviero

Mai come in questo tempo ha senso riflettere sul valore dell’attesa. Viviamo in un’epoca complicata, che sembra lasciare poco spazio alla speranza. Prima la pandemia, poi la guerra ripiombata nel cuore del nostro Continente, adesso nuovi scenari di crisi che si aprono su conflitti antichi, come in Medio Oriente. Ma penso anche a tutte le guerre finite nel cono d’ombra, dal Sudan all’ex Birmania, solo per fare qualche esempio.

Nel fondo di questa incertezza, è facile capire il senso di un oltre. Chi di noi non lo desidera? Un futuro oltre la guerra, oltre le difficoltà personali e collettive, oltre la paura. Chi di noi non sente nostalgia di bene, di pace, di giustizia? È questo il senso dell’Avvento, che giorno dopo giorno ci fa entrare nel mistero del Natale che non si stanca di bussare alla nostra porta, di mostrarci la credibilità di un Dio che si fa uomo e si fa bambino, nella semplicità di una vita povera.

L’Avvento è davvero un’opportunità per entrare nel Mistero, ma anche per andare alla radice dei nostri desideri più veri e farci scoprire la bellezza della responsabilità. È lo stile che in questo tempo ‘impossibile’ dovremmo avere per vivere la realtà che ci circonda. Il mondo non cambia a parole o con una bacchetta magica, ma con le nostre scelte, i nostri impegni, i sì e i no che siamo capaci di dire. Non mi rassegno alla logica della guerra, dell’uso indiscriminato della forza, della corsa continua al riarmo. Non mi rassegno alle disuguaglianze, alla realtà di milioni di bambini che subiscono la fame, la mancanza di cure, l’analfabetismo.

Non mi rassegno alle tante solitudini che abitano le nostre città, magari i nostri stessi condomini o pianerottoli. Non mi rassegno all’alienazione che attanaglia la vita di tanti giovani e adulti finiti nel vortice di dipendenze infami. Non mi rassegno all’odio, alla mancanza di dialogo, a pseudoamori che a volte arrivano ad uccidere. Non mi rassegno all’indifferenza diventata abitudine. Se saremo in tanti a non rassegnarci e ad agire, il mondo cambierà perché prima di tutto saremo cambiati noi.

Credo nella pace sempre, / anche quando le armi sembrano / essere l’unica soluzione. / Credo nella pace sempre, / unica condizione in cui l’uomo può vivere / e continuare a sperare nel futuro. / Credo nella pace sempre, / perché la guerra ha causato milioni di morti, / distruzione e tragedie disumane. / Credo nella pace sempre, / perché la guerra di oggi, / la violenza di oggi, / vogliono diventare il nostro domani. / Ma un domani potrebbe non esserci. / Credo nella pace sempre, / una pace che parta dai sì e dai no che siamo capaci di dire, / dalla nostra responsabilità, / dalle nostre scelte. / Credo nella pace sempre, / una pace che nasca dalla bontà / affinché pace e giustizia vivano insieme / cementate dal perdono. / Credo a una pace in cui / l’impegno concreto di tanti aiuti tutti a capire / che il vero nemico è l’odio / e che il nostro futuro si difende con la pace. / Credo nella pace sempre, / ma non basta più parlare di pace, / è necessario scegliere, / usare la nostra creatività e umanità, / affinché il fratello e la sorella che incontriamo / trovino in noi una terra amica. / Credo nella pace sempre, / perché la pace ha me, ha te.

GMG diocesana nella chiesa del Monastero delle Clarisse a Città della Pieve

veglia clarisse città della pieve
Un momento della veglia diocesana dei giovani della GMG al Monastero delle Clarisse di Città della Pieve

“Oggi si vive tutto in fretta, non c’è tempo per sperare, solo per pretendere, per rivendicare… Siete venuti in un monastero di clarisse, che prendono il nome da santa Chiara. Una donna che ha vissuto di speranza, perché aveva un cuore di povera. Avere un cuore di povera vuol dire contare su Dio solo. Non sulle mie capacità, le mie personali risorse, i miei programmi… Su Dio solo, che sempre si china sulla povertà dei suoi figli, come su un grembo spalancato”.

Con queste parole le Clarisse del Monastero di Santa Lucia in Città della Pieve hanno accolto, nella serata del 25 novembre, i giovani partecipanti all’incontro diocesano della XXXVIII Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) celebrata nelle Chiese particolari la domenica della Solennità di Cristo Re (26 novembre), dedicata al tema scelto da papa Francesco Lieti nella Speranza (Rm 12,12).

Presenze non trascurabili

Insieme ai giovani c’erano l’arcivescovo Ivan Maffeis, il vicario generale don Simone Sorbaioli e diversi sacerdoti tra cui il parroco-arciprete della concattedrale di Città della Pieve, don Giordano Commodi, i direttori degli Uffici di pastorale Giovanile ed Universitaria, don Luca Delunghi e don Riccardo Pascolini, il responsabile del Centro vocazionale, don Samy Cristiano Abu Eideh, il vicario episcopale per la Pastorale, don Simone Pascarosa, il direttore della Caritas diocesana, don Marco Briziarelli, e il vicario episcopale della VII Zona pastorale dell’Archidiocesi, don Leonardo Romizi. Una presenza non trascurale di sacerdoti dediti alla formazione umana e cristiana delle nuove generazioni chiamate ad essere i protagonisti della società di domani sempre più intenta al bene comune. A quell’operare per il bene comune a cui ha fatto riferimento lo stesso arcivescovo Maffeis nell’evidenziare la presenza anche del sindaco di Città della Pieve, Fausto Risini. Il primo cittadino ha ricordato il periodo della pandemia, quando partecipava alla celebrazione eucaristica domenicale nella chiesa delle Clarisse, trasmessa sui social da un gruppo di ragazzi, per far sentire la vicinanza anche delle istituzioni civili alla popolazione costretta a casa. Esperienza vissuta con spirito di speranza soprattutto per giovani, ha detto, in sintesi, il sindaco, quella speranza che si rinnova questa sera con tanti giovani in questa chiesa.

Veglia al Monastero delle Clarisse alla luce dei flambeaux

Promosso dall’Ufficio di pastorale Giovanile, insieme a quello di pastorale Universitaria e al Coordinamento Oratori Perugini, l’incontro è iniziato nell’Oratorio del Santuario della Madonna di Fatima dedicato ai Santi Fanciulli durante il Grande Giubileo del 2000, dove i partecipanti hanno consumato una cena al sacco con aneddoti e ricordi dell’esperienza vissuta da diversi di loro alla GMG di Lisbona. Terminato il momento conviviale, si sono incamminati verso la chiesa del Monastero delle Clarisse per la veglia di preghiera con la luce dei flambeaux.

Edison, un seme di speranza

Una preghiera che ha visto insieme donne chiamate alla vita di clausura, sacerdoti, testimoni di carità e giovani intenti ad ascoltare una forte esperienza di speranza, quella di Chiara e Giovanni Segantin, i coniugi responsabili dell’opera segno di carità Il Casolare in Sanfatucchio (Castiglione del Lago). Invitati dal direttore della Pastorale giovanile, don Luca Delunghi, e introdotti dal parroco don Giordano Commodi, i coniugi Segantin hanno raccontato la storia di Edison, il loro figlio adottivo venuto a mancare un mese fa. Era un ragazzo kosovaro, affetto da gravi patologie fin dalla nascita, vissuto con loro tredici anni grazie all’amore di quanti si sono presi cura di lui al Casolare. Persone anch’esse segnate dalla vita per diversi motivi. Edison, in Kosovo, non poteva essere curato e portato in Italia, all’Ospedale Bambin Gesù di Roma (hanno raccontato Chiara e Giovanni), i medici ci dissero che non c’era più nulla da fare e che sarebbe vissuto non più di un anno, chiedendoci di accompagnarlo alla morte.

“Edison -hanno detto- è stata una presenza e un corpo speciale, compiendo un miracolo in quanti lo assistevano. Chiunque si trovava davanti a questa presenza silenziosa e allettata, ha compreso che Edison comunicava più cose di noi che parliamo tutto il giorno, che cerchiamo di educare tutto il giorno. Di fronte a lui, tante persone accolte al Casolare, che non ci ascoltavano, hanno trovato qualcosa che li ha mossi nel loro animo, spesso molto indurito, divenendo Edison seme di speranza e di attaccamento alla vita per tanti di noi, aiutandoci a farci cambiare lo sguardo con cui guardiamo le cose che succedono. Questo nostro figlio, oggi morto, ha dato speranza e pace a chiunque gli è stato accanto.

Sono proprio gli ultimi, le persone che apparentemente non hanno nulla da dare e da dire, come anche il piccolo profugo non accompagnato che abbiamo accolto pochi giorni -hanno concluso Chiara e Giovanni-  a farci riflettere sulla logica di Dio per noi quasi incomprensibile, ma che fa la differenza, quella di metterci davanti ai nostri occhi l’altro in difficoltà da aiutare”.

La vita dono inestimabile

Monsignor Maffeis ha esortato i giovani a guardarsi dentro.

“Dobbiamo guardare dentro a noi stessi -ha detto- per avere la possibilità di sperare in questo tempo che è un deserto e per esercizio, lo faccio di frequente dando un nome a chi mi indica motivi di speranza, come Chiara e Giovanni e a quello che fanno al Casolare giorno per giorno, a quello che ci hanno lasciato intuire della loro vita. Sono persone che sanno testimoniare quanto la vita sia un dono inestimabile.

Penso a quanti si spendono con generosità per il bene comune, come gli amministratori locali, ai miei preti che ci aiutano davvero a sperare, come a quanti non usano la forza, la violenza, l’aggressività né fisica, né verbale, ma sanno costruire rapporti buoni, di amicizia, di affetto, di dono. Penso alle nostre monache Clarisse che ci ricordano il primato di Dio lasciandoci raggiungere dalla sua Parola, dal suo Amore”.

La speranza è a caro prezzo

“Sperare per un cristiano -ha commentato l’arcivescovo- significa scommettere su Gesù di Nazareth. La speranza è a caro prezzo ed ha a che fare con la vita, di farti carico e vicino agli altri. La speranza ti porta a sentire che trovi te stesso solo così, solo donando pezzo, pezzo la tua libertà, legandoti agli altri così di trovare te stesso nella misura che non ti accontenti di come vanno le cose, ma sai metterci del tuo per cambiare e per essere disposto a ricominciare giorno per giorno, dal noi e non semplicemente dal proprio io.

Ho dato un nome alle persone che per me sono fonte di speranza e tra queste penso che ci siate anche voi giovani e il vostro esserci aumenta la mia speranza e quella di tutti e per questo vi dico grazie”.

Segni di speranza e di carità

La veglia di preghiera si è conclusa con due segni. Il primo, la consegna a ciascun giovane da parte dell’arcivescovo e del vicario generale di un rosario realizzato dalle Clarisse e di un bigliettino con una frase-preghiera di Papa Francesco: Che il Signore ci liberi dalla terribile trappola di essere cristiani senza Speranza... Il secondo, la raccolta di offerte per le opere di carità portate avanti dalla Caritas diocesana in un’epoca non facile per molte famiglie in crisi per la perdita della casa e del lavoro, un gesto che educa i giovani all’importanza del dono privandosi di una parte dei propri piccoli averi per il prossimo.

 

 

Tre meditazioni tratte dai Vangeli di Luca sull’infanzia di Gesù

meditazioni avvento
L'immagine della locandina delle tre meditazioni tratte dai Vangeli di Luca sull'infanzia di Gesù

“Sempre più ci viene proposto un Natale fatto di luci, addobbi, shopping… e i preparativi, per motivi puramente commerciali, iniziano non con l’Avvento, ma appena terminati i festeggiamenti di Halloween, passando in un attimo dalle zucche a Babbo Natale”.

È quanto richiama il direttore del Centro di formazione pastorale dell’Archidiocesi di Perugia-Città della Pieve, don Luca Bartoccini, nel presentare tre meditazioni tratte dai Vangeli di Luca sull’infanzia di Gesù, per ricordarci che il Natale, precisa il sacerdote, è tale proprio perché fa memoria della nascita di Gesù».

I tre incontri, in calendario il 28 novembre, il 5 e il 19 dicembre, hanno per titolo: Troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia.

“Si tratta di una lettura semplice -spiega- dei primi due capitoli del Vangelo di Luca, per scoprire il suo personale racconto della nascita del Salvatore, visto dalla parte di Maria”.

Le meditazioni, sono una delle diverse  iniziative promosse a livello diocesano e di realtà parrocchiali che accompagnano i credenti in Cristo a rivivere il mistero della venuta del Figlio di Dio tra gli uomini, facendosi ultimo tra gli ultimi per la salvezza dell’umanità. Un’umanità ancora oggi alle prese con guerre, violenze, ingiustizie, dove a prevalere è spesso l’individualismo, e il Natale, ancora una volta, dice ai cristiani e a tutti gli uomini di buona volontà di accogliere, amare, aiutare l’altro per convivere in pace.

Gli incontri d’Avvento del Centro di formazione pastorale diocesano vanno in questa direzione, offrendo occasioni di riflessione e meditazione contestualizzate al nostro presente, richiamando i credenti a rinnovare la propria fede in quel bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. Questi incontri saranno tenuti da don Luca Bartoccini, presso la Casa di preghiera Tabor della Comunità Magnificat, ad Agello di Magione (via solatia 21), alle ore 18.30, nei giorni di martedì 28 novembre, 5 dicembre e 19 dicembre. Gli stessi incontri si terranno anche nella chiesa parrocchiale di Cerqueto di Marsciano (ore 21, di lunedì 27 novembre, 4 e 18 dicembre).

Anno Accademico dell’ITA e dell’ISSRA di Assisi inaugurato dal cardinale Mario Grech

Anno Accademico 2023-24
Un momento dell'Inaugurazione Anno Accademico dell'ITA e dell'ISSRA di Assisi

“Una Chiesa sinodale è una Chiesa ministeriale dove il santo popolo di Dio, rispettando i carismi e le vocazioni, cammina insieme, sotto la guida del vescovo che non può annunciare il Vangelo da solo. Tutti i battezzati, in forza del Battesimo partecipano al Sacerdozio comune di Cristo e allora tutti sono anche in grado di svolgere un ministero”.

Così il cardinale Mario Grech, segretario generale della Segreteria del Sinodo dei Vescovi, a margine dell’inaugurazione dell’Anno Accademico 2023-24 dell’Istituto Teologico (ITA) e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSRA) di Assisi, svoltasi venerdì 24 novembre, nell’Aula magna dei due Istituti, presso il Pontificio Seminario Regionale Umbro Pio XI, invitato a tenere la prolusione dedicata al tema Sinodalità e ministeri ecclesiali.

La prolusione per l’inaugurazione dell’Anno Accademico

“Una Chiesa ministeriale -ha commentato il porporato- sarà in grado di evangelizzare meglio il mondo di oggi e il Sinodo sta lavorando sul tema di una Chiesa sinodale di comunione e partecipazione. La partecipazione vuol dire anche la ministerialità per l’evangelizzazione e la missione”.

Rispondendo ad una domanda sul rapporto Sinodo-Comunicazione, il cardinale Grech ha precisato che è fondamentale l’opera dei mezzi di comunicazione.

“A prescindere -ha detto- se laici o di espressione cattolica, per far conoscere e comprendere il lavoro del Sinodo che non è una riflessione autoreferenziale, ma un contributo di evangelizzazione che la Chiesa dà al mondo attraverso la sua missione. E se noi vogliamo dialogare con il mondo, non possiamo trascurare la comunicazione”.

Alla cerimonia inaugurale hanno partecipato numerosi studenti e docenti delle due Istituzioni accademiche e ad introdurre e commentare la prolusione del cardinale, sono stati il preside dell’ITA, padre Giulio Michelini (Ofm), il direttore dell’ISSRA, suor Roberta Vinerba, e l’arcivescovo monsignor Renato Boccardo, presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu) e moderatore delle due Istituti, che ha ringraziato l’ospite nel dire

“I nostri ringraziamenti diventano anche un impegno per le nostre. Tutto quello che abbiamo ascoltato ci interpella: è la comunità cristiana, infatti, che deve suscitare e generare i ministeri. Non è qualcuno che si autocandida a riceverli, oppure il ministero viene dato come premio alla fedeltà per il servizio, ma è la stessa comunità cristiana che sa riconoscere dei carismi e li fa diventare ministeri”.

Come è consuetudine la giornata inaugurale dell’Anno Accademico dell’ITA e dell’ISSRA è iniziata con la celebrazione eucaristica nella chiesa interna al Seminario, presieduta dall’arcivescovo Boccardo, che, nell’omelia, ha ricordato quanto siano più che mai necessari l’esempio e l’azione concreta in un tempo in cui tutto sembra fatto apposta per contaminare i cuori.

“Rendere facile la profanazione -ha sottolineato il presidente della Ceu- mettere in ridicolo ogni forma di impegno, di ascetica, di vera moralità, in questo tempo così molle, così indulgente con se stesso. Questo, perché sono le opere che attestano e certificano il valore della testimonianza: se visibilità ci deve essere, ha da essere visibilità di persone più che di sigle, di azioni più che di parole, di comportamenti più che di proclami. Anche a questo fine deve tendere – mi pare – l’importante e benemerita attività quotidiana dei nostri Istituti che, con la ricerca, lo studio, il confronto, scrutano il mistero di Dio per meglio comprendere e servire il mistero dell’uomo”.

Inaugurazione dell’Anno Accademico 2023-24 dell’ITA e dell’ISSRA di Assisi

anno accademico 2023-2024
La sede dell'Ita-Issra di Assisi

E’ il cardinale Mario Grech, segretario generale della Segreteria del Sinodo, a tenere la prolusione dell’inaugurazione dell’Anno Accademico 2023-24 dell’Istituto Teologico (ITA) e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSRA) di Assisi, venerdì 24 novembre, alle ore 11, nell’aula magna dei due Istituti, presso il Pontificio Seminario Regionale Umbro Pio XI della città serafica. La prolusione, dedicata al tema Sinodalità e ministeri ecclesiali, può essere seguita in diretta online il cui link è disponibile nelle news del sito: www.ita-issara.it

A precedere la cerimonia inaugurale, la celebrazione eucaristica, nella chiesa interna al Seminario, presieduta dall’arcivescovo monsignor Renato Boccardo, presidente della Conferenza episcopale umbra (Ceu) e moderatore delle due Istituzioni accademiche, insieme al preside dell’ITA, padre Giulio Michelini (Ofm), al rettore del Seminario, don Francesco Verzini, e ad altri sacerdoti docenti, alla presenza del direttore dell’ISSRA, suor Roberta Vinerba, di professori, studenti e personale amministrativo.

Durante la celebrazione, il corpo docente dei due Istituti ha ricevuto ufficialmente dal presule moderatore la missio canonica.

“La scelta di affidare al cardinale Mario Grech la prolusione della solenne inaugurazione dell’Anno Accademico dei nostri Istituti -commenta suor Roberta Vinerba- dice la volontà di entrare da parte delle nostre Istituzioni accademiche all’interno e sempre più pienamente dell’evento sinodale che stiamo vivendo. Si tratta, di un importante momento ecclesiale che interpella anche noi come teologi, particolarmente lieti di ascoltare il cardinale che ci offrirà, certamente, motivi di riflessione e strumenti per un ulteriore lavoro teologico che trasmettiamo, innanzitutto, ai nostri studenti sempre più numerosi (gli iscritti complessivi sono oltre duecentocinquanta) e con loro alla Chiesa e alla società”.

 

 

In Kenya i rifiuti non vanno in discarica ma… in banca

Alla scuola delle società del Sud del mondo possiamo apprendere sistemi creativi per svincolarsi dal peso delle crisi che prostrano le nostre comunità. In Kenya, ad esempio, il notissimo rapper Juliani ha fondato la Taka Bank. In swaili “taka taka” significa “spazzatura” e, di conseguenza, la Taka Bank altro non è che la banca dei rifiuti.

Il progetto è molto semplice e consiste nella diffusione attorno a Dandora, la più grande discarica di Nairobi, di tanti chioschi dove si possono consegnare i rifiuti. Lì alcuni giovani, molti dei quali erano impiegati a frugare nella discarica, si rendono disponibili a differenziarli in cambio di gettoni che possono essere utilizzati per il pagamento dell’affitto, delle tasse scolastiche e altro. I rifiuti raccolti vengono poi venduti alle aziende che provvedono al riciclo.

Questa importante iniziativa è stata presentata nel corso della terza sessione del Comitato intergovernativo che intende sviluppare il Trattato Onu per la fine dell’inquinamento da plastica che si è svolto proprio nella capitale del Kenya. Quella delle cooperative di recicladores o cartoneros è una realtà già molto affermata in Argentina e in altre nazioni dell’America Latina. Ora si articola con queste modalità anche in Africa, col risultato di ridurre l’inquinamento, dare dignità ad alcuni giovani ed educare a un più sano rapporto con l’ambiente.

La legge non fa miracoli

Le leggi sono importanti per la società? Avendo dedicato alla legge la mia vita lavorativa, non potrei dire di no. Ma trovo sconcertante l’automatismo con il quale, ogni volta che nella società emerge un problema, i più dicono che ci vuole una legge; e se c’è già, che bisogna renderla più severa. C’è il femminicidio? Facciamo una legge. C’è il bullismo? Facciamo una legge. C’è la corruzione? Facciamo una legge. Come se la legge fosse il rimedio sicuro e universale. Ma se lo fosse, con tutte quelle che abbiamo (anche troppe), il mondo avrebbe risolto i suoi problemi da secoli.

Come spiegava bene Manzoni, il quale aveva a sua volta imparato la lezione da suo nonno Cesare Beccaria, una legge non serve a nulla se non è applicata; e non si può pretendere che sia applicata se non si hanno gli strumenti per farlo. In questi giorni il Governo lancia una proposta di legge per aggravare le pene previste per parecchi tipi di reato – furti, rapine, estorsioni, truffe – diffusissimi ma sostanzialmente impuniti.

Che il problema esista, è sicuro; e il fatto che nel loro insieme vengano chiamati “microcriminalità” non li rende meno odiosi e allarmanti. Specialmente perché in genere le vittime sono le persone più deboli e indifese. Ma le statistiche sono impressionanti: ogni anno, a fronte di decine o centinaia di migliaia di denunce per quei reati, si arriva a una sentenza di condanna in meno (molto meno) del 10 per cento dei casi. L’esito più frequente della denuncia è l’archiviazione perché non si è potuto identificare l’autore del reato. E poi non è detto che la condanna, quando c’è, sia scontata veramente.

Aggravare le pene è inutile. Anche perché il sistema carcerario – supposto che il carcere serva veramente a qualcosa – è quello che è: le carceri sono già sovraffollate e non ci sono posti per nuovi detenuti, a meno che non si largheggi nel concedere benefici a quelli che sono già dentro. Insomma: se ne condanni uno in più, devi liberare anticipatamente qualcun altro per fargli posto. Per far funzionare meglio la giustizia penale – nella fase delle indagini, poi nella fase dei processi, infine in quella della pena – bisognerebbe investire somme enormi di denaro pubblico. Come bisognerebbe investire, su altri fronti, per la sanità, la scuola, i servizi sociali. Ma più spesa pubblica vuol dire più tasse. Si torna sempre allo stesso punto.

‘Lieti nella Speranza’: fiaccolata dei giovani a Città della Pieve

FIACCOLATA DEI GIOVANI A CITTA' DELLA PIEVE

Si terrà a Città della Pieve, sabato 25 novembre, con inizio presso il Santuario della Madonna di Fatima, alle ore 19.15, l’incontro diocesano dei giovani per la XXXVIII Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) celebrata nelle Chiese particolari domenica 26 novembre (la prossima edizione internazionale della GMG sarà a Seul, in Corea del Sud, nel 2027, mentre a Roma, nel 2025, si svolgerà il Giubileo dei giovani).

Fiaccolata per non arrendersi

 L’incontro, che verterà sul tema Lieti nella Speranza (Rm 12,12), sarà una Fiaccolata per i giovani che non si arrendono. A invitare tutti i ragazzi e le ragazze della comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve è l’Ufficio di Pastorale Giovanile, insieme agli Uffici di Pastorale Vocazionale ed Universitaria e al Coordinamento Oratori Perugini.

La seconda volta a Città della Pieve

Da quando Papa Francesco ha posticipato la GMG da celebrarsi nelle Chiese particolari, dalla Domenica delle Palme alla Domenica della Solennità di Cristo Re, è la seconda volta che i giovani si incontrano a Città della Pieve per vivere insieme quest’appuntamento. Perché a Città della Pieve? Perché la nostra Diocesi è tutta bella.

Lo dicono i promotori della GMG diocesana.

“Perché -spiegano- i ragazzi si meritano l’opportunità di vivere ogni luogo e ogni ambiente delle nostre Chiese particolari. Perché, ha sottolineato il vescovo Ivan nella lettera pastorale Il coraggio dei passi, è avvertito come decisivo anche il decentramento delle iniziative diocesane, che siamo concretamente chiamati a viverlo anche con i ragazzi e i giovani“.

Non arrendersi alla disperazione

 Lo richiama don Luca Delunghi, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile, nel

“Dare un appuntamento ai ragazzi -dice- significa soprattutto esserci per aspettarli lì, per vivere insieme un tratto di strada, per fare in modo che nessuno abdichi alla missione a cui è chiamato, chi di accompagnatore, chi di accompagnato lungo la via della speranza troppo spesso minacciata dalle vite martoriate di giovani, bambini, ragazzi, adulti che, loro malgrado, vivono nel buio e che aspettano la nostra mano, vera, concreta, fraterna. Sabato sera la fiaccola accesa di ogni ragazzo starà a dire che noi non ci arrendiamo alla disperazione, ma seguiamo Cristo Re dell’Universo”.

Don Luca, senza svelare quello che i giovani vivranno sabato a Città della Pieve, ringrazia fin d’ora per la collaborazione il Monastero delle Clarisse di Santa Lucia e il Santuario della Madonna di Fatima, tutti i sacerdoti, i diaconi, i seminaristi e i parroci delle Zone e delle Unità pastorali dell’Archidiocesi, oltre che i responsabili dell’Area pastorale diocesana.

Dalla GMG, alla fiaccolata: verso il Giubileo dei giovani

A parlarne è sempre don Luca nel commentare il messaggio del Papa per la XXXVIII GMG (cfr. La “Fiaccolata per i giovani che non si arrendono” – Diocesi Perugia ), soffermandosi sull’invito del Santo Padre ai giovani.

“Quello -sottolinea il direttore della Pastorale giovanile- a camminare sulla via della Speranza, facendo tesoro dell’esperienza della GMG di Lisbona con la meta del Giubileo nel 2025, vivendo la propria crescita umana e spirituale di tappa in tappa accompagnati da sacerdoti, animatori, educatori, amici con cui condividere la vita e la strada quotidiana, sia nei tornanti impervi delle difficoltà, nei crocicchi delle scelte, nelle salite dello studio, che nelle valli assolate della gioiosa fatica davanti alla Terra Promessa”.

(Si ringrazia per la collaborazione, Erica Picottini).

Il cibo sintetico è sano e sicuro?

Foto pxhere.com

di Andrea Zaghi

È scontro sulla carne sintetica. L’ultimo scontro, in ordine di tempo, sui temi dell’agroalimentare, della buona tavola italiana, delle tradizioni contrapposte – spesso in modo strumentale – alla modernità, che non sempre, d’altra parte, appare nuova né soprattutto immune da rischi e dubbi. Quello dell’alimentazione si dimostra così ancora una volta un tema dividente, in cui gli schieramenti si fanno netti e intransigenti, mentre la lucidità sembra perdersi nelle polemiche. L’ultimo tema del contendere è appunto quello del divieto in Italia ai cosiddetti cibi sintetici (la carne, ma non solo).

Il nostro Paese da pochi giorni si è dotato di una legge che vieta produzione e importazione di alimenti ottenuti con metodi che non siano quelli tradizionali. Principale imputata, la carne sintetica o “coltivata”, cioè un derivato da cellule staminali (indifferenziate, quindi capaci di diventare cellule muscolari, ad esempio) prelevate da un animale vivo, o comunque da carne “vera”, e fatte sviluppare in grandi contenitori (bioreattori) che riproducono le condizioni nelle quali queste cellule si troverebbero nel corpo dell’animale. Metodo certamente rivoluzionario dal punto di vista produttivo, non certo da quello biologico, dato che si fanno le prove da circa dieci anni. Metodo, soprattutto, molto efficiente, visto che da una sola cellula possono essere prodotti circa 10 tonnellate di carne in poco tempo.

Ma è davvero carne quella che si ottiene da questo procedimento? Sulla risposta gli schieramenti si sono formati e scontrati. È carne buona e sana secondo i sostenitori, che aggiungono l’assenza di antibiotici, il danno ambientale più basso, l’assenza di consumo di acqua e suolo per allevare gli animali, la diminuzione del numero di animali uccisi, la possibilità di dare carne anche anche a chi non può permettersela. È invece un obbrobrio biologico per i detrattori, che mettono sul tavolo dubbi come la possibilità di tumori determinate dalle staminali, l’assenza di studi approfonditi sulla sicurezza nutrizionale, l’elevata produzione di anidride carbonica e l’alto costo energetico del procedimento. Senza dire, per questi ultimi, il rischio per gli allevamenti tradizionali che hanno fatto della qualità, della cura degli animali e dell’ambiente, oltre che delle tradizioni, i loro cavalli di battaglia.

Numerosi i componenti nei diversi schieramenti; ma, in Italia almeno, paiono più forti e combattivi quelli contro questi alimenti. A iniziare da Coldiretti, che ricorda come 3 italiani su 4 siano contrari alla carne “in provetta” e alla sua commercializzazione. Un dato che ha accompagnato una grande raccolta di firme (arrivate a oltre due milioni), a cui hanno aderito decine di sigle associative di tutti gli orientamenti politici, 2.000 Amministrazioni comunali, le Regioni e numerosi parlamentari. Di fronte a tutto questo – che tra l’altro ha portato anche a interpellare il Quirinale – è forse opportuno ricordare alcuni princìpi come la libertà di scelta anche nell’alimentazione, e quindi la necessità di dare una precisa, completa e comprensibile informazione su ciò che si può acquistare e mettere in tavola. Princìpi ai quali la scienza può e deve dare supporto. In un Paese civile gli alimenti, comunque e sempre, devono essere sani, controllati, sicuri. Per tutti.

Amelia festeggia la patrona Santa Fermina

Santa Fermina 2022
Un momento della celebrazione dello scorso anno in onore della patrona di Amelia, Santa Fermina

Venerdì 24 novembre ad Amelia si celebrerà la festa di Santa Fermina, patrona della città e copatrona della diocesi di Terni-Narni-Amelia. Una celebrazione che è un evento religioso e civile, un incontro tra Amelia e Civitavecchia per rinsaldare il gemellaggio tra le due città nel nome della comune patrona Fermina, giovane martire del III secolo.

Quest’anno la ricorrenza di Santa Fermina coincide con il centenario dell’ordinazione sacerdotale del servo di Dio monsignor Vincenzo Lojali.

“La festa di santa Fermina vuol essere ancor più una occasione di preghiera, per rinnovare con entusiasmo la nostra fede e il nostro impegno coraggioso per vivere un tempo di rinascita materiale e spirituale. L’esempio e la testimonianza nel martirio che santa Fermina ci offre, sia per tutti incoraggiamento a rimanere fedeli al Signore, diventando sempre più testimoni e costruttori di pace e di fraternità”.

Due saranno i principali momenti liturgici del 24 novembre: alle ore 11 solenne celebrazione in comunione con la Chiesa di Civitavecchia-Tarquinia presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti, presenti i Vescovi dell’Umbria, monsignor Gianrico Ruzza vescovo di Civitavecchia-Tarquinia e Porto Santa Rufina con la partecipazione del clero, delle Autorità Marittime e dei pellegrini di Civitavecchia. Al termine proclamazione degli alunni vincitori del Concorso Santa Fermina rivolto agli istituti scolastici di Amelia.

Alle ore 17 nella concattedrale di Amelia solenne pontificale presieduto da monsignor Francesco Antonio Soddu Vescovo di Terni-Narni-Amelia, preceduta dal corteo storico e dalla cerimonia della Offerta dei Ceri da parte dei Sindaci del comprensorio amerino e di Civitavecchia, secondo gli statuti comunali del 1346, ceri che saranno accesi con la fiaccola portata dalla staffetta podistica giunta da Civitavecchia.

I canti liturgici verranno eseguiti dalla Cappella Musicale del Duomo e dai Cori della Vicaria di Amelia-Valle Teverina.

La celebrazione sarà trasmessa sul canale Youtube della basilica concattedrale di Santa Fermina. Altre celebrazioni nella concattedrale il 24 novembre alle ore 8.30 e 10.

Santa Fermina

Di origini romane, Fermina si convertì giovanissima al Cristianesimo, con impegno ed entusiasmo si consacrò all’apostolato, convertendo tantissime persone, sollecitata da una fede fervida e operosa. Secondo la sua passio, che non è anteriore al secolo VI, Fermina era una vergine romana figlia dello stesso praefectus urbis, Calpurnio.

Da Roma la famiglia si trasferì a Civitavecchia e quindi ad Amelia. La giovane Fermina qui visse una vita eremitica, rivolgendo ai fedeli parole di conforto esortandoli coraggiosamente alla fede e all’amore.

Un consularis Olimpiade, che aveva tentato di sedurla, fu da lei convertito e diede poi la vita per la fede. Fermina seppellì il martire in un suo fondo detto Agulianus a circa otto miglia da Amelia il 1 dicembre.

Denunciata come cristiana, Fermina fu arrestata e condotta davanti al giudice Megezio il quale, nemico acerrimo dei cristiani, la sottopose a minacce e tormenti più spietati che non spezzarono però il suo coraggioso rifiuto di rinnegare la fede cristiana. Più tardi anche lei subì il martirio. Era il 24 novembre del 304 dopo Cristo quando la giovane Fermina fu martirizzata dal Prefetto romano di Amelia, Magenzio.

Dopo numerosi tormenti, appesa con i capelli alla colonna (la tradizione vuole che sia quella posta all’ingresso del Duomo), mentre veniva torturata con le fiamme, Fermina morì pregando il Signore per sé e per i suoi persecutori.

Molti vedendola morire in quel modo si convertirono al Vangelo. I resti del prezioso corpo vennero segretamente sepolti con grande venerazione dai Cristiani, fuori le mura di Amelia, e vi restarono occulti per circa sei secoli. Furono ritrovati nell’anno 870 e da allora sono solennemente custoditi nella Cattedrale di Amelia.

Le si attribuiscono numerosi miracoli, uno dei quali avvenne durante la navigazione verso Civitavecchia (allora Centumcellae); una violenta tempesta che infuriava in mare sulle imbarcazioni venne placata dall’intervento miracoloso della vergine Fermina. La santa sostò per un periodo in una grotta del porto, sulla quale è stato successivamente costruito il Forte Michelangelo. Per questo è anche la protettrice dei naviganti. Dopo oltre diciassette secoli, Fermina è un esempio di come amare il Signore, anche in mezzo ai sacrifici, ai problemi, alle difficoltà della vita e, le celebrazioni in suo onore, mostrano, ancora oggi, l’intensa devozione che la popolazione locale da secoli destina alla propria patrona. La festa di Santa Fermina a Civitavecchia si celebra il 28 aprile, giorno in cui giunsero nella città le reliquie donate dalla città di Amelia (28 aprile 1647).

 

Violenza contro le donne, la Basilica di Santa Rita a Cascia si tinge di rosso per la Giornata internazionale

santa rita
La facciata della Basilica di Santa Rita a Cascia illuminata di rosso per la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Profondamente colpite dalla storia della giovane Giulia Cecchettin, l’ultima di tante, troppe vite stroncate con ferocia dalle mani di un uomo, le monache del Monastero Santa Rita da Cascia, ribadiscono il loro no alla violenza illuminando di rosso la facciata della Basilica, e chiedendo per le nuove generazioni un’educazione all’amore.

Lo fanno accogliendo l’invito giunto dall’amministrazione comunale, da sempre sensibile al tema, anche a portare un messaggio agli studenti di Cascia che incontreranno sabato mattina. L’occasione è un evento voluto dal Comune per la comunità e principalmente per le scuole, in programma alla Sala della Pace del Santuario il 25 novembre dalle 10.30, durante il quale si terrà il reading Ti amo da morire, di Margherita Romaniello, con gli attori Roberta Giarrusso e Pino Quartullo.

La riflessione della Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia

“Nella Bibbia -riflette Suor Maria Rosa Bernardinis, Madre Priora del Monastero Santa Rita da Cascia- le donne non sono strumenti nelle mani di qualcuno, bensì protagoniste al fianco di Cristo. In particolare, in tempi in cui le figure femminili erano sottomesse agli uomini, affidando alle donne l’annuncio della Risurrezione, Dio ci sorprende. Ma la sua scelta non è gerarchica, anzi ci indica la via giusta, quella della collaborazione tra maschile e femminile perché la presenza di ognuno sia davvero feconda. Oggi, invece, le donne, sono costrette a fermarsi alla Passione, costrette dagli uomini.

È dovere di tutti fare in modo che questo calvario finisca. Perciò invito ogni uomo a imparare da Dio la strada del rispetto, della parità e dell’amore, così da amare ma per davvero. Vediamo un’estrema necessità di portare nelle famiglie e nelle scuole un’educazione all’amore perché la sua radice si innesti, cresca e venga diffusa. L’amore vero, che ascolta, comprende, dialoga, dà gioia, mette prima l’altro e perciò ci eleva. Si smetta di vedere come debolezza o limite l’amore, soprattutto se associato alla sfera maschile. L’amore è essenziale per avere consapevolezza di sé e degli altri e rompere l’onda dilagante di violenza e femminicidi.

L’amore è ciò che Santa Rita da sempre ci insegna e proprio con l’amore ci auguriamo che ogni essere umano possa rivoluzionare il suo cammino”.

 

 

 

 

 

La Chiesa perugina ricorda don Arturo Gabrijelcic a trent’anni dalla morte

Don Arturo Gabrijelcic
Don Arturo Gabrijelcic illustra l'Archivio Storico Diocesano di Perugia ad alcuni studenti

La Chiesa diocesana di Perugia-Città della Pieve si appresta a celebrare, giovedì 23 novembre, il trentesimo anniversario della morte improvvisa e prematura di don Arturo Gabrijelcic (1936-1993), che lo colse nel pieno della sua attività di responsabile dell’Archivio storico diocesano e di cappellano della Residenza per anziani Fontenuovo. Proprio in questa residenza, il 23 novembre 1993, al termine di un funerale da lui officiato, mentre intonava un canto alla Madonna, il dies natalis lo colse all’improvviso.

Lo scrive nel profilo biografico dedicato a don Arturo l’archivista diocesana Isabella Farinelli, il cui testo integrale è consultabile e scaricabile sul sito diocesano, al link: Profilo-biografico-di-don-Arturo-Gabrijelcic-1936-1993-a-cura-di-Isabella-Farinelli-archivista-diocesana-.pdf (diocesi.perugia.it) .

“I funerali furono celebrati il 25 novembre 1993 da monsignor Ennio Antonelli arcivescovo – scrive la dottoressa Farinelli, a conclusione del profilo- alla presenza di una folla commossa, costernata ma forse, più di tutto stupita. C’era nell’aria la consapevolezza, quasi che gran parte di questa figura poliedrica, presente in vari ambiti, ma per molti altri versi nascosta e misteriosa, dovesse ancora rivelarsi”.

Una pubblicazione dedicata a don Arturo

 “Questo profilo biografico- spiega l’autrice- costituirà parte integrante della piccola pubblicazione che l’Archidiocesi sta realizzando per l’occasione. Nella prima parte del volumetto sarà ripubblicato il saggio Vescovi e cattedrale, relazione pronunciata al convegno che ebbe luogo nella cattedrale perugina nel 1988, summa dei numerosi studi storico-archivistici e dell’appassionato spirito pastorale di don Arturo. Il dotto sacerdote fu inoltre autore di saggi sulle origini del Seminario e su Fontenuovo, e lasciò numerosi studi manoscritti, purtroppo incompiuti, versati all’Archivio da sua madre Emma”.

Fondatore dell’Archivio storico diocesano

A don Gabrijelcic si deve la nascita dell’istituzione archivistica diocesana come è strutturata attualmente, aperta al pubblico e alle scolaresche, seppur non più ubicata in Arcivescovado ma, a seguito del sisma del 1997, nella nuova sede di via dell’Aquila, nelle vicinanze della chiesa di San Severo a Porta Sole.

“Quest’istituzione -precisa Isabella Farinelli- citata grazie al suo fondatore nella Guida degli Archivi diocesani d’Italia edita dall’Associazione Archivistica Ecclesiastica, ospita materiale archivistico disposto secondo criteri scientifici, con l’aiuto di studiosi e volontari, tra cui la sua stessa mamma. A lui si deve la raccolta di molti archivi parrocchiali e confraternali, in sedi rimaste vacanti e incustodite, salvandoli in tal mondo dalla dispersione e inventariandoli in schede manoscritte che sono tuttora in uso”.

Programma del 30simo anniversario della morte

 La Chiesa perugina ricorderà questo suo insigne sacerdote giovedì 23 novembre, alle ore 16, presso l’Archivio storico diocesano, intitolandogli la sala studio dell’istituzione archivistica, dove sono presenti i ritratti di don Arturo e della madre Emma, a firma dell’artista Gustavo Benucci, datati 1988. Interverranno l’arcivescovo monsignor Ivan Maffeis e il vicario generale don Simone Sorbaioli.

Seguirà, alle ore 18, la Santa Messa commemorativa, nella Cattedrale di San Lorenzo, alla quale è dedicato il menzionato saggio di don Gabrijelcic Vescovi e cattedrale.

La ricerca Cnr compie 100 anni

L'intervento della presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza alla Sala dei Notari di Perugia

Il Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) ha festeggiato il centenario dalla sua fondazione. Cento anni di storia che hanno segnato lo sviluppo e la crescita dell’Italia.
Per celebrare la ricorrenza del più grande ente di ricerca italiano, nato il 18 novembre 1923, in tutto il territorio nazionale si sono svolti numerosi incontri.

Convegno “La ricerca del Cnr in Umbria”

Anche in Umbria, il 7 novembre scorso, presso la Sala dei Notari di Palazzo dei Priori di Perugia, si è tenuto il convegno su “La Ricerca del Cnr in Umbria”.
Un’occasione – spiega Tommaso Moramarco, direttore dell’Istituto di ricerca per la prevenzione idrogeologica (Irpi) – Cnr con sede a Perugia, nonché referente Cnr per l’Umbria – “per raccontare e condividere con la cittadinanza, le istituzioni e il mondo dell’Università e della ricerca della regione, le proprie esperienze scientifiche nei diversi ambiti di applicazione.

Gli istituti Cnr umbri hanno aperto le porte dei laboratori agli studenti

L’evento è successivo a quello organizzato il 13 aprile scorso per le Scuole umbre, dove i sei Istituti del Cnr hanno aperto le porte dei propri laboratori agli studenti di diverso grado di istruzione, dando loro la possibilità di incontrare il mondo della ricerca Cnr in Umbria e di comprendere le sue connessioni con il territorio nei vari settori scientifici di intervento (genetica vegetale, fisica, chimica, rischi naturali, patrimonio culturale, ecosistemi terrestri)”.

Gli istituti Cnr in Umbria

In Umbria sono sei gli istituti di ricerca Cnr e afferiscono ai settori di geologia, idrologia, biologia, agraria, fisica e chimica. Le loro attività spaziano dalla protezione idrogeologica all’agroalimentare, dalla protezione e qualità degli ecosistemi alla conservazione del patrimonio culturale, fino allo sviluppo di tecnologia avanzata dei materiali e della chimica.

Con 120 unità di personale strutturato, oltre al personale a contratto “tali istituti – prosegue Moramarco – hanno una stretta collaborazione con enti pubblici locali e non, enti di ricerca, Università, Agenzie spaziali. Tutto ciò è dimostrato dai numerosi progetti territoriali, nazionali, europei, spaziali (Asi, Esa e Nasa) e Pnrr (Centro nazionale Biodiversità, Agritech, Ecosistemi) che in Umbria hanno creato un forte sviluppo della ricerca e una notevole attrattività di ricercatori stranieri”.
Tutti gli enti di ricerca sono pienamente inseriti nel territorio e la loro attività ha un impatto importante sul tessuto produttivo regionale.

Nascerà un Polo della Scienza

Tra i progetti in cantiere, in sinergia con l’Università di Perugia, “c’è la realizzazione di un Polo della Scienza – ci anticipa – con l’obiettivo di sviluppare un centro di eccellenza scientifica che sia attrattore di ricerca a livello regionale, nazionale ed internazionale”.
Un polo “indirizzato a sviluppare infrastrutture di ricerca e trasferimento tecnologico in grado di raccogliere le sfide future di interesse per l’ambiente, la protezione del territorio, l’economia della regione e del Paese e che investono i settori dell’agroalimentare, degli ecosistemi, dei rischi, della chimica e della fisica”.

Scopo fondamentale “sarà quello di rilanciare la ricerca a livello territoriale creando nuove sinergie tra gli istituti Cnr umbri, l’Università di Perugia, enti di ricerca e il tessuto produttivo regionale”. L’intento “è quello di incrementare e migliorare l’interazione con il sistema industriale attraverso molteplici strumenti di intervento come la redazione di programmi congiunti con le imprese, contratti di ricerca, creazione di consorzi, dottorati industriali, consulenze mirate e iniziative finalizzate a potenziare il trasferimento tecnologico al tessuto produttivo, mediante anche la generazione di imprese spin-off”.

I giovani e la ricerca

Che interesse c’è da parte dei giovani verso la ricerca e in che modo cercate di coinvolgerli?
“All’evento del 7 novembre hanno partecipato anche studenti delle classi superiori di Perugia e questo è molto importante in quanto i giovani sono il presente e futuro della nostra società. Come ho ricordato durante l’evento perugino, la ricerca camminerà ‘sulle loro gambe’ e bisognerebbe quindi incoraggiarli ad essere curiosi di quello che accade intorno a loro, in quanto è proprio la curiosità che spinge un ricercatore a cercare di capire le leggi naturali, le dinamiche ambientali, il cambiamento climatico, gli impatti antropici, ecc. La ricerca è qualcosa di puro e libero da qualsiasi condizionamento culturale e politico e questo i giovani ne devono essere consapevoli”.

L’alternanza scuola-lavoro

Un esperimento positivo – ricorda – realizzato anche in Umbria, è sicuramente l’alternanza scuola-lavoro, promossa dal Cnr con il ministero dell’Università e della Ricerca (Mur). “Si tratta di percorsi formativi per gli studenti delle scuole superiori che favoriscono l’acquisizione di competenze tecnico scientifiche, di sicuro supporto al loro orientamento e alla futura occupabilità.

Purtroppo, al momento, è difficile trovare giovani disposti a scommettere sulla ricerca sapendo che l’età media a cui si diventa ricercatori è 35-40 anni, con un precariato lungo e possibilità ridotte di carriera. Per questo molti concorsi di borse di studio, assegni e dottorati risultano deserti nel Cnr, ma anche nelle Università. A dire il vero – ci tiene a precisare – il Cnr ha stabilizzato molti ricercatori precari negli ultimi anni, ma è necessario che ci sia un piano strutturato di investimento sulla ricerca da parte del Governo che garantisca un futuro chiaro per i giovani che aspirano a dedicare la propria vita alla scienza”.

I sei istituti Cnr in Umbria

Il Cnr è presente in Umbria con 6 istituti di cui 2 sedi principali di istituto, a Perugia e Porano (Terni) e 4 sedi territoriali a Perugia. Si tratta dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica (Irpi) – sede principale Perugia; l’Istituto di bioscienze e biorisorse (Ibbr) – sede territoriale; l’Istituto per i sistemi agricoli e forestali del Mediterraneo (Isafom) – sede territoriale; l’Istituto di scienze e tecnologie chimiche “Giulio Natta” (Scitec) – sede territoriale; l’Istituto officina dei materiali (Iom) – sede territoriale; l’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri (Iret) – sede principale Porano.

 

Celebrata la Giornata mondiale dei poveri

giornata mondiale dei poveri 2023
La locandina della Giornata mondiale dei poveri 2023

Anche la comunità diocesana di Perugia-Città della Pieve ha celebrato, domenica 19 novembre, nelle parrocchie la 7ma Giornata mondiale dei poveri voluta da Papa Francesco dedicata al tema: Non distogliere lo sguardo dal povero. Sono stati organizzati incontri con persone aiutate tutto l’anno a livello diocesano e parrocchiale, anche pranzi come quello servito al Centro Shalom della parrocchia perugina di Santo Spirito, una sorta di anticipazione di quanto avviene da oltre venti anni nel periodo natalizio.

Guardare i poveri dando dignità alle loro sofferenze

L’invito a non distogliere lo sguardo dai poveri è venuto anche dal direttore della Caritas diocesana don Marco Briziarelli e dai parroci durante le celebrazioni eucaristiche domenicali, con intenzioni di preghiere per quanti vivo ai margini della comunità.

“Papa Francesco ci invita tutti i giorni -ha commentato don Briziarelli- con questa Giornata, a continuare ad avere lo sguardo su ogni povero, a non distoglierlo, prendendo lo spunto dal libro di Tobia. Non distogliere questo sguardo come Chiesa e come comunità civile, di riconoscere i poveri e di guardarli nel prendersi carico di loro, di accompagnarli e di dare dignità alle loro sofferenze incontrando le loro vite e le loro storie”.

Povertà in linea con quella riscontrata a livello nazionale

Il direttore della Caritas ha richiamato l’attenzione anche sui dati presentati dalla Caritas italiana nei giorni scorsi, che confermano il fenomeno povertà riscontrato a livello statistico, nell’ultimo anno, nella comunità perugino-pievese dall’Osservatorio sulla povertà e l’inclusione sociale della Caritas diocesana.

Sono più di tremila le famiglie in difficoltà accompagnate dall’organismo pastorale della Chiesa del capoluogo umbro. Una famiglia su dieci è in povertà assoluta e una persona su quattro è a rischio di scivolare nell’esclusione sociale.

Un’iniziativa per contrastare la dispersione scolastica

In occasione della 7ma Giornata mondiale dei poveri è stata annunciata l’iniziativa dell’Aiuto compiti, due volte a settimana, promossa dalla Caritas diocesana presso il Villaggio della Carità di Perugia; iniziativa che sarà avviata prossimamente grazie alla disponibilità volontaria di un gruppo di insegnanti in pensione.

“Si tratta di una risposta -ha precisato don Marco Briziarelli- ad una delle istanze sociali territoriali più impellenti, un aiuto concreto a quelle famiglie che non possono permettersi un doposcuola a pagamento.

È anche un sostegno a contrastare il fenomeno della dispersione scolastica emerso negli ultimi anni nel Rapporto elaborato dall’Osservatorio diocesano sulla povertà”.

Formazione per 800 catechisti della diocesi impegnati con fanciulli e adolescenti

formazione catechisti
Un gruppo di catechisti con il nuovo arcivescovo Ivan Maffeis nella chiesa di San Giovanni Apostolo in Ponte d’Oddi di Perugia, il 19 novembre 2022, due mesi dopo la sua ordinazione episcopale

“Quello dei catechisti è un servizio alla Chiesa particolare nella sua opera evangelizzatrice, ma anche alla società, a partire dalle comunità locali che dovrebbero assurgere a rivestire sempre più un ruolo socio-educativo non secondario, insieme alla famiglia e alla scuola, per le giovani generazioni, soprattutto fanciulli e adolescenti. Per questo ai catechisti è chiesta continua formazione in questo cambiamento d’epoca in cui il Signore li chiama ad essere suoi attenti e motivati collaboratori nell’annuncio della sua Parola ai più piccoli e non solo”.

Un servizio alla Chiesa e alla società

Lo evidenzia don Calogero Di Leo, direttore dell’Ufficio diocesano catechistico di Perugia-Città della Pieve, nel presentare il programma dell’imminente ciclo di incontri di formazione per gli ottocento catechisti impegnati con i bambini di prima comunione e cresima e con gli adolescenti nelle oltre centotrenta comunità parrocchiali perugino-pievesi, in calendario da novembre 2023 ad aprile 2024.

Formazione in presenza e in streaming

 Ciclo formativo che inizierà domenica 19 novembre (alle ore 16), presso il salone parrocchiale di Ponte San Giovanni di Perugia (III Zona pastorale), che verrà seguito in diretta streaming presso saloni e oratori parrocchiali delle altre sei Zone pastorali dell’Archidiocesi: Madonna Alta (I Zp); San Sisto (II Zp), Piccione (IV Zp), Marsciano (V Zp), Magione (VI Zp) e Moiano (VII Zp).

Relatori e attività

Al primo incontro relazioneranno Ida Casciani e Barbara Baffetti, autrici di una nuova collana dal titolo Ti racconto il catechismo, in quattro volumi (Guide e Sussidi), che copre l’intero percorso della Iniziazione Cristiana. I loro interventi saranno preceduti dai saluti introduttivi di don Calogero Di Leo, del vicario generale don Simone Sorbaioli e dalla proiezione di un video. L’incontro verterà anche sulle attività laboratoriali e da un confronto con le relatrici prima delle conclusioni.

Per svolgere al meglio la vocazione-missione

“È importante per la formazione e il servizio di ciascuno -sottolinea il direttore dell’Ufficio catechistico- non dimenticare quanto ricorda Papa Francesco: il grande dono ricevuto dal Signore della chiamata ad una vocazione-missione tutta tesa nel generare e nel far crescere nuovi figli di Dio alla fede, nella relazione con Gesù e con la Chiesa.

Certamente -aggiunge don Calogero Di Leo- siamo consapevoli che per svolgere al meglio la missione, oltre alla esperienza personale di fede e di vita ecclesiale, occorre anche una buona preparazione». Per per questo, invitiamo i catechisti a partecipare ai corsi di formazione organizzati dal nostro Ufficio e ringrazio quanti si stanno adoperando per la loro riuscita a livello di Zona pastorale”.

I prossimi appuntamenti e iniziative di formazione

 Il ciclo di formazione proseguirà nei primi quattro mesi del 2024 e dopo le festività natalizie saranno comunicate le date e le sedi di altre iniziative in cantiere: il Convegno regionale dei catechisti, il Pellegrinaggio a Roma e due giornate residenziali per la formazione biblica sul Vangelo di Luca. Intanto sono in calendario gli incontri, che si terranno sempre con la duplice modalità del primo (in presenza e in streaming nelle Zone pastorali), con il professor Andrea Grillo, del 7 febbraio (alle ore 21), La Prospettiva Catecumenale nei Sacramenti della Iniziazione Cristiana. Dal Concilio Vaticano II un nuovo paradigma pastorale, del 6 marzo (ore 21), La Porta dei Sacramenti e la Casa dei Sacramenti. Battesimo/Cresima per l’Eucarestia nell’esperienza dell’iniziazione dei bambini, e del 17 aprile (ore 21), Iniziazione e Mistagogia: una Relazione e una Sfida Pastorale.